martedì 31 gennaio 2023

INNAMORARSI DI MILANO

 INNAMORARSI DI MILANO



MILANO, non è la mia città natale: sono nata in un piccolo paese su quel lago racchiuso da una corona montagnosa la cui unicità lo rende spettacolare in ogni stagione. Il lago di Como.
Ma MILANO è la città di cui mi sono innamorata e alla quale devo la mia formazione e crescita professionale.
Sin da quando ero bambina e l’avevo vista solo in cartolina, per me rappresentava la CITTA’, nel senso autentico del sostantivo e giorno dopo giorno nutrivo il sogno che quando sarei cresciuta l’avrei raggiunta, come in realtà feci.
Oramai sono trascorsi diversi anni da quando avvenne il mio primo incontro con MILANO.
Un incontro che rivivo con intensità emotiva e nitidezza d’immagini ogni qualvolta mi trovo in piazza Duomo dinanzi alla Cattedrale: ma quanto tutto era “GRANDE” per me che provenivo da spazi ben definiti!
Ma quanto tutto era straordinario!

Ricordo che persino le insegne pubblicitarie con le luci che si accendevano e spegnevano con alternanza di colori le trovai sbalorditive.
Ci volle tempo per comprendere che non tutte le strade erano uguali, che MILANO non era rappresentata solo dal centro storico e che come tutte le città aveva la sua bellezza e le sue brutture.
Non nego che al primo incontro, forse Milano mi aveva intimorita, ma nel contempo, ne sono certa, il suo splendore mi aveva catturata.


Milano di sera era magica e di notte briosa.
Allora come ora , anzi ora con l’avvento della tecnologia, di sera la magia si è dilatata e la vita notturna non ha subito arresti, forse si è pure esasperata.
Me ne innamorai , proprio come spesso ci si innamora perdutamente del ragazzo ribelle dallo sguardo misterioso anziché del “bravo ragazzo” dal volto pulito.
A distanza di anni, nonostante abbia imparato ad attraversarla in lungo e in largo, non posso dire di conoscerla nel profondo e nel dettaglio anche perché MILANO è sempre in evoluzione e il suo patrimonio artistico e architettonico è immenso. E poi Milano è stupefacente: non mancano mai le occasioni per scoprire luoghi mai visitati, palazzi di cui si ignorava la storia, cortili inimmaginati, chiese, musei e molto altro ancora, senza trascurare le vetrine magistralmente allestite da lasciare sbigottiti.
Le torri e l'emisfero a Citylife

Non è comunque mia intenzione stilare un elenco dei luoghi imperdibili di Milano anche perché ritengo poco soddisfacenti i suggerimenti che spesso si trovano in rete tipo “ visitare la città in un giorno – in tre giorni – in una settimana”.
I luoghi per essere conosciuti e apprezzati necessitano di tempo e ognuno ha le proprie preferenze determinate dagli interessi.
Le visite frettolose offrono solo assaggi utili a incamerare immagini che poi andrebbero approfondite.

Porta Romana

Piazza della Scala

Queste mie riflessioni intendono unicamente esplicitare la fascinazione che ho subito da questa
città, una fascinazione dapprima superficiale e non priva di dolore, per divenire successivamente, consapevole e sempre più solida. Milano è bella nella sua complessità, con tutte le storture e contraddizioni e io, non intendo spegnere in me quella frenesia che induce all’utilizzo delle scale mobili come fossero semplici scale, forse considerando il meccanismo troppo lento, perché penso che la frenesia all’apparenza stancante, sia in realtà un invito a vivere appieno la vita senza perdere tempo.


