sabato 10 febbraio 2018

LA MENNULARA- Simonetta Agnello Hornby

LA MENNULARA- Un esempio di donna intelligente e forte, contro ogni avversità e pregiudizio....


Leggere in genere per me è un’emozione . Le pagine dei libri spesso mi permettono di scoprire luoghi che a volte conosco solo per collocazione e che divengono poi mete dei miei viaggi.
In alcuni casi le pagine dei libri mi catapultano nel cuore di storie meravigliose in cui mi perdo, altre volte in drammi che mi tolgono il respiro.
Leggere Simonetta Agnello Hornby invece per me corrisponde ad un soggiorno in Sicilia: una Sicilia molto diversa da quella che conosciamo oggi bensì quella Sicilia arcaica, dove la mafia stava mettendo radici, dove alle famiglie nobili tutto era concesso, dove la vita quotidiana era impregnata di pregiudizi, di tradizioni anche eccessivamente “pesanti”, di intrighi.
Una Sicilia assolutamebte da conoscere per meglio comprendere la Sicilia dei giorni nostri e per amarla come l’amo io, perché io di questa isola ne sono innamorata.
A pagina 205 mi ha molto colpita la seguente descrizione :” Si guardava intorno. Pietro Fatta e padre Arena erano impassibili, esempi di quella abilità a dissimulare i propri pensieri e sentimenti che i siciliani si bevono col latte materno”.
LA MENNULARA è stato il primo romanzo di Simonetta Agnello Hornby pubblicato da Feltrinelli nel 2002, tradotto in tutto il mondo, vincitore di diversi premi quali Alassio 100 libri, Forte Village, Stresa e Novela Europea Casino de Santiago e che io ho appena terminato di leggere.
E’ un storia che si svolge in un arco di tempo assai breve: settembre -ottobre 1963.
I fatti che vengono descritti comunque sembrano appartenere a secoli fa anche se in realtà dal 1963 ad oggi sono trascorsi poco più di 50 anni.
TRAMA
Definizioni ( per coloro che non conoscono sostantivi prettamente siciliani)
La “Mennulara" la raccoglitrice di mandorle
La “criata” (forsi dû spagnolu "criada") è la fìmmina, nta na casa privata, ch'è addetta a li manzioni cchù ùmili, speci a li travagghii dumèstici. (serva-cameriera)

Ritengo che la recensione di un libro debba obbligatoriamente contenere la trama che non deve però essere il riassunto della storia quindi, appellandomi alla sintesi, mi limito a dire che La Mennulara racconta principalmente la storia di una donna umile , povera , ma dotata di intelligenza acuta , andata a servizio della Famiglia Alfallipe, benestante, proprietaria terriera.
Per ragioni apparentemente inspiegabili la Mennulara diviene amministratrice delle proprietà e dei denari degli Alfallipe. Amministratrice competente ed oculata nonostante la scarsa scolarizzazione ricevuta. Gli Alfallipe le accordano la fiducia totale e lei praticamente diviene quasi una componente della famiglia, tanto che alla morte del padrone Orazio, lei decide di lasciare il servizio e andare a vivere nell’appartamento di sua proprietà insieme alla vedova Adriana.
I 3 figli inizialmente dissentono, ma la vedova è molto legata alla mennulara e accetta.
Purtroppo però la convivenza delle due donne non dura a lungo perché la mennulara , all’anagrafe Maria Rosaria Inzerillo, s’ammala di cancro. Pretendendo dal dottore informazioni precise sul tempo che le rimane, si attiva per predisporre tutto quanto deve essere fatto quando la morte l’avrà raggiunta: programma ogni singolo dettaglio, compreso il necrologio che deve essere esposto per le vie del paese.
E qui inizia il bello del romanzo perché LA MENNULARA muore ed è divenuta una donna ricca che dispone di proprietà e conti bancari all’estero e ha pure investito ingenti somme per acquisto di reperti archeologici. Tutti a Roccacolomba, si chiedono come sia potuto avvenire tale arricchimento ed a incrementare le supposizioni contribuisce un episodio considerato straordinario: alla sua morte, al rito funebre quasi fosse un’apparizione, interviene un noto esponente mafioso il quale arriva dinnanzi alla chiesa a bordo di un’auto scura accompagnato da altri uomini, entra e si ferma in fondo, “davanti a una colonna del portale, a gambe larghe e braccia conserte; il cappotto appoggiato sulle spalle solide e pesanti pareva il manto del Potere, gli creava un’aureola intorno al corpo”…. dopo di che prima che il rito si concluda, va via.
Non vi è dubbio che tale evento è insolito: come può un uomo d’onore scomodarsi per una semplice criata?
Ebbene la ragione, del tutto inimmaginabile, verrà svelata nelle ultime pagine del romanzo, ma prima d’allora sarà un susseguirsi di colpi di scena, in cui vengono alla luce segreti, passioni, violenze e……una bella storia d’amore.
Inoltre qualche episodio strappa sorrisi perché evidenzia che i tempi cambiano, i contesti pure, ma l’ingordigia degli uomini in genere rimane sempre la medesima.
Stile letteraio
Lo stile letterario è ricco ed elegante; l’autrice ricorre anche all’utilizzo di vocaboli inusitati che secondo me danno pregio al contenuto. La lettura è gradevole , mai noiosa e gli eventi incalzanti invogliano a procedere velocemente. Davvero una grande storia in una Sicilia che forse sta morendo. Io l’ho letto in pochissimi giorni e non esito a consigliarlo.
L'autrice
Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo e dal 1972 vive a Londra dove ha svolto la professione di avvocato e per 8 anni è stata presidente part time dello Special Educational Needs and Disability Tribunal.
Fra i suoi romanzi segnalo: La zia marchesa – Boccamurata- La monaca –Il veleno dell’oleandro
(tutti letti e recensiti qui nel sito)
Qualche stralcio
…da allora ho continuato a salutarla, perché il saluto a nessuno si toglie, ma non le ho rivolto più la parola
Omelia di Padre Arena al funerale della Mennulara:
"Per Maria Rosaria Inzerillo dirò ciò che mi sento di dire, perché la conoscevo da quando aveva dodici anni e le volevo bene come a una figlia. Crescendo divenne una vera amica, la conoscevo bene, io, la Mennulara, come era chiamata dai paesani per ingiuria, Mennù a casa Alfallipe. Lavorò per tutta la vita come una bestia. Sconosceva il riposo, creatura inquieta nel corpo e nell’anima, cercava sempre di fare di più e meglio. Di carattere era difficile e scontrosa, rideva raramente ma aveva un senso dell’umorismo tutto suo. Dedicò la vita agli Alfalipe e fece per loro quel che considerava giusto. Aveva pochi amici, anche se ora vedo tanta gente qui, forse ne aveva più di quanti pensassi. Aveva anche nemici: non perdonava facilmente ed era testarda come nessun altro.
Queste pecche Iddio gliele perdonerà, perché soffrì moltissimo sin da bambina, quando raccoglieva mandorle nelle campagne…..”
A me la Mennulara è piaciuta, sia come donna protagonista, sia come romanzo e quanto scritto da Aldo Busi in tal proposito lo ritengo condivisibile “ Un divertimento maestoso”.
30 agosto 2015 – Opinione che potrei pubblicare altrove Y.P.

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