GOODBYE,
COLUMBUS - PHILIP ROTH
Facendo seguito alla
recensione precedente relativamente a Stoner, questo “ GOODBYE, COLUMBUS”
appartiene ai quei libri che non mi pento di aver letto ma non ne sono rimasta particolarmente coinvolta. Anzi ha stazionato sul comodino per un tempo troppo lungo e l’ho terminato unicamente perché non
amo lasciare i libri in sospeso.
Addirittura ne ho terminato la lettura soltanto a metà marzo e già non ricordo la trama dettagliatamente anche perchè si
tratta di un romanzo breve e cinque
racconti.
Il romanzo breve in sintesi narra la relazione
fra Neil e Brenda, due giovani appartenente a classi sociali ben distanti.
Lui vive in un quartiere
povero di Newark mentre lei nell’elegante Short Hills.
Il punto focale del
racconto è incentrato appunto sulla differenza sociale.
Lo stile letterario è
indubbiamente di grande pregio: Philip Roth deceduto nel 2018 è stato uno fra i più grandi scrittori statunitensi e nel 1998 ha ricevuto la National Medal of
Art alla Casa Bianca, e nel 2002 il più alto riconoscimento dell’American
Academy of Art and Letters, la Gold Medal per la narrativa, quindi lungi da me dubitare del suo talento.
In ogni caso questo romanzo e racconti è stato
pubblicato per la prima volta nel 1959 e forse non rientra fra le sue opere migliori.
O forse io l’ho letto nel
momento in cui il corona virus ha sferrato il suo attacco e potrei non essere stata
in grado di apprezzare appieno.
Poche le sottolineature:
pag, 214- La storia di un
uomo è il suo destino.
Le opere di Roth sono
numerose quindi io direi di rivolgere l’interesse ad altre.
Ad esempio io ho inserito nella lista dei libri da leggere: Nemesi.
3 aprile 2020- Yvonne
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