sabato 10 febbraio 2018

LA NOTTE PIU' BUIA - Monika Held

Il 27 gennaio 2014 ho assistito presso GOETHE INSTITUT di Milano alla presentazione del libro LA NOTTE PIU' BUIA alla presenza dell’autrice Monika Held della quale non avevo mai letto nulla.
Purtroppo l’incontro si è svolto in lingua tedesca ( che non parlo) e anche se era intervenuto l’interprete credo di essermi lasciata sfuggire dettagli importanti. Ciò nonostante ho compreso che il romanzo rappresentava un’opera non trascurabile per cui non ho esitato ad acquistarlo.
MONIKA HELD è nata nel 1943 ed è cresciuta ad Amburgo, sua città natale. Per diversi anni è stata corrispondente per il magazine Brigitte, scrivendo su diversi Stati fra i quali l’Italia. Ha ottenuto numerosi premi per il suo impegno politico.
Questo suo romanzo è il frutto delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio. Edito da Neri Pozza- Titolo originale Der Schrecken verliert sich vor Ort- Traduzione di Riccardo Cravero- Prezzo euro 16,50.
TRAMA

Un Tribunale di Francoforte nel 1964: è in corso il processo Auschwitz, è appena terminata un’udienza e un testimone, tale Heiner Rossek, sopravvissuto al campo di sterminio è stato sottoposto a un interrogatorio estenuante in cui doveva fornire dettagli ridicoli e assurdi su azioni orrende commesse da bestie umane che oggi si presentano in aula in giacca e cravatta convinti di aver fatto il loro dovere rispettando gli ordini dei superiori per amore della patria.
Particolari, dettagli. Probabilmente è vero che la giustizia deve fare il suo corso, ma è anche vero che a volte il corso della giustizia appare illogico alla gente comune.
Comunque terminata l’udienza, Heiner sconvolto e tormentato, nel corridoio del tribunale si sente male e si accascia a terra.
Una donna, Lena, lo vede e immediatamente lo soccorre.
E da questo incontro inizia la drammatica e commovente storia d’amore di Heiner e Lena.
Una storia d’amore con un sopravvissuto di Auschwitz , trovatosi a 22 anni detenuto politico, non è una storia come un’altra perché certe esperienze segnano la vita indelebilmente , tanto che molti sopravvissuti ai campi di sterminio non sono riusciti a sopravvivere ai ricordi e si sono suicidati, come Primo Levi, come Jean Amery che scrisse “chi è torturato rimane torturato” (o qualcosa di analogo).
Il romanzo è un continuo evocare i giorni ad AUSCHWITZ, che il protagonista definisce “ un oceano di storie”, ma anche “ casa- tornare a casa ” , da cui lui ne è uscito vivo grazie all’aiuto di un amico che ha incontrato “là dentro” per caso e che gli ha fatto ottenere l’impiego di scrivano della morte.
Lo scrivano della morte era colui che seduto davanti ad una macchina da scrivere doveva compilare i certificati di morte (“ certificati falsi” poichè le cause dei decessi erano desunte sregolatamente da un elenco pre-definito) di tutti coloro che decedevano. O meglio i certificati di morte erano relativi a coloro che erano stati marchiati con il numero poiché numerosissimi altri venivano inviati direttamente nelle camere a gas.

