La vita su una tavolozza di colori,
Parole che donano emozioni
Alessandro D’Avenia pittore di sentimenti
Vorrei scrivere un’opinione speciale per questo romanzo davvero SPECIALE, un’opinione che appena terminata la lettura, chi legge prende nota del titolo e corre in libreria ad acquistarlo.Parole che donano emozioni
Alessandro D’Avenia pittore di sentimenti
Non è neppure un romanzo da prendere in prestito in biblioteca bensì da leggere e tenere stretto stretto vicino a sé, ogni tanto aprirlo su una pagina “ a caso” e rileggerla. E’ un romanzo raro, di una semplicità prorompente che urla AMORE VERO ( quello che sgorga dal cuore - Amare verbo e non sostantivo- che si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa ) e VITA AUTENTICA ( non quella da palcoscenico o quella fatta di propaganda, ma quella per la quale non ci sono le istruzioni per l’uso).
Un romanzo ricco di colpi di scena, eventi di realtà quotidiana la cui analisi aiuta a crescere anche coloro che si ritengono “già grandi”.
Non è un romanzo scontato che potrebbe scrivere chiunque avesse conseguito studi classici e filosofici, è un romanzo dalle risposte importanti, ma sia ben chiaro:
“Le risposte importanti sono scritte tra le righe dei libri e devi essere tu capace di leggerle”.
L’autore, sicuramente dotato di grande sensibilità , dedica questa sua prima opera a : “Ai miei genitori, che mi hanno insegnato a guardare il cielo con i piedi per terra. Ai miei alunni, che m’insegnano ogni giorno a rinascere”.
Già questa dedica ritengo sia molto significativa: sognare con i piedi per terra e alunni che donano rinascita. E’ forse poco?
“Bianca come il latte Rossa come il sangue” io ritengo sia dedicato a tutti coloro che cercano un sogno e a tutti coloro che un sogno ce l’hanno già , a tutti coloro che sono adolescenti e a tutti coloro per i quali l’adolescenza è una stagione passata e non se la ricordano più, a tutti i genitori e a tutti i ragazzi che considerano la scuola un strazio obbligatorio, a quelli che credono in Dio e a quelli che la fede non ce l’hanno, a quelli che non hanno mai letto un romanzo ( e probabilmente non leggeranno neppure la mia opinione) e infine agli insegnanti. E ancora: è un libro da regalare a tutti quelli che hanno un cuore seppure piccolo ed anche a quelli che un cuore non ce l’hanno.
Vorrei davvero essere convincente e invogliare alla lettura di questo romanzo che mi ha letteralmente “colpita”, ma anche perché ho la convinzione che si tratti di “un romanzo di formazione “che possa portare un notevole arricchimento personale a tutti.
E’ pur vero che certi romanzi letti in determinate circostanze possano produrre effetti che a taluni possano apparire esagerati: io sono mamma di un adolescente e le righe di D’Avenia le tocco con mano ogni giorno e perciò mi sono entrate nel cuore e qualcuna mi ha anche ferita.Non è un romanzo scontato che potrebbe scrivere chiunque avesse conseguito studi classici e filosofici, è un romanzo dalle risposte importanti, ma sia ben chiaro:
“Le risposte importanti sono scritte tra le righe dei libri e devi essere tu capace di leggerle”.
L’autore, sicuramente dotato di grande sensibilità , dedica questa sua prima opera a : “Ai miei genitori, che mi hanno insegnato a guardare il cielo con i piedi per terra. Ai miei alunni, che m’insegnano ogni giorno a rinascere”.
Già questa dedica ritengo sia molto significativa: sognare con i piedi per terra e alunni che donano rinascita. E’ forse poco?
“Bianca come il latte Rossa come il sangue” io ritengo sia dedicato a tutti coloro che cercano un sogno e a tutti coloro che un sogno ce l’hanno già , a tutti coloro che sono adolescenti e a tutti coloro per i quali l’adolescenza è una stagione passata e non se la ricordano più, a tutti i genitori e a tutti i ragazzi che considerano la scuola un strazio obbligatorio, a quelli che credono in Dio e a quelli che la fede non ce l’hanno, a quelli che non hanno mai letto un romanzo ( e probabilmente non leggeranno neppure la mia opinione) e infine agli insegnanti. E ancora: è un libro da regalare a tutti quelli che hanno un cuore seppure piccolo ed anche a quelli che un cuore non ce l’hanno.
Vorrei davvero essere convincente e invogliare alla lettura di questo romanzo che mi ha letteralmente “colpita”, ma anche perché ho la convinzione che si tratti di “un romanzo di formazione “che possa portare un notevole arricchimento personale a tutti.
