Ritornare a Venezia
E lui parlava e raccontava di giorni spensierati trascorsi in una Venezia che trasudava bellezza, di notti inebrianti e di quell' atmosfera speciale che ti avvolge in uno scialle da sogno , di pittori in Piazza San Marco che vendevano le loro opere e poi del lento dondolio delle lucide gondole nere su placide acque.....
Le parole hanno una vita propria: in alcuni momenti ricordi sommersi da essere completamente dimenticati quasi inspiegabilmente, riaffiorano a seguito di una parola disattesa, letta o udita.
Non
di rado una parola con una forza
prorompente lacera il sopore e ci fa rivivere, luoghi, sensazioni, emozioni. In
alcuni casi riesce persino a farci percepire gli odori e i profumi odorati in
tempi remoti e in altri casi , una parola può far nascere un desiderio, un
sogno.
E così quelle
poche, semplici parole a descrizione della magia emanata da Venezia palpabile
soltanto trovandosi a Venezia, da me recepite come fossero velate di
nostalgia e forse pervase da un leggero
rimpianto di giorni sublimi di un tempo
appassito, mi hanno scatenato dentro un turbinio di pensieri che in pochi
giorni si sono liquefatti per lasciare spazio a un desiderio e infine un richiamo forte, irreprimibile, quasi misterioso mi ha riportata a Venezia.
Esigenza assoluta di
rivivere la magica atmosfera fra campi, campielli, calle e canali o rii tutti
uguali e nel contempo assolutamente differenti,
fra palazzi trasudanti di storia le
cui targhe commemorative affisse alle facciate di alcuni, evocano spezzoni di
vita di musicisti, scrittori, artisti d’altri
tempi.
Così recita la lapide
marmorea su Palazzo Molin del Cuoridoro affacciato sul Rio Cuoridoro nel
sestiere di San Marco dinnanzi al quale sono transitata più volte durante il mio soggiorno veneziano:
sestiere di San Marco dinnanzi al quale sono transitata più volte durante il mio soggiorno veneziano:
“In questa casa ospite di
amici il quindicenne Wolfang Amadeus Mozart soggiornò festevolmente durante il
carnevale 1771. La città di Vivaldi e Goldoni vuole qui ricordato il fanciullo
salisburghese nel quale la grazia del genio musicale e il garbo settecentesco
si fusero in una purissima poesia”.
Mentre sulla facciata
dell’Albergo Gabrielli in Riva Schiavoni
:
“In questo albergo
soggiornava nel settembre 1913 Franz Kafka e scriveva lettere d’amore a Felice
Bauer la sua fidanzata “.
Sbarcata dal vaporetto sul
quale ero salita a Santa Lucia, ho ritrovato lo stesso stupore di quando andai a Venezia per la prima volta, parecchi
anni addietro.
Triste e seducente Venezia
a gennaio sovrastata da un cielo di cenere e avvolta da un mantello
indistinto a sfumare i finimenti di un
patrimonio architettonico senza eguali.
“ Sempre bella Venezia” indipendentemente dalle condizioni
meteorologiche e poi quando cala la
sera e s’accendono le luci diviene irresistibile.
Trovarsi
in Piazza San Marco è stare dentro un sogno.
Trascorrere
la serata assistendo ad uno dei tanti
concerti per violini, archi e cembalo non è difficile, ma soprattutto è un’esperienza sacrosanta. L’offerta
concertistica è cospicua ed io ho scelto La Chiesa San Vidal : “Le quattro
stagioni” con il gruppo musicale degli
Interpreti Veneziani.
Come
tutte le città Venezia non è solo il centro storico sul quale non mi
soffermo più di tanto poiché la sua bellezza e
straordinarietà è percettibile anche dalla foto più scadente: Venezia
che fuoriesce dalle acque è unica al mondo e c’è solo da augurarsi che
l’afflusso turistico sconsiderato non contribuisca ad accelerare il deterioramento inevitabile.
Ogni
angolo ha un suo charme a cui è impossibile sottrarsi: le vetrine ricolme di
maschere, alcune dalle forme più strane
come quelle ispirate ad una foglia
d’albero o a un violino sono alquanto curiose,
la variegata esposizione di oggettistica in vetro realizzata a Murano è di indubbia attrattiva, le eleganti gondole nere dagli allestimenti
accurati e i gondolieri con i loro cappelli
a falda larga sono espressioni di unicità.
Venezia
è certamente un luogo romantico, forse fra i più romantici al mondo!
E
a Venezia è semplice perdersi nel labirinto di calle, porteghi e sotoporteghi,
il google –map non sempre trova il giusto percorso per cui i tragitti si possono allungare anche di
parecchio quindi meglio ricorrere all’ormai antica cartina, ma comunque Venezia è piccola e seppure è facile
perdersi non è difficile ritrovarsi.
Le
indicazioni per San Marco, per Rialto o l’Accademia, luoghi da prendersi come
riferimento, sono affisse alle facciate
delle case in numero considerevole.
