La chiesa di SANTA MARIA ASSUNTA
a SAN SIRO ( prov. di Como)
(SAN SIRO è la fusione dei comuni di S.Maria Rezzonico e S.Abbondio avvenuta il 1 gennaio del 2003)
L’interno della chiesa ha l’abside quadrata ed un’unica ampia navata, ora ricoperta da volta a botte, ma in origine forse a capriate. Le parti laterali della chiesa sono scandite da dieci cappelle, coperte da volta a botte, in alcune delle quali furono erette delle confraternite.
Cappelle
La prima cappella a destra è
dedicata alla Madonna della Misericordia e la sua decorazione è riconducibile
all’impegno della confraternita del santissimo Rosario, che vi fece officiare i
propri riti fino alla seconda metà del ‘600,
quando trasferì il suo altare nella terza cappella a sinistra. Gli
affreschi sviluppano due temi cari all’ordine dei padri domenicani che
reggevano la chiesa dedicata a Maria Assunta e il Convento attiguo: la
devozione alla Madonna e la predicazione antiemetica.
Tutta la decorazione pittorica è
opera di Sigismondo De Magistris che vi oppose la sua firma e la data 1541, visibili
vicino al profeta Gioele, e fu il secondo intervento decorativo della chiesa.
Il tema della devozione della
Madonna, mediatrice tra l’uomo e Dio, è sviluppato nella pala d’altare dove la
figura di Maria grandeggia al centro nell’atto di dispensare rose ai fedeli che
le tendono le mani e di convertire in rose le saette mandate sulla Terra da
Gesù.
La rappresentazione è gravemente
mutilata nel viso della Madonna e nella parte inferiore, dove erano raffigurati
i devoti, dei quali restano soltanto due braccia protese verso la Vergine. Ai
fianchi della Madonna sono visibili, a sinistra S.Domenico e, a destra,
S.Pietro Martire. Entrambi reggono un cartiglio con invocazioni di pietà per i
fedeli che confidano in Maria.
L’affresco era stato coperto da
una tela recante l’immagine di SS. Giovanni Battista e Giacomo, racchiusa in
una cornice in marmo rosa, come l’altare.
Ai lati della cappella sono
raffigurati il profeta Isaia che annuncia la missione della Vergine e il
profeta Gioele che garantisce il dono dello Spirito Santo; nella piccola volta
invece è rappresentato Dio Padre entro una Gloria di Angeli.
La seconda cappella a destra fu
decorata nel 1579 per ordine del vescovo Volpi. Il grande affresco della parete
di fondo raffigura San Vincenzo Ferrer, domenicano, che regge con l’indice
della mano destra un libro e con la mano sinistra un giglio. Ai suoi fianchi
sono presenti Santa Agnese e Santa Caterina d’Alessandria, entrambe con la
palma del martirio e un libro. Questa cappella nell’intento dei padri domenicani,
che reggevano la Chiesa e il convento adiacente, doveva richiamare i fedeli
alla virtù della purezza 8 giglio) , della castità ( martirio) e del timor di
Dio, come si legge nella scritta del
libro aperto sopra l’indice di San Vincenzo.
Sullo sfondo a cielo aperto si
stagliano delle figure inquadrate da una cornice a grisaille decorata da un
fregio con rosette agli angoli e un testa di putto al centro del lato
superiore.
La parete di fondo è divisa da
una finta cornice a due facce scanalate, dipinte sempre a grisaille, che ne
includono una terza policroma. Gli spazi definiti da questa suddivisione sono
contornati da un fregio giallo a palmette e fiori stilizzati e da uno grigio
con frutta.
Il sottarco reca alla sommità un
finto oculo in cui appare la colomba dello spirito.
