sabato 10 febbraio 2018

NEL TEMPO DI MEZZO - Marcello Fois

Come forse già detto in precedenza, sono convinta che ogni libro ha il suo tempo per essere letto , un tempo che nessuno può stabilire se non il lettore medesimo che decide di leggerlo.
Per questo motivo io acquisto libri che rimangono “in attesa” anche più di un anno, come ad esempio questo che sto per recensire o meglio per elogiare.
NEL TEMPO DI MEZZOdi Marcello Fois, aveva richiamato la mia attenzione in quanto rientrava fra i contendenti del Premio Campiello 2012 e finalista del Premio Strega dello stesso anno, ma non ho provato il desiderio irresistibile di leggerlo fino a pochi giorni fa.
Ebbene, giunto il suo turno, immediatamente dopo aver letto le prime pagine mi sono resa conto che avevo fra le mani un romanzo intrigante, scritto veramente bene , con quello stile letterario che a me piace molto ovvero con un po’ di ricercatezza , ma soprattutto con molta cura nelle descrizioni .
Insomma quello stile letterario che ti permette di vedere scene, paesaggi, provare sentimenti attraverso le parole scritte.
Io sono affascinata dagli scrittori che sanno coinvolgere con le parole, che sanno trasformare il lettore in protagonista. Leggendo questo romanzo ho scoperto che Marcello Fois per me rientra fra questi .
L'autore
MARCELLO FOIS nato a Nuoro nel 1960 vive e lavora Bologna. ( Almeno così sta scritto nella sua biografia)
E’ autori di numerosi romanzi, molti dei quali hanno avuto significativi riconoscimenti .
PICTA – Premio Calvino 1992
Fero Recente
Meglio Morti
Dura madre
Piccole storie nere
Sheol
Memoria del vuoto – premio Super Grinzane Cavour 2007 –Premio Volponi 2007 – Premio Alassio 2007
Stirpe – premio città di Vigevano 2010 – Premio Frontino Montefeltro 2010
Nel tempo di mezzo- (Ritorno alle origini)


