REZZONICO- La perla
di San Siro
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Rezzonico ripreso da Santa Maria |
Il borgo di Rezzonico visto
dal lago o da Santa Maria offre una
prospettiva alquanto seducente e da sempre è lo scatto fotografico maggiormente
utilizzato per rappresentare il comune di San Siro.
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Busta comunale del 1990 |
REZZONICO, “un ensemble” di
case e casette spesso unite fra loro da un muro portante in comune (
una modalità molto in uso nel passato poichè consentiva risparmio di denaro e
di spazio), dalla Strada Regina scende sino a farsi lambire
dalle acque del lago e i diversi saliscendi come Via al Castello, Via della Scalottola, Contrada
Larga contribuiscono a rendere il contesto suggestivo e fascinoso. Non solo: la presenza del Castello con le
torri a finitura merlata, una in
particolare che svetta sopra i tetti delle case, foggia un colpo d’occhio di
grande effetto!
Contrada Larga |
Caratteristico è anche l’angolo giù al lago raggiungibile
passando sotto una breve loggia,
notevolmente
mutato negli ultimi decenni: un tempo vi era un porticciolo per le barche e il
pontile per l’attracco dei battelli della Navigazione Lago di Como, mentre ora
c’è un’ampia terrazza prospiciente le acque con delle panchine e i rimanenti
portici dove i pescatori si ritrovavano a ripulire le reti stanche.
Rezzonico è stato per lungo
tempo principalmente un “ borgo di pescatori” e, le numerose postazioni in legno simili a cavalletti dotati di una seduta
posizionati a riva dai pescatori contemporanei, presenti in Ripa Rivetta e in Ripa Calchera confermano
che ancora si pesca.
Non è comunque mia
intenzione soffermarmi sulla narrazione di Rezzonico poiché l’ho già fatto
dedicandogli diverse pagine del mio libro “ IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO”,
anche se non nego che ad ogni mio ritorno, Rezzonico mi sorprende sempre a livello emotivo,
anche perché rievoca storie di giorni abbastanza recenti tanto che i miei racconti
passati avrebbero bisogno di integrazioni e aggiornamenti.
Indimenticabile la visita
al borgo in compagnia di Riccardo Maffioli, l’artista bresciano che ha
immortalato quel tempo con il quadro divenuto copertina del mio libro!
Anche
lui rimase rapito dalla prospettiva regalata da via della Scalottola e in Ripa
Calchera e Rivetta scattò numerose foto, forse per portare con sé scorci da poesia o
forse scorci da pittore perché è innegabile che gli artisti vedono ciò che a
molti sfugge.
Comunque pure Rezzonico negli
anni è divenuto un borgo silente.
La chiesetta in piazza del Castello dal portone sempre
aperto e sempre vuota: spesso scendo fino ai portici dei pescatori senza incontrare anima viva e ritrovando unicamente
ricordi dal divenire incerto, forse destinati a morire: quella che fu la macelleria dell’Angelo
che incartava la carne con la tipica carta giallastra, la panetteria del Tony e
della Zita dal cui caseggiato non trapela più il profumo di pane, in via
Contrada Maggiore ritrovo l’edifico che
ospitava un’altra macelleria di cui mi sfugge il nome del proprietario e infine
la bottega di stoffe e biancheria per la casa della Carla, deceduta solo
qualche anno fa.
Un’immagine appannata mi fa rivedere personaggi singolari seduti su di
una breve scalinata, i tipici venditori di pesci che quando la pesca era
abbondante raggiungevano con i loro cesti pieni di agoni o lavarelli i borghi
più distanti dal lago: il Giulietto e il Pino forse detto Pinon per l’imponente fisicità.
In Ripa Calchera, che si
raggiunge passando dinnanzi a quella che fu la sede delle Poste Italiane a cui
affluiva l’intera popolazione di San Siro e, del Ristorante degli I Dea ( un’importante famiglia del luogo) che non era solo un ristorante, anche nella bella
stagione, quando l’affluenza turistica è notevole, non è raro potersi immergere nel silenzio rigenerante
rotto soltanto dallo sciabordio delle onde che s’infrangono contro gli scogli
per poi rinascere al largo.
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La Calchera |
Rezzonico offre naturalmente
scorci pittoreschi, in qualche caso anche per merito degli abitanti che
ingentiliscono le strade ancora ben acciottolare con la collocazione di vasi pieni
di piantine floreali.
Ritengo che Rezzonico si
possa considerare “ la perla di San Siro”.
La spiaggetta della FOPPA è un piccolo angolo di paradiso.
