lunedì 8 giugno 2020

REZZONICO- La perla di SAN SIRO ( Lago di COMO)


REZZONICO- La perla di San Siro

Rezzonico ripreso da Santa Maria


Il borgo di Rezzonico visto dal lago o da Santa Maria offre  una prospettiva alquanto seducente e da sempre è lo scatto fotografico maggiormente utilizzato per rappresentare il comune di San Siro.
Busta comunale del 1990
REZZONICO, “un ensemble” di case e casette spesso unite fra loro da un muro portante in  comune  ( una modalità molto in uso nel passato poichè consentiva risparmio di denaro e di  spazio),  dalla Strada Regina scende sino a farsi lambire dalle acque del lago e i diversi saliscendi come  Via al Castello, Via della Scalottola, Contrada Larga contribuiscono a rendere il contesto suggestivo e fascinoso.  Non solo: la presenza del Castello con le torri  a finitura merlata, una in particolare che svetta sopra i tetti delle case, foggia un colpo d’occhio di grande effetto!




Contrada Larga 

Caratteristico è  anche l’angolo giù al lago raggiungibile passando sotto una breve loggia,
 notevolmente mutato negli ultimi decenni: un tempo vi era un porticciolo per le barche e il pontile per l’attracco dei battelli della Navigazione Lago di Como, mentre ora c’è un’ampia terrazza prospiciente le acque con delle panchine e i rimanenti portici dove i pescatori si ritrovavano a ripulire le  reti stanche.

Rezzonico è stato per lungo tempo principalmente un “ borgo di pescatori” e, le numerose  postazioni  in legno simili a cavalletti dotati di una seduta posizionati a riva dai pescatori contemporanei,  presenti  in Ripa Rivetta e in Ripa Calchera confermano che ancora si pesca.

Non è comunque mia intenzione soffermarmi sulla narrazione di Rezzonico poiché l’ho già fatto dedicandogli diverse pagine del mio libro “ IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO”, anche se non nego che ad ogni mio ritorno,  Rezzonico mi sorprende sempre a livello emotivo, anche perché rievoca storie di giorni abbastanza recenti tanto che i miei racconti passati avrebbero bisogno di integrazioni e aggiornamenti.
Indimenticabile la visita al borgo in compagnia di Riccardo Maffioli, l’artista bresciano che ha immortalato quel tempo con il quadro divenuto copertina del mio libro!
Anche lui rimase rapito dalla prospettiva regalata da via della Scalottola e in Ripa Calchera e Rivetta scattò numerose foto,  forse per portare con sé scorci da poesia o forse scorci da pittore perché è innegabile che gli artisti vedono ciò che a molti sfugge.
 
Via della Scalottola
Comunque pure Rezzonico negli anni  è  divenuto  un borgo silente.
La chiesetta  in piazza del Castello dal portone sempre aperto e sempre vuota: spesso scendo fino ai portici dei pescatori  senza incontrare anima viva e ritrovando unicamente  ricordi  dal divenire  incerto, forse destinati  a morire: quella che fu la macelleria dell’Angelo che incartava la carne con la tipica carta giallastra, la panetteria del Tony e della Zita dal cui caseggiato non trapela più il profumo di pane, in via Contrada Maggiore  ritrovo l’edifico che ospitava un’altra macelleria di cui mi sfugge il nome del proprietario e infine la bottega di stoffe e biancheria per la casa della Carla, deceduta solo qualche anno fa.

Un’immagine appannata  mi fa rivedere personaggi singolari seduti su di una breve scalinata, i tipici venditori di pesci che quando la pesca era abbondante raggiungevano con i loro cesti pieni di agoni o lavarelli i borghi più distanti dal lago: il Giulietto e il Pino  forse detto Pinon per l’imponente fisicità.
In Ripa Calchera, che si raggiunge passando dinnanzi a quella che fu la sede delle Poste Italiane a cui affluiva l’intera popolazione di San Siro e,  del Ristorante degli I Dea  ( un’importante famiglia del luogo) che  non era solo un ristorante, anche nella bella stagione, quando l’affluenza turistica è notevole,  non è raro potersi immergere nel silenzio rigenerante rotto soltanto dallo sciabordio delle onde che s’infrangono contro gli scogli per poi rinascere al largo.
La Calchera

Rezzonico offre naturalmente scorci pittoreschi, in qualche caso anche per merito degli abitanti che ingentiliscono le strade ancora ben acciottolare con la collocazione di vasi pieni di piantine floreali.
Ritengo che Rezzonico si possa considerare “ la perla di San Siro”.
La spiaggetta della FOPPA è un piccolo angolo di paradiso.
La Foppa


Contrada Maggiore


Ma non mi fermo qui perché a Rezzonico, proprio sul finire del borgo andando verso Santa Maria, su un ampio triangolo di terreno fra Via Rezzonico e la Strada Antica Regina, c’è un edificio la cui storia non vorrei fosse mai dimenticata, anzi auspico con tutto il cuore che l’amministrazione comunale valuti un possibile e generoso riutilizzo.
Mi riferisco all’edificio che fu LA SCUOLA, dove io ho conseguito la licenza di quinta elementare unitamente alla valutazione personale del Maestro Pasquale Langella in cui incitava i miei genitori a farmi proseguire gli studi.  