Contemporaneamente, sono e sarò sempre grata al mio borgo natio, dove nel giardino assolato ritrovo i miei genitori sprofondati nel riposo perenne: ogni ritorno alla casa di pietra dalle cui massicce mura mi giunge l’eco della sua voce, genera forti emozioni .
(A volte anche dispiaceri nell’apprendere partenze improvvise di persone conosciute).
La quiete delle notti di lago che ricerco, lo scintillio delle acque che rappresentano scenari di inenarrabile bellezza in cui la vista si esalta, sono contesti irrinunciabili, ma sono soprattutto intermezzi. Nel momento in cui sopraggiunge il richiamo della città, come avvenne quando ero adolescente, devo andare, “devo volare altrove”.
Dicembre 2022 - Y.P.

venerdì 20 gennaio 2023

GLI ANNI – ANNIE ERNAUX

 GLI ANNI – ANNIE ERNAUX 


Di ANNIE ERNAUX,  Premio Nobel per la Letteratura 2022, non avevo mai letto nulla.

Qualche settimana fa, durante una delle consuete “passeggiate” a LA FELTRINELLI di corso Vittorio Emanuele, ben in vista sul banco delle informazioni, ho notato una corposa serie di suoi romanzi  per cui  decisi di acquistarne uno.

Non cercavo qualcosa di particolare: scelsi istintivamente e acquistai “GLI ANNI” e, a conferma di una mia convinzione, ora  scrivo che nulla avviene casualmente.

Spesso leggiamo dei libri perché sono loro stessi che ci invitano a farlo e non è da escludere che ci indichino pure il momento più adatto per intraprenderne la lettura.

Io ero in procinto di partire per la mia vacanza nella Repubblica Dominicana e  nessun altro romanzo se non GLI ANNI,  avrebbe potuto essere, a mio parere, più adatto.

 Il contenuto del romanzo  avremmo potuto scriverlo in molti poiché si tratta di una narrazione meticolosa e profonda della quotidianità in ambienti diversi relativa agli ultimi decenni.

Ovviamente per scriverlo occorreva avere l’idea, un’idea che solo una scrittrice come ANNIE ERNAUX ha avuto. 

Dunque la trama di GLI ANNI si concentra su questi ultimi decenni   che  hanno radicalmente mutato la società sotto tutti i punti di vista sino a condurci ai giorni nostri in cui il consumismo regna sovrano e noi siamo divenuti semplicemente degli “ strumenti” - consapevoli o inconsapevoli -  alla mercè dei grandi manovratori.  

 La narrazione,  avviene attraverso la rivisitazione di alcune fotografie  di una donna ex- insegnante, che aveva letto I MANDARINI di Simone De Beauvoir e ora  è arrivata all’età di 65 anni, intende scrivere il libro che ha in programma da venti anni.

Una lettura  molto piacevole e chi ha vissuto, anche solo in parte il periodo in esame, non avrà problemi a riconoscersi e riconoscere alcune realtà.

 Per un certo verso GLI ANNI potrebbe rientrare fra i libri storici poiché si addentra in tutti i campi: dalla politica, alla quotidianità domestica, al timore d’invecchiare, al cambio linguaggio comune imposto dalla tecnologia, etc. etc.

Per chi non ama vivere superficialmente penso lo possa considerare un romanzo di formazione perché è indubbio che offre molti spunti su cui  riflettere e sicuramente aiuta a prendere consapevolezza.

 Nel mio caso, la lettura di questo romanzo durante il soggiorno domenicano, mi ha indotta a “osservarmi da fuori”: ho visto con chiarezza gli errori, le trappole celate da discorsi ingannevoli e allettanti da parte di stampa e televisione avvenute nel tempo, sino a condurmi a dubitare di alcuni “miei stili di vita”. 

Un romanzo che consiglio vivamente, che mi fa desiderare di leggerne altri di questa autrice che indubbiamente  è meritevole del premio ottenuto.

 STRALCI

“Solo i fatti mostrati dalla televisione davano accesso alla realtà. Tutti avevano un televisore a colori. I vecchi lo accendevano a mezzogiorno all’inizio della trasmissione e si addormentavanola sera davanti allo schermo………. Durante l’inverno i fedeli potevano assistere a IL GIORNO DEL SIGNORE per avere la messa a domicilio. Le casalinghe stiravano guardando gli sceneggiati…Le madri tenevano tranquilli i bambini con i cartoni animati…..

Per tutti la televisione significava avere a portata di mano intrattenimento a basso costo, alle mogli garantiva la tranquillità di avere il marito a casa la domenica davanti ai programmi sportivi.

