GLI INCONVENIENTI DELLA VITA
Giorni fa entrando in una
bellissima Libreria Feltrinelli, una di quelle dove non solo si vendono i libri
ma si mangia pure, esplorando sugli
scaffali sono stata attratta da questo piccolo libro pubblicato da Adelphi dal
titolo “ GLI INCONVENIENTI DELLA VITA”
scritto da PETER CAMERON.
Il titolo ha incontrato il
mio interesse nonostante possa apparire quasi banale.
Questo interesse forse è
scaturito dal fatto che personalmente di inconvenienti nella vita ne ho incontrati
parecchi, in particolare l’incidente di due anni fa in cui investita da
un’auto, ho perduto quasi un anno del mio tempo.
Non solo, trovandomi
completamente impreparata ad affrontare l’ingovernabile le reazioni non sono
state immediatamente coerenti, adeguate e ho dovuto quindi affrontare difficoltà notevoli.
Comunque torno a Peter
Cameron, scrittore statunitense che non
conoscevo prima di aver letto questo suo libro.
Laureatosi in letteratura
inglese nel 1982 ha pubblicato il suo
primo racconto nel 1983 e da quanto ho letto scrive principalmente racconti,
storie brevi.
Infatti GLI INCONVENIENTI
DELLA VITA è una raccolta di due storie, un libro di poche pagine, soltanto
122. Eppure secondo il mio modesto parere è un ottimo libro, forse insolito,
uno stile letterario asciutto ma incisivo.
Il primo racconto narra la
storia di due uomini che vivono insieme, l’uno un avvocato in carriera, l’altro
un insegnante e scrittore. Purtroppo quest’ultimo dopo essere rimasto vittima di un incidente
stradale , perde il lavoro e nel contempo non riesce più a continuare la stesura
del romanzo a cui stava lavorando da
tempo. Va in sofferenza psicologica e l’avvocato non riesce ad aiutarlo .
Una storia che sembra
terminare nel buio nonostante si scrive che sia venuto il tempo di accendere
nuove luci.
La seconda storia è di una
normalità quasi indescrivibile i cui protagonisti sono una coppia il cui
matrimonio dura da più di quarant’anni. Ad un certo punto si trovano ad
ospitare nella loro grande casa una famiglia che a causa di un’inondazione sono
rimasti senza casa e senza nulla.
Questa è una storia di
pensieri e ….che pensieri e riflessioni.
“ Mi sono resa conto che non avrebbe mai capito quello che cercavo di
dire, perché parlavo una lingua diversa, una lingua che non corrispondeva alla
sua e quello che dicevo era intraducibile. Ricordo che avevo spesso
quell’impressione con Alice adolescente, come se non ci fossero parole, o come
se non avessimo parole in comune che ci permettessero di capirci, e ogni cosa
che dicevo era sbagliata, mal interpretata. E che esasperazione, che drammi!
Penso che alla fine ognuno parli la propria lingua intraducibile, e non ci
resta che sperare in un raffazzonato esperanto”.
-
“Chi
dice che le persone dovrebbero tornarsene a casa loro è un razzista”
-
“Non ho detto
che dovrebbero tornarsene a casa sua, ho detto che ci sarebbe dovuta rimanere”
-
“ E’ la stessa
cosa, lo stesso sentimento”.
Mi sentivo depressa anch’io; ero sposata a un
uomo convinto che le persone dovessero tornarsene nel loro paese…….
Gennaio
2019- Yvonne
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