CECITA’ – JOSE’
SARAMAGO
“Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo.
Ciechi che, pur vedendo, non vedono”
E la domenica è
volata via con otto chilometri di camminata raggiungendo il campo da Golf La
Rovedine ed al ritorno, la superlativa compagnia
di Josè Saramago.
Eppure, alcuni giorni fa, dopo aver letto una cinquantina di
pagine di CECITA’, mi pareva d’aver
sbagliato libro. Io leggo non solo perché senza libri non so stare, ma anche perché
la lettura mi permette di entrare in altri mondi e vivere esperienze diverse dalle
mie, per cui in tempo di pandemia,
leggere un romanzo incentrato su un’epidemia, non mi pareva affatto una buona
idea. Ma poi, siccome è mia abitudine portare a termine ciò che inizio, seppure
senza convinzione, ho proseguito la lettura ed ora sono molto soddisfatta d’averlo
terminato.
Si tratta indubbiamente di un romanzo dai risvolti
drammatici poiché la trama è incentrata su l’improvvisa propagazione di un’epidemia
portatrice di cecità. Un cecità alquanto anomala poiché se la cecità
tradizionale fa vedere nero ( amaurosi) , questa faceva vedere bianco ( mal
bianco). Ma seppure il particolare possa sembrare irrilevante poiché fra l’essere
un cieco che vede bianco e un cieco che
vede nero, la differenze sembra inesistente, ritengo che per l’autore irrilevante non lo sia. Comunque sintetizzando il romanzo
racconta le vicissitudini di un paese, i cui abitanti, ivi compresi
amministratori pubblici, governati, forze dell’ordine, tutti indistintamente, improvvisamente
divengono ciechi.
Anzi, non proprio tutti perchè se tutti lo fossero divenuti, Saramago non avrebbe
potuto scrivere il romanzo…occorreva un
protagonista a testimoniare gli accadimenti.
Ed infatti , inspiegabilmente, una donna, forse non casualmente moglie di un oculista,
supera l’epidemia ad occhi aperti, ma
fingendosi cieca riesce ad assistere a ciò che avviene durante l’isolamento dei
primi contagiati ( circa 300) confinati
in un manicomio dismesso. Una figura arguta ed intelligente che a tutti gli
effetti diviene la protagonista del romanzo.
Questa è la superficiale trama in sintesi, ma il romanzo è ben altro poiché
mette in luce il caos di un paese senza più organizzazione nonché ciò che consegue al terrore, alla paura e quindi alle
diverse reazioni fisiche e psicologiche di ogni individuo.
Per la sopravvivenza si fanno cose che non s’immaginano: si
può persino ammazzare un uomo. Un romanzo che da risaltò alla brutalità ed alla
crudeltà a cui si può arrivare in determinate circostanze. Individualismo,
egoismo, sopraffazione: tematiche importanti ben descritte da un narratore Premio
Nobel per la Letteratura quale è stato Josè Saramago.
Alcune pagine contenenti descrizioni di violenze e vessazioni sono alquanto crude, ma penso che l’autore lo abbia fatto volutamente al fine di indurre alla riflessione anche il lettore meno incline alla riflessione.
E per finire: non è una lettura disadatta al momento che
stiamo vivendo in cui tutti sono contro
tutti e molti non riescono a placare la fame di protagonismo, bensì necessaria.
A tratti pare sia proprio la storia dei nostri giorni portata
all’eccesso, nonostante il romanzo sia
stato scritto in tempi non sospetti. Josè Saramago – narratore, poeta, drammaturgo
e giornalista - è morto nel 2010.
In tal proposito voglio riportare questo stralcio, secondo me alquanto emblematico:
“ Al Governo rincresce di essere stato
costretto a esercitare energicamente quello che considera suo diritto e suo
dovere, proteggere con tutti i mezzi la popolazione nella crisi che stiamo
attraversando, quando sembra si verifichi qualcosa di simile a una violenta
epidemia di cecità, provvisoriamente designata come mal bianco, e desidererebbe
poter contare sul senso civico e la
collaborazione di tutti i cittadini per bloccare il propagarsi del contagio,
nell’ipotesi che di contagio si tratti…..La decisione di riunire in uno stesso
luogo le persone colpite, e, in luogo prossimo, ma separato, quelle che in
essere hanno avuto qualche tipo di contatto, non è stata presa senza
ponderazione….”
-
Così come
l’abito non fa il monaco, anche lo scettro non fa il re, èuna realtà che è
meglio non dimenticare.
-
La cecità
è anche questo, vivere in un mondo dove non ci sia più speranza
-
“…perché i
libri del mondo, tutti insieme, sono come dicono sia l’universo, infiniti”
-
Il mondo è
pieno di ciechi vivi
-
“..tutti i
racconti sono come quelli della creazione dell’universo, nessuno c’era, nessuno
vi ha assistito, ma tutti sanno cosa è accaduto”
Finale assolutamente personale:
COVID 19 è ancora aggressivo e ci
attendono ancora giorni “complicati”.
I libri possono aiutarci a renderci consapevoli che, come ha scritto pure
Saramago in Cecità, la storia insegna che epidemie e pandemie da sempre sono state arginate con “l’isolamento” in attesa delle scoperte
scientifiche.
1 novembre 2020 - Yvonne
Nessun commento:
Posta un commento