SORIANO
Da Rezzonico la strada carrozzabile lascia il lago alle spalle e si rivolge verso la montagna: dolci e ripide salite, curve, alcune strette che richiedono attenzione particolare per chi non le percorre abitualmente, altre un pochino più ampie. Una strada serpeggiante che cerca di sfiorare tutte le frazioni. Addentrarsi nel centro dei borghi è praticamente impossibile, se non attraverso le antiche mulattiere ossia quei viottoli con fondo naturale o acciottolato, realizzati per essere percorsi solo a piedi e con muli o altri animali da soma, e che corrono fra gli usci delle case celando spesso angoli sorprendentemente incantevoli.
Ieri, dopo alcune settimane di limitazioni per effetto covid 19, a piedi, mi sono allontanata da casa: ho percorso un buon tratto di carrozzabile, sono andata oltre la frazione di Marena, un poco oltre il cartello recante la scritta Soriano e ad un tratto mi sono trovata a circa metà di un’ampia curva, dinnanzi a una lunga e irta scalinata .
Questo di Soriano è del tutto funzionante con l’acqua dentro la vasca ed è particolarmente scenografico poiché ci sono ancora degli abitanti che lo abbelliscono posizionando qua e là vasi di fiori.
Poco oltre, una bella casa di recente ristrutturazione con le facciate tinteggiate in giallo che testimonia l’antico cuore del borgo ovvero, l’osteria del Giovan (parpai ) e la Cesira, dove un tempo gli uomini si ritrovavano alla domenica per la partita a bocce . E coloro che non giocavano a bocce consumavano il tempo libero giocando a carte oppure a morra sempre in compagnia del fiasco di vino. Non solo, l'Osteria del Giovan e la Cesira negli anni sessanta si erano ammodernato con l'acquisto del televisore che in occasione di eventi straordinari come ad esempio il Festival di Sanremo, fungeva da richiamo anche per gli abitanti di altre frazioni, come per esempio quelli di Marena.
Ho proseguito fino a raggiungere l’ultima casa del borgo
dopo la quale c’è soltanto il bosco che diviene di anno in anno sempre più folto. Una casa
dalle facciate rosa, credo le abbia sempre avute rosa poiché non riesco a
ricordala diversamente.
Ho violato la proprietà, ho spinto il cancelletto privo di chiavi e sono salita sul terrazzo da cui si gode una visuale impareggiabile del lago.
La ricordavo bene quella visuale poichè qui ci abitava Nadia, con la quale ho condiviso gli anni delle scuole superiori e scambiato le confidenze dei primi scompigli di cuore. Questa casa non è completamente solitaria poiché una parete portante è in comunione con un’altra casa, in pietra, un tempo di proprietà del postino delle frazioni basse del comune di San Siro. Un postino scrupoloso e solerte che ritengo sia ancora presente nei ricordi di molti: Difendente di nome, ma da tutti chiamato Denti . Aveva un occhio solo, ma non commetteva errori come accade frequentemente, ad ognuno consegnava la propria corrispondenza consapevole che le lettere in quegli anni erano portatrici di grandi emozioni.
Mi sono poi addentrata nel borgo, fra le case dalle mura di
pietra.
Stradine strette strette, una piccola fontana, un profondo
silenzio interrotto soltanto dallo scorrere del piccolo rio e poi fiori ovunque.
Vasi di fiori , alcuni improvvisati, contenitori
che hanno subito un cambio d’uso, a creare un contesti singolari.
E queste case di pietra, autentiche appartenenti al borgo
originario, sono la testimonianza di un
tempo quasi dimenticato poiché anche Soriano come molti altri borghi si è rinnovato e ampliato con nuove costruzioni,
belle case grandi, confortevoli ,
moderne che fiancheggiano la carrozzabile. Case che potrebbero essere collocate
ovunque.
Soriano, una delle tante frazioni di SAN SIRO, il paese che ho racchiuso nel mio romanzo.
Maggio 2020- Yvonne
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