Trama
La trama è semplicissima,: un professore di storia e filosofia in qualità di supplente entra in una classe e immediatamente, con il dovuto cinismo gli alunni gli assegnano la veste di “sfigato” in quanto per poter esercitare la propria professione deve attendere che qualche altro abbia degli imprevisti o si ammali. In ogni caso, il giovane prof con la borsa carica di libri sempre a portata di mano e una luce particolare negli occhi quando spiega, inizia la sua avventura. Da supplente diventerà “ fisso” poiché la prof che sostituiva non riprenderà il suo posto perché il marito affetto da una grave malattia, muore.
A quel punto però il prof cambia titolo e da “ sfigato” diventa “ il SOGNATORE”. Titolo che si guadagna anche merito a lezioni che tiene relative ad argomenti apparentemente “fuori programma”. Inoltre il Sognatore assegna compiti la cui soluzione non si trova neppure su Wikipedia e quindi non si può copiare. Cattura così l’ attenzione e stimola la curiosità degli alunni, fra i quali c’è Leonardo, detto Leo come leone, la voce narrante del romanzo.
Leo - “ Non ho niente da regalare se non l’amore che ricevo o rubo”
Leo non è vero che non ha nulla: ha una famiglia con genitori che si amano, ha il motorino il bat –cinquantino, un amico Niko con cui gioca a calcetto nella stessa squadra “I Pirati”. Leo ha anche un angelo custode, Silvia, su cui può contare sempre in particolare nei momenti infelici di turbamenti, di dubbi, di sconforto. Le telefona , le da appuntamento sulla panchina solitaria nel parco dove lui racconta, lei ascolta e qualche volta gli da suggerimenti che pare siano proprio quelli “giusti” e non quelli“ a caso”.
Leo però cerca un sogno, il Sognatore dice che occorre avere un sogno perchè una vita senza sogni è un giardino senza fiori e una vita di sogni impossibili è un giardino di fiori finti….
Bel pasticcio, Leo non vorrebbe darla vinta al prof e fare troppe domande però vuole trovare il suo sogno ad ogni costo.
Quando finalmente lo trova, scopre che il suo sogno ha un volto, un nome e soprattutto un colore e infine lo scrive su una lettera, lui che a scrivere è una schiappa , lui che non ha mai scritto una lettera.
Ma la lettera sarà bagnata di sangue..
Ovviamente il sogno lo confiderà a Silvia, sulla quale non spendo altre parole perché il sogno di Silvia potrebbe essere proprio Leo.
Il sogno di Leo : BEATRICE, bianca come il latte, rossa come il sangue.
Ma il sogno si frantuma,vola via, si distrugge .
Per ovvie ragioni mi fermo qui.
Romanzo simile a un diario : capitoli brevi che racchiudono 200 giorni di vita.A quel punto però il prof cambia titolo e da “ sfigato” diventa “ il SOGNATORE”. Titolo che si guadagna anche merito a lezioni che tiene relative ad argomenti apparentemente “fuori programma”. Inoltre il Sognatore assegna compiti la cui soluzione non si trova neppure su Wikipedia e quindi non si può copiare. Cattura così l’ attenzione e stimola la curiosità degli alunni, fra i quali c’è Leonardo, detto Leo come leone, la voce narrante del romanzo.
Leo - “ Non ho niente da regalare se non l’amore che ricevo o rubo”
Leo non è vero che non ha nulla: ha una famiglia con genitori che si amano, ha il motorino il bat –cinquantino, un amico Niko con cui gioca a calcetto nella stessa squadra “I Pirati”. Leo ha anche un angelo custode, Silvia, su cui può contare sempre in particolare nei momenti infelici di turbamenti, di dubbi, di sconforto. Le telefona , le da appuntamento sulla panchina solitaria nel parco dove lui racconta, lei ascolta e qualche volta gli da suggerimenti che pare siano proprio quelli “giusti” e non quelli“ a caso”.
Leo però cerca un sogno, il Sognatore dice che occorre avere un sogno perchè una vita senza sogni è un giardino senza fiori e una vita di sogni impossibili è un giardino di fiori finti….
Bel pasticcio, Leo non vorrebbe darla vinta al prof e fare troppe domande però vuole trovare il suo sogno ad ogni costo.
Quando finalmente lo trova, scopre che il suo sogno ha un volto, un nome e soprattutto un colore e infine lo scrive su una lettera, lui che a scrivere è una schiappa , lui che non ha mai scritto una lettera.
