LIBRI CHE MI HANNO ROVINATO LA VITA
E altri amori malinconici
Daria Bignardi
Chi legge sa benissimo che ci sono libri per ogni
circostanza e soprattutto che ciascun libro necessità del “proprio” momento. Ciò
premesso, la settimana scorsa avendo
deciso di trascorrere qualche giorno alle terme, ho sentito il bisogno di ricorrere a un libro non troppo
impegnativo ma nel contempo non banale.
In autogrill vedendo esposto LIBRI CHE MI HANNO ROVINATO LA
LIBRI di Daria Bignardi , non ho esitato ad acquistarlo anche perché ben
conosco la narrativa dell’autrice avendola letta nelle sue precedenti
pubblicazioni.
Definirei questo un
libro simpaticamente leggero che non trascende mai nella banalità ma anche un
memoir di formazione.
L’autrice racconta le letture della sua vita, le sue
passioni letterarie e l’influenza che hanno esercitato su di lei e nel contempo
rende partecipe il lettore alle sue emozioni,
alle sue malinconie e pure alle storie
sentimentali. Amicizie e amori complicati , mai storie semplici. Forse
derivanti proprio dal genere di letture predilette.
Non a caso fa riferimento al cupo romanzo di Djuna Barnes ,
La foresta nella notte e svela che da bambina sognava di divenire da adulta
proprio come la protagonista del romanzo: “ Un’intellettuale sofisticata,
colta, dissipata e nevrotica”. O almeno , così lei la recepiva.
Di Fedor Sologub a pag 29 richiama questa poesia:
Non amo incontrare
qualcuno
sulla mia vita.
Solo col vento è
gradevole
avviare un discorso.
Il tragitto da
percorrere
senza gente è più
gradito.
Ogni sguardo che
incontro
è un coltello nel cuore.
Numerose sono le citazioni , gli stralci ripresi dai libri
letti che apparentemente senza motivo hanno catturato la sua attenzione tanto
da ricordarne alcuni a memoria, come per esempio:
“ La poesia non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi”.
Innegabile la sua attrazione per la “lettura del dolore” poiché
la narrazione del dolore è difforme e non esiste solo lo stile asciutto di
Nietzche, Barnes e Sologub, gli autori che lei ha amato e definisce “ i miei
tre maledetti”.
Agnes Varda in Varda par Agnes, meraviglioso racconto sul
suo cinema presentato al Festival di Berlino 2019, poche settimane prima di
morire a novanta gloriosi anni, diceva che il lavoro creativo è fatto di Ispirazione,
Creazione e Condivisione. Che c’è un momento in cui si sente, l’ispirazione,
uno in cui crea, il lavoro, e uno in cui si condivide con gli altri. Senza
anche uno di questi tre momenti l’arte non esiste.
“Attenzione a fingere di essere felici” l’Unità 1 agosto
1994
Chi sta sempre bene non sarà in comunione con il dolore del
mondo, né troppo sensibile ed empatico, ma vuoi mettere come vive
piacevolmente?
A noialtri che abbiamo qualche scompenso chimico o
psicologico o sociale, o un po' di tutto questo, tocca invece impegnarci
parecchio per stare bene, o almeno discretamente. A volte serve una vita
intera.
Maggio 2022. Y. Pelizzari.