giovedì 9 aprile 2020

IL FU MATTIA PASCAL - LUIGI PIRANDELLO


IL FU MATTIA MASCALLuigi Pirandello

(Classici Moderni- Oscar Mondadori)




In   questo tempo “fuori programma” di attesa indefinita, di distanziamento sociale dove occorre organizzare le giornate in spazi limitati perché non è consentito l’allontanamento dalla propria abitazione oltre i duecento metri, sento più che mai il desiderio di vivere quella vita che non è più permessa, per cui per ovviare a tale mancanza , ho deciso di dedicarmi alla lettura di quei libri che da tempo attendevano di essere letti.
E così tre giorni fa è stato il turno di IL FU MATTIA PASCAL.
Una lettura che mi ha letteralmente rapita e che mi ha fatto ulteriormente convincere che alcuni classici ripresi in età adulta hanno un sapore ben diverso da quello assaporato ai tempi della scuola.
IL FU MATTIA PASCAL credo di averlo pure visto in una versione teatrale, eppure non ne conservavo un ricordo particolarmente nitido.



L’autore

Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 nei dintorni di Girgenti ( oggi Agrigento), nella villa detta “ Il Caos”, dall’ex-garibaldino Stefano Pirandello e da Caterina Ricci Gramitto.
Nel 1880 la famiglia si trasferisce a Palermo dove termina gli studi classici e si iscrive alla Facoltà di ma per poi trasferirsi a Roma per frequentare l’università Romana.
Non mi dilungo sulla vita di Pirandello poiché ritengo sia nota anche perché nel 1934 gli venne assegnato il Premio Nobel per la Letteratura.
Morì a Roma il 10 Novembre 1936.

Trama in sintesi

Mattia Pascal,  per una beffa del destino si ritrova ad essere morto suicida.
La vita che stava vivendo non era per lui affatto soddisfacente: dopo aver assistito alle rovine e al decadimento della sua famiglia originaria, si sposa con Romilda e si ritrova in casa oltre alla moglie anche una suocera alquanto scomoda, per cui nel momento in cui apprende di essere morto suicida, non se ne fa un cruccio bensì decide di giovarsi della circostanza per iniziare una vita nuova.
Si sceglie un  nome e un cognome diverso dal suo e,  poichè  grazie ad una vincita consistente al casinò di  Montecarlo disponeva di una notevole somma di denaro, intraprende diversi viaggi  in Italia e in Europa assaporando la  libertà,  non curandosi per un certo tempo della solitudine.

E innanzi tutto, “ dicevo a me stesso, “ avrò cura di questa mia libertà, ne le farò mai portare alcuna veste gravosa. Chiuderò gli occhi e passerò oltre appena lo spettacolo della vita in qualche punto mi si presenterà sgradevole…..”

Dopo qualche anno di vagabondare sente però il desiderio di stabilità e quindi dopo opportune valutazioni ritiene che la città a lui più confacente fosse  Roma.
Qui affitta una stanza dentro un appartamento di proprietà di personaggi singolari e dove alloggia pure una signorina che vive impartendo lezioni di piano e frequentemente si abbandona ai piaceri dell'alcool.
A Roma la vita non scorre senza intoppi e proprio le complicanze gli fanno comprendere che
 “fuori della legge e fuori di quelle particolarità, liete o triste che siano, per cui noi siamo noi, non è possibile vivere”.

Impressioni personali

Personalmente ho molto apprezzato questo romanzo e lo stile letterario impeccabile di Pirandello.
La tematica principale affrontata è il desiderio che almeno una volta ha trovato terreno fertile dentro ciascuno di noi: “ cambiare vita, cambiare identità”.
E Pirandello al suo Mattia Pascal offre proprio questa possibilità, ma....

Ora, nell’ozio, cominciavo a prender l’abitudine di riflettere su tante cose che non avrei mai creduto potessero anche per poco interessarmi. Veramente, ci cascavo senza volerlo, e spesso mi avveniva di scrollar le spalle seccato. Ma di qualcosa bisogna pure che mi occupassi, quando mi sentivo stanco di girare, di vedere…”

La lettura è indubbiamente avvincente: non mancano pagine brillanti in cui si sorride e non mancano neppure numerosi spunti che inducono a ben comprendere il quotidiano vivere.
L’arguzia e l’intelligenza di Pirandello sono indiscutibili.
IL FU MATTIA PASCAL io lo considero imperdibile per gli estimatori di Pirandello.

