ISTRUZIONI PER DIVENTARE FASCISTI
Michela Murgia
Non mi è facile recensire
questo piccolo volume scritto recentemente da Michela Murgia e pubblicato
da Einaudi.
Premetto che è ben lontano
da me il desiderio di diventare fascista, non ho mai simpatizzato per il fascismo
e non sono assolutamente in linea con chi sostiene che il fascismo possa aver
avuto delle positività.
((Solo uno dei tanti dettagli:
durante il regime fascista le donne non avevano diritto di voto- il suffragio
femminile risale al 1946) .
Credo convintamente che
qualsiasi sistema antidemocratico che limita la libertà di espressione e non
solo, non abbia nulla di positivo e
appartengo a coloro che sostengono e difendono la democrazia con tutte le sue
imperfezioni compreso i costi poiché la
democrazia ha un prezzo non trascurabile.
In ogni caso apprezzando Michela
Murgia come scrittrice per aver letto quasi tutti i suoi romanzi, in particolare cito Accabadora premio Campiello e Super Mondello 2009 e Ave Mary, vedendo questo in libreria mi sono chiesta come mai avesse scelto simile titolo per un suo libro.
Ebbene l’ho acquistato al prezzo di euro 10,50, in qualche ora l’ho
letto e sin dalle prime pagine mi sono resa conto che si trattava di un libro con un titolo provocatorio.
“ Essere democratici è una fatica immane. Significa fare i conti con la
complessità, fornire al maggiore numero di persone gli strumenti per decodificare e interpretare
il presente, garantire spazi e modalità di partecipazione a chiunque voglia
servirsene per migliorare lo stare insieme. Inoltre non a tutti interessa
essere democratici. A dire il vero, se guardiamo l’Italia di oggi, sembra che non interessi a nessuno,
tanto meno alla politica. Allora perché continuiamo a perdere tempo con la
democrazia quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura? Il
fascismo non è un sistema collaudato che garantisce una migliore gestione dello
Stato, meno costosa, più veloce ed efficiente?”
Un centinaio di pagine fra
paradosso e ironia aventi l’obbiettivo di invitare noi tutti ad alzare la
guardia contro i relitti del passato che contamino il presente.
Le prime sono
dedicate all’utilizzo delle parole poiché sono proprio le parole che danno vita
ai comportamenti e chi sa controllare le parole controlla anche i comportamenti.
Esempio: c’è differenza fra
un leader e un capo: il popolo con un leader
può pretendere di essere ascoltato, di entrare in merito alle decisioni, etc.
etc mentre un popolo che riconosce il
capo vive più sereno e obbedisce. Infine educato il popolo a riconoscersi nel
capo, il capo deve occuparsi di mantenere il consenso spesso tramite una
comunicazione efficace e banale in modo che raggiunga il popolo.
Il seguente passaggio mi
pare non trascurabile:
“La democrazia
sostiene che siamo tutti uguali? Lasciamoglielo dimostrare facendo in modo che
tutte le opnioni siano percepite uguali. Se convinciamo tutti che uno vale uno,
alla fine nessuno varrà più di un altro e ogni cosa, idee e persone, sarà perfettamente
intercambiabile, come se la si estraesse a caso da un mazzo di carte. Occorre
minare ogni principio di autorevolezza tra i pareri, dunque, affinchè vero o
falso non siano più distinguibili in base a chi li afferma, ma per farlo sarà
essenziale demolire le figure pubbliche che hanno un’autorità morale o
scientifica….
I medici? Servi delle grandi case farmaceutiche.
Statisti ed economisti? Manipolatori di numeri al
soldo della casta.
Scrittori? Radical-chic
Gli intellettuali a cosa servono davvero? ….. "
Secondo me è un libro
valido che prende in esame la comunicazione attuale e ben si presta ad aprire una discussione e riflessione .
Può servire a
richiamare l’attenzione di tutti noi affinchè impariamo a dubitare sempre delle fiumane di
parole che abitualmente escono dalle bocche dei nostri governanti.
Non limitiamoci ad
ascoltare, cerchiamo di approfondire, dare un senso alle parole poiché le
parole un significato ce l’hanno e soprattutto cerchiamo di mantenere viva la memoria.
E infine teniamoceli stretti i cosidetti "giornaloni" perchè non c'è democrazia senza libertà di stampa....
Non facciamoci fregare e non demonizziamo tutte le istituzioni.
Ancora qualche stralcio qui
di seguito:
-
Non si diventa fascisti senza un nemico, perché il
fascismo per porsi deve opporsi…
-
(... i
democratici non sanno rinunciare all’idea di legittimare le differenze di
pensiero e continuano a essere inspiegabilmente generosi con chi è portatore di
dissenso. Essi quindi non chiamano nemico il loro antagonista politico, ma
avversario….)
-
Pag. 34 - C’è una sola maniera per far percepire
come minaccioso qualcuno evidentemente fragile:
raccontarsi ancora più fragili e mettere le due fragilità in competizione.
Cercano lavoro? Non ce n’è neppure per noi. Scappano dalla guerra? Prima
vengono i nostri vecchi senza pensione…etc. etc.
Marzo 2019 - Yvonne
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