lunedì 27 agosto 2018

RISERVA NATURALE del PIAN DI SPAGNA e LAGO DI MEZZOLA


RISERVA NATURALE del PIAN DI SPAGNA e LAGO DI MEZZOLA

La zona è un'area umida molto frequentata dalla fauna migratoria comprendente porzioni di territorio dei comuni di Sorico e Gera Lario nella provincia di Como, VerceiaNovate Mezzola e Dubino nella provincia di Sondrio.
La sede ufficiale della Riserva si trova in Via La Torre a Sorico”.




Nel 1971 l’area di cui trattasi era stata segnalata dalla convenzione delle zone umide di interesse internazionale firmata a RAMSAR, in IRAN  e nel 1985 è stata istituita la riserva naturale che ricopre un’area di 1586,42 ettari.
Le aree umide sono importantissime per la sopravvivenza di diverse specie di animali e vegetali, in particolare per la vita di molti uccelli che in fase di migrazione necessitano di zone umide per sostare.
Purtroppo nel corso degli anni le zone umide sono andate progressivamente scomparendo  in tutto il continente Europeo  ed attualmente le Bolle di Magadino, le Torbiere del Lago d’Iseo, i laghi della Brianza ed il Pian di Spagna sono rilevanti e  importanti e vanno preservate.



Lo spettacolo paesaggistico offerto dalla Riserva del Lago di Mezzola è molto suggestivo: una grande area pianeggiante racchiusa da un anello di montagne imponenti che si specchiano nelle acque del laghetto di Mezzola alimentato dal fiume Mera che successivamente s'immette nel lago di Como.


Nella riserva fra i diversi animali, ci sono branchi di cervi  che non raramente si possono vedere a decine mentre si avvicinano alle acque del lago per abbeverarsi.
Anche la flora offre macchie di colori sorprendenti.
I terreni sono ben tenuti con grandi appezzamenti dai quali si ricava il fieno per gli animali.

Gli itinerari percorribili a piedi sono diversi e io trovo sempre  piacevole il movimento nel bel mezzo della natura, lontano da rumori molesti che non permettono ai pensieri di seguire il proprio corso.
Il lago di Mezzola a Verceia

Il porticciolo di Verceia 


Agosto 2018 - Yvonne

giovedì 23 agosto 2018

PIGRA e i pigresi



PIGRA è un gruzzolo di case  ( circa 300 abitanti ) abbarbicato alla costa di una montagna – Monte Costone detto Camoggia -  allo sbocco della Valle d’Intelvi.


E’ raggiungibile tramite la funivia in partenza da Argegno oppure in auto,  percorrendo una strada  in salita ( sempre in partenza da Argegno),  con abbondanti tornanti.
L’ultimo tratto è alquanto difficoltoso poiché la carreggiata è stretta e in alcuni punti due auto in doppio senso non hanno spazio a sufficienza.


PIGRA è un paesino di montagna caratterizzato da stradine mulattiere e scalinate.


Nel centro  - in Piazza FONTANA - vi è  appunto una grande fontana la cui scritta riporta che le acque limpide provengono dalle sorgenti della montagna  e c’è pure la statua di SAN ROCCO, il santo venerato dagli abitanti del luogo detti pigresi e soprannominati  “gatti di Pigra”.

Camminando per le vie del borgo, seguendo un percorso indicato come “ Pigra da scoprire”, ho notato che su diverse facciate erano esposte fotografie di gatti: incuriosita ho chiesto spiegazioni ad un abitante del luogo  il quale mi  ha  risposto che poiché i gatti sono l’emblema di Pigra, l’anno scorso è stata allestita una mostra fotografica di “micetti” e alcune foto non sono più state rimosse.

Pigra, come molti altri paesini,  vanta  la presenza di una grande lavatoio che si differenzia da altri per le notevoli dimensioni oltre ad essere molto ben conservato.
Lavatoio pubblico

Nell’insieme il borgo di PIGRA è interessante pur senza essere eccezionale, è una valida meta per fare delle belle camminate , ma ritengo che il punto di forza sia un belvedere insolito raggiungibile percorrendo un sentiero ben segnalato fra i boschi.



