domenica 11 febbraio 2018

CORENNO PLINIO- Frazione di DERVIO- Gioiello di pietra

CORENNO PLINIO- Frazione di DERVIO- Gioiello di pietra

Angolo a lago di Corenno Plinio




Corenno Plinio

Corenno- scala in pietra che scende a lago

Passaggi fra le rocce
Qualcuno la chiama inquietudine, qualcuno altro la chiama ansia, qualcuno ancora lo definisce semplicemente nervosismo, alcuni forse non ci badano e non si soffermano ad analizzare il disagio o turbamento. Io so per certo che ho momenti in cui mi sento così, “inquieta” e per allontanare tale sensazione ho trovato che un buon rimedio sia quello di “andare “, camminare, allontanarsi dal luogo in cui mi trovo.
Ed è successo anche oggi, nella calma apparente di questa bella giornata d’inizio settembre in cui il sole sta dando ancora il meglio di sé.
Ho preso fra le mani il libro, mi sono comodamente sdraiata sul lettino da relax ben posizionato sul terrazzo della mia casa affacciata sulle acque mai troppo agitate del lago, ed eccola…… devo andare……
Lo vedo da parecchio tempo, non mi sembra così lontano ma non ci sono mai stata, mi pare distinguere delle mura di un castello. E’ un paesino, un gruzzolo di case , immerso nel verde sulla sponda opposta a quella dove mi trovo io. Osservo meglio, lo identifico :'''è CORENNO PLINIO appartenente al comune di DERVIO e provincia di LECCO'''.
In un batter d’ali mi preparo, salgo in auto e vado.
Prendo direzione Valtellina - Sondrio e giunta a Colico seguo indicazioni per Lecco- Milano. Percorro un tratto di SS 36 ed entro in DERVIO ma senza particolare interesse: mi dirigo presumibilmente verso il centro dove una Chiesa troppo imponente recante la scritta DOM SS.PIETRO e PAULO App dedicatum , sembra volersi accaparrare tutta l’attenzione di chi la guarda e così senza una ragion ben precisa, si guadagna tutta la mia antipatia. Scatto due fotografie, fra cui una che riprende uno scorcio di riva con 4 barchette solitarie leggermente dondolate da onde stanche e poi chiedo informazioni per raggiungere CORENNO.
Devo tornare indietro per un breve tratto. Qualche tornante, alla destra ho una maestosa montagna ricoperta da una rigogliosa vegetazione. Quasi subito incontro il cartello indicante CORENNO PLINIO Borgo medievale.
Lascio la strada statale e imbocco sulla sinistra una stradina tutta ciottoli , Via IV NOVEMBRE, parcheggio senza problema e quindi procedo a piedi.
Lo spettacolo paesaggistico che mi accoglie è davvero inatteso. Pochi passi e casualmente mi trovo nella piazza principale o centro storico. Una chiesa dall’aspetto importante, dedicata a San Tommaso consacrata nel 1356, il monumento ai caduti con fontanella e svettante statua di un angelo, una cappella con vistosa targa rettangolare in marmo a memoria del Conte Alessandro Sormani= Andreani che tanto fece nel 1870 per dare lustro al paese, a costui dedicata dal popolo riconoscente di Corenno .
Mi soffermo a leggere le indicazioni turistiche:
1) Chiesa di San Tommaso di Canterbury ( sec. XII)
2) Arche funerarie ( sec. XIV) – Arche Andreani ( famiglia feudataria del luogo) Rappresentano gli unici esempi sulle sponde del Lario di sepolcri monumentali di epoca gotica impreziositi da numerosi rilievi scultorei, oggi in gran parte deteriorati. Un tempo ritenuti opera di maestri campionesi sono interessanti esempi dell’attività scultorea di epoca gotica diffusa in tutto il territorio comasco.
3) Castello medievale ( sec XIV) – Castello recinto degli Andreani edificato su una rupe che domina il centro abitato mostra i segni di un impianto originale di età comunale e di successive modificazioni trecentesche. Il circuito della mura è difeso da massicce torri merlate in una delle quali si apre l’ingresso. In origine il castello era integrato nel sistema difensivo del borgo .
4) Molo di Corenno
5) Belvedere
6) Darsena neoclassica e parco secolare
7) Cimitero
8) Cappella neoclassica Sormani Andreani
9) Cappelletta della Dossa
10) Lavatoio pubblico
11) Bar Trattoria
12) Cabina telefonica pubblica
13) Sentiero del Viandante

