Il 23 ottobre in occasione di BOOKCITY –Milano, ho assistito alla presentazione del nuovo libro di Walter Veltroni dal titolo CIAO che ho acquistato, ho fatto rendere unico dall’autore e, terminato di leggerlo, mi appresto a esprimere la mia modesta opinione.
Anzi, prima di addentrarmi nel contenuto del libro, mi soffermo sulla presentazione poiché assistervi per me è stato davvero utile.Se in un attimo di pura follia piombassi dentro il sogno che Memorie di una donna comune entrerà nelle classifiche dei libri più venduti perché io ci ho messo l’anima, il cuore e molte notti, è bene che tale sogno si dissolva nello spazio massimo di un’ora perchè non accadrà.
“Nel sogno ci devi credere” dirà qualcuno.
E io rispondo che ci sono sogni e sogni: nel mio libro ci credo e ho pure la certezza che il contenuto sia valido perché me lo hanno confermato le lettere , le mail, i commenti che ho ricevuto da coloro che lo hanno letto, ma per vendere almeno 5000 copie, occorre qualcosa altro: forse soldi e "non essere una donna comune".
Comunque non me ne faccio un cruccio in quanto il mio sogno l’ho realizzato andando oltre le aspettative, desideravo scrivere un libro e ci sono riuscita, è stato pubblicato, è in vendita e chi lo ha acquistato e letto mi ha gratificata e commossa dicendomi che ho trasmesso emozioni, quindi il numero delle copie vendute non sarà certo la mia ossessione anche se chiaramente chi ha la passione della scrittura desidera avere dei lettori.
“ La scrittura senza lettura è orfana”.
In ogni caso vado oltre e nel contempo spero di riuscire a finire il mio romanzo in tempi brevi.
Forse il successo di un libro (non oso dire sempre perché non ne ho prova), viene decretato a tavolino e tutto dipende da quanto l’editore o forse l’autore medesimo intende investire per la pubblicità, perché è risaputo che in tutti i campi la pubblicità riveste un ruolo primario.
Ebbene CIAO di Walter Veltroni sicuramente sarà un successo: sul palco della tensostruttura Auditorium gioco del lotto, realizzata in occasione di bookcity nelle corti del Castello Sforzesco, a presentarlo oltre all’autore erano presenti Luciano Fontana ( direttore del Corriere della Sera), Daria Bignardi ( scrittrice e conduttrice di Invasioni Barbariche), Massimo Recalcati ( professore, psicanalista, fondatore di Jonas Onlus e autore di libri tradotti in diverse lingue).
TRAMA
( Vittorio Veltroni, come tutti in quel tempo, era stato fascista)
“ Anche molti tra coloro che hanno poi rischiato la vita dalla parte giusta erano stati fascisti. Perché non è vero che si attraversa l’esistenza restando uguali. Cresci, capisci cose che non avevi capito, vedi quello che non avevi visto. Cambi tu stesso, nella storia che cambia. Ho sempre pensato che gli antifascisti degli anni Trenta, periodo di massimo consenso del regime, fossero profeti coraggiosi”:
… La nostra Società è composta da adolescenti perenni, da donne e uomini che fanno di tutto, per tutta la vita, per sembrare giovani. Io stesso vorrei avere la forza dei trent’anni e vorrei essere capace di cercarla con la determinazione di tanti miei coetanei che con la corsa, la palestra, la dieta, i massaggi e persino qualche crema miracolosa inseguono l’elisir di gioventù. Non li biasimo, un po’ li invidio. …..
Vittorio Veltroni nato nel 1919 direttore del TG1 e capo dei radiocronisti, a seguito di una forma di leucemia molto aggressiva, in poco meno di due mesi, il 26 luglio 1956 a soli 37 anni morì, lasciando moglie e due figli: Valerio di sette anni e Walter di uno.
