mercoledì 29 luglio 2020

LA DONNA DEI MIEI SOGNI - NICOLAS BARREAU

LA DONNA DEI MIEI SOGNI

Nicolas Barreau

 

Alcuni giorni fa, camminando per le vie di Como e passando davanti alla libreria La Feltrinelli ho visto che era in corso la promozione 2 LIBRI a 9,90 euro. Non avevo molto tempo a disposizione, ma intenzionata a non perdere l’opportunità, sono entrata e ne ho approfittato.

Il primo libro l’ho scelto con cura mentre il secondo, ossia questo intitolato LA DONNA DEI MIEI SOGNI , l’ho scelto esclusivamente perché mi piaceva la copertina raffigurante una donna in rosso, presumibilmente abbracciata ad un uomo, sotto un ombrello pure di colore rosso.

Leggendo poi in quarta di copertina le note biografiche dell’autore ho scoperto che si tratta di uno scrittore molto noto, autore di otto romanzi tradotti in trentasei paesi.

LA DONNA  DEI MIEI SOGNI è stato il romanzo d’esordio e LA STAMPA definisce NICOLAS BARREAU maestro della commedia sentimentale.

 Ebbene io non penso che acquisterò altri romanzi di questo autore poiché non è il genere di letture che prediligo, però ammetto che l’ho letto con piacere e qualche pagina mi ha fatto sorridere.

Indubbiamente lo stile letterario è valido e considero questo romanzo assolutamente perfetto per i pomeriggi in riva al mare, sotto l’ombrellone.

 Non ritengo sia il caso di dilungarmi oltre: già il titolo è presagio della trama anche se  gli eventi si svolgono  fantasiosamente, ma occorre tenere presente che la realtà a volte supera la fantasia.

 Buona lettura!

 (Oltre tutto è un romanzo breve, solo 137 pagine e il libro è leggero e poco  ingombrante, è perfetto da mettere nella borsa da spiaggia).

 

Luglio 2020 - Yvonne


martedì 28 luglio 2020

COME UN RESPIRO - FERZAN OZPETEK

COME UN RESPIRO 


“Trovare il vero amore è una fortuna che ti capita una sola volta nella vita. E spesso, non è nemmeno una fortuna, ma una maledizione. Tu sai di cosa parlo. Una irresistibile maledizione.”

I sentimenti sono irrazionali e  misteriosi nonostante la psicoanalisi si prodiga per individuarne radici e motivazioni ed io, pur senza mai averlo incontrato, mi ritrovo innamorata di Ferzan Ozpetek.

Ovviamente si tratta di un amore non corrisposto, ma ugualmente appagante perché ogni qualvolta  il regista turco termina una sua opera, corro felicemente al cinema fiduciosa di trascorrere un paio d’ore emozionanti. Da qualche anno scrive pure libri ed io,  in qualità di lettrice instancabile, non ne perdo alcuno.

Quest’anno è stato un anno fortunato, mi ha fatto due regali.

Pochi giorni prima che iniziasse a diffondersi il covid 19 ho assistito alla proiezione della sua ultima fatica cinematografica “ LA DEA FORTUNA”,  che ho trovato davvero coinvolgente ed emozionante  sia come trama, sia come ambientazione e sia come colonna sonora ( Luna diamante- Mina /Ivano Fossati).

Invece a Giugno, dopo il lockdown  passeggiando per le vie di Como, passando dinnanzi ad una libreria sono stata catturata da un libro sulla cui copertina erano raffigurati due volti di donna che osservando bene poteva essere benissimo una sola donna  ripresa di fronte e di profilo .

Ho guardato il titolo. “ COME UN RESPIRO”  - FERZAN OZPETEK.

Senza il minimo tentennamento sono entrata e in un baleno sono uscita con il libro fra le mani dopo aver saputo dalla commessa che rientrava fra i più venduti del momento.

 Il richiamo, la curiosità  erano troppo forti per cui il libro non poteva stare in libreria in attesa d’essere letto e  due giorni dopo  la pagina numero 155 , l’ultima, era terminata.

 “Come un respiro”  è il terzo libro che il regista ha pubblicato e forse è il migliore.

Assaggio di trama

 La storia vede come  protagoniste principali  due sorelle che,  per motivi che non si comprendono fino alla fine del romanzo, si separano nonostante siano legate  da  un sentimento molto profondo.

