sabato 10 febbraio 2018

L'ULTIMO INVERNO - Paul Harding

“ L’ultimo viaggio di un figlio sulle tracce del padre in un’opera che “ dimostra quanto grande possa essere un romanzo”. Elizabeth Mc Cracken

-Esposto nel reparto libri alla Coop , lo prendo fra le mani, lo guardo, ha la fascetta rossa che riporta la scritta PREMIO PILITZER 2010 2010 ovvero il prestigioso premio che annualmente negli Stati Uniti viene assegnato ai migliori giornalisti, successi letterari e composizioni musicali.
Non lo acquisto.
Vado alla mia solita libreria ed ancora è lì in bella mostra. Di nuovo lo prendo fra le mani, è un romanzo Neri Pozza Editore- collana I narratori delle Tavole che abitualmente non deludono.
Mi manca ancora la convinzione per acquistarlo e quindi lo ripongo dove si trovava.
La settimana scorsa entro velocemente in un altro centro commerciale e come il solito quando 
raggiungo il reparto Libri anche se il tempo incalza e non mi da tregua, mi fermo qualche attimo. Ancora lui, è lì che sembra guardare proprio me, mi osserva, sembra volermi invitare, ricambio lo sguardo e….. mi sembra che mi stia supplicando.
Mi ha scelta. Non so se sarò vittima o prediletta, mi sembra comunque inutile resistere, ho già detto No per ben due volte, questa volta cedo ed esco dal centro commerciale con il mio libro L'ULTIMO INVERNO di Paul Harding nella borsa.
Prima di iniziare a leggerlo, faccio qualche ricerca: qui su Ciao ancora nessuno lo ha recensito, ma altrove trovo notizie interessanti.
L'autore e la sua OPERA PRIMA
L’autore , PAUL HARDING che attualmente vive a Georgetown nel Massachusetts con moglie e figli è stato un batterista di un gruppo rock con cui ha registrato due album e girato l’Europa in tour.
Ha insegnato scrittura creativa a Harvard e all’Università dello Iowa.
Terminato questo suo romanzo, L’ultimo inverno , si è attivato a cercare un editore ma senza successo. Convinto di aver scritto un buon romanzo non ha desistito e dopo tre anni di rifiuti, nel 2009 una casa editrice indipendente - Bellevue Litary Press - lo ha pubblicato .
Risultato: fra lo sbalordimento generale, il romanzo ha vinto il premio Pulitzer 2010 e in breve si è piazzato ai primi posti delle classifiche fra i bestseller.
TRAMA o ASSAGGIO di STORIA
L’ultimo inverno è un viaggio che dura otto giorni; gli otto giorni prima di morire in cui
il protagonista, Gerorge Washington Crosby si trova steso sul letto d’ospedale preso a nolo e posizionato al centro del soggiorno della sua abitazione, circondato dai famigliari che a turno lo assistono e dal tintinnio dei suoi orologi che scandiscono il tempo e a cui si è dedicato per anni come diligente restauratore.
George è figlio di HOWARD, un ambulante , forse per certi versi affascinante, un po’ poeta e un po’ stravagante che manteneva la moglie e i quattro figli girovagando con un carro trainato da un mulo, Prince Edward, vendendo merci di vario genere: sapone, lucido per le scarpe, gin di scarsa qualità, dentifricio, pentole, bigiotteria e altro ancora.
A chi vendeva Howard? Vendeva a donne dai sogni svaniti e ad uomini che affogavano la vita in gin e sigarette; eremiti in un mondo dominato dalle stagioni.
E Howard era affetto da epilessia che nel romanzo viene assimilata a un eccesso di energia, una scarica elettrica, un fulmine.
Il romanzo si alterna : brani dedicati alla vita del padre e brani dedicati figlio, ma in questo ultimo inverno è George ( il figlio) che ricostruisce la storia , ricompone un mosaico a cui molto pezzi erano mancanti. Rivede il padre con occhi diversi da come lo considerava da ragazzino; ora finalmente tutto prende forma e senso e scopre in lui un uomo da amare.
In sintesi è un romanzo che parla della storia d’amore fra padre e figlio.
Le mie impressioni
E’ un romanzo intenso dai contenuti considerevoli
E’ proprio Bello. Lo voglio dire usando parole elementari perché l’eleganza, la ricercatezza del linguaggio è racchiusa tutta dentro le 185 pagine del romanzo. Pagine che si leggono d’un fiato, ma poi si ritorna indietro per rileggere certe descrizioni così minuziose, cogliere dettagli, qualche volta sorridere. Forse si può definire un romanzo sublime. Un stile letterario insolito, dichiarato un esempio stupendo dell’arte della narrazione, in cui l’autore sfoggia una raffinata fantasia, anche in occasione di episodi drammatici .
La storia che inizia ai primi del novecento, potrebbe essere assolutamente reale.
Chiaramente sin dalle prime pagine e dal titolo medesimo si comprende il finale , ma ciò che conta non è il finale bensì la storia che sta nel mezzo e nel mezzo ci stanno altri personaggi e altre storie. Storie dentro le storie.
Comunque leggendo pagina dopo pagina non si ha la sensazione di leggere qualcosa di drammatico nonostante si stia leggendo la storia di un uomo a cui mancano pochi giorni alla morte , consapevole dello stato in cui si trova.
Uno stralcio soltanto
Pag. 126: ” Senatore, calati le brache! Sciogli il nodo della cravatta! Lascia perdere i consueti battibecchi e immergiti in queste acque basse popolate di efemere, libellule, occhi di rana fissi nei tuoi, fondali limacciosi. Smetti di combattere contro il mondo che Dio ti ha donato. Basta con le tue fanfare, le tue imbarazzanti propensioni, l’arte di complicare le cose per farle sembrare semplici. Basta con le tue invocazioni contro i mori e gli Indù, gli Zulù e gli Unni. Non valgono un solo grano di polvere. Ti basterà guardarti intorno, per essere un genio!....
Abitualmente non amo essere scelta, preferisco scegliere e indurre altri a scegliermi: non so con certezza con questo romanzo come sia andata, ma ciò è irrilevante.
L’importante è che io l’abbia letto perché è un romanzo imperdibile adatto a tutti.
maggio 2011- Y.P.

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