Walter, quindi non ha mai conosciuto il papà e ora, all’età di sessant’anni pubblica questo romanzo in cui esterna il vuoto che da sempre lo ha accompagnato, il vuoto appunto dell’assenza paterna.
Ha recuperato ed esaminato tutto il materiale custodito negli archivi della Rai, o meglio quello archiviato perché inizialmente la RAI non archiviava e così secondo Veltroni figlio, è andato disperso un immenso patrimonio di storia. Addirittura non è stata conservata neppure la cronaca dei funerali del grande Torino e quella di quando Trieste fu restituita all’Italia.
Comunque ha ripreso le lettere, alcuni oggetti fra i quali un microfono d’argento rappresentate un premio, appunti vari che la mamma aveva scrupolosamente raccolto e conservato e infine, con cura, dedizione ed indubbiamente con emozione ha scritto questo romanzo.
Il titolo scaturisce dall’impronta data al romanzo ossia, nell’immaginario Walter Veltroni una sera d’agosto rientra a casa, a Roma e improvvisamente sul pianerottolo del suo appartamento vede seduto il padre che lo sta aspettando. Quindi: “ciao papà” e poi si avvia questa lunga conversazione fra Walter Veltroni con i capelli bianchi e il padre più giovane perché appunto ha 37 anni.
Una conversazione, durata una serata, in cui padre e figlio si raccontano le proprie vite senza trascurare i sentimenti.
Un serie di elogi a questo padre illustre, sicuramente dotato di grande intelligenza e forse anche di un po’di genio, una persona onesta, corretta , ma anche brillante e simpatico, benvoluto e stimato da colleghi e superiori.
Un uomo che aveva avuto anche la fortuna di vivere una grande amore dalla quale sono nati i due figli. Che dire? Una vita straordinaria stroncata prematuramente.
Credo che Walter avesse assolutamente bisogno di scrivere questo libro per appropriarsi dell’immagine del padre e renderlo concreto, poiché di fatto lui non ha mai potuto chiamare papà, etc. etc. perché appunto era orfano, una condizione vissuta certamente con disagio, con sofferenza.
Certo lui è stato un orfano forse “privilegiato” e ha sicuramente goduto di qualche riguardo: ad esempio Vittorio Adorni, il ciclista, gli regalò la sua bicicletta proprio perché lui era il figlio del noto radiocronista Vittorio Veltroni…
Impressioni personaliWalter, quindi non ha mai conosciuto il papà e ora, all’età di sessant’anni pubblica questo romanzo in cui esterna il vuoto che da sempre lo ha accompagnato, il vuoto appunto dell’assenza paterna.
Ha recuperato ed esaminato tutto il materiale custodito negli archivi della Rai, o meglio quello archiviato perché inizialmente la RAI non archiviava e così secondo Veltroni figlio, è andato disperso un immenso patrimonio di storia. Addirittura non è stata conservata neppure la cronaca dei funerali del grande Torino e quella di quando Trieste fu restituita all’Italia.
Comunque ha ripreso le lettere, alcuni oggetti fra i quali un microfono d’argento rappresentate un premio, appunti vari che la mamma aveva scrupolosamente raccolto e conservato e infine, con cura, dedizione ed indubbiamente con emozione ha scritto questo romanzo.
Il titolo scaturisce dall’impronta data al romanzo ossia, nell’immaginario Walter Veltroni una sera d’agosto rientra a casa, a Roma e improvvisamente sul pianerottolo del suo appartamento vede seduto il padre che lo sta aspettando. Quindi: “ciao papà” e poi si avvia questa lunga conversazione fra Walter Veltroni con i capelli bianchi e il padre più giovane perché appunto ha 37 anni.
Una conversazione, durata una serata, in cui padre e figlio si raccontano le proprie vite senza trascurare i sentimenti.
Un serie di elogi a questo padre illustre, sicuramente dotato di grande intelligenza e forse anche di un po’di genio, una persona onesta, corretta , ma anche brillante e simpatico, benvoluto e stimato da colleghi e superiori.