La maggiore, Adele,  si sposa e rimane in Italia, mentre l’altra minore di due anni, quasi fuggendo se ne va via. Arrivata alla stazione di  Venezia s’informa sul primo treno in partenza e  così  sale sull’Orient Express  per poi  scendere ad Istanbul dove vive un amico che l’aiuta ad ambientarsi.

La vita a Istanbul è affascinante ed Elsa si trasforma completamente adeguandosi al nuovo ambiente senza particolari difficoltà. L’amico la introduce nei salotti  “ bene” , la fa partecipare alle feste frequentate da “quelli che contano”  e dopo indecisioni varie,   Elsa cede al serrato corteggiamento di Ender,  un ricco mercante e  lo sposa . Mal sopporta il matrimonio, lei è uno spirito libero e,  dopo pochi mesi si separa però il matrimonio fallito,  le permette di costruirsi la sua fortuna sino a divenire lei stessa un’imprenditrice di successo, gestendo un hamman.

Un’attività molto inusuale per un donna  in Turchia. 

Non vado oltre perché la trama corre fra colpi di scena vari e l’intreccio sentimentale è complesso

Elsa scrive delle lunghe per la sorella Adele in cui racconta le vicissitudini della sua nuova vita, i sentimenti che prova, etc. etc… Lettere che Adele non leggerà mai.

C’è  un segreto  che ovviamente non svelo per rispetto dei lettori/lettrici future.

 Io mi sono molto appassionata alla storia in sé stessa,  ma avendo visitato Istanbul qualche anno fa, attraverso le pagine di Ozpetek,  mi sono ritrovata a rivivere le serate sul Bosforo, le cene in ristoranti incredibili,  lo shopping al Gran Bazar, ho persino udito la voce dei muezzin che richiamano i fedeli alla preghiera….E’ stato bellissimo.

Non trascurabili i cenni alle tradizioni.

Dal mio punto di vista è un gran bel romanzo e sono grata all’autore per averlo scritto e avermi regalato intensi momenti di lettura.

 Lo stile letterario rispecchia totalmente la personalità che l’autore in pubblico lascia trasparire: delicato, sobrio, libero da qualsiasi forma di pregiudizio e infatti nel romanzo non trascura la tematica omosessualità. Protagonisti, seppure senza particolare rilevanza, due giovani uomini regolarmente coniugati che improvvisamente scoprono di provare una forte attrazione.

Qualche stralcio

 A volte, il destino si diverte a tenerci sulle spine, come un amante distratto. Ma l’attesa può essere perfino più dolce dell’incontro: basta imparare a nutrire le proprie speranze.

L’amore può anche essere un nobile sentimento, ma se vuoi conoscere la passione, devi sporcarti. Immergerti nel fango, assaporare il gusto del peccato, osare il proibito. E anche tradire.

Ci sono amori per i quali non basta una vita intera e altri che bruciano in una notte. Non sto dicendo che i primi siano migliori dei secondi: è solo una questione di scadenza. Se non vuoi soffrire, devi conoscere i tempi.

Creare può fare molto male, ti scortica l’anima. Ma la bellezza di una poesia che celebra i sentimenti o di un dipinto che ritrae l’estasi di un desiderio, ripaga di ogni sofferenza: nulla è paragonabile a un’opera d’arte e alla gioia che ti dà quando la ricevi in dono.

