L’ ANIMALE FEMMINA
Emanuela Canepa
Chi ama avvalorare il tempo,
vivere intense emozioni fra le pagine di un libro e nel contempo trovare ottimi
spunti di riflessione, ritengo che L’ANIMALE FEMMINA di EMANUELA
CANEPA, vincitore del Premio CALVINO 2017, sia assolutamente perfetto,
imperdibile.
Una giovane donna , Rosita Mulè, dal sud
si trasferisce a Padova soprattutto per sfuggire a una gabbia famigliare di ipocrisia la cui artefice è pure la madre che la vorrebbe moglie di un tale ignobile Rocco che sin
dai giochi in tenera età, si è permesso di allungare troppo le mani.
A Padova si iscrive a
medicina, ma le disponibilità economiche sono ristrette e si trova ad
affrontare problematiche non trascurabili.
Il caso o il destino vuole che in un giorno qualsiasi mentre si sta recando al supermercato dove lavora per seicento euro al mese, assiste ad un evento apparentemente banale: sul bus una borseggiatrice
ruba un portamonete e poi lo getta. La derubata è Larisa, un giovane ucraina,
intelligente, istruita che non è venuta in Italia per accalappiare un uomo
nonostante ora, per mantenersi, fa la governante
presso un avvocato.
“ Le badanti sono tutte stupide. Donne stupide. Lavorano 15 o 20 anni in
Italia, per costruirsi delle villette orribili al loro paese. Di cemento, senza
luce, in periferia, col giardino pieno di erbacce, l’orto, i cani che abbaiano
tutta la notte…Sono donne che non hanno progetti veri, non vogliono imparare niente….
Ho studiato, sapevo l’italiano anche
prima di venire…..
Rosita recupera il
portamonete e poiché contiene i documenti, decide di andarlo a riconsegnare
alla legittima proprietaria ed in questa
occasione incontra l’illustre anziano avvocato Ludovico Lepore, un personaggio alquanto
enigmatico, sarcastico, molto sicuro di sè convinto di conoscere a fondo l’animo
femminile, anzi i diversi animi femminili.
Ludovico Lepore può
apparire antipatico, ma poichè il suo studio è frequentato prevalentemente da coppie che
si separano , i suoi giudizi hanno un
fondo di verità incontrastabile.
Forse un pò manipolatore, non casualmente
desidera che Rosita prosegua gli studi di Medicina e per questo le offre un lavoro nel suo studio legale affinchè possa avere del tempo libero per frequentare i corsi. Rosita alquanto diffidente accetta il lavoro anche perchè lo stipendio è superiore a quello che percepisce al supermercato .
Una collaborazione che non si rivelerà facile, spesso Rosita si troverà in grandi difficoltà perchè quest’uomo
sa leggere dentro di lei senza che lei si esprima.
Lepore comunque rimane sempre nel limiti della corretteza e non pretende
nulla, se non il lavoro d’ufficio…..o meglio, nulla fino alla fine del romanzo
in cui chiede a Rosita di andare a recuperare una statuina,
acquistata presso un antiquario a Volterra e a lui regalata da un amico che a
sua volta gli ha affidato per un certo periodo e non ha più avuto in restituzione. Un statuina in bronzo che rappresenta un efebo.
L’avvocato Lepore ha settantacinque
anni e si è separato volontariamente dall’efebo, "l’ombra della sera" cinquantacinque anni prima….
E’ una storia molto intricata da cui emerge
che l’amore vero è immortale.
Nessun evento,
nessuna ragione lo può annullare, lo può far morire.
Magari subisce degli strappi , delle ferite, ma sempre si rinnova e spesso sempre più forte.
In alcuni casi occorre molto
coraggio, avversità sempre in agguato o pregiudizi latenti, obbligano ad intraprendere battaglie considerevoli, ma la vita vera credo appartenga solo ai coraggiosi.
Gli altri, si limitano a guardare le vite altrui, magari a sentenziare senza neppure conoscere.
Ludovico forse non è stato
abbastanza coraggioso e ha pagato con l’infelicità di un vita, ma anche Guido
ha pagato un caro prezzo.
Un romanzo che mi ha
notevolmente coinvolta tanto da distogliermi da altre attività che seppure importanti, ho rinviato,
ero troppo desiderosa di conoscere il
finale sul quale ho versato qualche lacrima.
Per me, una gran bella lettura alquanto
gratificante: comprendo appieno chi scrisse che " chi legge ha la fortuna di
vivere molte vite”.
Ci tengo ad inserire alcuni
stralci poiché rispecchiano situazioni diffuse.
-
“ La resistenza è un limite?- gli chiedo – Non
è una qualità? Non è l’unico modo per superare una crisi?
-
Dipende. In certi casi. Ma solo se durante il
tragitto ci facciamo qualche domanda. Altrimenti cos’è che la distingue da un’ossessione?
Diventa qualcosa che va oltre l’intento di ottenere un risultato, è
semplicemente il desiderio di trascinare un altro in fondo al burrone assieme a
noi, per il gusto di distruggere entrambi.
-
Sono sempre le donne che pretendono di più dalla
vita. Hanno il culto della felicità, della pienezza dell’esistenza…… La
felicità di un uomo è proiettata su un orizzonte quotidiano, non metafisico.
Una cosa fatta di piccoli punti d’appoggio, di certezze disseminate nel corso
della giornata. E se oltre a questo hanno un interesse più serio, non lo
delegano a una relazione. Vanno a prenderselo da soli.
-
La felicità di una donna non è mai quello che c’è. E’
sempre quello che potrebbe essere. Un tempo al futuro, un ideale a cui bisogna
tendere. Ma sono d’accordo con lei, non ci sarebbe niente di male, l’ambizione
non è un difetto. Il difetto è cercare le cose nel posto sbagliato. Avere
desideri per sé, e pretendere che diventino il fine condiviso della relazione.
Perlopiù senza chiedere il parere alla controparte. E poi si stupiscono se
quella non collabora.
E ancora il pensiero
dell’avvocato Lepore a proposito di una certa categoria di donne:
-
Le vergini sacrificali….. facili da controllare. Quelle
che subiscono e che si fanno carico dei peccati degli altri. Assorbono passivamente
il condizionamento ambientale, la famiglia, la scuola, la parrocchia, tutto
quello che serve per spegnerle, a cancellare ogni libera iniziativa, ogni
desiderio di sperimentare, ogni istinto a immaginarsi libere. Poi, se appena si
azzardano ad alzare la testa, basta far calare dall’alto un giudizio negativo,
o solo minacciare di farlo, e non riescono più a muovere un passo.
L’ANIMALE
FEMMINA è un’opera prima e dai ringraziamenti in ultima pagina ho desunto che
si tratta di una storia nata a Rovigo, tra le mura della scuola di scrittura
Palomar, scritta e poi ripensata per sciogliere il finale. Hanno contribuito in
parecchi, ma ne è scaturito un romanzo bellissimo.
Novembre
2018 - Yvonne
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