Stralci

avrei considerato ad esempio, secondo la naturale disposizione del mio spirito, che se un rosignolo da via le penne della coda, può dire: mi resta il dono del canto; ma se le fate dar via a un pavone, le penne della coda, che gli resta?

La prima volta che mi avvenne di trovarmi con un libro tra le mani, tolto così per caso, senza saperlo, da uno degli scaffali, provai un brivido d’orrore. Mi sarei io dunque ridotto come il Romitelli, a sentir l’obbligo di leggere, io bibliotecario, per tutti quelli che venivano alla biblioteca? E scaraventai il libro a terra. Ma poi lo ripresi; e  -sissignori – mi misi a leggere anch’io…… Lessi così di tutto, disordinatamente; ma libri, in ispecie, di filosofia. Pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole.


Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch’esso evoca e aggruppa, per così dire, attorno a sé. Certo un oggetto può piacere anche a se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell’oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi inneggiandolo d’immagine care.


Aprile 2020- Yvonne

venerdì 3 aprile 2020

GOODBYE, COLUMBUS - PHILIP ROTH


GOODBYE, COLUMBUS  - PHILIP ROTH




Facendo seguito alla recensione precedente relativamente a Stoner, questo “ GOODBYE, COLUMBUS” appartiene ai quei libri che non mi pento di aver letto ma  non ne sono rimasta particolarmente coinvolta. Anzi ha stazionato sul comodino per un tempo troppo lungo e l’ho terminato unicamente perché non amo lasciare i libri in sospeso.

Addirittura ne ho  terminato la lettura soltanto a metà marzo e  già non ricordo la trama dettagliatamente anche perchè si tratta di  un romanzo breve e cinque racconti.
Il romanzo breve in sintesi  narra la relazione fra Neil e Brenda, due giovani appartenente a classi sociali ben distanti.
Lui vive in un quartiere povero di Newark mentre lei nell’elegante Short Hills.
Il punto focale del racconto è incentrato appunto sulla differenza sociale.

Lo stile letterario è indubbiamente di grande pregio: Philip Roth   deceduto nel 2018 è stato uno fra i più grandi scrittori statunitensi e nel 1998 ha ricevuto la National Medal of Art alla Casa Bianca, e nel 2002 il più alto riconoscimento dell’American Academy of Art and Letters, la Gold Medal per la narrativa, quindi lungi da me  dubitare del suo talento.
In ogni caso questo romanzo e racconti  è stato pubblicato per la prima volta nel 1959 e forse non rientra fra le sue opere migliori.

O forse io l’ho letto nel momento in cui il corona virus ha sferrato il suo attacco e potrei non essere stata in grado di apprezzare appieno.

Poche le sottolineature:

pag, 214- La storia di un uomo è il suo destino.

Le opere di Roth sono numerose quindi io direi di rivolgere l’interesse  ad altre.
Ad esempio io ho inserito nella lista dei libri da leggere: Nemesi.

3 aprile 2020- Yvonne

giovedì 2 aprile 2020

STONER John Williams


STONER  John Williams

Ci sono libri che si leggono pagina dopo pagina, magari senza convinzione in attesa del colpo di scena che non arriva mai anche se poi il finale ci fa credere che sia valsa la pena di averli letti,
libri che a volte richiedono settimane per terminarli e poi,  ci sono libri che letteralmente si divorano e giunti all’ultima pagina  rimane la delusione cocente che non ve ne siano altre.
Tempo addietro ero a Piacenza per il solito incontro con amici: entrata in Libreria come da consuetudine, la mia attenzione cade su  JOHN WILLIAMS -  STONER e soprattutto sulla fascetta “ Il caso letterario degli ultimi anni. Oltre 200.000 copie vendute”.
Lo prendo in mano, osservo la copertina rossa raffigurante  il viso incompleto di un uomo e leggo ancora Una scoperta meravigliosa per tutti gli amanti della letteratura”.
Non conosco John William, ma non approfondisco, esco dalla libreria e STONER romanzo è divenuto mio.
Questi sono giorni di tempo ritrovato ed a febbraio quando  decisi di trasferirmi qui al lago aspettando che il covid 19 andasse via ,  mi sono fatta accompagnare da una bella borsa strapiena di libri fra i quali Stoner.
Ebbene sono state  332 pagine che mi hanno costretta sul divano un intero pomeriggio poiché non riuscivo a staccarmene. Era davvero molto tempo che non leggevo un romanzo così avvincente .
Non a caso la postfazione dello scrittore Peter Cameron  afferma che lui lo ha letto per ben tre volte: la prima volta è rimasto sbalordito dalla qualità della scrittura, la seconda volta è stato contento di ritrovare il romanzo immutato e la terza volta gli è sembrato che sia stata la più emozionante e significativa.