La terza cappella di destra è
dedicata all’Ascensione e ai Santi
Sebastiano e Rocco. La pala fu commissionata al pittore genovese Agostino
Calvi, come ex voto di una epidemia di peste. Il nome del pittore risulta nella
scritta che corre alla base della cornice dorata con la data alterata. La pala
raffigura Gesù che scende al cielo tra una gloria di angeli, posti
simmetricamente a suoi lati; si riscontra una certa bloccata fissità e
uniformità nei tratti fisionomici dei personaggi aureolati. In basso a sinistra
sono disposti S.Pietro, S. Barbara, S. Sebastiano e cinque apostoli; al centro
un cane proteso verso San Rocco. Ai lati della tela, due profeti accennano con
le scritte dei cartigli, di cui una sola è leggibile, all’ascensione di Gesù.
Nel sottarco, sette cartelle
ovali e rettangolari , alternativamente raccontano episodi della vita di S.
Sebastiano e S. Rocco. Sui pennacchi dell’arco, compaiono due sibille
affiancate da un bambino e indicanti rispettivamente la cappella e il cielo.
Nel complesso questa pala pare
avere come modello iconografico per la figura di Cristo la Trasfigurazione di
Raffaello.
Il paliotto dell’altare di marmo
policromo, rosso , nero e bianco, è suddiviso in tre specchiature a intarsio.
In quella centrale la statua di Gesù presenta sembianze infantili, in quelle
laterali i SS. Sebastiano e Rocco sono posti in corrispondenza della loro
immagine nella pala.
La quarta cappella di destra è
dedicata a S.Domenico dell’ordine dei domenicani. Il santo è in posizione
frontale con le braccia allargate che lasciano scoperto lo scapolare segnate da
pieghe diritte, ed è affiancato dagli Evangelisti appena rivolti verso di lui,
con i panneggi leggermente più mossi. La loro presenza al fianco di S.Domenico
sta probabilmente ad indicare la centralità del vangelo nella predizione
dell’ordine.
Nei due ovali del sottarco S. Barbara e
S.Brigida spiccano su uno sfondo di case, mentre nel poligono centrale Gesù
ascende al cielo.
Sulla parete di fondo nel tondo
trattenuto da due angeli si legge JHS ( Jesus Hominum Salvator).
La decorazione della quinta cappella di destra è opera di Michelangelo Carminati come attesta l’analogia con gli affreschi del presbiterio commissionata da Antonio dell’Orto di Lucena. Sopra alla porta di accesso alla sacrestia, sulla parete di fondo, è raffigurato Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia con una verga in mano e con l’altra indica il padre che compare in uno squarcio di cielo. Questo evento simboleggia il ristoro spirituale che l’uomo riceve dalla Chiesa. Accanto al Profeta due donne, accorse per bere, appaiono con un uomo che si spoglia prima di immergersi nel ruscello. In una finta nicchia è visibile il busto di Santa Margherita, protettrice delle donne gravide.
Sullo sfondo della prima cappella
sulla sinistra è raffigurata la Crocifissione, che nel 1923 risultava coperta
da una tela con la Deposizione della Croce, oggi scomparsa, rimossa nel 1929 su
ordine del vescovo Pagani.
In primo piano sono posti Gesù
Crocifisso, Maria Maddalena, inginocchiata sotto di lui, la Madonna e San
Giovanni, ritratti in piedi. In secondo piano due angeli in volo assistono
Cristo pregando, mentre lo sfondo è interamente occupato nella parte inferiore
da una veduta urbana.
Sul pilastro esterno si intravede
la metà sinistra di una figura maschile, collegabile a questo ciclo di
affreschi, che parzialmente coperta dalla decorazione posteriore della cappella
contigua.
La Crocifissione appare piuttosto statica: le figure in primo piano esibiscono una vaga espressione dolente, mentre nel corpo nudo di Cristo si avverte una certa tensione manieristica.
