giovedì 23 gennaio 2025

IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE - FERNANDO PESSOA

Livro do desassossego por Bernardo Soares - FERNANDO PESSOA


Nei giorni difficili, anche se per taluni potrà sembrare egoistico e criticabile, io credo che ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi affinchè non si dimentichi di sé stesso/a anche perché, come già è stato scritto, nulla si puo' servire da un vassoio vuoto.
Personalmente nei momenti in cui ho bisogno di lacrime, ho nel contempo, bisogno di fughe rigenerative che a volte consistono nell'andare a vedere un cinema, visitare un museo, una mostra pittorica o fotografica e sempre in incursioni dentro i libri, in particolare uno che considero il libro dell'anima.
Un libro che l'autore ha definito “ libro progetto “: un progetto durato 20 anni e rimasto incompiuto poiché nel 1935 a soli 47 anni, probabilmente a seguito di abuso di alcol e vita sregolata è partito per l’ultimo viaggio.
Quindi il libro – progetto, “Livro do desassossego por Bernardo Soares” non è stato pubblicato dall’autore medesimo bensì pubblicato postumo e il manoscritto giace in ben 450 frammenti - pagine scritte negli archivi portoghesi.
Semplicemente potrebbe definirsi un diario esistenziale, un diario dell’anima , anche se diario non è e i 450 frammenti lasciati da Pessoa non ne costituiscono la trama. Forse potrebbe rientrare anche nelle autobiografie, nello specifico una autobiografia senza fatti.
I frammenti sono relativi a stati d'animo, impressioni e soprattutto riflessioni di colui che osserva da una finestra che ha le persiane che si aprono sia sul FUORI che sul DENTRO.
Fuori il mondo, dentro l’anima.
Non c’è un solo personaggio ma “tanta gente” perché Fernando Pessoa ha creato gli eteronomi, pare se ne possano contare 72 ma i critici asseriscono possano essere molti di più: appunto tutta la gente del mondo.
Osservare, contemplare, sognare, illudersi, scrivere o parolare, riflettere, interrogarsi, amare o non amare , cercare risposte: sprofondare dentro sé stessi.
Sinteticamente racchiude tutta la visione della vita di Pessoa.
Riflessioni così minuziose che è impossibile aggiungere qualsiasi altro minimo dettaglio.
Lo stile letterario è alquanto libero e quanto si possa individuare di discutibile non corrisponde mai all’innegabile. Vi sono pure delle descrizioni paesaggistiche di una bellezza letteraria inenarrabile: la luna, il cielo, i tetti di Lisbona, la rua dos Douradores.
Il semplice impiegato di concetto, un eteronimo di nome Bernardo Soares, a cui Pessoa ha delegato il compito di scrivere questa specie di diario, trascorre la maggior parte del tempo fra le pratiche di import-export nel suo ufficio, la cui finestra consente ampie panoramiche della città: fisicamente quasi immobile è dotato di un’anima in costante fermento, sempre viaggiante lungo il fiume inarrestabile della vita.
Il libro dell’inquietudine – “prosa d’arte che è pura poesia”- viene pubblicato postumo quasi 50 anni dopo la morte del poeta ed è una sistemazione di fogli sparsi.
“L'edizione italiana del libro, pubblicata per la prima volta nel 1986, è curata e tradotta da Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre per Feltrinelli. Nel 2005 è stata pubblicata presso la collana Newton Compton una nuova edizione curata dal professor Piero Ceccucci, sistemata e aggiornata con nuovi testi ritrovati tra le carte pessoane.”
"Nel 2013 è uscito Il secondo libro dell'inquietudine, a cura di Roberto Francavilla che completa il lavoro di Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre e gli rende omaggio (e proprio perciò contiene nel titolo l'arbitrio dell'aggettivo secondo).
Fernando Pessoa ( 13 giugno 1888 – 30 novembre 1935), nonostante in vita avesse pubblicato solo 12 racconti è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese e per il suo valore è paragonato a Camoes.
“ Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, non c’è niente di più semplice. Ci sono solo due date- quella della mia nascita e quella della mia morte. Tutti i giorni fra l’una e l’altra sono miei” – F. Pessoa
Il libro dell'inquietudine è il mio compagno di viaggio: pagine in cui mi perdo e mi ritrovo.
“ Mi perdo se mi incontro, dubito se trovo, non possiedo se ho ottenuto.”

Qualche STRALCIO
- Vorrei, vorrei…Ma c’è sempre il sole quando brilla il sole e la notte quando arriva la notte. C’è sempre la pena quando la pena ci duole e il sogno quando il sogno ci culla. C’è sempre quello che c’è e mai quello che dovrebbe esserci, non perché è meglio o perché è peggio, ma perché è altro.
- La vita è un gomitolo che qualcuno ha aggrovigliato. Essa ha un senso se è srotolata e disposta in linea retta, o ben arrotolata. Ma, così com’è, è un problema senza nucleo, un avvolgersi senza un dove attorno a cui avvolgersi.
- Dicono che il tedio è la malattia degli oziosi, o che attacca solo coloro che non hanno nulla da fare. Eppure questo malessere dell’anima è più sottile: più che i veri oziosi attacca coloro che hanno disposizione per essa e coloro che lavorano o che fingono di lavorare ( che nella fattispecie è lo stesso).
….Il tedio non è malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia maggiore: sentire che non vale la pena di fare alcunchè.
- Ma mi libero dalla preoccupazione scrivendo, come uno che respira meglio anche se la malattia non è passata.
Quando scrivo mi visito solennemente. Ho delle sale speciali, ricordate da altri interstizi della raffigurazione, dove mi diletto ad analizzare ciò che non sento e mi esamino come un quadro nell’ombra.
- Non amiamo mai nessuno. Amiamo solo l’idea che ci facciamo di qualcuno. E’ un nostro concetto (insomma noi stessi) che amiamo.
Amare è stancarsi di essere solo.
- Narrare è creare, perché vivere è soltanto essere vissuto.
- Scrivere è dimenticare. La letteratura è il modo più piacevole di ignorare la vita. La musica culla, le arti visive animano, le arti vive ( come la danza e il teatro) intrattengono……
- Una poesia è l’espressione di idee o di sentimenti in un linguaggio che nessuna utilizza poiché nessuno parla in verso.
Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente. E quanti leggono ciò che scrive, nel dolore letto sentono proprio……
Gennaio 2025 – Y.Pelizzari

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