“Caro lettore, .....il libro che hai fra le mani è molto difficile da definire, ma anche perché siamo convinti che qualunque nostra parola ti priverebbe del sapore della scoperta. Se comincerai a leggere questo libro, infatti, farai un viaggio. Un viaggio con un bambino di 9 anni che sia chiama Bruno ( ma questo non è un libro per bambini di 9 anni). E presto o tardi arriverai con lui in un luogo circondato da un recinto. Di luoghi così al mondo ne esistono molti, ma speriamo che tu non ne conosca mai uno.”
Libro BUR extra- Rizzoli regalatomi tempo fa, accettato, ringraziato e posizionato in libreria in attesa del momento giusto per essere letto. Titolo , a parere mio , privo di attrazione , ma nonostante ciò la settimana scorsa, quasi senza convinzione ho deciso di leggerlo.
Ancora una volta ho avuto la conferma che ogni libro merita di essere letto e questo più di altri.
TRAMA
La storia di un viaggio, un trasloco esattamente, da una Berlino bellissima, da una casa lussuosa e spaziosa,( niente meno che 5 piani per una famiglia di 4 persone + 2 di servitù) a un luogo proprio brutto : AUSCIT, dice Bruno. E il trasloco è stato deciso in quattro e quattrotto. Una cena a casa di Bruno organizzata in pompa magna , invitati di riguardo un certo Furio con la sua dama bionda.Furio un tipo strano con dei baffetti che sembravano peli dimenticati lì per caso. Furio per niente simpatico e pure maleducato ma molto ifnluente ed importante. Si dice che abbia dei progetti grandiosi per il papà di Bruno. Conclusione: Bruno pochi giorni dopo la cena, torna a casa da scuola e trova Maria, la governante , che sta mettendo tutte le sue cose negli scatoloni. Bisogna partire. La sorella di Bruno, che lui definisce Un Caso Disperato, ma in realtà si chiama Gretel, porta con sé la sua tribù di bambole.
Il padre parte solo con qualche giorno di anticipo mentre Bruno, Gretel, la mamma, Maria e Lars il cuoco, partono insieme in treno: un treno semi vuoto dotato di molti confort. Alla stazione però Bruno nota che in partenza per la stessa direzione, su un altro binario c’è un altro treno e una folla immensa che fatica a salirci....Che strano tutti vogliono salire su quel treno!
Auscit, un posto proprio brutto e Bruno che amava fare l’esploratore, vede dalla finestra della sua camera che fuori la sua casa, meno bella di quella di Berlino, c’è un giardino, una panchina con un targhetta, un reticolato, grossi pali di legno come quelli del telegrafo e molte persone di tutte le età vestiti con pigiami e berretti di tela a righe. Tutti indossavano i medesimi abiti , così come tutta la gente che entrava e usciva da casa sua indossava delle uniformi, sebbene di fattura diversa e decorate in modo svariato, con cappelli, elmetti e bracciali rossi e neri; portavano le pistole e sembravano sempre terribilmente seri, come se tutto fosse di straordinaria importanza e nessuno potesse permettersi di pensare in modo diverso.
Ma qual era di preciso la differenza? si domandò Bruno. E chi decideva chi doveva mettersi il pigiama a righe e chi l’uniforme?
A questo punto ritengo non occorra continuare: Auscit è solo un nome di fantasia, come pure Furio.
Le descrizioni di Bruno sono di un’ingenuità tremenda, ovviamente un’ingenuità voluta, accuratamente studiata dall’autore per arrivare in fondo al cuore del lettore che ne esce inorridito, a tratti anche straziato.Descrizioni che ritengo siano assolutamente corrispondenti alla realtà.
I veri protagonisti del romanzo sono proprio loro:Bruno e Shmuel.
Un’amicizia fatta unicamente di conversazioni, di confronti: due bambini che raccontano la storia dell’olocausto. Testimoni inconsapevoli della più grande scelleratezza umana .
Bruno figlio del Comandante nel cui ufficio era Vietato l’Accesso, Sempre e Senza Eccezioni e per il quale il Furio aveva in serbo grandi progetti.
“Il bambino con il pigiama a righe “ termina con una sorta di tremenda giustizia. Va bene così, magari fosse successo davvero!
Non è una favola , è un racconto che graffia l’anima: al termine della lettura si comprende l’esatto significato dell’introduzione della recensione ripresa dalla copertina del libro stesso..Considerazioni personali
Narra le atrocità con leggerezza: è ben chiaro dove vanno a finire le persone che improvvisamente a seguito di un fischio acuto si mettono in fila e iniziano a marciare e non tornano indietro, ma l’autore non lo scrive, mette in risalto dettagli inequivocabili da cui traspare il dramma ma non si sofferma in descrizioni a volte quasi maniacali . Ad esempio ci sono in commercio libri in cui gli autori si soffermano nelle descrizioni delle torture quasi provassero una sorta di piacere morboso ed io ne rimango infastidita .Più delle parole a volte basta vedere certe immagini, certi sguardi ....
E’ una lettura interessante,c onvincente, molto gradevole, strappa anche qualche sorriso, sorriso amaro.
211 pagine che non richiedono un grande impegno ma di grande utilità per non dimenticare.
In qualche tratto mi ha fatto ripensare al film LA VITA è BELLA.211 pagine che non richiedono un grande impegno ma di grande utilità per non dimenticare.
L’autore
Jhon Boyne , irlandese, nato nel 1971, ha studiato al Trinity College di Dublino e all’Università dell’East Anglia, a Norwich.
Questo romanzo è stato tradotto in 32 Paesi e ha venduto milioni di copie in tutto il mondo
Titolo originale dell’opera: The boy in the striped pyjamasJhon Boyne , irlandese, nato nel 1971, ha studiato al Trinity College di Dublino e all’Università dell’East Anglia, a Norwich.
Questo romanzo è stato tradotto in 32 Paesi e ha venduto milioni di copie in tutto il mondo
Prima edizione Fabbri 2007- la copia in mio possesso :22ma edizione dicembre 2009
Dal libro è stato tratto il film omonimo – drammatico -uscito nel dicembre 2008-regia e sceneggiatura di Mark Herman
agosto 2010 - Y.P.
Nessun commento:
Posta un commento