Da li si può contemplare il lago di Como dall’alto, in particolare la penisola Comacina  con l’omonima isoletta: scorci panoramici sorprendenti poichè la vista  può spaziare dal primo bacino al gruppo delle Grigne fino ai monti dell'alto lago.

Infine PIGRA non è adatto a coloro che sono pigri poiché il borgo è da scoprire camminando ed inoltre trattandosi di un borgo montano ( altitudine 881 slm) le stradine non sono pianeggianti.
Equipaggiarsi quindi di scarpe idonee.


Agosto 2018 - Yvonne    

mercoledì 22 agosto 2018

DIVORARE IL CIELO – Paolo Giordano




“ Stiamo leggendo  Max Stirner. Ogni pagina mi spalanca di più gli occhi. Abbiamo vissuto nelle tenebre, fratello mio”



Estate: tempo di vacanze e relax.
Irrilevante il luogo che ciascuno di noi sceglie per assaporare quel tempo.
Mare, montagna,  lago o collina è indifferente, ma è innegabile che ovunque si vada, si possa trovare del tempo da dedicare alla lettura. Chi nasce con la passione per i libri “dentro”,  non ne può fare a meno in ogni stagione  mentre  chi non ce l’ha,  ritengo  possa trovare nell’estate il momento migliore per alimentarla.
E avvicinarsi alla lettura o meglio scoprire il piacere nella lettura non è un fatto da considerare irrisorio.
Leggere libri non significa soltanto sognare poiché confrontarsi con loro aiuta ad affinare il proprio pensiero, a trovare risposte che spesso non si trovano altrove, oltre ad arricchire il proprio linguaggio. Le parole sono importanti e la lingua italiana dispone di un dizionario molto ricco: conoscere e sapere utilizzare al meglio le parole  aiuta a  comprendere e  farsi comprendere evitando equivoci . 
Non mi dilungo sugli altri innumerevoli vantaggi derivanti dal “leggere” e per un approccio alla lettura propongo l’ultimo romanzo di Paolo Giordano, l’autore di LA SOLITUDINE dei NUMERI PRIMI  vincitore del Premio Strega e Premio Campiello 2008.

Si tratta di un romanzo molto avvincente, dal titolo DIVORARE IL CIELO  ambientato prevalentemente in Puglia  e io  “l’ho divorato” in un paio di giorni.

Protagonista principale  è Teresa  che  ogni anno torna a Speziale dalla nonna, una vorace lettrice di romanzi gialli, in compagnia del padre mentre la madre rimane a Torino.
Nella casa della nonna  una sera dei ragazzini  che vivono nella masseria poco distante,  in una specie di comunità, entrano abusivamente e si tuffano nella piscina. Scoperti dal padre di Teresa vengono allontanati e questo episodio è l'occasione che porterà la ragazza  ad avvicinarsi a loro fino ad entrare a far parte del gruppo o meglio di quella strana comunità .
Tre  ragazzi , tre fratelli ma non di sangue, ciascuno con una storia famigliare particolare,  adolescenti accomunati da  "una mancanza, una presenza ".

“ Loro sono diversi. Sono cresciuti con le radici troppo corte. Prima o poi una folata di vento li strappa e se li porta via”

Fra loro c’è Bern,  un ragazzino dalla personalità complessa e amante dei libri, diverso dagli altri due  e,  quell’angolo di campagna, per Teresa diviene il luogo più bello del mondo.
Le sue sono frequentazioni estive poiché  terminate le vacanze, lei ritorna a Torino dove frequenta la scuola e trascorre l’inverno pensando al ritorno a Speziale.
La trama si svolge nell’arco di una ventina d’anni.
Quattro storie di vita che si intrecciano, si allontanano, si ritrovano e accadimenti del tutto imprevedibili  coinvolgono prepotentemente il lettore.

Diverse le tematiche affrontate che  non mi dilungo a dettagliare (ecologia, amore, religione), mi limiterò ad inserire qualche stralcio.

Dal mio modesto punto di vista  “DIVORARE IL CIELO”  è da considerarsi un gran bel romanzo, ben scritto e di facile lettura : la storia d’amore fra Bern e Teresa non è affatto banale anche se il finale forse è  fin troppo straordinario, quasi “eccessivo”.


STRALCI

-          E’ da stupidi pensare che le differenze tra due persone scompaiono soltanto perché uno lo desidera.