…..Nelle conversazioni ci si limitava a specificare l’ha detto la TV, da interpretare secondo i casi come una presa di distanza o una prova di verità.

C’erano solo gli insegnanti ad accusare la televisione di distrarre i bambini dalla lettura e di inaridire la fantasia. Ma loro non se ne curavano, cantavano a squarciagola le canzoni dei cartoni, imitavano la voce…….” 

I centri commerciali diventavano più grandi e si moltiplicavano persino nelle campagne, adesso costellate di quei parallelepipedi di cemento fitti di pannelli leggibili fin dall’autostrada. Luoghi di puro consumo in cui l’atto dell’acquisto si eseguiva in maniera asettica, blocchi di costruzioni alla sovietica contenenti ciascuno, in quantità mostruosa, la totalità degli oggetti di una stessa tipologia, scarpe, indumenti, bricolage, e un McDonald’s come ricompensa per i bambini..... 

La logica mercantile si faceva via via più pressante, imponeva un ritmo frenetico. I prodotti muniti di codici a barre passavano dal nastro trasportatore al carrello con un bip discreto che in un secondo faceva sparire il costo della transazione. Gli articoli di cartoleria per l’inizio della scuola comparivano sugli scaffali ancora prima che i bambini andassero in vacanza, i giocattoli di Natale all’indomani di Ognissanti, i costumi da bagno a febbraio. Il tempo delle cose ci risucchiava, ci costringeva a vivere sempre con due mesi di anticipo.

 Per gli adolescenti- soprattutto quelli che non potevano contare su nessun altro strumento di distinzione sociale -il valore personale era stabilito dai vestiti, dalle marche, l’Oreal perché io valgo…………

 N.B. Infine l’autrice è nata LILLEBONNE per cui ha preso in esame la FRANCIA, ma nulla si differenzia dall’Italia se non i nomi dei presidenti, dei presentatori e programmi.

 

Gennaio 2023- Y.Pelizzari  


giovedì 19 gennaio 2023

REPUBBLICA DOMINICANA - Mar dei Caraibi

 Repubblica Dominicana – Mar dei Caraibi 




Con ingordigia ho carpito scenari  a me inusuali e me li sono impressi nella memoria speranzosa di riuscire a mantenerli intatti nel tempo.Con la fotocamera ho scattato decine e decine di fotografie nell’ inutile tentativo di trasporre su carta immagini  simili a  quadri che  nessun pittore credo  riesca a  dipingere perché certi connubi  di luci e colori che mutano con repentinità,  si possono soltanto contemplare.

Madre natura dipinge, cancella , ridipinge e,  mai in serie.

Sublime bellezza e godimento per gli occhi  è il mare  caraibico: a volte capriccioso  esibisce crespature baldanzose, a volte pacato da sembrare un tappeto su cui camminarci,  ma sempre estasiante.

Estasiante come le panoramiche offerte  dalla finestra della  camera con il letto a baldacchino della villa dove ho soggiornato : illusione che cielo e mare in un punto immaginario s’incontrassero, s’abbracciassero per infine fondersi e divenire tutt’uno. Immensità. Infinità.

Addormentarsi con il fragore delle onde più o meno intenso e svegliarsi con il medesimo fragore  nel contempo che   le svettanti palme dai fusti snelli  si lasciano solleticare dal vento.




Piacevole e sorprendente  questa vacanza nella Repubblica Dominicana in cui è stato seppellito il 2022 senza clamori e dato il benvenuto al nuovo anno con sobrietà,  ovviando l’obbligatorietà al divertimento solitamente prescritto dalla circostanza.

Non nego che per un attimo ho avuto  la tentazione di fare una passeggiata sulla spiaggia chiassosa da dove provenivano voci e musica ad alto volume, ma  poi ho ragionevolmente  desistito: il giorno dopo, la festa non era ancora finita e lo stato di ubriachezza era palese sul volto  e nei comportamenti dei molti  che ancora se ne stavano con il bicchiere pieno in mano,  mentre  cumuli  di bottiglie di rum e birra vuote richiedevano la pulitura della spiaggia. Intuibile che  la notte fosse stata all’insegna dell’eccesso con partecipanti  privi  di freni inibitori. 


