mercoledì 28 febbraio 2018

RITORNARE A VENEZIA!



Ritornare a Venezia

E lui parlava e raccontava di giorni spensierati trascorsi in una Venezia che trasudava bellezza, di notti inebrianti  e di  quell' atmosfera speciale  che ti avvolge in uno scialle da sogno , di pittori in Piazza San Marco che vendevano le loro opere e poi del lento dondolio delle lucide  gondole  nere  su placide acque.....


Le parole hanno una vita propria: in alcuni momenti  ricordi  sommersi  da essere completamente dimenticati quasi  inspiegabilmente, riaffiorano a seguito di una parola disattesa, letta o udita.
Non di rado  una parola con una forza prorompente lacera il sopore e ci fa rivivere, luoghi, sensazioni, emozioni. In alcuni casi riesce persino a farci percepire gli odori e i profumi odorati in tempi remoti e in altri casi , una parola può far nascere un desiderio, un sogno.

E così  quelle poche, semplici parole a descrizione della magia emanata da Venezia palpabile soltanto trovandosi a Venezia, da me recepite come fossero velate di nostalgia  e forse pervase da un leggero rimpianto di  giorni sublimi di un tempo appassito, mi hanno scatenato dentro un turbinio di pensieri che in pochi giorni si sono liquefatti per lasciare spazio a un  desiderio e infine un richiamo forte, irreprimibile, quasi misterioso mi ha riportata a Venezia.
Esigenza assoluta di rivivere la magica atmosfera fra campi, campielli, calle e canali o rii tutti uguali e nel contempo assolutamente differenti,  fra palazzi  trasudanti di storia le cui targhe commemorative affisse alle facciate di alcuni, evocano spezzoni di vita  di musicisti, scrittori, artisti d’altri tempi.
Così recita la lapide marmorea su Palazzo Molin del Cuoridoro affacciato sul Rio Cuoridoro nel
sestiere di San Marco dinnanzi al quale sono transitata più volte durante il mio soggiorno veneziano: 
“In questa casa ospite di amici il quindicenne Wolfang Amadeus Mozart soggiornò festevolmente durante il carnevale 1771. La città di Vivaldi e Goldoni vuole qui ricordato il fanciullo salisburghese nel quale la grazia del genio musicale e il garbo settecentesco si fusero in una purissima poesia”.

Mentre sulla facciata dell’Albergo Gabrielli in  Riva Schiavoni :
“In questo albergo soggiornava nel settembre 1913 Franz Kafka e scriveva lettere d’amore a Felice Bauer la sua fidanzata “.  


Sbarcata dal vaporetto sul quale ero salita a Santa Lucia, ho ritrovato lo stesso stupore di quando  andai a Venezia per la prima volta, parecchi anni addietro.

Triste e seducente  Venezia  a gennaio sovrastata da un cielo di cenere e avvolta da un mantello indistinto a sfumare i finimenti di  un patrimonio architettonico senza eguali.
 “ Sempre bella Venezia”  indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e   poi quando cala la sera e s’accendono le luci diviene irresistibile.
Trovarsi in Piazza  San Marco  è stare dentro un sogno.

Trascorrere la serata  assistendo ad uno dei tanti concerti per violini, archi e cembalo  non è difficile,  ma soprattutto è un’esperienza sacrosanta. L’offerta concertistica è cospicua ed io ho scelto La Chiesa San Vidal : “Le quattro stagioni”  con il gruppo musicale degli Interpreti Veneziani.

Come tutte le città  Venezia non  è solo il centro storico sul quale non mi soffermo più di tanto poiché la sua bellezza e  straordinarietà è percettibile anche dalla foto più scadente: Venezia che fuoriesce dalle acque è unica al mondo e c’è solo da augurarsi che l’afflusso turistico sconsiderato non contribuisca ad accelerare il  deterioramento inevitabile.

   
Ogni angolo ha un suo charme a cui è impossibile sottrarsi: le vetrine ricolme di maschere, alcune dalle forme  più strane come quelle ispirate ad  una foglia d’albero o a un violino  sono alquanto curiose, la variegata esposizione di oggettistica in vetro realizzata a  Murano è di indubbia attrattiva, le  eleganti gondole nere dagli allestimenti accurati e  i gondolieri con i loro cappelli a falda larga sono espressioni di  unicità.
Venezia è certamente un luogo romantico, forse fra i più romantici al mondo!
E a Venezia è semplice perdersi nel labirinto di calle, porteghi e sotoporteghi, il google –map non sempre trova il giusto percorso per cui  i tragitti si possono allungare anche di parecchio quindi meglio ricorrere all’ormai antica cartina,   ma  comunque Venezia è piccola e seppure è facile perdersi non è difficile ritrovarsi.
Le indicazioni per San Marco, per Rialto o l’Accademia, luoghi da prendersi come riferimento,  sono affisse alle facciate delle case  in numero  considerevole.

