lunedì 30 novembre 2020

L’APPELLO – Alessandro D’Avenia

 

L’APPELLO – Alessandro D’Avenia 

In copertina c’è scritto  L'APPELLO  - romanzo - ma per me è stato molto più : è stato apprendimento, è stato un rievocare situazioni vissute,  è stato un potente strumento di riflessione che mi ha indotta a confermare  a me stessa  errori che già presagivo d’aver commesso, ma nel contempo ho trovato anche una giustificazione. Del resto in tempi  moderni in cui l’apparire conta più dell’essere, il compito per un genitore nell’affrontare la fase adolescenziale di un  figlio è alquanto arduo. 

Alessandro D’AVENIA, dottore di ricerca in lettere classiche, insegna al liceo ed è anche sceneggiatore. La sua opera prima “Bianca come il latte, rossa come il sangue” è divenuto un film.

 Trama

 Un professore di quarantacinque anni divenuto cieco, dopo un periodo d’interruzione, decide di riprende l’insegnamento nonostante le paure e le ansie derivanti dalla condizione inedita.

Gli viene assegnata una classe che deve affrontare la maturità, quindi tutti ragazzi di 18 anni e qualcuno anche di più perché ripetente: lui, il prof di scienze  che si presenta in classe con gli occhiali scuri, mentre gli studenti sono considerati “casi disperati”.

L’incontro fra il prof e gli studenti dovrebbe avvenire tramite l’appello, ma il prof non è dell’idea che debba trattarsi di un semplice elenco quindi inventa un appello “ rivoluzionario”. In lui c’è la convinzione che per cambiar il mondo sia necessario “salvare il nome”.

Salvare un nome. Per questo faccio l’insegnante e non voglio smettere di farlo anche se sono diventato cieco. Niente di sentimentale, pura scienza: sino a che non lo identifichi e non gli dai un nome, un fenomeno non esiste

Da questo inizio nasce il romanzo: coinvolgente, commovente, come solo un professore che ama profondamente il suo lavoro e che conosce le problematiche della scuola, poteva scrivere.

Fra il prof Romeo Omero e la classe s’instaura un rapporto di fiducia e di conoscenza che lascia sbigottiti insegnati e dirigente scolastico, i quali arroccati su preesistenti convincimenti ne hanno paura .

Storie di vita. La Classe del prof Romeo è l’insieme di tutte le classi di tutte le scuole.

Alle spalle di ogni ragazzo c’è un mondo che spesso gli insegnanti non conoscono e  non cercano neppure di conoscere poiché ritengono non di loro interesse e si ritrovano ad impartire nozioni che i ragazzi non riescono ad apprendere perché s’impara ciò che si ama e ciò che ci insegnano ad amare.  

Nella vita occorrono maestri e il prof Romeo era un maestro.

 Le mie impressioni sono assolutamente positive: un romanzo importante, dallo stile letterario eccelso. Su alcune pagine ho pianto, nella lettura di alcune vicissitudini mi si è chiuso lo stomaco. Il finale,  nella sua drammaticità è “luminoso”.  Da leggersi fino all’ultima pagina, compresa quella dei ringraziamenti, poiché anche il disegno di copertina ha la sua storia.

 Grazie Prof. D’Avenia per averlo scritto. E’ una sensazione bellissima terminare un libro e sentirsi” più belli – più ricchi”.

Stralci

Come d’abitudine, inserisco qualche stralcio, ma sono in difficoltà nel discernere poiché le pagine che ho evidenziato sono moltissime.

 -          E’ un paradosso, ma ciò che ci troviamo davanti agli occhi non lo vediamo, anche perché in genere non vogliamo vedere davvero, quanto piuttosto ottenere conferma di quello che già crediamo di sapere e rimanere ciechi su ciò che non ci conviene sapere.

-          Credo che esistano due categorie di persone: quelle che fuggono da qualcosa e quelle che cercano qualcosa. O forse è più preciso dire che ci sono persone che smettono di fuggire da qualcosa e cominciano a cercare, e persone che non iniziano mai a cercare perché sono troppo impegnate a fuggire…..

-          …riprodursi non è riprodurre individui uguali a noi, anzi, è generare chi metterà in crisi proprio quelle aspettative per costringerci a rivedere chi pensavamo di essere o di voler essere.

-          La scienza descrive il dolore, non lo risolve.

-          La conoscenza che non serve a prendersi cura di sé e del mondo non è conoscenza, ma violenza

-          Oggi la donna  spesso è usata come oggetto del desiderio per l’occhio che la vuole possedere, e così facendo le toglie la vita, Sempre più rapace, l’occhio esalta il desiderio e trasforma la donna in pura illusione, per eccitarlo. Finchè l’occhio non guarisce da questa volontà di dominio non riusciremo più a vedere le cose e a sentirne il respiro. Riavremo il mondo solo quando smetteremo di volerlo dominare.

-          …ci vuole tempo, le cose non cambiano mai in un momento, perché quando una cosa è vera è come un seme, ci mette anni a dare frutto. Quando invece vuoi subito tutto, usi la forza, rompi la scorza, usi la violenza, e rompi anche l’essenza.  

30 Novembre 2020- Yvonne Pelizzari

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