Nulla era  programmato nei dettagli: il gruppo di 6 adulti e 1 bimbo aveva intrapreso un viaggio che prevedeva 12 ore di volo  la cui meta era la terra delle piantagioni di canna da zucchero, cacao, caffè e banane,  oltre a vantare centinaia di varietà di orchidee,  ma soprattutto godeva il privilegio di affacciarsi sul Mar dei Caraibi , i cui colori sono indescrivibili.   

Il desiderio d’estate  era nel cuore di ognuno, anche del bimbo che affrontava per la prima volta  un viaggio così lungo  e al quale da qualche mese gli si raccontava che sebbene il mare di Riccione è fonte di divertimento, esisteva “un altro mare” con colori differenti e “un’altra estate” nel cuore dell’inverno.

 


Credo che proprio l’entusiasmo di ritrovarsi in piena estate dopo aver lasciato alle spalle il freddo della pianura Padana,  in un luogo dove placidità e buon umore sono manifesti ovunque,  abbia contribuito a rendere questi giorni gaudenti. 

Le spiagge di Punta Cana e Bavarosono turisticamente considerate fra le più belle del mondo, -  così le descrivono le varie guide -  caratterizzate dalla sabbia fina e bianca e un mare dalle acque cristalline.Ho letto che si tratta della meta turistica più visitata della Repubblica Dominicana e di tutti i caraibi. 

In ogni caso che PUNTA CANA sia   una località  molto rinomata  e di  grande richiamo turistico lo testimoniano  i prestigiosi resort appartenenti a catene alberghiere internazionali  dislocati lungo la costa, ma le spiagge sono così ampie che spesso  le strutture  sono schermate dalle numerose palme e comunque sono contesti gradevoli da vedersi. Lettini dai materassini imbottiti, ben disposti e ordinati, gazebo, ombrelloni in paglia,  teli spugna con logo resort, camerieri in divisa addetti al servizio in spiaggia, sono situazioni perfette per coloro che vanno alla ricerca di benessere e distrazione. 


Noi abbiamo soggiornato nella zona denominata  BAVARO che offre una lunghissima e ampia spiaggia di sabbia bianca e finissima da sembrare farina,  inframezzata  da zone con  bellissime palme da cocco che di tanto in tanto lasciano cadere qualche pesante frutto. 



Sulla spiaggia  non ci si può annoiare: numerosi ristorantini e bar tutti dotati  di “dehors” fronte mare consentono l’uso di ombrelloni, lettini, gazebo, con il solo obbligo di consumazione. I camerieri senza essere invadenti offrono la loro disponibilità, ovviamente le ordinazioni vengono servite senza troppa fretta   poiché i  tempi dominicani sono diversi dai nostri . Inoltre può  pure verificarsi che i bicchieri terminino e la consegna tardi ad arrivare come successo a Villa Blanca, ma niente paura:  vengono servite solo bevande in bottiglia.  (La consegna del materiale prima o poi arriverà).

I cocktail sono ottimi ovunque ma è indubbio che alcuni li sanno fare  meglio di altri: soggiornando alcuni giorni ciascuno si farà la propria esperienza e conseguentemente  sceglierà in base ai propri gusti.


Anche pranzi a base di pesce , soprattutto ottime grigliate, si possono consumare ovunque  sulla spiaggia e per chi soggiorna in ville  e residence la cui offerta è considerevole,  c’è la possibilità di acquistarlo   direttamente dai pescatori che quotidianamente vengono in spiaggia a vendere il pescato. Il pesce wahoo appartenente alla famiglia Scombridae  è molto diffuso nel Mar dei Caraibi  e,  a parere mio e dei miei compagni di viaggio, è ottimo. Come ottime lo sono state le aragoste acquistate da Roberto, divenuto il nostro “fornitore di fiducia” : hanno gratificato appieno il nostro  palato come  pure i polpi caraibici seppure non tenerissimi.  Il pesce  è possibile ottenerlo ben pulito, pronto da grigliare/cucinare. Ovviamente non ci si deve formalizzare se la pulitura avvenisse in spiaggia, sopra qualche mucchietto d’alghe o in qualche altro spazio non propriamente idoneo.