-          C’è sempre molto da conoscere della vita di qualcun altro. Non si finisce mai. E a volte sarebbe meglio non iniziare affatto.

-          Chi accresce il sapere aumenta il dolore

-          Non ero io a non riuscire a pregare. Adesso l’ho capito. Non ero io a sbagliarmi. Dio è un’invenzione banale. Soltanto chi vive ha ragione


  • “Max Stirner, pseudonimo di Johann Caspar Schmidt, è stato un filosofo tedesco fautore di posizioni radicalmente anti-stataliste improntate sull'individualismo, l'egoismo etico e su di una primordiale concettualizzazione di anarchia


Agosto 2018- Yvonne

domenica 19 agosto 2018

La Val di MELLO – Il gioiello delle Retiche







Forse  perché sono nata in un borgo sul lago, il richiamo delle acque è  da sempre in me molto sentito, ma poichè il lago è racchiuso dalle montagne, pure esse mi affascinano assai.
Inoltre da alcuni anni  mi piace fare delle belle camminate in luoghi dove la voce della natura
possa farsi sentire nitidamente e così alcuni giorni fa sono andata in Val di MELLO, considerata il fiore all’occhiello della Val Masino, che dal 2009 è divenuta  una Riserva Naturale.
Ho trovato uno scenario assolutamente disatteso nonostante avessi letto che la Val di Mello offrisse uno spettacolo naturale  mozzafiato con torrenti esuberanti, cascate spumeggianti, laghetti ove fare il bagno. Verde abbondante in contrasto con il grigio delle granitiche rocce.


Da SAN SIRO  dista circa 60 chilometri andando verso la Valtellina: Morbegno, Ardenno, Val Masino. In località SAN MARTINO obbligatoriamente si deve lasciare l’auto e poi scegliere il sentiero che si desidera intraprendere.
Nel mio caso ho scelto il sentiero che portava al Rifugio RASICA, tempo di percorrenza un’ora.
Da San Martino ci sono delle navette che portano all’inizio dei diversi itinerari.





Il sentiero per il RASICA ( prosegue anche oltre),  non presenta particolari difficoltà e  ho riscontrato che il tempo indicato sulle guide corrisponde al vero.
Un’ora di camminata di buon passo senza fermarsi se non per scattare qualche fotografia poiché il contesto è davvero spettacolare : il sentiero corre a fianco di un torrente il quale da origini ad ampi laghetti dove potersi immergere.
A dire il vero le acque assolutamente limpide non erano molto calde ma i bagnanti non mancavano.
Lungo il percorso vi sono diversi Rifugi ove potersi rifocillare


Nel ritorno io mi sono fermata a cenare presso il Rifugio Mello, piatti tradizionali della zona come pizzoccheri, polenta taragna, bresaola…..Nulla di eccezionale, ma l’obbiettivo mio era godersi la montagna e non esclusivamente la buona tavola.

Non ho molto altro da aggiungere tranne il fatto che la presenza turistica era notevole.

Mi sono riempita gli occhi di scenografie stupende, le alte cime tutto intorno così possenti sono state fonte di meraviglia inusitata,  la limpidezza delle acque indicibile, i boschi lussureggianti semplicemente affascinanti. Un paesaggio che ricorda certe immagini canadesi.




Nessuna fotografia da me scattata è in grado di raccontare ciò che si prova vivendo la situazione.
Nel ritorno, verso le ore venti, ( poiché dopo le diciotto la navetta non c’era più), ho raggiunto il parcheggio a piedi e quindi sono transitata dal centro del borgo di San Martino e ho avuto l’impressione che la montagna in estate sia molto apprezzata poiché i  bar  e i ristoranti presenti erano molti affollati.

Non vi è dubbio che tornerò in Val di Mello per percorrere qualche altro sentiero, probabilmente quello che conduce ai bagni.