La seconda cappella di sinistra è
dedicata a San Pietro martire e a Santa Rosa da Lima come ricorda la lapide
della sommità dell’arco. Dall’iscrizione in essa contenuta si deduce che nel
1467 la compagnia di San Pietro martire fondò una cappella la quale
inizialmente corrispondeva alla terza di sinistra, il trasferimento dalla terza
alla seconda avvenne probabilmente nel 1666. In seguito, nel 1669, si
introdusse definitivamente nella parrocchia di Santa Maria il culto della Santa
peruviana, appartenente all’ordine domenicano. La pala d’altare, molto
deteriorata, di gusto tardo secentesco, inquadrata da lesene con volute alle
estremità, rappresenta Santa Rosa da Lima con
San Pietro da Verona mentre sta per ricevere Gesù bambino dalle braccia
di San Giuseppe. Due robusti putti contrapposti sono disposti tra le volute
della cornice. Una conchiglia unisce “ due serti di rose” che scendono dal
cornicione al centro della trabeazione concava.
Sul cornicione sono collocati due
Angeli che sostengono una grande cartella con rotoli sulla quale è configurata
ad altorilievo il viso di santa Rosa.
Alla sommità del sottarco è affrescato il simbolo trinitario tra Angeli musicanti. Completano il ciclo iconografico, un frate e un vescovo con ampi panneggi dipinti a monocromo giallo sui pilastri, interpretando così la “vigilanza divina” con la mediazione spirituale degli ordini religiosi. Ai lati della pala, sui piedistalli marmorei, sono collocate le statue a tutto tondo di San Pio V e Santa Rosa da Lima, animate da panneggi con pieghe movimentate, che arricchiscono l’esuberante decorazione a stucco della cappella. Infatti i rilievi a stucco conferiscono effetti di una certa imponenza alla cappella. Da ricordare inoltre il San Giuseppe della nostra tela, il cui cattivo stato di conservazione e le probabili ridipinture che ha subito impediscono una lettura più precisa.
Nella terza cappella di sinistra,
ora dedicata alla Madonna del Rosario, non reca alcuna ornamentazione pittorica
di rilievo ma è decorata con un complesso scultoreo dove risalta il contrasto
tra il marmo nero e lo stucco bianco. La parete di fondo accoglie in una
nicchia, con la volta a conchiglia, una statua lignea con la Madonna del
Rosario. L’edicola sormontata da due putti, è inquadrata da colonne tortili con
capitelli composti, sui quali è impostata una massiccia trabeazione. Al centro
del frontone c’è una grande cappella ovale che esalta la preghiera del Rosario.
Due statue lignee raffiguranti i santi Domenico e Caterina da Siena sono
inginocchiati ai piedi della Vergine. Il sottarco è scandito da partiture
geometriche in stucco bianco che definiscono spazi privi di decorazione se si
esclude l’ovale posto alla sommità, dove tuttavia la pittura è totalmente
rovinata.
Nel 1599 la cappella era dedicata
a San Pietro Martire, il cui culto nel 1666 fu spostato nella seconda a
sinistra. Questa, a sua volta, era inizialmente consacrata ai Santi Giacomo e
Giovanni Battista ai quali fu rimediato il primo sacello a destra. La
titolarità della Vergine passò dunque nella terza cappella a sinistra. Non si
conoscono i motivi che determinarono gli scambi, ma probabilmente vanno
attribuiti alle confraternite erette nei
sacelli.
La decorazione di questa cappella
venne probabilmente terminata nel 1699, quando viene nominata la prima volta la
statua della Madonna con il Bambino e “un’invetriata avanti alla statua”
atteggiata in posa elegante.
La quarta cappella di sinistra
dedicata a Santo Antonio Abate che è rappresentato in atteggiamento estatico di
preghiera nella pala centrale, e tentato da demoni nel riquadro del sottarco a
sinistra, in visita a San Paolo Eremita in quello di destra.
La pala porta nell’angolo in
basso a sinistra, le iniziali O.T. di cui è ancora sconosciuto il significato.
L’atteggiamento intensamente
mistico e l’ambientazione del Santo in una grotta scura, rischiarata da uno
squarcio nel cielo, rispecchiano i canoni descrittivi propri del Seicento.