 Luglio 2020- Yvonne


giovedì 9 luglio 2020

LUCENA - I Borghi di SAN SIRO - Lago di Como

LUCENA - “Cuore di pietra” -  I borghi di San Siro
Dopo Soriano e Gallio oggi ho raggiunto LUCENA, la località che qualche anno fa, mentre stavo scrivendo Il mio Paese dentro un romanzo, avevo definito “ il borgo dal cuore di pietra” perché ero rimasta particolarmente affascinata dal centro del borgo con la sua bella piazzetta contornata da alte case in pietra a vista, ben conservate.
Oggi ho avuto un’impressione ben diversa rispetto al passato, ma forse si tratta di un’impressione ingannevole considerando che stiamo lasciando alle spalle un lungo periodo di limitazioni in cui gli spostamenti erano consentiti solo per motivi di conclamata necessità e, conseguentemente in molti casi, la manutenzione di case e strade è stata sospesa.
Il territorio di Lucena è assai ampio e lascia supporre che un tempo, proprio come Gallio, fosse molto popoloso. La conformazione è quella tipica dei borghi montani ossia le case si ergono su un declivio, nel caso specifico, dominate da una chiesetta solitaria disturbata soltanto dal fragore delle acque saltellanti del torrente che le scorre accanto.
La posizione encomiabile consente di godere di un’ampia vista del lago oltre che a permettere a LUCENA di essere lungamente baciato dal sole che s’alza proprio di fronte .
Non ho idee circa l’etimologia del nome: non escluderei qualche riferimento alla luce, ma in questo contesto è irrilevante perché a Lucena ci sono andata unicamente per scoprire i mutamenti conseguenti allo scorrere del tempo.
Le case originarie, quelle con larghe mura di pietra sono quasi tutte ben conservate.
Nel cuore del borgo fortunatamente non ci sono costruzioni recenti : la mancanza di spazio edificabile ha favorito la conservazione delle origini.
Sottostante la piazzetta l’immancabile lavatoio, coperto, in modo tale da essere utilizzato anche nei giorni di pioggia, è ben conservato ancora con l’acqua dentro la vasca.
Per le vie del borgo, da percorrere unicamente a piedi, o tutt’al più in groppa ad un asino o ad un mulo come avveniva molti anni fa quando gli animali da soma erano gli unici mezzi di trasporto, si possono apprezzare le tipiche fontanelle dove con i secchi , si andava a prendere l’acqua per uso domestico, nei tempi in cui le case erano prive d’impianto idraulico.
La festa patronale di Lucena, negli anni sessanta-settanta si celebrava l’8 dicembre nel giorno dell’Immacolata Concezione ed era davvero una “grande festa” che richiamava gli abitanti di tutte le altre frazioni di San Siro e non solo. Terminato il rito della santa messa, dinnanzi alla piccola chiesa avveniva l’incanto dei canestri ( torte, salami, formaggi ) oltre alla pratica di diversi giochi popolari come il tiro alla fune o l’albero della cuccagna.
Il finale della festa per diversi anni era sempre lo stesso : qualche abitante del luogo metteva a disposizione una stanza che per l’occasione veniva adibita a balera. Non occorreva molto: un giradischi e molti dischi a 45 giri in vinile. Posti a sedere non erano indispensabili: bastava qualche panchina in legno addossata alle pareti. I giovani vi si affollavano e il divertimento era assicurato.
Oggi ho trovato Lucena un borgo morente, la bella piazzetta con erba troppo alta mi ha trasmesso un senso di desolazione e le numerose porte e persiane chiuse mi hanno indotta a pensare che siano tutte case vacanza e quindi abitate per brevi periodi.
Case che sicuramente conservano le storie e le emozioni degli avi che le hanno vissute e in molti casi anche costruite, ma dalle quali oggi trapela soltanto un mesto silenzio.
Ma questa non è una peculiarità di Lucena, poichè man mano che si sale verso la montagna i borghi divengono sempre meno popolati e sempre più silenziosi: pare che il richiamo delle acque sia irresistibile ed è verosimile che in molti si siano trasferiti nelle frazioni più basse, quelle che fiancheggiano il lago, attraversate dall’antica strada Regina.
Effettivamente ai giorni nostri la vita quotidiana in questi borghi può rivelarsi faticosa per l’assenza della strada carrozzabile, ma ritengo che queste antiche case in materiali naturali rilasciano a chi le vive una maggiore quantità di energia positiva rispetto alle case moderne la cui storia deve essere ancora creata.
LUCENA è bello? Direi proprio di si, la mulattiera sottostante la chiesetta con abbondante bordatura floreale delimitata da un muro simile a un giardino verticale regala agli occhi uno spettacolo delizioso. Le case grigie , dall’altezza diseguale, addossate l’una l’altra che osservate dall’alto esibiscono prevalentemente i tetti, sono colpi d’occhi molto singolari.
Il torrente a piccole cascate sovrastato dal ponte è un angolo molto caratteristico.