La
sontuosità dei palazzi che si assiepano lungo il Canal Grande la si può ammirare dai vaporetti che con disinvoltura passano sotto i
ponti incuranti del traffico a tratti intenso.
Il
canal Grande è il corso d’acqua più importante che suddivide la città in sei sestiere: tre retrostanti il lato destro
del canale e tre retrostanti il lato sinistro.
Non
privo di fascino e interesse nel sestiere del Cannaregio: il Ghetto ebraico con il museo ricco di
oggetti e documenti che illustrano la storia degli Ebrei a Venezia .
Provenienti
da più nazioni il Governo della Repubblica di Venezia decretò che dovessero vivere in un unico
luogo ossia nel ghetto obbligandoli a sottostare a leggi restrittive e a pagare tasse onerose.
L’apertura
del ghetto avvenne solo per merito di
Napoleone Bonaparte dopo la caduta della Serenissima.
Di
notevole interesse la visita alle sinagoghe: ne sono presenti cinque ma soltanto
tre sono visitabili accompagnati dalla guida del museo.
Andare
a piedi dal sestiere Cannaregio a San Marco è una passeggiata leggera, molto
gradevole per me che amo camminare e consente di avere una buona percezione
della città nel suo contesto più caratteristico.
E
poi sbucare da un sotoportego e
ritrovarsi insperatamente nella piazza San Marco dominata dal campanile
svettante nel cielo color fuliggine, il cui contrasto è esaltato dalle abbandonati luminarie rimaste ancora ad
evocare un Natale oramai passato, è davvero un’emozione indicibile.
Lasciata
alle spalle ogni preoccupazione, abbandonato il pensiero di quotidiani doveri imposti da stili di vita divenuti inaccettabili, spezzate le catene trionfa l’emotività che con la sensibilità
tipica di ognuno, porta ad assaporare
l’attimo godendo appieno del piacere effimero pure nella consapevolezza che
nulla si può trattenere.
E
per chi ama l’arte in ogni sua espressione, Venezia è un paradiso.
Numerosi
i Musei e le Gallerie.
Io
ho privilegiato Peggy Guggenheim Collection, la cui sede è Palazzo Venier dei
Leoni, un edificio risalente al 1748 e noto come “ il palazzo incompiuto”. Dopo
numerosi passaggi di mano, alla fine del 1948 è stato acquistato da Peggy Guggenheim che vi ha
vissuto per i successivi trent'anni. A partire dal 1951 e fino al 1979, anno
della sua morte, Peggy Guggenheim aprì il palazzo e la collezione al pubblico.
Nel 1980 apre la Collezione Peggy Guggenheim sotto la gestione della Fondazione Solomon R. Guggenheim, cui Peggy aveva donato sia il palazzo che la collezione composta da opere di artisti illustri: all’ingresso troneggia “ La spiaggia” di Picasso, e poi è un susseguirsi di nomi quali Pollock, Magritte, Duchamps, Kandinsky, Klee, Severini fino alla spazialità di Fontana e all’informalità di Burri.
Nel 1980 apre la Collezione Peggy Guggenheim sotto la gestione della Fondazione Solomon R. Guggenheim, cui Peggy aveva donato sia il palazzo che la collezione composta da opere di artisti illustri: all’ingresso troneggia “ La spiaggia” di Picasso, e poi è un susseguirsi di nomi quali Pollock, Magritte, Duchamps, Kandinsky, Klee, Severini fino alla spazialità di Fontana e all’informalità di Burri.
Sono
giunta a Venezia in una giornata grigia tipicamente invernale
e mi è apparsa come una matura signora,
ancora bella, ma triste e malinconica. Di sera però la matura signora aveva
cambiato abito e si era trasformata: l’avevo incontrata allegra e piena di vita
dentro un dedalo sconosciuto di viuzze strette mentre andavo alla ricerca
dell’hotel retrostante il Teatro La fenice.
Il
giorno dopo sorprendentemente la signora
si era completamente rinnovata: la luce intensa e il nitido cielo le avevano
regalato brio e baldanza e al calar della sera era divenuta assolutamente sensuale
e intrigante.
La
lunga passeggiata verso la Biennale fra turisti vocianti occupati a catturare
immagini con fotocamere e cellulari alla mano certamente consapevoli che
nessuna foto può racchiudere l’emozione ma soltanto evocare il ricordo, gli
artisti di strada intenti a richiamare l’attenzione dei passanti al fine di
vendere stampe e pitture, la sfilata di gondole pronte ad offrire al turista
una onirica mezz’ora, fanno di Riva Schiavoni un luogo di rara singolarità, memorabile.
Sono
tornata a Milano con 295 scatti, ho lasciato Venezia più bella di come me la
ricordassi e forse un giorno ritornerò nuovamente!
20
gennaio 2018-Y.P.
Recensione di Venezia che non si limita ad una semplice descrizione dei luoghi. Leggendola si vivono le emozioni che la visita alla città trasmette. Quando si arriva alla conlusione la voglia di partire e raggiungerla è grande!
RispondiEliminaGiuseppe i tuoi commenti sono sempre gratificanti. Grazie
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