Segni del riconoscimento del Santo
sono la lettera T sulla spalla sinistra e il maiale vicino alle iniziali O.T.
La cappella è ornata da stucchi di sobria eleganza, di gusto classicheggiante, come il paesaggio. Di notevole rilievo sono la aromaticità e la plasticità degli affreschi nei riquadri del sottarco attribuiti ad Isidoro Bianchi, autore anche dei Santi; Margherta d’Antiochia, Pietro, Francesco d’Assisi e Caterina d’Alessandria.
GLI ARREDI
Nella quinta cappella di sinistra
è collocato un organo ligneo barocco, di notevole interesse storico. Fu
acquistato nel 1670 a testimoniare la sensibilità dei domenicani nei confronti
di un continuo aggiornamento culturale. La parte strumentale ricevette i primi
restauri nel 1689 e fu sostituita nel 1817 da un organo che, secondo una
relazione stesa dai fabriceri della Chiesa di S.Maria Rezzonico, era stato
realizzato nella famosa bottega Serassi. Questa notizia contrasta però con la
scritta Antonius Lotterius, posta sul somiere principale, che si riferisce al
nome di un altro organaro attivo nel comasco verso la fine del ‘700. La cantoria presenta un’esuberante decorazione
ad intaglio compromessa purtroppo da furti in data recente. In ciascuna
svecchiatura in cui è diviso il parapetto si sussegue una graziosa sequenza di
figure di altorilievo di putti musicanti in posizione seduta, alternati ad
altre in pose ritmiche e danzanti. La decorazione è arricchita da teste di
cherubini, visi femminili e mascheroni, inseriti nello spazio ornamentale, ma
nonostante questa decorazione sia traboccante di motivi, essa conserva un suo
equilibrio compositivo a cui contribuiscono la regolare alternanza di oggetti e
di rientranze e la simmetria degli ornamenti.
L’organo è in disuso e necessita di un radicale restauro sia nella cantoria che in alcuni componenti dello strumento.
Il pulpito poligonale situato tra la terza e la quarta cappella di destra fu nominato per la prima volta nell’inventario dei beni della compagnia del 1683. Il parapetto è suddiviso in cinque svecchiature da lesene angolari animate da un fregio a motivi geometrici e sormontate da capitelli con volute ioniche. Sulla svecchiatura frontale risalta il simbolo IHS, che si riferisce al nome di Gesù. Inferiormente il pulpito presenta un motivo ad ovuli allungati, alla cui radice spicca un viso di un putto in forte rilievo, e superiormente è sormontato da una tettoria, pure poligonale, al disotto della quale è posta la colomba dello Spirito Santo.
L’AFFRESCO DELLA
CONTROFACCIATA
Il grande affresco della
battaglia di Lepanto, collocato sulla controfacciata della chiesa, reca la
scritta “propriis expensisi dominaci de scaglia 1684”, che sta ad indicare il
nome del committente e l’anno di realizzazione dello stesso.
Al centro della raffigurazione,
come di consueto, la Vergine del Rosario è avvolta da nubi e porge la corona a
S.Pio V,il papa dominicano che fu promotore della crociata contro i turchi,
vinti nelle acque di Lepanto il 7 ottobre 1572. Sullo sfondo è riprodotta la
battaglia navale caratterizzata da rappresentazioni di imbarcazioni gremite di
combattenti, cristiani musulmani.
Tutta la rappresentazione è
incorniciata da una finta architettura con poderose colonne. Sopra di esse è
visibile un rosone con vetrate colorate inquadrato da una folta corona
d’alloro.
Ai lati due figure allegoriche femminili scacciano gli aggressori dai loro piedi: quella di destra sorregge con le mani una croce e una catena; l’altra di sinistra innalza un calice.
Serena Cafulli- Valeria Cappelletti ( elaborazione anno 2004)
la chiesa da una prospettiva diversa - ( Foto di Daniela Butti) |
Monumento ai caduti antistante la Chiesa |
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