IL PANE PERDUTO
Edith Bruck
Vincitore Premio
STREGA GIOVANI 2021
“Racconta, non ci
crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi”
Un romanzo impressionante, come lo sono spesso
i romanzi dello stesso genere: pagine che bucano lo stomaco e che inevitabilmente portano a chiedersi se la
crudeltà umana ha dei limiti oppure no. Durante la lettura è inevitabile chiedersi come sia potuto
accadere ma anche, se potrebbe ancora accadere.
Questa di Edith Bruck è una testimonianza
sconvolgente che sintetizzerei dicendo che IL PANE PERDUTO narra le
vicissitudini di una bimba che ha trascorso anni a peregrinare fra i vari campi
di concentramento e miracolosamente sopravvissuta , forse anche grazie all’aiuto della sorella Judith, maggiore di lei di qualche anno.
Un’odissea che non si è conclusa con la
liberazione e con la caduta della Germania…
Dopo l’esperienza vissuta, ricominciare non è
stato facile: nata in Ungheria, aperti i lager in Germania è tornata al
villaggio natale, ma senza ritrovare più nulla. La piccola casa distrutta , i
genitori morti e i fratelli sparsi un po’ ovunque che comunque ritrovati,
improvvisamente li ha sentiti completamente estranei.
Raggiungere Israele, non l’aveva acquietata : l’idea
di fare il servizio militare, imbracciare le armi, era troppo per lei…Lasciato
Israele altro pellegrinare. Dopo la Svizzera è poi approdata a Roma, a Napoli “ la soleggiata Napoli” e finalmente è
sopraggiunto il sollievo: “ La città stessa, la gente, l’aria, il cielo, erano
sorridenti”.
A Roma , infine trovò impiego in un istituto di bellezza e incontrò personaggi di spicco fra cui il poeta e regista Nelo Risi il cui sodalizio artistico e sentimentale è durato più di sessant’anni.
Indubbiamente un romanzo prezioso che farei
rientrare nei testi da leggere nelle scuole affinchè
le nuove generazioni abbiano piena
consapevolezza di ciò che è accaduto e non si facciano ingannare da coloro che sostengono che l’olocausto
è solo un’invenzione, da coloro che in nome della Patria innalzano muri e
inneggiano ai confini.
Qualche stralcio:
- La parola PATRIA non l’ho mai pronunciata: in nome della
patria i popoli commettono ogni nefandezza. Io abolirei la parola “patria”,
come tante altre parole: “mio”, “zitto”, “obbedisci”, “la legge è uguale per
tutti”, “nazionalismo”, “razzismo”, “guerra”, e quasi anche la parola “amore”,
privata dalla sua sostanza.
- Nessuno è quello che è : tutti si adeguano si uniformano ai
vari regimi. La vita è difficile fuori dal gregge. Il socialismo e la
democrazia vanno rafforzati, ma qui quello che urge di più è la pace. Vivere
sulle sabbie mobili è snervante. Il comunismo, nella realtà, diventa dittatura.
I dittatori ipnotizzano la massa che non pensa, si unisce al più forte,
applaude chi fa promesse. I dittatori sono dei plagiatori, ladri di mente, di
sogni, sanno, annusano i desideri della gente e gli dicono ciò che vuole
sentirsi dire. Vecchio gioco che si ripete da quando il mondo è mondo”.
Settembre 2021- Y. P.
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