martedì 17 novembre 2020

SUITE FRANCESE - Irene Nemirovsky

 

SUITE FRANCESE – Irene Nèmirovsky

 


Presente da tempo nella lista interminabile dei libri da leggere, soltanto l’estate scorsa l’ho acquistato al prezzo speciale di circa 9 euro- Universale Economica Feltrinelli / CLASSICI.

Qualche giorno fa l’ho iniziato e stanotte l’ho finito nonostante  fosse di 500 pagine.

Mi ha coinvolta intensamente sin dalle prime pagine poichè lo stile letterario è quello che io prediligo: le descrizioni divengono immediatamente immagine, scenari, mentre la trama l’ho trovata  molto interessante poiché basata su fatti storici reali.

 (Il mio libro appartiene alla ottava edizione del 2014 e la  nuova traduzione è di Cinzia Bigliosi che da quanto ho letto insegna a  Verona teorie del Romanzo ed ha tradotto altri classici, oltre ad aver curato la biografia di Thurman). 

L’autrice, IRENE  NEMIROVSKY,   nata in Ucraina, visse a lungo in Francia dove venne arrestata dai nazisti e deportata da Auschwitz nel 1942 in quanto ebrea. Nel campo di concentramento  morì dopo un mese a soli 39 anni.

SUITE FRANCESE, ha ricevuto il Prix Renaudot a titolo postumo, unica eccezione al regolamento che prevede la premiazione soltanto a scrittori in vita.

Infatti il manoscritto, per 50 anni era stato conservato dalla figlia maggiore in un cassetto, assolutamente  trascurato poiché  ella riteneva che si trattasse di un diario e quindi troppo doloroso da leggersi visto che la madre era stata deportata.

SUITE FRANCESE è divenuto film nel 2014 ( genere drammatico sentimentale guerra).

 Trama

In sintesi è la cronaca dell’arrivo a Parigi delle truppe naziste e la conseguente occupazione della Francia da parte della Germania durante il secondo conflitto mondiale.

Nell’analisi invece è lo sfaldamento della civiltà francese.

La prima parte è incentrata sull’esodo  di massa dei francesi, i quali  all’arrivo dell’esercito nazista in Francia fuggirono portandosi addietro tutto quanto a loro era possibile: i ricchi con gioielli, denari,  mobili pregiati, porcellane, i poveri  con gabbie di polli, conigli e poco altro.

"… grandi migrazioni umane sembrano governate da leggi naturali. Quei periodici spostamenti di massa sono probabilmente necessari alle popolazioni come la transumanza lo è per le greggi."

La seconda parte invece descrive dettagliatamente l’occupazione dell’esercito tedesco di una piccola cittadina di campagna dove risiedevano proprietari terrieri e mezzadri.  I soldati tedeschi , vincitori in quella parte di conflitto, andavano a stabilirsi nelle case dei residenti, i quali essendo vinti, dovevano ospitarli.

La convivenza fra vinti è vincitori non si rivelerà drammatica come potrebbe sembrare, ma non tutti i francesi erano animati degli stessi sentimenti e l’autrice con grande destrezza e lucidità lo evidenzia e induce il lettore alla riflessione: gli eventi occorre osservarli da angolature diverse e la parte più difficile rimane sempre quella di saper andare oltre i pregiudizi.

"Dopo tutto, si giudicano gli altri solo in base al proprio cuore. L’avaro vede sempre la gente spinta dall’interesse, il lussurioso dall’ossessione del desiderio."

Numerosi sono i personaggi, anche di notevole importanza, ma le vere protagoniste sono due donne: la vedova Angellier, donna infelice e rancorosa e,  la nuora Lucille il cui marito è in guerra, forse prigioniero dei tedeschi o forse morto. Lei è particolarmente dolce , bella e intelligente, ama pure leggere libri e la vita con la suocera non è certamente idilliaca. Vivono nella stessa casa, loro due e la domestica e,  si trovano a dover ospitare l’ufficiale tedesco Bruno Von Frank, un giovane di belle maniere che ama i libri, la musica... 

La musica abolisce le differenze di lingua o di abitudini tra due esseri e tocca in essi qualcosa di indistruttibile.” – pag. 379

 Ritengo doveroso non andare oltre, ma ne suggerisco vivamente la lettura e inserisco qui di seguito degli stralci che penso siano emblematici ad evidenziare la qualità del contenuto.

 

Stralci

…Come all’indomani di ogni catastrofe, ci sarebbero stati nuovi ricchi, uomini pronti a comprare il piacere pagandolo molto caro, perché il loro denaro sarebbe stato facile e l’amore sarebbe rimasto lo stesso.

 …come in natura, a un periodo di calma segue la tempesta che ha il suo principio, il suo punto culminante, la sua fine a cui seguono altri periodi di tranquillità più o meno lunghi. Disgraziatamente per noi, siamo nati in un secolo di tempesta, ecco tutto. Passeranno. 

…La certezza della mia libertà interiore, - disse lui dopo aver riflettuto –questo bene prezioso, inalterabile, che dipende solo da me perdere o conservare. Che le passini spinte al parossismo come lo sono adesso finiscono per spegnersi. Che tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò prima di tutto vivere. Giorno dopo giorno. Resistere, attendere. Sperare.

Alcune famiglie tornavano dalla visita settimanale al cimitero, quasi fosse una scampagnata di piacere in quel paese che ignorava i divertimenti: ci andavano in gruppo, si raccoglievano mazzolini di fiori fra le tombe.

Quello che divide o unisce gli individui non è la lingua, non sono le leggi, i costumi, i principi, ma lo stesso modo di tenere coltello e forchetta. 

Uno schiavo vale di più di un cane che si crede libero quando trotta dietro il padrone. 

Novembre 2020- Y.Pelizzari

Nessun commento:

Posta un commento