Trama incompleta
Il protagonista è Vincenzo Chironi che nasce in Friuli da padre sardo e mamma friulana.
Poco sappiamo di questa storia d’amore: s’intende che è stato un incontro avvenuto durante la seconda guerra mondiale fra un soldato, tale Luigi Ippolito Chironi di origini sarde e una bella friulana. Il soldato muore e il bimbo viene portato in un orfanotrofio in Friuli . Il soldato però ha riconosciuto il figlio e al responsabile dell’orfanotrofio viene consegnato un documento che attesta il riconoscimento. Il bimbo divenuto ragazzo viene informato delle sue origini e dopo alcuni anni che ha appreso tale verità, in età adulta con questo documento consunto ma prezioso , intraprende il viaggio che lo porterà in Sardegna, a Nuoro, la terra del padre, e quindi la terra delle proprie origini. 
L’autore si sofferma molto sul viaggio per raggiungere Nuoro che non si è rivelato impresa facile .
Vincenzo sbarcato dal piroscafo dopo essersi recato all’ufficio portuale , aver fornito le proprie generalità e ottenuto qualche informazione si mette in cammino verso Nuoro senza aver ben chiaro dove fosse ubicata . Sulla via fortunatamente fa incontri molti i destinati a segnare la vita futura. Incontra Padre Virdis, che vive in una chiesetta solitaria con il suo cane e negli anni a venire verrà chiamato in causa per celebrare il suo matrimonio e poi Giovanna Podda, moglie sterile di Antonino , che gli darà un passaggio e l’affiderà a colui che diverrà l’amico inseparabile. Questo avviene nel 1943.
Giunto finalmente a Nuoro conosce Michele Angelo Chironi, ovvero suo nonno, un tempo fabbro titolare di un’officina molto redditizia e ora anziano e con il cuore colmo di dolori vissuti per la perdita della moglie Mercede molto amata e di alcuni figli, fra i quali appunto Luigi Ippolito padre di Vincenzo . 
Con il nonno vive zia Marianna , detta la fascistona, pure lei con il cuore ferito per la perdita del marito e di una unica figlia. Marianna , donna singolare, pur vivendo con il padre continuerà a mantenere viva e in ordine la casa dove ha vissuto con marito e figlia e l’abbandonerà solamente quando Vincenzo si sposerà e vi andrà ad abitare. 
“ Il tempo passa così dentro la cucina dei Chironi, in una pallida imitazione della vita, di quel che è stato. Si sentono dei sopravvissuti, padre e figlia, dentro un purgatorio immobile di gesti sempre uguali”.
Michele Angelo e Marianna vivono questo ritorno come un miracolo: Vincenzo assomiglia come una goccia d’acqua a suo padre, è veramente bello, alto , dal fisico atletico, istruito perché in collegio ha studiato e a Nuoro , che in quel tempo non era una città moderna come oggi, non passa inosservato.
A Nuoro Vincenzo s’innamora di Cecilia, anche lei bellissima e anche lei con una storia particolare alle spalle, ovvero a Nuoro ci è arrivata, come ci è arrivato lui, Vincenzo.
Ma non si tratta di una semplice storia lin cui due giovani bellissimi s’incontrano e s’innamorano poiché quando Vincenzo incontra Cecilia lei è già fidanzata e promessa sposa a un tale Nicola Serra Pintus, parente dei Chironi.
E qui le pagine del romanzo raccontano sentimenti e chi legge vive, vede volti e gesti, tocca le avversità.
Storia travagliata che è fonte di forte sofferenze per Vincenzo, sicchè lui decide di lasciare Nuoro e andare a lavorare altrove. Precedentemente aveva partecipato alla campagna per la disinfestazione delle cavallette ed ora non esita a partire verso la zona di Olbia per sterminare le zanzare che sono causa di malaria e morte. Il lavoro è ben retribuito e lui parte con l’amico proprio nel periodo in cui dovrebbe avvenire il matrimonio di Cecilia con Nicola.
Matrimonio che non viene celebrato poiché la sposa all’ultimo momento ha sconciato tutto.
“Sconciato tutto significa esattamente che Cecilia Devoto ha abbandonato Nicola Serra Pintus all’altare”.
Non vado oltre per non far perdere l’interesse a chi deciderà di leggere questo straordinario romanzo .
Mi limito a dire che l’epilogo mi ha notevolmente rattristata, mi ha lasciato l’amaro in bocca poiché mi attendevo un altro finale. Ma occorre aver ben presente che questo è un romanzo e non una favola e spesso un romanzo può essere il racconto di una storia vera di vita e si sa….la vita non sempre è una favola.
E Vincenzo ..”non era stato concepito per nessun altro motivo che per far dispetto alla solitudine, alla disperazione”.
STRALCI
- Il dolore è preciso, la felicità è svagata. Perché uno è guerriero, l’altra è la fanciulla.
- Perché suo padre aveva studiato e quanto sapeva lo faceva esistere lì e altrove contemporaneamente, non come gli ignoranti che si trovano in un posto per volta.
- Ognuno alleva i propri fantasmi , e li chiama in modi differenti. Li chiama pensieri fugaci, cose che ritornano in mente d’improvviso, senza che la nostra mente abbia potuto far niente per selezionarli. Li chiama ladri che si insinuano in noi, scassinando le porte blindate dal nostro controllo.
- Padre e figlia in genere tengono le parole in galera, sotto chiave, ma una volta che decidono di aprire la cella, allora parlano.
- Quelle colline soffici dicono siano il risultato di qualche burrasca che ha falciato le immense praterie subacquee. Perché dentro ogni bellezza pare alberghi violenza e malattia, e pare che proprio quel risvolto renda la bellezza meravigliosamente delicata, significante in sé, non necessitante di alcuna spiegazione.
- Ma lo vuoi capire o no che i figli non ti rendono più forte? Ti indeboliscono invece, ti rivelano abissi di paure che nemmeno immaginavi!
IL NATALE è una sordida accozzaglia di vetrine, un torbido svolazzare di smancerie. Che tutti sorridono a se stessi. Oh si. A Natale si vorrebbe essere talmente forti da non lasciarsi imprigionare nel vischio dell’affetto a comando, nel miele della bontà periodica. Neanche le permanenti a Natale dovrebbero essere permesse, e nemmeno le mogli troppo mogli.
( Quest'ultima rispecchia perfettamente il nostro tempo- Condivido appieno la descrizione di Fois)
Dico la "mia"
Quando si leggono romanzi come questo, ci si sente davvero appagati e arricchiti: arricchiti di storia, di tradizioni , forse anche di qualche sostantivo utile ad incrementare il nostro linguaggio.
E forse in un romanzo come “ Nel tempo di mezzo” vi si può scorgere anche un invito ad approfondire la conoscenza di una regione come la Sardegna, distaccata dal continente, una regione sola come una zattera in mezzo al mare e che forse è considerata soltanto un paradiso turistico, mentre la SARDEGNA è molto di più.
Infine non mancano spunti per riflettere sulla nostra quotidianità, sulla vita , sui valori veri.
Interessante è anche la parte in cui l’autore evidenzia come veniva concepita la guerra, quella guerra che i sardi sentivano molto lontana nonostante molti giovani erano partiti per prendervi parte attivamente.
Romanzo che secondo me , rientra fra gli “imperdibili” per gli amanti della buona lettura.
(Opinione di cui mi riserbo il diritto di pubblicare altrove)

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