L’amore di Lena per Heiner è molto intenso, molto “vero” e lui lo riassume affermando che se non ci fosse stata lei, lui non sarebbe sopravvissuto ai ricordi.
Lena è originaria della Polonia e il romanzo è molto importante poiché evoca anche la dura storia del popolo polacco che forse non tutti conoscono e la più recente nascita di Solidarnosc.
Lena ed Heiner andranno con un camion proprio in Polonia a portare aiuto e lui incontrerà vecchi amici e dove lei comprenderà, quasi con un senso di gelosia e di impotenza che la condivisione del dolore, della paura spesso unisce più dell’amore. La paura della morte crea fra coloro che la condividono una complicità unica, ineguagliabile.
Il romanzo è composto da tre parti e l’ultima, relativa alla vecchiaia di Heiner trascorsa al Nord in un villaggio costruito molti secoli addietro su una collina affinchè le case fossero protette dal mare, l’ho trovata molto dolce e avvolgente e anche sorprendente. Sorpresa legata ad un singolare abitante del villaggio: un ultranovantenne che cuce abiti e al quale Heiner si rivolge per confezionare un vestito ad un bambino tondo come una palla trasparente che non ha mai imparato a parlare.
Lena e Heiner visitarono molte case e poi….”tornarono alla casa attaccata al bosco, e poi si recarono su nel Nord altre due volte, finchè a un tratto, come fosse spuntata la notte dal terreno, si ritrovarono la casa che cercavano. Canne sopra il tetto, una stanza luminosa, la libreria a parete, il televisore e l’orologio a cucu’…….
Le persone sulla Warf si sono abituate all’uomo di poche parole che ha fatto propria la loro maniera di salutare. Moin,………
Heiner è rimasto magro, i capelli bianchi sono lunghi fino alle spalle, cammina dritto, non da a vedere i dolori che gli tormentano le gambe, la schiena, le braccia e le mani, conosce ben altri dolori….”
I messaggi che si desumono da questo romanzo sono molteplici : non sono pagine leggere che si possono leggere con superficialità, in più occasioni mi sono sentita rabbrividire, alcuni episodi resi visibili dalle meticolose descrizioni mi hanno procurato un vero sgomento, ciò nonostante affermo che è una lettura necessaria.
Evidenzio comunque che secondo me, diversamente da molti altri romanzi che trattano questo argomento, “La notte più buia “ è assai diverso poiché racconta la forza di coloro che scelgono di vivere per testimoniare, per non dimenticare e inoltre la storia mette in risalto le difficoltà di chi vive accanto a loro e che non tutti “ ce la possono fare”.
Heiner prima di conoscere Lena era stato sposato con Martha ed aveva pure avuto una figlia .
Una figlia che divenuta adulta durante un’intervista dice “ non ho mai avuto un padre”.
Sarebbe opportuno leggere un libro simile ogni anno perché:
“ Quel che è successo è successo, per mano di un popolo civile. E il fatto che sia successo significa che può succedere ancora. Esseri umani, persone colte, intelligenti, sono in grado di compiere crimini di cui non li avremmo creduti capaci. E là dove potrebbe esserci di nuovo un qualche segno, un accenno di qualcosa di simile, dobbiamo intervenire. Il nostro maledetto dovere dopo Auschwitz è di non dimenticare mai. Resta un tema eterno. Io non credo che smetteremo di occuparcene. Margareth Mitscherlich”.
La quarta del libro di cartone bianco ha una scritta breve UN GIOIELLO DI STILE E PENSIERO
STRALCI
- (Heiner) Accumulava libri perché non smetteva di scoprire cose che ancora non sapeva del mondo e degli uomini.
- L’amore è come l’aria. Non lo vedi, ma lo respiri. Se cerchi di afferrarlo non ti rimane niente in mano.
- Chi cambia troppo spesso strada non vede abbastanza, dice, solo sul cammino che percorri ogni giorno capisci dove sei veramente.
- (A proposito del silenzio dentro le chiese)
Mi piace questo silenzio senza Dio. E’ dentro le pareti e sulle panche, è il silenzio che c’è nei grandi spazi, che posso riempire di pensieri e ricordi. La Chiesa avrebbe dovuto limitarsi a costruire grandi spazi vuoti.
- Heiner non ha paura della morte. Quel che viene dopo è il nulla dice, e del nulla sappiamo poco. Forse consiste di ricordi, e allora avrò parecchio da fare. Quel che temo e odio, signor pastore, è la morte delle persone che amo.
Ottobre 2014 - Opinione di cui mi riserbo il diritto di pubblicare altrove.

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