Io l’ho letto una sola volta e la storia di Stoner mi ha letteralmente rapita.
Apparentemente una vita comune, difficile , in cui nulla va come dovrebbe andare eppure una vita dall’interiorità straordinaria.
Credo che la forza della trama di questo romanzo sia propria la narrazione di una  quotidianità che
rispecchia molte realtà: matrimoni inconsistenti, relazioni nell’ambito lavorativo difficili, una grande storia d’amore , finita  e mai finita  perché è  innegabile che gli amori impossibili durano per sempre.

L’autore

John Williams, nato nel 1922 da una famiglia contadina, partecipò alla seconda mondiale in India e Birmania. Al suo rientro si trasferì a Denver dove visse con al famiglia e insegnando all’università fino alla sua morte avvenuta nel 1994.
Stoner, è considerato uno dei grandi capolavori della letteratura americana nel Novecento.

La trama

Il protagonista, William Stoner, figlio di contadini, lascia il piccolo paese rurale   per trasferirsi in città da parenti e frequentare l’università  facoltà di agraria, attinente appunto all’attività del padre.  Quasi subito però cambia piano studi  rivolgendo i suoi interessi alla letteratura conseguendo  la laurea con voti soddisfacenti e divenire poi, professore per tutta la vita,  per ben quasi  quarant’anni.
Nel periodo universitario fa amicizia con altri due studenti , un’amicizia inizialmente superficiale scandita dalle bevute di birra nel fine settimana, ma poi divenuta importante anche se nel momento in cui scoppia la guerra in Europa loro decidono di  arruolarsi  mentre lui dopo lunghe riflessioni rimane ad insegnare.
Uno dei due morirà mentre l’altro rientrerà e avrà un ruolo importante all’interno della stessa Università dove hanno studiato e ora Stoner insegna.

Stoner in occasione di un ricevimento incontra una donna di cui si è innamora a prima vista, ma il matrimonio da subito si rivela un fallimento. Lei è una donna complessa, sessualmente problematica e alquanto perfida. Praticamente divine causa dell’infelicità del marito nel contempo che  coltiva la propria insoddisfazione e repressione.
Cio’ nonostante dal matrimonio nasce  la figlia Grace, che lui adora e della quale se ne occupa con dedizione nei primi anni di vita, finchè la moglie decide di farla allontanare  da lui . Grace sarà a sua volta una donna infelice che cadrà nel vizio dell’alcool .
Nell’ambito lavorativo Stoner indubbiamente è un bravo professore ma non viene giustamente apprezzato e incontra sulla sua strada tale Lomax, altro personaggio assai infido che non perde occasione per screditarlo.
C’è una bella storia d’amore con Katherine, il cui corpo era lungo e delicato, soffice e selvaggio. Una di quelle storie che solo pochi privilegiati hanno la possibilità di vivere, ma purtroppo per una serie di circostanze , Stoner e Katherine sono costretti ad interrompere.
Le loro vite si dividono ma le loro anime mai.
Avevano sempre creduto, senza mai porsi veramente il problema, che quando due persone si scelgono, ce n’è sempre una che subisce. Mai avevano immaginato che potessero arricchirsi l’un l’altra; e poiché l’esperienza della verità era arrivata prima della teoria, si convinsero che fosse una scoperta tutta loro

Il finale è drammatico, ma ovviamente io mi fermo qui.

Stralci

“ Deve ricordare chi è e chi ha scelto di essere, e il significato di quello che sta facendo. Ci sono guerre, sconfitte e vittorie della razza umana che non sono di natura militare e non vengono registrate negli annali della storia. Se ne ricordi, al momento di fare la sua scelta”
Per due giorni Stoner non andò alle lezioni e non parlò con nessuno. Rimase nella sua stanzetta a combattere con la sua coscienza, circondato dai libri e dal silenzio.

A 43 anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra.  



1 aprile 2020 - Yvonne