Agosto 2018 - Yvonne


sabato 18 agosto 2018

BELLANO e l’ORRIDO


BELLANO e l’ORRIDO





Sta proprio di fronte alle finestre della casa di pietra, dinnanzi al  terrazzo, al giardino, persino dinnanzi al tavolo dove si pranza e si cena. La sera, quando le luci si accendono e si riflettono nelle acque del lago lo scenario diviene ineffabile.
Il mattino quando mi alzo e apro la finestra della camera da letto, me lo trovo davanti:  una nuvola di case bucata da un campanile svettante .
Mio papà  negli ultimi anni di vita diceva che era stanco di osservarlo, sempre lo stesso scorcio mutevole nei colori  soltanto in funzione delle stagioni.
A mia mamma era molto caro poiché da ragazza era andata a servizio dai proprietari del Cavallo Bianco che oltre all’attività commerciale avevano una nidiata di figli  dei quali lei si doveva occupare. Ricordo confusamente le sue narrazioni relative a quel periodo risalente ai primi decenni del novecento, ma ricordo bene che per lei aveva rappresentato un periodo felice.
Si era affezionata a quei bambini, soprattutto a Luigi, il maggiore, ma pure alla signora della quale mi raccontava  che a causa della taccagneria del marito, ricorreva all’espediente di  comprarsi i vestiti  identici:  sempre due abiti dello stesso modello e lo stesso colore in modo tale che li poteva alternare senza che lui se ne accorgesse.

( Bellano in provincia di Lecco, sta di fronte a San Siro provincia di Como)

Tornando  invece  a me, mi sono sempre limitata ad osservare da lontano  la nuvola bucata dal campanile svettante adagiata sul tratto di lago senza mai provare un desiderio intenso  di approfondirne la conoscenza.
Almeno fino a ieri, giorno in cui ho deciso di andare a visitare l’Orrido, il noto Orrido che le guide turistiche fanno rientrare fra le sei perle del lago.



E per raggiungere l‘Orrido, “ una gola naturale formatasi in 15 milioni di anni ( dal tempo del disgelo del ghiaccio dell’Adda) dalle acque del torrente Pioverna, che per erosione , ha scavato una gola profonda nel tratto tra Taceno in Valsassina e Bellano”,  inevitabilmente si entra nel paese.

L’ingresso dell’Orrido si trova sulla destra del tratto di scalinata restrostante la magnifica chiesa dal campanile svettante, monumento nazionale, dedicata ai santi Nazaro e Celso. 
Proprio quella che da tanti anni vedo dalla casa di pietra: la chiesa parrocchiale di Bellano, edificata dai maestri comacini nel XIV secolo che si affaccia sulla bellissima piazzetta di San Giorgio dalla quale partono diverse stradine che conducono all’interno del paese.


La visita dell’Orrido osservando ogni dettaglio, richiede una quarantina di minuti e la sua particolarità consiste  nella possibilità di percorrere un tratto della gola tramite passerelle infisse nella roccia. La montagna spaccata, l’intenso fragore delle acque, le cascate, la vegetazione lussureggiante creano un contesto davvero eccezionale.


Dopo l’Orrido una passeggiata per il paese che si affaccia sulle acque del lago di Lecco.
Viuzze strette che conducono al lungolago  sui cui lati se ne stanno assiepate case antiche dai bei cortili, alcune delle quali con grandi portoni in legno provviste di grossi chiavistelli e ovviamente
varie attività commerciali.
Viuzze che evocano i caruggi di Genova.
Bellano nel 1790  ha dato i natali al poeta e romanziere Tomaso Grossi e casualmente sono giunta davanti alla casa che lo ho visto nascere sulla cui facciata è stata affissa una lapide alla memoria dell’illustre personaggio.


Bellano, circa 3500 abitanti,  un bel porticciolo, un  lungolago apprezzabile e una festa antica che ancora si celebra.
Pesa vegia -  La festa della Pesa vegia (in italiano pesa vecchia) rievoca un fatto storico avvenuto a Bellano il 5 gennaio 1862.
In seguito all'Unità d’Italia il prefetto di Como intimò ai sindaci della provincia (a cui Bellano apparteneva) di imporre il sistema metrico decimale a partire dal 1º gennaio 1862.
I cittadini bellanesi cercarono di ottenere una proroga e inviarono quattro delegati in barca a Como per trattare.
La sera del 5 gennaio 1862 i cittadini di Bellano si assembrarono sul lungolago alla foce del  Pioverna dell'imbarcazione con i delegati e con la risposta del prefetto. Senza nemmeno attendere che l'imbarcazione fosse attraccata qualcuno gridò "Pesa vegia o pesa nova?" e i delegati risposero "Pesa vegia" e da lì l'esultanza dei bellanesi.
Con il passare degli anni la tradizione fu mutata e anziché la rievocazione originale dell'evento ora l'imbarcazione porta dei soldati spagnoli con tanto di alabarde che marciano fino alla piazza, una volta giunti lì viene letto in modo buffonesco un presunto decreto del 1666 con tanto di firma del conte di Fuentes. -   (da Wikipedia)”