Non vi è dubbio, il posto è incantevole, un borgo d’altri tempi da percorrere unicamente a piedi, scendendo le strette viuzze che s’insinuano fra una casa ed un’altra e poi sbucano al lago e poi salendo scale anzi scalinate in pietra scavate nella roccia che testimoniamo paziente lavoro di mani operose instancabili. Mani d’altri tempi.
Il borgo non è affollato: per le vie solo qualche turista come me che cammina lentamente e osserva incantato e affascinato, ma dalle case vicinissime fra loro, spesso con mura portanti –divisorie in comune, fuoriescono segni di vita e si ode vociferare in dialetto comasco. Inoltre su balconi, davanzali e usci abbondano vasi e ornamenti floreali, segno che gli abitanti ci sono ed hanno molta cura del luogo. Anche i giardini sono molto ben tenuti, i ciclamini sbucano quasi miracolosamente fra una sasso e l’altro dei muriccioli, numerosi gli oleandri fioriti che creano un netto contrasto con il grigio della pietra che vanta una presenza costante. E per le vie passeggiano anche grassi micioni dall’aria indifferente.
Seguo le indicazioni per Al Belvedere Mura del Castello, percorro un viottolo fiancheggiato da massicce pareti di roccia scavata , a tratti sagomata e giungo in un punto davvero strategico : una minuscola piazzetta con recinzione in ferro battuto in cui la vista può spaziare Informazioni storiche scritte su pannelli protetti da vetro e tubi in acciaio assimilabili a cannocchiali fissati alla ringhiera, incanalano lo sguardo e così si riesce ad avere una buona veduta del Castello di Rezzonico, del Palazzo Gallio e della Chiesa di Santa Maria del Tiglio a Gravedona, del colle di Piona Olgiasca, e persino del castello di Musso e S.Eufemia.
Scendo nuovamente. Dal molo, ove un pescatore silenzioso spende il suo tempo con canna e amo e io voglio immaginare che abiti in una casetta vista pochi minuti prima recante all’esterno la scritta “ qui abita un pescatore”, osservo le case arroccate dentro la montagna e dominate prepotentemente dalla montagna stessa, alcune sembrano issate alla rupe che si tuffa nelle acque del lago . 
Uno scorcio paesaggistico suggestivo, direi “inusuale paesaggio lacustre”. Collocando con l’immaginario, il contesto nella stagione invernale mi sento inspiegabilmente pervadere da un leggero timore. Non mi lascio coinvolgere ulteriormente, vado oltre e cerco di assaporare il silenzio interrotto soltanto dal lambire delle acque e poi proseguo; mi trovo dinnanzi una piccola rientranza della costa quasi nascosta e seduta su uno scoglio scorgo una giovane donna che legge assorta e per un attimo desidero fare altrettanto, ma il mio libro è rimasto là, sul lettino di casa mia.
Ritorno sui miei passi, sono trascorse circa due ore, osservo nuovamente cercando di fissare al meglio dentro di me lo spettacolo panoramico per poterlo ben raccontare.
Non conosco nel dettaglio la storia di Corenno Plinio oltre al poco che ho appreso dalla cartellonistica esposta, nel borgo non ho notato la presenza di un ufficio turistico, probabilmente da ricercarsi in Dervio, il comune di appartenenza, ma per me che ero in cerca di emozioni visive, l’escursione fuori porta a Corenno Plinio è stata più che appagante.
Non necessariamente occorre coprire distanze chilometriche per scoprire angoli meravigliosi, la nostra Italia è un territorio sorprendente, occorre soltanto il desiderio di volerla conoscere . E comunque un viaggio corto o lungo che sia porta sempre un arricchimento personale e spesso è anche un’ottima terapia per lo spirito.

STORIA ripresa da Wikipedia
Il piccolo centro lacustre di Corenno appartenne storicamente alla pieve di Dervio nella Riviera di Lecco, compresa nel Ducato di Milano.
Con la suddivisione della Lombardia austriaca in province (1786) Corenno fu assegnata alla provincia di Como, per passare nel 1791 alla provincia di Milano.
In età napoleonica (1809) Corenno divenne frazione di Dervio, recuperando l'autonomia con la costituzione del regno Lombardo-Veneto (1816).
All'Unità d'Italia (1861) il comune contava 252 abitanti. Nel 1864 prese il nome ufficiale di Corenno Plinio[1].
Nel 1927 il comune di Corenno Plinio fu aggregato a quello di Dervio[2].

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