Al Maestro Langella Pasquale il ricordo stralciato da IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO ( pag. 24)

“…quando si arrivava a frequentare la quarta e la quinta elementare, si era già “grandi” e l’insegnante doveva eserciatre appieno il ruolo.
Infatti del Maestro PASQUALE LANGELLA conservo il ricordo di un uomo austero, ma a scanso di equivoci preciso subito che si tratta di un ricordo gradevole perché a me il Maestro Pasquale Langella piaceva. Anche lui, come la Maestra, probabilmente godeva di ottima salute poiché era sempre presente.
Ai tempi in cui io frequentato le elementari, seppure non così lontani, i programmi scolastici e i metodi di insegnamento erano ben diversi dagli attuali. Per esempio la geografia si sembra di ricordare che si iniziasse a studiare in quarta elementare: prima l’Italia fisica e poi politica, successivamente l’Europa e infine, in quinta elementare il Mondo. Ebbene il Maestro Langella non era originario del Lago di Como, bensì della Campania, e la sua parlata si discostava assai da quella del nostro paese. Si diceva che fosse napoletano e io, arrivata in quarta elementare e non conoscendo ancora bene la geografia, incominciai a fantasticare sul suo luogo natale.
Il Maestro proveniva da un luogo molto lontano e “lontano” allora aveva un significato diverso da oggi in cui nessun luogo è lontano. Napoli era quindi davvero lontana, quasi in fondo all’Italia dove c’era il mare, un luogo così lontano che no si poteva raggiungere con la corriera, ma occorreva prendere il treno. E io non avevo mai viaggiato in treno.
Forse le prime gocce di passione per il viaggio sono state instillate in me attraverso le personale di quel personaggio che arrivava da “lontano”.
Il Maestro Langella vestiva in modo molto diverso dagli abitanti del luogo: portava la camicia, la cravatta, a volte sopra la camicia il gilè di lana, la giacca e aveva pure gli occhiali con le lenti molto spesse. Ai miei occhi impersonava un vero e proprio “ Maestro”.
Aveva la nomea di essere severo perché in classe teneva sempre in mano una bacchetta sottile di legno. Non è che la usasse abitualmente per picchiare gli alunni anche se poteva accadere.
A quei tempi, se un insegnante dava uno schiaffo a uno scolaro ( “scolaro” sostantivo oramai in disuso), non commetteva un reato: i genitori stessi ritenevano che il gesto avesse scopo educativo.
Il Maestro Langella la bacchetta di solito la utilizzava per indicare qualcosa durante le spiegazioni: ad esempio dei numeri scritti sulla lavagna, i punti sulle carte geografiche appese alle pareti o altro.
Certo, ne momenti in cui alcuni alunni si facevano prendere da eccessiva euforia, lui minacciava di utilizzarla o mò di frusta, ma personalmente l’ho visto fare raramente e mai nei miei confronti.
Utilizzava la su autorevolezza ricorrendo al castigo e precisamente, se un alunno non intendeva rispettare gli ordini impartiti, lo mandava in punizione dietro la lavagna, mai fuori dalla porta perché c’era il cortile e il monello avrebbe potuto scappare o nascondersi.
Personalmente ritengo che abbia educato e istruito molti degli attuali abitanti di San Siro e sicuramente, non solo la sola a conservare di lui un buon ricordo anche perché, oltre a esercitare la professione di Maestro, per diversi anni ha ricoperto pure la carica di sindaco.
E un tempo, sia il Maestro che il Sindaco, nei paesi come il mio, erano considerati personaggi autorevoli, degni di tutto rispetto anche perché spesso avevano un grado di istruzione superiore alla media e soprattutto non esitavano a spendersi per aiutare i concittadini ( anche in questioni che esulavano dai loro compiti)….”


Infine: ora che  la toponomastica ha assegnato il nome alle diverse strade di San Siro mi sfiora l’idea che  sarebbe stato  bello se qualche viuzza di Rezzonico fosse stata dedicata al Maestro Langella Pasquale! Ma forse si può ancora fare….
Giugno 2020 – Yvonne ( Riproduzione vietata)

Nessun commento:

Posta un commento