domenica 11 febbraio 2018

ISOLE ARAN: prodigi dell'Atlantico

Ci sono luoghi stupendi per la presenza di monumenti che testimoniano la storia attraverso i secoli,
ci sono luoghi suggestivi, affascinanti che ci narrano la vita di personaggi illustri,
ci sono montagne svettanti che mostrano la potenza della natura,
ci sono mari incontaminati dai colori irreali che stimolano la fantasia
ma soprattutto nell’oceano Atlantico, all’incirca di fronte a Galway sulla costa occidentale dell’Irlanda, ci sono le isole ARAN indescrivibili, inenarrabili, forse davvero inventate dagli dei.
Lontane da ogni mondo, lontane da ogni tempo: Inisheer, Inishmaan e la più grande Inishmore.
Territorio calcareo, spazi ricoperti di pietre, innumerevoli muretti costruiti a secco per permettere al vento di attraversarli senza danneggiarli, casette bianche che pare sorgano dai prati, libere da recinti e cancelli e tutto intorno l’oceano maestoso, fragoroso che le corteggia , maree che si espandono e si ritirano lasciando disseminate bianche conchiglie.
O forse scogliere levigate dai perenni movimenti delle acque che circondano e proteggono le isole ARAN, i gioielli dell’oceano Atlantico.
Le Isole ARAN sono natura di incisiva bellezza, sono silenzio , sono cielo d’Irlanda e definirle “splendide” è nulla.
Sono l’ultimo rifugio della mitologia irlandese. Non esiste nessun altro popolo al mondo che abbia costruito così tanti muretti. Discendenti dai primi Celti arrivati in Irlanda, gli abitanti delle Aran sono diversi dagli abitanti della vicina Irlanda e portano sul loro viso la fierezza di conservare integre le proprie tradizioni: qui si parla ancora il gaelico e c’è il collegio specifico per lo studio , si costruiscono i currach, dei battelli in tolla leggeri ricoperti di bitume e molto resistenti alle burrasche.
Alle Aran si possono acquistare delle calzature molto particolari senza tallone in pelle di montone e i famosi Aran sweaters, i maglioni di lana lavorati a mano con trecce e disegni che riconducano alla famiglia che li ha confezionati ( quasi fosse un marchio di fabbrica).
La leggenda narra che ogni famiglia possedeva il proprio disegno e quando il mare inghiottiva qualche peccatore rendendo spesso irriconoscibile il corpo, il pullover ne permetteva l'identificazione.
Gli appezzamenti di terreno, non ricoperti di pietre vengono coltivati a patate, ma la coltivazione avviene con metodologie molto diverse dalle nostre .
Dun Aengus: una spettacolare vista al mare ma anche impressionante scogliere alte 80 metri senza alcuna barriera di protezione. E' perciò necessario porre la massima attenzione perché incidenti mortali si sono già verificati causati anche dai forti venti che spesso soffiano.
Dun Aengus è un forte preistorico (1100 a.c.), il più grande di 7 presenti sull’isola di Inishmore, ed è anche il meglio conservato in Europa.
Ha una forma semi-circolare e gli archeologi suppongono che l’altra metà sia affondata nell’oceano.
Camminando fra le distese di pietre dalle forme prevalentemente piatte, ogni tanto nelle vicinanze delle scogliere se ne trovano alcune dalle dimensione altezza d’uomo circa, posizionate verticalmente. Viene spontaneo chiedersi il perché. Per puro caso parlando con una ragazza del luogo mi è stato spiegato che servono per fare da barriera e fermare i cavalli in quanto gli stessi non percependo il pericolo finirebbero inevitabilmente nell’oceano. Ciò non accade per le mucche e le pecore perché istintivamente avvertono il pericolo e si fermano prima.
Pecore, mucche, cavalli, pascolano liberamente su tutto il territorio.
Anche grandi scrittori rimasero soggiogati dal fascino delle isole di Aran: John Millington Synge, che le visitò per la prima volta su consiglio di William Yeats ( scrittore irlandese di Dublino- premio Nobel per la letteratura nel 1923 e morto nel 1939) ci ritornò altre 5 volte . Probabilmente ricevette uno shock culturale molto forte perché poi scrisse un libro diario “ Le isole di Aran” che se troverò in libreria leggerò .
Robert J. Flaherty nel 1934 alle Aran girò un film documentario sulle condizioni di vita degli abitanti ,delle loro difficoltà quotidiane causate dall’ l’asprezza del territorio ; le alte rupi che certamente non favorivano una pesca facile. A Flaherty per questo, fu assegnato il primo Premio alla Mostra del Cinema di Venezia. 
Io ho raggiunto Inishmore prendendo il traghetto a Rossaveal ( 40 km a ovest di Galway),lasciando l’auto al parcheggio a pagamento ( 5 euro /giorno) e navigando per 45 minuti ( costo biglietto A/R 25 EURO).
Ho dormito nella Guest house PIER HOUSE (www.pierhousearan.com) dove ho trovato un’accoglienza veramente cordiale.
Camere ben arredate , riscaldate, pulite con vista diretta sull’oceano. Pierre House si trova di fronte attracco traghetto.
Ottima modalità per visitare l’isola è l'utilizzo della bicicletta che è possibile noleggiare a 9 euro giorno, ma ci si può servire anche dei bus che offrono il tour , oppure alternando tratti a piedi a tratti in bus, oppure tutta a piedi. Dipende dalle singole potenzialità .
Potrei continuare, raccontare del “black fort”, della” spiaggia delle foche”, dei resti delle chiese, ma ho la certezza che nessuna parola, nessuna fotografia, può rendere giustizia alla superba bellezza di questi luoghi e non c’è poesia che possa far comprendere il senso di pace profonda che mi ha pervasa di fronte ad un simile paesaggio così solenne, lontano dal mondo, lontano dal tempo.
Ho visitato le isole in condizioni meteorologiche miti , ma la sera prima abbandonarmi nelle braccia di Morfeo, il dio del sonno e della notte, di fronte all’immensità ho provato ad immaginare per un attimo le rocce di Aran scopate dai venti violenti dell’Atlantico e alte onde spietate di tempesta ed ho provato anche paura.
aprile 2009 - Y.P.

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