Ma la lettera sarà bagnata di sangue..
Ovviamente il sogno lo confiderà a Silvia, sulla quale non spendo altre parole perché il sogno di Silvia potrebbe essere proprio Leo.
Il sogno di Leo : BEATRICE, bianca come il latte, rossa come il sangue.
Ma il sogno si frantuma,vola via, si distrugge .
Per ovvie ragioni mi fermo qui.
La storia è struggente, direi drammatica, per me è stata una fonte di lacrime.( In alcuni momenti ho dovuto interrompere la lettura perché le lacrime bagnavano le pagine).
Anche Leo, il protagonista piange e “il fiume ha raccolto secoli di lacrime di gioia e di dolore e le ha portate dove le lacrime devono stare: in mare, che è salato per questo…”
- Rosso come il sangue, rosso come l’amore, l’inchiostro delle pagine bianchissime della vita. Io credo che le uniche cose che valga la pena di ricordare siano quelle raccontate con il sangue: il sangue non fa errori e nessun professore li può correggere.
E questa la voglio riportare per tutti i papà che leggeranno la mia opinione:“ Mio padre mi ha fatto scoprire che il cielo non è uno schermo. Io lo vedevo come un televisore, con dei punti colorati sparsi qua e là, a caso, sulla superficie. Invece, se lo guardi bene, il cielo è come il mare: è profondo, riesci quasi a percepire le distanze fra le stelle e hai paura della tua piccolezza. E quella profondità piena di paure la riempi di storie….Mio padre mi ha insegnato a vedere le storie, altrimenti sfuggono, si nascondono, si tendono come fili invisibili di una trama fra una stella e un’altra…..”
- Ciò che conta di fronte alla libertà del mare non è avere una nave, ma un posto dove andare, un porto, un sogno, che valga tutta quell’acqua da attraversare”
Il finale è inatteso: Il Sognatore restituisce a Leo il manoscritto del suo libro ( si Leo diventerà uno scrittore) accompagnato da una lunga lettera di cui stralcio una frase : “Leo , a volte noi abbiamo paura di nemici che sono molto meno forti di quello che sembrano. Solo il bianco che li riveste, nel cuore della notte, li fa apparire misteriosi e terribili”.
Ma attenzione: questo è il finale per Leonardo , non è il finale del romanzo. Quello, non ho nessuna intenzione di svelarlo, sarebbe cattiveria pura verso il lettore che intende intraprenderne la lettura.
E sono certa che saranno in molti a leggere “Bianca come il latte, rossa come il sangue”.
In tutte le librerie occupa una posizione privilegiata, impossibile ignorarlo.
Lo stile letterario, schietto, moderno rende la lettura molto scorrevole e piacevole, 252 pagine escluse 2 per i ringraziamenti che vale la pena leggere poiché vi si trovano nomi noti in campo letterario.E sono certa che saranno in molti a leggere “Bianca come il latte, rossa come il sangue”.
In tutte le librerie occupa una posizione privilegiata, impossibile ignorarlo.
La foto in sovraccoperta è perfettamente attinente al contenuto : foto di Elif Sanem Karakoc ( suggerisco di andare in rete e vedere la galleria delle foto Elif Sanem – sono opere d’arte- volti di ragazze intriganti, enigmatiche). Leggendo viene spontaneo attribuire alla foto il nome di BEATRICE.
L’AutoreAlessandro D’Avenia nato a Palermo 32 anni fa in una famiglia numerosa, ben 7 fratelli e sorelle , laureato in Lettere classiche , biennio di specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento alla scuola superiore, poi supplenza al liceo romano DANTE e successivamente trasferitosi a Milano ove è residente, è divenuto insegnante di ruolo e contemporaneamente ha frequentato il corso di sceneggiatura all’università Cattolica.
Questo è il suo romanzo di esordio e già viene paragonato a Paolo Giordano ( La solitudine dei numeri primi), e Federico Moccia e sembra sia già candidato a vari premi letterari.
Alcuni affermano che la copertina del romanzo di D’Avenia sia sullo stesso stile del romanzo di Paolo Giordano: io penso che sia un forzatura mentre ritengo che i due autori siano accomunati da una grande sensibilità per i problemi degli adolescenti e credo anche che ciò sia del tutto naturale essendo entrambi due giovani professori.
Concludendo dovrebbe trattarsi del “caso letterario” del momento.
Ma chi ama la lettura “se ne frega” del caso letterario e legge il libro perché è un ottimo romanzo.
Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Milano – I edizione gennaio 2010Collezione Scrittori italiani e stranieri
marzo 2010- Y.P.
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