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La Foppa |
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Contrada Maggiore |
Ma non mi fermo qui perché a
Rezzonico, proprio sul finire del borgo andando verso Santa Maria, su un ampio
triangolo di terreno fra Via Rezzonico e la Strada Antica Regina, c’è un
edificio la cui storia non vorrei fosse mai dimenticata, anzi auspico con tutto
il cuore che l’amministrazione comunale valuti un possibile e generoso
riutilizzo.
Mi riferisco all’edificio che
fu LA SCUOLA, dove io ho conseguito la licenza di quinta elementare unitamente
alla valutazione personale del Maestro Pasquale Langella in cui incitava i miei
genitori a farmi proseguire gli studi.
Al Maestro Langella
Pasquale il ricordo stralciato da IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO
( pag. 24)
“…quando si arrivava a
frequentare la quarta e la quinta elementare, si era già “grandi” e l’insegnante
doveva eserciatre appieno il ruolo.
Infatti del Maestro
PASQUALE LANGELLA conservo il ricordo di un uomo austero, ma a scanso di equivoci
preciso subito che si tratta di un ricordo gradevole perché a me il Maestro
Pasquale Langella piaceva. Anche lui, come la Maestra, probabilmente godeva di
ottima salute poiché era sempre presente.
Ai tempi in cui io
frequentato le elementari, seppure non così lontani, i programmi scolastici e i
metodi di insegnamento erano ben diversi dagli attuali. Per esempio la
geografia si sembra di ricordare che si iniziasse a studiare in quarta
elementare: prima l’Italia fisica e poi politica, successivamente l’Europa e
infine, in quinta elementare il Mondo. Ebbene il Maestro Langella non era
originario del Lago di Como, bensì della Campania, e la sua parlata si
discostava assai da quella del nostro paese. Si diceva che fosse napoletano e
io, arrivata in quarta elementare e non conoscendo ancora bene la geografia,
incominciai a fantasticare sul suo luogo natale.
Il Maestro proveniva da un
luogo molto lontano e “lontano” allora aveva un significato diverso da oggi in
cui nessun luogo è lontano. Napoli era quindi davvero lontana, quasi in fondo
all’Italia dove c’era il mare, un luogo così lontano che no si poteva
raggiungere con la corriera, ma occorreva prendere il treno. E io non avevo mai
viaggiato in treno.
Forse le prime gocce di
passione per il viaggio sono state instillate in me attraverso le personale di
quel personaggio che arrivava da “lontano”.
Il Maestro Langella vestiva
in modo molto diverso dagli abitanti del luogo: portava la camicia, la
cravatta, a volte sopra la camicia il gilè di lana, la giacca e aveva pure gli
occhiali con le lenti molto spesse. Ai miei occhi impersonava un vero e proprio
“ Maestro”.
Aveva la nomea di essere
severo perché in classe teneva sempre in mano una bacchetta sottile di legno.
Non è che la usasse abitualmente per picchiare gli alunni anche se poteva
accadere.
A quei tempi, se un
insegnante dava uno schiaffo a uno scolaro ( “scolaro” sostantivo oramai in
disuso), non commetteva un reato: i genitori stessi ritenevano che il gesto
avesse scopo educativo.
Il Maestro Langella la
bacchetta di solito la utilizzava per indicare qualcosa durante le spiegazioni:
ad esempio dei numeri scritti sulla lavagna, i punti sulle carte geografiche
appese alle pareti o altro.
Certo, ne momenti in cui
alcuni alunni si facevano prendere da eccessiva euforia, lui minacciava di
utilizzarla o mò di frusta, ma personalmente l’ho visto fare raramente e mai
nei miei confronti.
Utilizzava la su
autorevolezza ricorrendo al castigo e precisamente, se un alunno non intendeva
rispettare gli ordini impartiti, lo mandava in punizione dietro la lavagna, mai
fuori dalla porta perché c’era il cortile e il monello avrebbe potuto scappare
o nascondersi.
Personalmente ritengo che
abbia educato e istruito molti degli attuali abitanti di San Siro e
sicuramente, non solo la sola a conservare di lui un buon ricordo anche perché,
oltre a esercitare la professione di Maestro, per diversi anni ha ricoperto
pure la carica di sindaco.
E un tempo, sia il Maestro
che il Sindaco, nei paesi come il mio, erano considerati personaggi autorevoli,
degni di tutto rispetto anche perché spesso avevano un grado di istruzione
superiore alla media e soprattutto non esitavano a spendersi per aiutare i
concittadini ( anche in questioni che esulavano dai loro compiti)….”
Infine: ora che la toponomastica ha assegnato il nome alle
diverse strade di San Siro mi sfiora l’idea che sarebbe stato bello se qualche viuzza di Rezzonico fosse
stata dedicata al Maestro Langella Pasquale! Ma forse si può ancora fare….
Giugno 2020 – Yvonne (
Riproduzione vietata)
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