La mia emozione: Giunta sul Lungolago sorprendentemente mi sono trovata dinnanzi ad un bel ristorante  sulla cui insegna stava scritto  " CAVALLO BIANCO". Il mio pensiero ovviamente è volato da mia mamma, forse ai suoi tempi era soltanto una pasticceria, ma ciò è irrilevante. 

Agosto 2018- Yvonne

giovedì 16 agosto 2018

IL FORTE DI FUENTES


IL FORTE DI FUENTES 
Via Forte di Fuentes 24 – COLICO ( Lecco)



Ovunque si vada è interessante vivere il luogo e io che amo camminare, in questi giorni  trovandomi sul lago di Como mi sono imposta di cambiare itinerari.
Ieri sono andata in Altolago poiché avevo letto che in quella zona c’ erano dei forti : il forte Montecchio Nord e il forte Fuentes.
Ho raggiunto il Forte Fuentes in auto fino a Colico e seguendo le indicazioni.
Parcheggiata l’auto in una piazzuola fra gli alberi, ho intrapreso il sentiero  sterrato, leggermente in salita, che inizialmente è fiancheggiato da una parete rocciosa tutt’altro che levigata e poi    serpeggia fra alberi  dai tronchi possenti.

 Dopo una mezz’ora di camminata, sempre seguendo le indicazioni,  sono giunta al sito del Forte ed è stato sorprendente: non immaginavo trovare  nulla di simile, infatti ho poi scoperto che si trattava di una fra le sei perle del Lago.
Dovendo acquistare il biglietto d’ingresso ho richiesto qualche informazione all’addetto e sono venuta a conoscenza che la valorizzazione del luogo è merito di un cittadino di Dervio che oltre ad aver finanziato il progetto se ne è occupato personalmente e da otto anni il sito è aperto al pubblico.
Nel 2017 ha avuto ben 7000 visite, prevalentemente da parte di cittadini stranieri.
Ingresso
Il Forte risale al 1603 ed è stato realizzato per volere di Pedro Enriquez de Acevedo, conte di Fuentes e governatore dello stato di Milano.
“ Il Forte fu crocevia di innumerevoli passaggi di truppe: spagnole, innanzitutto, ma anche francesi e imperiali. Fu costruito come baluardo di confine tra lo stato di Milano e il Nord Europa”
Attualmente sono ben identificabili  il palazzo del governatore  ( anche se la storia dice che il governato vi ha soggiornato raramente) ,l’adiacente chiesa, l’ingresso della cittadella e i resti delle mura di cinta.
Per coloro che volessero maggiori informazioni  esiste il sito www.fortedifuentes.it


Non trascurabili i panorami che si godono: la cittadina di Colico vista dall’ alto, un tratto del corso del fiume ADDA che si immette nel lago, la riserva naturale Pian di Spagna,  i primi paesi della bassa Valtellina e tutto intorno il solito bracciale di montagne.
Il Monte Legnone lo si può contemplare in tutta la sua voluminosità come pure le montagne valtellinesi.
il fiume Adda che si immette nel Lago di Como





In questo stesso luogo vi sono anche delle postazioni di cannoni costruiti in calcestruzzo durante la prima guerra mondiale che dovevano servire come difesa in previsione di un eventuale attacco, ma non sono mai stati utilizzati.
Il luogo è visitabile seguendo dei percorsi tracciati. Inoltre delle casse acustiche ben posizionate diffondono buona  musica durante l’intera visita rendendo l’atmosfera assai suggestiva.
Il Forte di FUENTES è un luogo meritevole di attenzione e mi sono promessa che nei prossimi giorni andrà a visitare anche il Forte di Montecchio Nord , sempre parte dello stesso sito.

14 agosto 2017- Yvonne