Forse me ne dovrei vergognare ,ma proprio non conoscevo l’autore di questo volume considerato di grande valore tanto che viene venduto corredato di fascetta gialla con la scritta specificante che si tratta del primo libro scritto sulla resistenza.
Autore ALBERTO VIGEVANI.
Le pagine introduttive curate da Marco Vigevani ce lo presentano e non vi è dubbio che si è trattato di un personaggio notevole e infatti nel 2012 il suo nome è stato iscritto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.
Ebreo, è’ nato a Milano l’1.8.1918 da padre avvocato e madre Enrica Liuzzi sorella dello storico della MUSICA Ferdinando Liuzzi. Ancora bambino perde la madre morta d’influenza spagnola e mentre i 2 fratelli maggiori rimangono con il papà, lui viene affidato alla zia per circa due anni, ovvero finchè il padre si risposa con una donna ebrea.
In ogni caso la famiglia di Vigevani come molte altre famiglie ebraiche dell’ epoca era laica.
Alberto viive a Milano e frequenta il liceo Berchet e nel 1936, anno in cui muore anche il padre, incomincia a scrivere, inizialmente critiche teatrali e poi narrativa per giornali fascisti.
La sua attività è veramente intesa. Nel 1938 figura tra i fondatori della rivista Corrente di Vita giovanile, poi Corrente, che rappresentava la stampa d’opposizione al regime.
Nello stesso anno, pochi mesi prima dell’entrata in vigore delle leggi antiebraiche , si sposa con la figlia di un ebreo che ha conosciuto durante una vacanza a Lanzo d’Intelvi, dove la famiglia della ragazza possedeva una villa e inoltre lui si iscrive a Ca’Foscari intenzionato a studiare la letteratura francese, ma poi è stato costretto ad abbandonare l’università italiana.
Fra i suoi amici figuravano Alberto Mondadori per cui per un certo periodo lavora all’Enciclopedia Mondadori e poi nel 1939, con altri soci , apre la Libreria LA LAMPADA in corso Monforte.
Fra il 1930 e 1943 va spesso a Firenze e ha frequentazioni importanti come Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda e Carlo Levi.
Nel 1943 pubblica il suo primo romanzo “ Erba d’infanzia” e nel 1944 il suo secondo romanzo “ I compagni di settembre”, vince il premio letterario della Ghilda del libro, presieduto da Ignazio Silone.
Essendo intenzionata ad esprime l’opinione su questo romanzo, mi fermo qui, ma ci sarebbe ancora moltissimo da scrivere poiché Alberto Vigevani è morto il 23 febbraio 1999 e come già detto , la sua attività fu molto intensa.
Dopo la sua morte, le sue opere sono state ripubblicate da Sellerio e alcune sono state tradotte in diverse lingue riscuotendo notevole successo.
Ne cito qualcuna: Estate al Lago, L’invenzione, Il grembiule rosso, Un certo Ramondès.
Il mio libroEbreo, è’ nato a Milano l’1.8.1918 da padre avvocato e madre Enrica Liuzzi sorella dello storico della MUSICA Ferdinando Liuzzi. Ancora bambino perde la madre morta d’influenza spagnola e mentre i 2 fratelli maggiori rimangono con il papà, lui viene affidato alla zia per circa due anni, ovvero finchè il padre si risposa con una donna ebrea.
In ogni caso la famiglia di Vigevani come molte altre famiglie ebraiche dell’ epoca era laica.
Alberto viive a Milano e frequenta il liceo Berchet e nel 1936, anno in cui muore anche il padre, incomincia a scrivere, inizialmente critiche teatrali e poi narrativa per giornali fascisti.
La sua attività è veramente intesa. Nel 1938 figura tra i fondatori della rivista Corrente di Vita giovanile, poi Corrente, che rappresentava la stampa d’opposizione al regime.
Nello stesso anno, pochi mesi prima dell’entrata in vigore delle leggi antiebraiche , si sposa con la figlia di un ebreo che ha conosciuto durante una vacanza a Lanzo d’Intelvi, dove la famiglia della ragazza possedeva una villa e inoltre lui si iscrive a Ca’Foscari intenzionato a studiare la letteratura francese, ma poi è stato costretto ad abbandonare l’università italiana.
Fra i suoi amici figuravano Alberto Mondadori per cui per un certo periodo lavora all’Enciclopedia Mondadori e poi nel 1939, con altri soci , apre la Libreria LA LAMPADA in corso Monforte.
Fra il 1930 e 1943 va spesso a Firenze e ha frequentazioni importanti come Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda e Carlo Levi.
Nel 1943 pubblica il suo primo romanzo “ Erba d’infanzia” e nel 1944 il suo secondo romanzo “ I compagni di settembre”, vince il premio letterario della Ghilda del libro, presieduto da Ignazio Silone.
Essendo intenzionata ad esprime l’opinione su questo romanzo, mi fermo qui, ma ci sarebbe ancora moltissimo da scrivere poiché Alberto Vigevani è morto il 23 febbraio 1999 e come già detto , la sua attività fu molto intensa.
Dopo la sua morte, le sue opere sono state ripubblicate da Sellerio e alcune sono state tradotte in diverse lingue riscuotendo notevole successo.
Ne cito qualcuna: Estate al Lago, L’invenzione, Il grembiule rosso, Un certo Ramondès.