Non da ultimo, camminando senza meta ho intrapreso un viottolo fra le case, oltre il torrente, che mi condotta fuori dal borgo nella direzione dei boschi ed ho visto un bel appezzamento di terreno coltivato ad ulivi, segno evidente che il sole bacia Lucena lungamente e il clima è idoneo alla maturazione delle olive.
Io amo percorrere strade, stradine e sentieri ombrosi delle frazioni di SAN SIRO che non obbligatoriamente evocano la mia infanzia, poiché a quell’età non avevo molte occasioni di allontanarmi da Marena e quando accadeva, gli occhi di bimba non catturavano certi dettagli. Inoltre in età adolescenziale già amavo i libri e sognavo segretamente di andare altrove per cui il contesto in cui vivevo non mi pareva particolarmente attraente.
Oggi, che ho la fortuna di vivere realtà diverse, raggiungo e m’addentro con piacere in questi borghi , che definisco i gioielli di San siro, e mi soffermo, osservo , spesso scopro qualche angolo pregevole di cui ignoravo l’esistenza e infine mi diletto a cogliere sensazioni e scrivere impressioni.


17 Maggio 2020- Yvonne - ( Riproduzione vietata in mancanza di autorizzazione)

KEYLA LA ROSSA – I.B.SINGER


KEYLA LA ROSSA – I.B.SINGER

 Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso. Marcel Proust


Non conoscevo Isaac Bashevis Singer  ( 1904 – 1991) nonostante fosse stato Premio Nobel per la letteratura nel 1978, poi recentemente lessi IL CIARLATANO, dopodiché  andai nuovamente in libreria ed acquistai KEYLA LA ROSSA che ho appena terminato.

Un romanzo appassionante e avvincente: una pagina tira l’altra e non si riesce a smettere.

La storia è molto singolare e proprio per questo non mi addentro nella trama per nulla togliere agli eventuali lettori.

La protagonista indiscussa è proprio lei, Keyla La Rossa di professione prostituta .
Una donna dotata di  una bellezza appariscente,  forte carattere e grande coraggio: sempre pronta a ricominciare nonostante le avversità non la risparmiano.
Intorno a lei girano molti personaggi di diversa estrazione sociale.
Fra tutti spicca colui che è divenuto suo marito e dal quale lei fuggirà per amore del figlio di un rabbino, tale Bunem.
Il marito, un uomo di malaffare che di lei s’innamora perdutamente e un amico di lui, un certo Max il cui obbiettivo e quello di fare soldi a qualsiasi costo.
Max , un uomo ignobile, fisicamente brutto ma  inspiegabilmente considerato  molto attraente
dalle donne, andava in giro armato di una rivoltella d’oro e si portava appresso tre passaporti- uno nella valigia e uno per ogni taschino del panciotto. Aveva sempre con sé un’intera borsa di medicine e possedeva un’intera collezione di sonniferi.
In sintesi, definirei tutti i personaggi “eccessivi” e Keyla meravigliosa.
Ambientato inizialmente a Varsavia e poi a New York.
New York aveva quartieri neri, ebrei, tedeschi, italiani. Dell’Irlanda a Varsavia Bunem non aveva mai sentito parlare, ma qui erano tutti irlandesi: poliziotti, vigili del fuoco, governatori della città. Ogni quartiere aveva i suoi politici che facevano favori a chi li votava. Gangster, uomini del racket e mafiosi avevano il controllo di intere organizzazioni”.

Un romanzo che non esito a consigliarne la lettura sia per lo stile letterario, sia per gli argomenti trattati e non da ultimo per i richiami ai testi di Bakunin.

 Qui di seguito riprendo quanto scritto da Giorgio Montefoschi in quarta di copertina.

Romanzo appassionante, costruito sull’orlo di uno dei tanti abissi che si sono aperti nella storia dell’uomo, affollato di personaggi di ogni classe sociale che pensano soltanto alla propria sopravvivenza e al denaro, ma anche di altri che non hanno dimenticato Dio, e di altri che lo hanno dimenticato e vorrebbero ritrovarlo, e di altri ancora convinti che l’Onnipotenza divina sia l’onnipotenza di un folle che ha creato un mondo folle nel quale ci si scontra e si perde la strada come in un formicaio distrutto……”

Stralcio

Il fatto che una bugia abbia lunga vita non è una prova della sua verità.

Giugno 2020 - Yvonne