sabato 10 febbraio 2018

NESUNO SA DI NOI - Simona Sparaco

Introduzione personale
Non ho ancora letto la cinquina completa dei finalisti del Premo Strega 2013, ho appena terminato di leggere solo questo NESSUNO SA DI NOI . Se la cinquina era composta da romanzi di così tale importanza come “Nessuno sa di noi” ed io fossi stata una componente della giuria sarebbe stato un vero dilemma; non avrei saputo scegliere.
Questo è un romanzo molto singolare, come pochi, anzi non ricordo d’averne letto uno simile. Potrebbe forse esserci qualche richiamo a “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci, ma è trascorso troppo tempo da quando lo lessi e non lo ricordo dettagliatamente quindi potrei anche sbagliarmi, comunque mi pare che la tematica fosse la medesima ovvero, l’ aborto.
In ogni caso, nel romanzo di Simona Sparaco si affronta la questione dell’aborto terapeutico.
Qui il bambino nasce, è nasce senza vita perché se fosse nato vivo non avrebbe potuto vivere a lungo in quanto una grave malformazione, la displasia scheletrica, l’avrebbe fatto soffocare.
La natura non sempre è buona e a volte “gratifica”, si fa per dire , con “regali inaccettabili” e inoltre si accanisce con il destinatario del “regalo” e lo mette nella sconvolgente condizioni di scegliere ….. Come se scegliere di negare una vita fosse facile, ma così può accadere...
Il romanzo, l'autrice e le sue opere
Pubblicato da Giunti Editore - prima edizione gennaio 2013- Prezzo di copertina euro 12,00 ( Finalmente un romanzo a prezzi contenuti!)
Candidato al PREMIO STREGA 2013, è stato scritto da SIMONA SPARACO , scrittrice e sceneggiatrice romana che vive tra Roma e Singapore.
E’ laureata in Scienze della Comunicazione e in Lettere e ha frequentato diversi corsi di scrittura creativa, tra cui il master della scuola Holden di Torino.
Ha pubblicato altri romanzi: Lovebook e Bastardi senza nome ( tradotto anche in inglese) .

