martedì 29 gennaio 2019

GLI INCONVENIENTI DELLA VITA - PETER CAMERON


GLI INCONVENIENTI DELLA VITA

Giorni fa entrando in una bellissima Libreria Feltrinelli, una di quelle dove non solo si vendono i libri ma si mangia pure, esplorando  sugli scaffali sono stata attratta da questo piccolo libro pubblicato da Adelphi dal titolo “ GLI INCONVENIENTI DELLA VITA” scritto da PETER CAMERON.

Il titolo ha incontrato il mio interesse nonostante possa apparire quasi banale.
Questo interesse forse è scaturito dal fatto che personalmente di inconvenienti nella vita ne ho incontrati parecchi, in particolare l’incidente di due anni fa in cui investita da un’auto, ho perduto quasi un anno del mio tempo.
Non solo, trovandomi completamente impreparata ad affrontare l’ingovernabile le reazioni non sono state immediatamente coerenti, adeguate e ho dovuto quindi  affrontare difficoltà notevoli.

Comunque torno a Peter Cameron, scrittore statunitense che non conoscevo prima di aver letto questo suo libro.
Laureatosi in letteratura inglese nel 1982  ha pubblicato il suo primo racconto nel 1983 e da quanto ho letto scrive principalmente racconti, storie brevi.

Infatti GLI INCONVENIENTI DELLA VITA è una raccolta di due storie, un libro di poche pagine, soltanto 122. Eppure secondo il mio modesto parere è un ottimo libro, forse insolito, uno stile letterario asciutto ma incisivo.

Il primo racconto narra la storia di due uomini che vivono insieme, l’uno un avvocato in carriera, l’altro un insegnante e scrittore. Purtroppo quest’ultimo  dopo essere rimasto vittima di un incidente stradale , perde il lavoro e nel contempo  non riesce più a continuare la stesura del  romanzo a cui stava lavorando da tempo. Va in sofferenza psicologica e l’avvocato non riesce ad aiutarlo .
Una storia che sembra terminare nel buio nonostante si scrive che sia venuto il tempo di accendere nuove luci.

La seconda storia è di una normalità quasi indescrivibile i cui protagonisti sono una coppia il cui matrimonio dura da più di quarant’anni. Ad un certo punto si trovano ad ospitare nella loro grande casa una famiglia che a causa di un’inondazione sono rimasti senza casa e senza nulla.
Questa è una storia di pensieri e ….che pensieri e riflessioni.

Mi sono resa conto che non avrebbe mai capito quello che cercavo di dire, perché parlavo una lingua diversa, una lingua che non corrispondeva alla sua e quello che dicevo era intraducibile. Ricordo che avevo spesso quell’impressione con Alice adolescente, come se non ci fossero parole, o come se non avessimo parole in comune che ci permettessero di capirci, e ogni cosa che dicevo era sbagliata, mal interpretata. E che esasperazione, che drammi! Penso che alla fine ognuno parli la propria lingua intraducibile, e non ci resta che sperare in un raffazzonato esperanto”.

-          “Chi dice che le persone dovrebbero tornarsene a casa loro è un razzista”
-          “Non ho detto che dovrebbero tornarsene a casa sua, ho detto che ci sarebbe dovuta rimanere”
-          “ E’ la stessa cosa, lo stesso sentimento”.
 Mi sentivo depressa anch’io; ero sposata a un uomo convinto che le persone dovessero tornarsene nel loro paese…….

Gennaio 2019- Yvonne

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