La sontuosità dei palazzi che si assiepano lungo il Canal Grande  la si può ammirare dai  vaporetti che con disinvoltura passano sotto i ponti incuranti del  traffico a tratti  intenso.
Il canal Grande è il corso d’acqua più importante che suddivide la città in  sei sestiere: tre retrostanti il lato destro del canale e tre retrostanti il lato sinistro.

Non privo di fascino e interesse nel sestiere del Cannaregio:  il Ghetto ebraico con il museo ricco di oggetti e documenti che illustrano la storia degli Ebrei a Venezia .
Provenienti da più nazioni il Governo della Repubblica di Venezia  decretò che dovessero vivere in un unico luogo ossia nel ghetto obbligandoli a sottostare a  leggi restrittive  e a pagare tasse onerose.
L’apertura del ghetto avvenne  solo  per merito di  Napoleone Bonaparte dopo la caduta della Serenissima.
Di notevole interesse la visita alle sinagoghe: ne sono presenti cinque ma soltanto tre sono visitabili accompagnati dalla guida del museo.

Andare a piedi dal sestiere Cannaregio a San Marco è una passeggiata leggera, molto gradevole per me che amo camminare e consente di avere una buona percezione della città nel suo contesto più caratteristico.

E poi sbucare da un sotoportego  e ritrovarsi insperatamente nella piazza San Marco dominata dal campanile svettante nel cielo color fuliggine, il cui contrasto è esaltato dalle  abbandonati luminarie rimaste ancora ad evocare un Natale oramai passato, è davvero un’emozione indicibile.
Lasciata alle spalle ogni preoccupazione, abbandonato il pensiero di  quotidiani doveri  imposti da stili di vita divenuti inaccettabili,  spezzate le catene   trionfa l’emotività che con la sensibilità tipica di  ognuno, porta ad assaporare l’attimo godendo appieno del piacere effimero pure nella consapevolezza che nulla si può trattenere.

E per chi ama l’arte in ogni sua espressione, Venezia è un paradiso.
Numerosi i Musei e le Gallerie.
Io ho privilegiato Peggy Guggenheim Collection, la cui sede è Palazzo Venier dei Leoni, un edificio  risalente al 1748  e noto come “ il palazzo incompiuto”. Dopo numerosi passaggi di mano, alla fine del 1948  è stato acquistato da Peggy Guggenheim che vi ha vissuto per i successivi trent'anni. A partire dal 1951 e fino al 1979, anno della sua morte, Peggy Guggenheim aprì il palazzo e la collezione al pubblico.
Nel 1980 apre la Collezione Peggy Guggenheim sotto la gestione della Fondazione Solomon R. Guggenheim, cui Peggy aveva donato sia il palazzo che la collezione composta da
 opere  di artisti illustri: all’ingresso troneggia “ La spiaggia” di Picasso, e poi  è un susseguirsi di nomi  quali  Pollock, Magritte, Duchamps, Kandinsky,   Klee, Severini fino alla spazialità di Fontana e all’informalità di Burri. 


Sono giunta a  Venezia  in una giornata grigia tipicamente invernale e mi è apparsa come una  matura signora, ancora bella, ma triste e malinconica. Di sera però la matura signora aveva cambiato abito e si era trasformata: l’avevo incontrata allegra e piena di vita dentro un dedalo sconosciuto di viuzze strette mentre andavo alla ricerca dell’hotel retrostante il Teatro La fenice.
Il giorno dopo sorprendentemente  la signora si era completamente rinnovata: la luce intensa e il nitido cielo le avevano regalato brio e baldanza e al calar della sera era divenuta assolutamente sensuale e intrigante.



La lunga passeggiata verso la Biennale fra turisti vocianti occupati a catturare immagini con fotocamere e cellulari alla mano certamente consapevoli che nessuna foto può racchiudere l’emozione ma soltanto evocare il ricordo, gli artisti di strada intenti a richiamare l’attenzione dei passanti al fine di vendere stampe e pitture, la sfilata di gondole pronte ad offrire al turista una onirica mezz’ora, fanno di Riva Schiavoni un luogo di rara singolarità, memorabile.

Grande stonatura invece  le troppe bancherelle di cianfrusaglie.

Sono tornata a Milano con 295 scatti, ho lasciato Venezia più bella di come me la ricordassi e forse un giorno ritornerò nuovamente!

20 gennaio 2018-Y.P.

2 commenti:

  1. Recensione di Venezia che non si limita ad una semplice descrizione dei luoghi. Leggendola si vivono le emozioni che la visita alla città trasmette. Quando si arriva alla conlusione la voglia di partire e raggiungerla è grande!

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    1. Giuseppe i tuoi commenti sono sempre gratificanti. Grazie

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