TRAMA
E’ la storia di Pietro e Luce. Pietro appartiene ad una famiglia benestante e lei è una giornalista.
Insieme stanno benissimo, avvolti da amore, passione, formano una coppia invidiabile. 
Desiderano tanto un bambino che stenta ad arrivare, ma poi finalmente Luce rimane incinta.
Inizia così l’attesa di Lorenzo: preparativi vari, l’acquisto di capi di abbigliamento, arredamento per la cameretta dipinta a strisce bianche e azzurre e nel contempo Luce si sottopone a tutte le analisi, i controlli che sono divenuti routine durante la gravidanza, compresa l’amniocentesi.
Ebbene quando tutto sembra procedere nella norma, alle 26ma settimana di gestazione, si scopre che Lorenzo è affetto di displasia scheletrica e qui inizia il dramma.
Nel caso si decidesse di abortire occorre andare all’estero poiché, sintetizzando la legge italiana non consente l’aborto oltre i tre mesi a meno del verificarsi di determinate situazioni per le quali il medico, se non obbiettore di coscienza, deve assumersi tutte le responsabilità. (Chi volesse entrare nello specifico vedasi legge sull’aborto, ma in questo contesto non è necessario ).
Tornando a Luce e Lorenzo : avvenuto l’accertamento della malformazione a cui non esiste rimedio i giovani vengono a trovarsi nella drammatica situazione di dover scegliere.
Scegliere se mettere al mondo un bambino condannato a morire soffocato o farlo morire ora, mentre è dentro “la pancia”.
In breve , Pietro nonostante lo sgomento, affronta razionalmente la situazione e alcuni giorni prima di Natale lui e Luce salgono su un aereo destinato a Londra dove Lorenzo verrà al mondo privo di vita.
Da quel momento la vita di Luce diventa notte buia e a poco serve tutto l’amore di Pietro. Anzi Luce neppure lo vede quell’amore e il viaggio in Tailandia che lui organizza quale tentativo per farla stare meglio serve a ben poco, se non a farle conoscere un medico tedesco al quale racconta il suo dolore. Luce pensa costantemente a Lorenzo, lo sente ancora muoversi dentro di sé, tanto che inspiegabilmente una notte dal capezzolo sgorgheranno delle gocce di latte.
Il dolore non ha amici e lei soffre, pensa, pensa e soffre, non vive più.
Fra l’altro mentre la mamma di Pietro è abbastanza presente e li seguirà nel viaggio a Londra , la mamma di Luce è “distante” e lei ne sente la mancanza…desidererebbe un abbraccio caloroso dalla sua mamma….
Il romanzo è un pugno nello stomaco, è crudo. Il dolore di Luce è davvero palpabile, alcune pagine mi hanno strappato fiumi di lacrime, altre mi hanno strappato il cuore.
Leggendo alcune pagine , mi sembrava di essere seduta di fronte a Luce che mi raccontava il suo dolore …..e vedevo il vuoto dentro la sua pancia….quel vuoto che per circa 7 mesi era stato riempito da Lorenzo. Lorenzo, che lei forse per un attimo aveva immaginato biondo e bellissimo come i nipotini di Romano, suo padre che aveva abbandonato la sua mamma.
Ho vissuto l’elaborazione di questo dolore immenso, incommensurabile come lo può essere solo il dolore che scaturisce dalla perdita di un figlio e alla fine ho detto GRAZIE, non so bene a chi, per essere divenuta mamma senza problemi.
L’autrice in più occasioni evidenzia il tema dell’aborto terapeutico e il fatto che solo chi ha i mezzi può scegliere: Pietro è benestante e può permettersi la clinica migliore di Londra con personale super-qualificato. Dopo il parto, quando lei cade in depressione, lui organizza il viaggio nel miglior resort in Tailandia, etc. etc….
Temi importanti che inducono a riflettere.
Non tutti possono scegliere e poi l’influenza della religione non è argomento trascurabile…
E se subentrasse il senso di colpa? C'è chi afferma che nessuno ha il diritto di negare la vita anche se la vita è invivibile...
Il mio giudizio
Nonostante la crudezza della storia lo stile letterario è molto piacevole . Gli stati d’animo, le sensazioni, i turbamenti sono molto ben descritti e mi viene da pensare che si tratti di un’esperienza diretta dell’autrice. Inoltre nonostante la staticità del dolore che sembra non esaurirsi più, la lettura è incalzante perchè ci si aspetta comunque un colpo di scena che dia una svolta a questa sofferenza .
E infatti poi ci si arriva e dal dolore si rinasce….
Io l’ho molto apprezzato ed è un romanzo che consiglio vivamente a tutti , avendo comunque la consapevolezza, quando lo si prende in mano , che si sta affrontando una lettura da non considerarsi un passatempo. Non sono previste pagine che indurranno a ridere : è molto più probabile che si troveranno pagine su cui piangere.
STRALCI
Le disgrazie fanno questo effetto: strappano le parole di bocca, oppure la riempiono di frasi di circostanza.

Mi salta subito agli occhi l’intervista fatta a un medico obbiettore di coscienza che definisce improprio il termine “terapeutico” accostato all’aborto che si pratica per interrompere la gestazione di un feto affetto da un’anomalia cromosomica. Sarebbe meglio che le cose venissero chiamate con il loro nome “ Si tratta di un infanticidio”, specifica. E spiega che bisognerebbe insegnare ai genitori ad accettare l’handicap, a valutarlo nella sua completezza, prima di ricorrere a scelte così definitive.
Mi chiedo quale sia la situazione familiare di questo uomo.
Crescendo si scopre che tutto ha un limite. Persino l’amore. E noi che lo credevamo grandioso, indistruttibile. Ma l’amore è una ferita che non guarisce mai, sempre sul punto di riaprirsi. Basta un niente perché s’infetti.
La felicità per me è movimento, trasformazione.
E' dalle madri che sempre partiamo, ed è alle madri che sempre torniamo, una volta concluso il viaggio

(Opinione di cui mi riserbo il diritto di pubblicare altrove).

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