 Pure frutta e  verdura si possono comprare in spiaggia a prezzi, per noi, irrisori: donne con grandi cesti in testa traboccanti frutta esotica  e giovani con  carriole colme di banane, cocco, cetrioli e pomodori,  fanno parte del “libero servizio spiaggia”



 Il contesto urbano di Bavaro- Punta Cana è un insieme multiforme di edifici che creano cartoline singolari in cui è del tutto evidente che un piano regolatore del territorio sia inesistente o, se esistente, alquanto permissivo. Credo che sia possibile costruire ovunque lo spazio lo consenta  e le edificazioni in corso, chiaramente destinate alla ricettività turistica  sono ancora numerose.

Ovviamente vi sono anche zone alquanto degradate dalla evidente povertà, per lo più a ridosso della costa: abitazioni improvvisate costituite da baracche dai tetti in lamiera  o altro,  strade sterrate,   etc. etc. Zone comunque meritevoli d’essere visitate poiché forniscono insiemi caratteristici oltre  a dare l’idea delle tradizioni locali.  Bambini liberi per strada, uomini nulla-facenti, donne sorridenti.

Potrei anche sbagliare, ma ho avuto la chiara impressione che il popolo dominicano sia un popolo allegro. 





Il trasferimento  dall’aeroporto internazionale di PUNTA CANA -   aperto nel 1983  e ampliato nel 2009 dispone di  due terminal internazionali e 1 nazionale ed   è alquanto scenografico poiché molte zone di transito sono realizzate con coperture in paglia  supportate da travi in  legno -    a BAVARO della durata di circa 30 minuti d’auto  ci ha portati nel luogo da noi prescelto: un moderno complesso residenziale dotato di parcheggio, piscina, giardino, distante dalla spiaggia qualche centinaio di metri. Lo  spazio abitativo a noi destinato,  molto ampio era disposto su tre livelli. L’ultimo, consistente in un bellissimo e grande terrazzo con piscina idromassaggio, ben attrezzato per relax con lettini e gazebo, zona pranzo con comodi divani e barbecue di cui abbiamo usufruito per le grigliate di pesce acquistato da Roberto. Purtroppo una di queste suggestive serate è stata interrotta da  un improvviso scroscio di pioggia che ci ha costretti a  terminare la cena nella sala da pranzo con  tavolo per 8 persone e sedie in legno eccessivamente pesanti, che ci hanno creato un po' di disagio  e  pure qualche problema. 





In loco, abbiamo noleggiato un’auto per gli spostamenti   e ciò ci ha consentito di visitare altre zone compresa la molto nota ROMANA -  BAYAHINDE – DOMINICUS - Spiaggia LAGUNA/ Playa Bandera Azul.  

 In quest’ultima abbiamo riscontrato una notevole  presenza di italiani: mare splendido,  ma troppo affollata. Oltre ai numerosi turisti stranieri anche molti dominicani e soprattutto diversi “bevitori” in attività  sin dalle prime ore del giorno.  Abbiamo avuto modo di osservare un uomo abbastanza giovane che usciva  dall’acqua  unicamente per riempirsi il bicchiere di rum e poi rientrava.  Credo possa essere  davvero un’esperienza singolare starsene beatamente in ammollo per ore e ore con il solo pensiero di svuotare il bicchiere pieno! Su questa spiaggia si assiepano diverse baracche in legno o lamiera adibite al commercio: offrono la tipicità del luogo e  la possibilità di noleggiare lettini e ombrelloni alquanto logorati dall’uso. Fra queste, ha attratto la mia attenzione una parvenza  di  capanna in legno con pareti ben dipinte a colori vivaci che fungeva da zona massaggi. All’interno fra i tendaggi ho intravisto dei lettini e delle donne che praticavano massaggi.  

