giovedì 9 luglio 2020

KEYLA LA ROSSA – I.B.SINGER


KEYLA LA ROSSA – I.B.SINGER

 Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso. Marcel Proust


Non conoscevo Isaac Bashevis Singer  ( 1904 – 1991) nonostante fosse stato Premio Nobel per la letteratura nel 1978, poi recentemente lessi IL CIARLATANO, dopodiché  andai nuovamente in libreria ed acquistai KEYLA LA ROSSA che ho appena terminato.

Un romanzo appassionante e avvincente: una pagina tira l’altra e non si riesce a smettere.

La storia è molto singolare e proprio per questo non mi addentro nella trama per nulla togliere agli eventuali lettori.

La protagonista indiscussa è proprio lei, Keyla La Rossa di professione prostituta .
Una donna dotata di  una bellezza appariscente,  forte carattere e grande coraggio: sempre pronta a ricominciare nonostante le avversità non la risparmiano.
Intorno a lei girano molti personaggi di diversa estrazione sociale.
Fra tutti spicca colui che è divenuto suo marito e dal quale lei fuggirà per amore del figlio di un rabbino, tale Bunem.
Il marito, un uomo di malaffare che di lei s’innamora perdutamente e un amico di lui, un certo Max il cui obbiettivo e quello di fare soldi a qualsiasi costo.
Max , un uomo ignobile, fisicamente brutto ma  inspiegabilmente considerato  molto attraente
dalle donne, andava in giro armato di una rivoltella d’oro e si portava appresso tre passaporti- uno nella valigia e uno per ogni taschino del panciotto. Aveva sempre con sé un’intera borsa di medicine e possedeva un’intera collezione di sonniferi.
In sintesi, definirei tutti i personaggi “eccessivi” e Keyla meravigliosa.
Ambientato inizialmente a Varsavia e poi a New York.
New York aveva quartieri neri, ebrei, tedeschi, italiani. Dell’Irlanda a Varsavia Bunem non aveva mai sentito parlare, ma qui erano tutti irlandesi: poliziotti, vigili del fuoco, governatori della città. Ogni quartiere aveva i suoi politici che facevano favori a chi li votava. Gangster, uomini del racket e mafiosi avevano il controllo di intere organizzazioni”.

Un romanzo che non esito a consigliarne la lettura sia per lo stile letterario, sia per gli argomenti trattati e non da ultimo per i richiami ai testi di Bakunin.

 Qui di seguito riprendo quanto scritto da Giorgio Montefoschi in quarta di copertina.

Romanzo appassionante, costruito sull’orlo di uno dei tanti abissi che si sono aperti nella storia dell’uomo, affollato di personaggi di ogni classe sociale che pensano soltanto alla propria sopravvivenza e al denaro, ma anche di altri che non hanno dimenticato Dio, e di altri che lo hanno dimenticato e vorrebbero ritrovarlo, e di altri ancora convinti che l’Onnipotenza divina sia l’onnipotenza di un folle che ha creato un mondo folle nel quale ci si scontra e si perde la strada come in un formicaio distrutto……”

Stralcio

Il fatto che una bugia abbia lunga vita non è una prova della sua verità.

Giugno 2020 - Yvonne


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