Un uomo che aveva avuto anche la fortuna di vivere una grande amore dalla quale sono nati i due figli. Che dire? Una vita straordinaria stroncata prematuramente.
Credo che Walter avesse assolutamente bisogno di scrivere questo libro per appropriarsi dell’immagine del padre e renderlo concreto, poiché di fatto lui non ha mai potuto chiamare papà, etc. etc. perché appunto era orfano, una condizione vissuta certamente con disagio, con sofferenza.
Certo lui è stato un orfano forse “privilegiato” e ha sicuramente goduto di qualche riguardo: ad esempio Vittorio Adorni, il ciclista, gli regalò la sua bicicletta proprio perché lui era il figlio del noto radiocronista Vittorio Veltroni…
Io l’ho letto con piacere, anche perché Walter Veltroni mi sembra una persona apprezzabile e di indubbia cultura , indipendentemente dal suo impegno politico il cui giudizio risulta opinabile e controverso : in ogni caso nel libro l’argomento “politica” viene solo accennato.
Lo stile letterario è gradevole e ne consegue una lettura molto scorrevole .Sempre dal mio punto di vita, si denota una certa predisposizione alla narrativa da parte dell’autore , certe descrizioni sono encomiabili:
“ Anche ora ho la stessa sensazione. Rafforzata da un cielo che ha improvvisamente cambiato colore. Oramai anche Roma conosce la brutale irascibilità del tempo che è divenuto rapsodico e imprevedibile, smodato e irrazionale. Grandi caldi d’inverno, repentini freddi d’estate e piogge violentissime, grandinate con chicchi come palline da ping pong. Tutto improvviso, tutto eccessivo”.Lo stile letterario è gradevole e ne consegue una lettura molto scorrevole .Sempre dal mio punto di vita, si denota una certa predisposizione alla narrativa da parte dell’autore , certe descrizioni sono encomiabili:
Sintetizzando “ CIAO” si potrebbe dire che questo romanzo è la biografia del padre scritta dal figlio, ma poiché emerge, in alcuni punti quasi prepotentemente, il lato di Veltroni orfano, il contenuto risulta interessante perché induce a riflettere proprio sul rapporto padre-figlio.
Secondo me vi è qualche capitolo di troppo in cui vengono esaltate le qualità del padre, ma penso anche che siano frutto di un forte bisogno interiore del figlio che forse io non riesco a comprendere appieno poiché il papà l’ho sempre avuto ( ora non più).
E infatti l’intervento di Massimo Recalcati era incentrato proprio sulle problematiche angoscianti della paternità, sul rapporto padre-figlio e ha esordito dicendo che i padri moderni più presenti, divenuti “papi” non sono efficaci: ”I padri più presenti hanno dato vita a figli più smarriti”.
Non sempre è necessaria la persona fisica del padre, tanto che nel caso di Veltroni l’assenza del padre è divenuta presenza tramite le persone che lo circondavano.
Infatti dopo l’intervento di Recalcati e della sua analisi, Walter Veltroni ha affermato che in effetti l’assenza del padre non l’ha vissuta in modo straziante , tanto che la prima volta che ha sentito il desiderio forte di chiedere informazioni dirette alla mamma, lui aveva già 30 anni.
Quello che rispose la mamma per lui fu irrilevante perché sapeva già.
LO CONSIGLIO?Secondo me vi è qualche capitolo di troppo in cui vengono esaltate le qualità del padre, ma penso anche che siano frutto di un forte bisogno interiore del figlio che forse io non riesco a comprendere appieno poiché il papà l’ho sempre avuto ( ora non più).
E infatti l’intervento di Massimo Recalcati era incentrato proprio sulle problematiche angoscianti della paternità, sul rapporto padre-figlio e ha esordito dicendo che i padri moderni più presenti, divenuti “papi” non sono efficaci: ”I padri più presenti hanno dato vita a figli più smarriti”.