Anche in questa zona costiera ci sono  numerose strutture turistiche tipo “villaggio” che con musica e giochi  creano una gran confusione poiché la spiaggia pur essendo ampia, lo  è meno  rispetto al BAVARO . 

Ovviamente abbiamo ritenuto positivo trascorrervi  una giornata proprio perché abbiamo avuto modo di renderci conto delle diversità esistenti. Oltrettutto per raggiungere questa zona, distante circa un’ora da Punta Cana, abbiamo dovuto percorrere  un  tratto autostradale che corre fra ampie piantagioni di canna da zucchero che a prima vista non abbiamo saputo riconoscere. L’autostrada  a pagamento è comunque “bella” con manto stradale curato. 

 Abbiamo trascorso le  serate  in una piacevole atmosfera vacanziera rallegrate da qualche bicchiere di vino, un discreto prosecco che acquistavamo in un supermercato situato nelle vicinanze, birra di produzione locale  e  qualche goccio del noto rum dominicano BRUGAL. La differenza di fuso orario probabilmente ha influito sul nostro fisico e spesso desideravamo coricarci abbastanza presto nei comodi letti a baldacchino.

 Siamo andati  a cena in un noto ristorante  della zona” JELLYFISH Beach Restaurant” : bellissima location molto scenografica con appariscenti lampadari, luci a colori alternati,  disposto su due livelli con terrazzo fronte mare. Proprio qui abbiamo assistito alla dichiarazione d’intento di matrimonio con consegna anello a una futura sposa dalle forme audaci e seno prosperoso come del resto lo sono molte dominicane,   ma per quanto concerne il cibo, nulla di eccezionale. In ogni caso dalle informazioni avute, per taluni è considerato uno dei migliori della zona.


Secondo noi invece è stato molto meglio pranzare al “SOLES GRILL Argentinian style – EL PIRATA” : servizio spartano anche se solerte,   ma grigliate di  pesce impeccabili di ottima qualità. 








La PLAYA BLANCA è un luogo incantevole: sempre sabbia finissima e mare dai colori inenarrabili.

La  si raggiunge passando attraverso il club  “ PUNTA CANA Resort & Club”: all’ingresso c’è  un ufficio dove gli addetti registrano i documenti e si  paga un ticket di 40 dollari/persona che comprende l’utilizzo di lettini, ombrelloni e consumazioni presso il bar e ristorante all’interno della struttura.Poco lontano, trovasi anche un ampio campo da golf che costeggia il mare,  oltre alla possibilità di praticare i vari sport acquatici. 

Non intendo dilungarmi oltre poiché  era mia intenzione sintetizzare e fornire alcune gocce informative  di una vacanza ben riuscita nonostante il gruppo fosse di recente formazione


E' stato gradevole e divertente osservare” il piccolo turista” di quattro anni e mezzo che s’atteggiava ad adulto: non ha per nulla intralciato i programmi  pur non  rinunciando mai alla “sua siesta” pomeridiana mettendosi comodo sotto l’ombrellone con il suo inseparabile “dudu”, oramai consunto dall’uso. Non ha perso occasione per giocare al pallone  sulla spiaggia incurante di chi giocasse, ricorrendo ai gesti ove la comunicazione verbale era impossibile e soltanto negli ultimi giorni di vacanza, durante l’attesa dinanzi a un supermercato,  ha notato che eravamo in pochi ad avere la “pelle chiara”.  Molti  altri erano “ più scuri”. Unico  incidente quasi trascurabile , ma che al verificarsi ha creato un gran trambusto: la sua manina rimasta incastrata in un giocattolo sicuramente difettoso.   Neppure il viaggio in aereo gli ha creato scompiglio: ha dormito, ha giocherellato e mai si è lamentato, a dimostrazione che spesso i problemi dei bimbi non sono altro che le  preoccupazioni degli adulti.

 Avrei un altro capitolo da scrivere a cui potrei assegnare il titolo “ Test ai Caraibi di una storia d’amore”, ma ritengo non sia di grande interesse. 

 Gennaio 2023 – Y.Pelizzari