Mi è stato regalato da una persona amante della lettura come me che avendolo trovato casualmente in libreria ne era rimasto incuriosito: dopo averlo letto ha ritenuto opportuno comprare un secondo volume per me ed io non posso far altro che ringraziarlo di cuore.
Endemunde Edizioni, Milano, 1° edizione, settembre 2013
TRAMA
Siamo a settembre del 1943: l’Italia è praticamente nella confusione totale, abbandonata a sé stessa.Il protagonista è un giovane pittore che dopo l’8 settembre decide di lasciare la moglie e il bambino in città , una Milano disastrata, per unirsi a un gruppetto di partigiani in montagna, per la precisione nella Valle d’Intelvi.
Il romanzo si concentra più che sugli avvenimenti, comunque descritti nella loro crudeltà , sui sentimenti, sulle sensazioni, sui discorsi della gente comune che si incontrava al bar.
Ne esce chiaramente la realtà di quei giorni difficili: emerge l’infamia di alcuni, la viltà dei possidenti che si preoccupavano soltanto di proteggersi e non esitavano a varcare il confine e raggiungere la vicina Svizzera.
Loro un gruppetto, gli amici di settembre, con sani ideali , animati da passione e volontà di partecipazione, costretti a uccidere per non essere uccisi. Le difficoltà, la paura e l’ardore……. Un romanzo che dona emozioni.
In sintesi un romanzo breve di grande pregio perché più che un romanzo è una cronaca che fa comprendere a noi, che quel periodo non lo abbiamo vissuto, cosa stava a significare la parola “resistenza”.
Leggendo ci si può immedesimare “dentro” i protagonisti e inoltre alcuni discorsi, non propriamente “nobili”, dimostrano quanto alcuni uomini siano vulnerabili e poco coraggiosi. Allora, come oggi.
Leggendo ci si può immedesimare “dentro” i protagonisti e inoltre alcuni discorsi, non propriamente “nobili”, dimostrano quanto alcuni uomini siano vulnerabili e poco coraggiosi. Allora, come oggi.
Le ultime pagine del libro, l’appendice, una decina in tutto intitolate TACCUINO ROSSO dovrebbero essere articoli dell’AVANTI, in quanto riportano la cronaca- diario dei giorni che vanno dal 3 maggio 1945 al 1 luglio 1945
STRALCI
3 maggio 1945 – “ Il rosso è il colore nuovo della città: la pietra si anima, la piaga rimargina con quel sangue vico dei fazzoletti e delle insegne. Il pomeriggio salgo su un’automobile, incontro gli americani. Sui parafanghi stanno due garibaldini con la faccia cotta dal sole e dalla polvere, gli occhi vivaci: sulla bocca brunita dei mitragliatori sventolano due fazzoletti rossi. Alla periferia , sulla strada , la folla si assiepa. E io non penso più che al colore della mia città, che è rosso. Penso che la mia città non ha vissuto mai giornate come questa, dal 1848, forse: le cinque giornate…….”
Martedì primo maggio.
Non amo le feste comandate: ma questa è spontanea allegrezza di popolo e coincide con la festa della Liberazione, la più bella di tutte. E’ l’alba, già lunghi cortei verso muovono verso il centro. Cortei rossi, animati. Fazzoletti e bandiere rosse posano macchie vivaci sulle tute turchine.
Fiumane di popolo che canta, ancora esitando, le vecchie canzoni della rivoluzione: l’Internazionale, Bandiera rossa. Nei dintorni del DUOMO è una marea che sale: non più uniforme, come al tempo degi uomini neri. Marea variopinta, marea di volti e pugni e sorrisi di donna, e diverse bandiere e quel colore che domina: già, Milano, la rossa!
Lo consiglio?Non amo le feste comandate: ma questa è spontanea allegrezza di popolo e coincide con la festa della Liberazione, la più bella di tutte. E’ l’alba, già lunghi cortei verso muovono verso il centro. Cortei rossi, animati. Fazzoletti e bandiere rosse posano macchie vivaci sulle tute turchine.
Fiumane di popolo che canta, ancora esitando, le vecchie canzoni della rivoluzione: l’Internazionale, Bandiera rossa. Nei dintorni del DUOMO è una marea che sale: non più uniforme, come al tempo degi uomini neri. Marea variopinta, marea di volti e pugni e sorrisi di donna, e diverse bandiere e quel colore che domina: già, Milano, la rossa!
Assolutamente si, occorre conoscere la storia per farsi un’idea, un’idea nuova, un’idea moderna.
Il passato è la radice del futuro, non esiste futuro senza passato e solo la conoscenza può aiutarci a non farci “fregare da false propagande o propagande populiste”, la testimonianze di coloro che certi episodi li hanno vissuti, non possono essere ignorate.
Non dimentichiamo che la storia racconta che in determinate occasioni, venivano emessi editti che obbligavano a distruggere certi libri e certe testimonianze .
Noi che i libri e le testimonianze le possiamo avere, non perdiamo l’occasione di leggerle.
(Opinione di cui mi riserbo il diritto di pubblicare altrove)
Il passato è la radice del futuro, non esiste futuro senza passato e solo la conoscenza può aiutarci a non farci “fregare da false propagande o propagande populiste”, la testimonianze di coloro che certi episodi li hanno vissuti, non possono essere ignorate.
Non dimentichiamo che la storia racconta che in determinate occasioni, venivano emessi editti che obbligavano a distruggere certi libri e certe testimonianze .
Noi che i libri e le testimonianze le possiamo avere, non perdiamo l’occasione di leggerle.
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