Non sempre è necessaria la persona fisica del padre, tanto che nel caso di Veltroni l’assenza del padre è divenuta presenza tramite le persone che lo circondavano.
Infatti dopo l’intervento di Recalcati e della sua analisi, Walter Veltroni ha affermato che in effetti l’assenza del padre non l’ha vissuta in modo straziante , tanto che la prima volta che ha sentito il desiderio forte di chiedere informazioni dirette alla mamma, lui aveva già 30 anni.
Quello che rispose la mamma per lui fu irrilevante perché sapeva già.
Nessun libro conduce a nessuna utilità quindi direi di si.
In fondo è una bella storia, scritta bene, ambientata in una città stupenda della quale l’autore descrive minuziosamente luoghi che non tutti conosciamo e poi vi si trovano episodi, avvenimenti sportivi, che sicuramente risvegliano ricordi di uomini e donne mature. Le radiocronache in cui la parola era importantissima, gli aggettivi che dovevano trasmettere l’immagine all’ascoltatore e poi l’evoluzione del linguaggio, quindi l’avvento della televisione con l’arrivo in Italia di Mike Bongiorno, contattato e voluto proprio da Vittorio Veltroni anzi è stato proprio lui ad imporgli il nome Mike….
Infine, dopo l’analisi di Recalcati, il romanzo mi è sembrato più interessante.
STRALCI (Riporto alcuni frammenti di conversazione)In fondo è una bella storia, scritta bene, ambientata in una città stupenda della quale l’autore descrive minuziosamente luoghi che non tutti conosciamo e poi vi si trovano episodi, avvenimenti sportivi, che sicuramente risvegliano ricordi di uomini e donne mature. Le radiocronache in cui la parola era importantissima, gli aggettivi che dovevano trasmettere l’immagine all’ascoltatore e poi l’evoluzione del linguaggio, quindi l’avvento della televisione con l’arrivo in Italia di Mike Bongiorno, contattato e voluto proprio da Vittorio Veltroni anzi è stato proprio lui ad imporgli il nome Mike….
Infine, dopo l’analisi di Recalcati, il romanzo mi è sembrato più interessante.
( Vittorio Veltroni, come tutti in quel tempo, era stato fascista)
“ Anche molti tra coloro che hanno poi rischiato la vita dalla parte giusta erano stati fascisti. Perché non è vero che si attraversa l’esistenza restando uguali. Cresci, capisci cose che non avevi capito, vedi quello che non avevi visto. Cambi tu stesso, nella storia che cambia. Ho sempre pensato che gli antifascisti degli anni Trenta, periodo di massimo consenso del regime, fossero profeti coraggiosi”:
Walter - “Il silenzio è il privilegio di chi ha il tempo per stare insieme. Possono tacere due persone che hanno trascorso la vita condividendola e si sono raccontate ogni istante vissuto. Quei silenzi sono pieni. Ma tu e io non abbiamo questa possibilità. Ogni pausa è uno spreco”.
Walter - “ Vorrrei dirti che sono certo che il futuro sarà bellissimo ma il presente è duro, le persone hanno smesso di sorridere, la violenza si diffonde e si alimenta su reti che fanno di una morte umana uno spettacolo al quale abbinare la pubblicità. L’intolleranza cresce e le persone hanno perso la più importante delle risorse: la fiducia nei giorni che verranno. Sono tempi con l’espressione all’ingiù, tempi impauriti ed egoisti.… La nostra Società è composta da adolescenti perenni, da donne e uomini che fanno di tutto, per tutta la vita, per sembrare giovani. Io stesso vorrei avere la forza dei trent’anni e vorrei essere capace di cercarla con la determinazione di tanti miei coetanei che con la corsa, la palestra, la dieta, i massaggi e persino qualche crema miracolosa inseguono l’elisir di gioventù. Non li biasimo, un po’ li invidio. …..
Ottobre 2015 -( Opinione che potrei pubblicare altrove. Y. P.)
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