L’ARMINUTA
“ Mi manca la
consuetudine di ritornare da chi ho lasciato”
Abitualmente entro in
libreria intenzionata ad acquistare un solo libro di cui precedentemente mi
sono segnata titolo ed autore, il più delle volte esco con tre o quattro libri e qualche volta
accade pure di dimenticare di acquistare
proprio quello che mi ero prefissata…..
Generalmente non mi
rammarico e ritorno perché a me trascorrere del tempo a LA FELTRINELLI di Corso
Vittorio Emanuele piace davvero molto e mi diverto assai perché conversare con
chi ha le medesime passioni è sempre interessante e spesso si ampliano le
conoscenze.
Intendo conoscenze
culturali, anche se ritengo non si possa escludere che proprio in libreria
possano nascere amicizie importanti o anche storie insolite.
Con un libro di Flaubert o
Zola fra le mani può iniziare una storia classica, se invece si è attratti da storie
insolite Il Tropico del Cancro di Henry Miller può fornire l’occasione giusta.
Comunque senza divagare
oltre, la settimana scorsa in libreria ci
ho trascorso qualche ora e fra i vari libri
ho acquistato L’ARMINUTA unicamente perché la fascetta gialla riportava
la scritta “ VINCITORE PREMIO CAMPIELLO – Cinquantesima edizione”.
Dell’autrice DONATELLA
DI PIETRANTONIO non avevo mai letto nulla e L’ARMINUTA non
avevo idea cosa significasse.
Ebbene, ci sono libri che
ti prendono il cuore, libri che ti entrano nell’anima, libri che ti strappano
sorrisi e poi ci sono i libri che ti prendono lo stomaco.
Questi ultimi sono quelli
che ti scaraventano in realtà apparentemente così lontane, ma poi non così
tanto lontane .
L’ARMINUTA è una parola
dialettale abruzzese che significa LA RITORNATA.
Trama
Si tratta di un romanzo
assai breve, solo 163 pagine, ma sono pagine di un’intensità indicibile. Pagine
che ti inchiodano sulla sedia e non ti lasciano scampo. Devi leggere, leggere.
Impossibile
interrompere….Impossibile non sorprendersi per poi comprendere alla fine che
potrebbe non essere un
romanzo bensì la narrazione di una storia vera.
La protagonista è una
bambina apparentemente molto fortunata
poiché i genitori sono benestanti, non le fanno mancare nulla: la piscina, la
scuola di danza, i bei vestitini, una bella casa.
Non ha fratelli o sorelle, figlia
unica. Un’infanzia serena.
Ma poi un giorno improvvisamente
tutto cambia, deve partire, deve lasciare la casa di mamma Adalgisa…..
Ci sono altri genitori che
l’aspettano in una casa lontano dalla spiaggia, tre fratelli e una sorella di
cui ignorava l’esistenza. Una famiglia i cui componenti non sanno neppure
parlare italiano e ciascuno ha il proprio compito. Anche Adriana, la sorella
ritrovata più piccola di lei, lava i
piatti, il pavimento, pulisce il bagno ed è dotata di notevole arguzia.
Ma cosa sarà successo? Come
mai questa ragazzina chiamava mamma Adalgisa e poi scopre che la mamma è
un’altra?
E’ la storia di un doppio
abbandono, in cui l’autrice con parole potenti rende palpabili i sentimenti
e il dramma di questa ragazzina . Mette
in luce quanto male possano fare le
bugie.
Non esiste un tempo
specifico per dire la verità, sarebbe opportuno dirla sempre.
Non mi dilungo nella trama
perché si tratta di un romanzo da leggere dall’inizio alla fine, immergendosi
dentro gli eventi senza nulla sapere.
Un romanzo che rimane
addosso che sicuramente merita il premio che si è aggiudicato.
L’autrice
Donatella Di Pietrantonio
ha esordito con il romanzo MIA MADRE E’ UN FIUME nel 2011 e ha vinto il Premio
Tropea.
Nel 2014 ha partecipato al
Premio Strega con BELLA MIA ( acquistato e leggerò quanto prima).
Vive a Penne, in Abruzzo,
dove esercita la professione di dentista pediatrico
14 Febbraio 2018 – Y.P.
D'accordissimo con te, questo libro mi ha stregata e l'ho letto con immenso piacere perché, infine, una trama originale, una storia interessante. Ottima recensione, come sempre...
RispondiEliminaAnche BELLA MIA sempre della stessa autrice è meritevole
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