sabato 10 febbraio 2018

ACCABADORA - Michela Murgia

ACCABADORA



Perché leggere un libro anziché un altro? A volte la scelta si fa semplicemente perché il titolo ci piace, altre volte perché la copertina attira la nostra attenzione, altre volte ancora perché si leggono recensioni positive, convincenti e, in qualche occasione si legge un libro perchè ci viene regalato.
Accabadora io ho deciso di leggerlo soltanto perché vincitore del Premio Campiello Letteratura 2010 e anche perché non avevo mai letto nulla di Michela Murgia .
E su ACCABADORA, un romanzo dai temi forti, ora mi appresto ad esprimere la mia modesta opinione, ma innanzitutto riporto il significato del vocabolo di uso poco comune:

-“ Accabadora dallo spagnolo acabar, terminare o ancor più dal sardo accabaddare può significare incrociare le mani al morto, o ancora mettere a cavallo e quindi far partire…”. Tenuto conto che in alcune parti della Sardegna il termine “accabaddare” non significa un ficco secco, il termine acabar non è solo un termine spagnolo, ma viene utilizzato dai sardi, nella forma di accabai, che significa proprio terminare, finire. Da qui accabadora, colei che termina, mette fine alla vita” “ Il mestiere , la funzione dell’Accabadora è quindi porre fine alla vita di un ammalato grave, per il quale si pensava non ci sarebbe stata guarigione”.
L'AUTRICE
MICHELA MURGIA nata a Cabras il 3 giugno 1972 ha pubblicato :
“Il mondo deve sapere” da cui è stato ispirato il film di Virzì “Tutta la vita davanti”
“Viaggio in Sardegna” una raccolta di racconti su luoghi poco conosciuti in Sardegna
Nel 2009 “ Accabadora” con cui si è aggiudicata a Maggio 2010 l’importante premio SuperMondello e nel settembre 2010 il Premio Campiello.
Il romanzo è stato pubblicato in lingua tedesca dalla casa editrice Wagenbach di Berlino.
Il curriculum di Michela Murgia prima di divenire scrittrice è molto vario: ex-studentessa di teologia , venditrice di multiproprietà, dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica, portiere di notte, insegnate di religione cattolica, attivista dell’Azione Cattolica.
Ho letto che politicamente è rivolta verso la sinistra, è sostenitrice del partito indipendentista e sogna un futuro completamente indipendente per la Sardegna.
Veniamo ora ad Accabadora; una storia che intreccia nella Sardegna degli anni cinquanta i temi dell' eutanasia e dell'adozione, un storia veramente forte che a tratti mi ha lasciata sbigottita.
Ma sarà davvero esistito il mestiere dell’accabadora?
TRAMA
Bonaria Urrai è una figura di donna molto particolare, decisamente intrigante, cuce e prende misure poiché svolge l’attività di sarta e gode del rispetto e del timore degli abitanti di Soreni, il paesino in cui vive. Rimasta nubile in quanto il fidanzato partito per la guerra in continente non è mai più tornato, in età non più giovane decide di portarsi in casa Maria Listru , quarta figlia indesiderata di Anna Teresa Listru, una vedova che vive in condizioni di povertà .
Maria Listru diviene così per Tzia Bonaria “ fill’ e anima”, figlia dell’anima (Una pratica tutt’ora esistente in Sardegna assimilabile ad una adozione). Maria si trova ad occupare una bella stanza in una casa assai grande e a condurre una vita migliore e con il passare del tempo il paese di Soreni accetta lo strano sodalizio. Sembrerebbe quasi tutto normale , un rapporto di affetto fra un’anziana adulta benestante ed una ragazzina .
Ma c’è qualcosa di cupo, misterioso nell’anziana sarta che l’ingenua Maria non riesce a comprendere. Si è accorta che una notte Tzia Bonaria furtivamente, con addosso la gonna lunga e avvolta in uno scialle nero, è uscita di casa ed è rientrata molto tardi, ma immagina dove possa essere andata e ogni richiesta di spiegazioni cade nel silenzio. Poi per cinque anni ancora Bonaria Urrai non esce più di notte, o forse Maria non se n’è accorta…..
L’ambiente in cui si snoda la trama , come precedentemente detto è quello di una Sardegna chiusa, primitiva, con tradizioni, regole , leggi non scritte ma ben radicate di cui la comunità conosce perfettamente i limiti e i vincoli che non si possono violare.
A latere della storia di Bonaria e Maria, in paese si verifica un episodio non trascurabile: due proprietari terrieri confinanti fra loro entrano in lite poiché uno dei due mediante fatture e altro cerca di rimuovere un muretto a secco che funge da divisorio delle proprietà, allo scopo di ampliare la propria. La diatriba va avanti parecchi giorni e pare terminare una notte con uno sparo d’arma da fuoco; il figlio di uno dei due proprietari rimane gravemente ferito e successivamente gli verrà amputato l’arto inferiore.
Il giovane non riuscirà mai ad accettare tale mutilazione e si costringerà a letto.
Fra le molte visite che riceverà ci sarà anche quella di Tzia Bonaria e non sarà una visita come le altre perché lei è l’accabadora, l’ultima madre, colei che porta la pace ai moribondi.
Ma il giovane non è moribondo è solo mutilato e …..
E quando Maria Listru scopre chi è l’accabadora , fugge…..
Il finale è del tutto imprevedibile.
GIUDIZIO PERSONALE
Scritto in un linguaggio quasi aspro, colorito con inflessioni dialettali, è un romanzo crudo che colpisce e turba il lettore . Oltre all’adozione fuori dagli schemi e il tema della fine della vita, c’è anche una storia di amore senza lieto fine in cui il protagonista ha subito violenza da bambino.
Un’alchimia corposa. Storie di vite difficili, complicate.
Un romanzo importante che io non esito a definire un gran bel romanzo.
La lettura è scorrevole: gli eventi si rincorrono, la storia non ha rallentamenti, ogni pagina è viva. Assolutamente da leggere.
La sovraccoperta è di grande effetto: un rettangolo nero, un bel viso di ragazza in cui grande risalto è dato allo sguardo intenso illuminato da sette ceri accesi. ( Carlo Bevilacqua- Fede- 1955)
IL FUOCO PURIFICA TUTTO
Un breve stralcio
“ Quando finisce un lutto , Tzia?”
“Che domande fai…quando finisce il dolore finisce il lutto”.
“ Quindi il lutto serve a far vedere che c’è il dolore,….”
“ No , Maria, il lutto non serve a quello. Il dolore è nudo, e il nero serve a coprirlo, non a farlo vedere”.
dicembre 2010 - Y.P.

Nessun commento:

Posta un commento