IL MURO – Jean Paul Sartre
“Tu esisti dal momento che dubiti della tua esistenza”
L’autore
Jean Paul Sartre , filosofo, narratore e autore di numerose opere teatrali, è considerato un o dei più importanti maestri del pensiero del novecento.( Parigi 1905-1980)
Compagno di vita di Simone De Beauvoir , Albert Camus di lui scrisse: “ una mente singolare e vigorosa”
Dopo il
romanzo di esordio “ La nausea” con il quale Sartre aveva richiamato l’attenzione
della critica ed era arrivato finalista a premi come il Goncourt e l’Interalliè, nel
1939 pubblica IL MURO, un insieme di cinque racconti.
“Il materiale dei cinque racconti è
infatti incandescente. Morte, follia, claustrazione, impotenza e frigidità,
perversione e assassinio, omosessualità e malafede: questi i temi dei cinque
casi di “piccole disfatte”, come li chiama Sartre”.
(In realtà
alcuni erano già stati pubblicati singolarmente in rivista).
IL MURO pubblicato
in Italia nel 1947 venne immediatamente
contestato, sequestrato e l’autore fu
denunciato per oltraggio al pudore.
In ogni
caso in quarta di copertina c’è scritto che IL MURO è considerato l’opera di
narrativa più inquietante di Jean Paul Sartre.
Come già
detto , trattasi di una raccolta di cinque racconti e per me è stata una lettura assai impegnativa ma
estremamente interessante e, sicuramente,
l’oltraggio al pudore è da collocarsi nel periodo della pubblicazione.
Ogni
singolo racconto affronta una tematica diversa ma tutti incentrati sulla
complessità dell’animo dell’uomo e le diverse modalità con cui si affronta la vita: coraggio
e viltà.
Il primo
racconto che da il titolo all’opera narra di un processo sommario e le ultime
ore di vita di tre giovani condannati a morte dai franchisti: racconto per me angosciante poiché una descrizione e un’analisi
così minuziosa dell’anima dei protagonisti, mi ha indotta ad essere
completamente partecipe al dramma che si stava svolgendo. In qualche tratto , mi
pareva di averli dinnanzi e sentirli parlare.
Non a
caso, a proposito di questo racconto, dall’introduzione riprendo quanto scritto
. “ una riuscita che ha del prodigioso”.
Non mi
soffermo sulla trama degli altri racconti, tutti pregevoli , ma se dovessi essere
obbligata ad esprimere una preferenza sceglierei l’ultimo “ L’infanzia di una
capo” poiché incentrato sul complicato percorso di un uomo che prima di
divenire tale deve comprendere appieno ciò che desidera “essere”: quale genere di uomo, con
quali ideali, politicamente dove collocarsi. Ricercare dove posare le
fondamenta della propria esistenza è un lavorio personale molto laborioso e
spesso l’inquietudine diviene compagna di viaggio.
“Inquietudine:
la parola era incominciata tenera e bianca come un chiaro di luna, ma quell’”udine”
finale aveva il timbro liquido d’un arpa.”
“ Che
bisogno c’era- pensò con irritazione – di mostrare le mie opinioni a gente che
non può capirle’”
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