IL FU MATTIA MASCAL –
Luigi Pirandello
(Classici Moderni-
Oscar Mondadori)
In questo
tempo “fuori programma” di attesa indefinita, di distanziamento sociale dove occorre organizzare le giornate in spazi limitati perché non è consentito l’allontanamento
dalla propria abitazione oltre i duecento metri, sento più che mai il desiderio
di vivere quella vita che non è più permessa, per cui per ovviare a tale
mancanza , ho deciso di dedicarmi alla lettura di quei libri che da tempo
attendevano di essere letti.
E così tre giorni fa è
stato il turno di IL FU MATTIA PASCAL.
Una lettura che mi ha
letteralmente rapita e che mi ha fatto ulteriormente convincere che alcuni
classici ripresi in età adulta hanno un sapore ben diverso da quello assaporato
ai tempi della scuola.
IL FU MATTIA PASCAL credo
di averlo pure visto in una versione teatrale, eppure non ne conservavo un
ricordo particolarmente nitido.
L’autore
Luigi Pirandello nacque il
28 giugno 1867 nei dintorni di Girgenti ( oggi Agrigento), nella villa detta “
Il Caos”, dall’ex-garibaldino Stefano Pirandello e da Caterina Ricci Gramitto.
Nel 1880 la famiglia si trasferisce
a Palermo dove termina gli studi classici e si iscrive alla Facoltà di ma per
poi trasferirsi a Roma per frequentare l’università Romana.
Non mi dilungo sulla vita
di Pirandello poiché ritengo sia nota anche perché nel 1934 gli venne assegnato
il Premio Nobel per la Letteratura.
Morì a Roma il 10 Novembre
1936.
Trama in sintesi
Mattia Pascal, per una beffa del destino si ritrova ad essere
morto suicida.
La vita che stava vivendo
non era per lui affatto soddisfacente: dopo aver assistito alle rovine e al
decadimento della sua famiglia originaria, si sposa con Romilda e si ritrova in
casa oltre alla moglie anche una suocera alquanto scomoda, per cui nel momento
in cui apprende di essere morto suicida, non se ne fa un cruccio bensì decide
di giovarsi della circostanza per iniziare una vita nuova.
Si sceglie un nome e un cognome diverso dal suo e, poichè
grazie ad una vincita consistente al
casinò di Montecarlo disponeva di una notevole
somma di denaro, intraprende diversi viaggi in Italia e in Europa assaporando la libertà, non curandosi per un certo tempo della
solitudine.
“ E innanzi tutto, “ dicevo a me stesso, “ avrò cura
di questa mia libertà, ne le farò mai portare alcuna veste gravosa. Chiuderò
gli occhi e passerò oltre appena lo spettacolo della vita in qualche punto mi
si presenterà sgradevole…..”
Dopo qualche anno di
vagabondare sente però il desiderio di stabilità e quindi dopo opportune valutazioni
ritiene che la città a lui più confacente fosse Roma.
Qui affitta una stanza
dentro un appartamento di proprietà di personaggi singolari e dove alloggia
pure una signorina che vive impartendo lezioni di piano e frequentemente si abbandona ai piaceri dell'alcool.
A Roma la vita non scorre senza
intoppi e proprio le complicanze gli fanno comprendere che
“fuori della legge e fuori di quelle particolarità,
liete o triste che siano, per cui noi siamo noi, non è possibile vivere”.
Impressioni personali
Personalmente ho molto
apprezzato questo romanzo e lo stile letterario impeccabile di Pirandello.
La tematica principale affrontata è il desiderio che almeno una volta ha trovato terreno fertile
dentro ciascuno di noi: “ cambiare vita, cambiare identità”.
E Pirandello al suo Mattia
Pascal offre proprio questa possibilità, ma....
“Ora, nell’ozio, cominciavo a prender l’abitudine di
riflettere su tante cose che non avrei mai creduto potessero anche per poco
interessarmi. Veramente, ci cascavo senza volerlo, e spesso mi avveniva di
scrollar le spalle seccato. Ma di qualcosa bisogna pure che mi occupassi,
quando mi sentivo stanco di girare, di vedere…”
La lettura è indubbiamente
avvincente: non mancano pagine brillanti in cui si sorride e non mancano
neppure numerosi spunti che inducono a ben comprendere il quotidiano vivere.
L’arguzia e l’intelligenza
di Pirandello sono indiscutibili.
IL FU MATTIA PASCAL io lo
considero imperdibile per gli estimatori di Pirandello.
Stralci
…avrei considerato ad
esempio, secondo la naturale disposizione del mio spirito, che se un rosignolo
da via le penne della coda, può dire: mi resta il dono del canto; ma se le fate
dar via a un pavone, le penne della coda, che gli resta?
La prima volta che mi
avvenne di trovarmi con un libro tra le mani, tolto così per caso, senza
saperlo, da uno degli scaffali, provai un brivido d’orrore. Mi sarei io dunque
ridotto come il Romitelli, a sentir l’obbligo di leggere, io bibliotecario, per
tutti quelli che venivano alla biblioteca? E scaraventai il libro a terra. Ma
poi lo ripresi; e -sissignori – mi misi
a leggere anch’io…… Lessi così di tutto, disordinatamente; ma libri, in
ispecie, di filosofia. Pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in
corpo, vive tra le nuvole.
Ogni oggetto in noi
suol trasformarsi secondo le immagini ch’esso evoca e aggruppa, per così dire,
attorno a sé. Certo un oggetto può piacere anche a se stesso, per la diversità
delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben
più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell’oggetto per
se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi inneggiandolo d’immagine
care.
Aprile 2020- Yvonne
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