martedì 6 novembre 2018

L’ ANIMALE FEMMINA- Emanuela Canepa


L’ ANIMALE FEMMINA 
Emanuela Canepa



Chi ama avvalorare il tempo, vivere intense emozioni fra le pagine di un libro e nel contempo trovare ottimi spunti di riflessione, ritengo che L’ANIMALE FEMMINA  di EMANUELA CANEPA, vincitore del Premio CALVINO 2017, sia assolutamente perfetto, imperdibile.

Una giovane donna , Rosita Mulè,  dal sud si trasferisce a Padova soprattutto per sfuggire  a una gabbia famigliare di  ipocrisia la cui artefice è pure la madre  che la vorrebbe  moglie di un tale ignobile Rocco  che  sin dai giochi  in tenera età, si è permesso di allungare troppo le mani.
A Padova si iscrive a medicina, ma le disponibilità economiche sono ristrette e si trova ad affrontare problematiche non trascurabili.
Il caso o il destino vuole che in un giorno qualsiasi mentre si sta recando al supermercato dove lavora per seicento euro al mese,  assiste ad  un evento apparentemente banale: sul bus una borseggiatrice ruba un portamonete e poi lo getta. La derubata è Larisa, un giovane ucraina, intelligente, istruita che non è venuta in Italia per accalappiare un uomo nonostante ora, per mantenersi, fa la  governante presso un avvocato.
Le badanti sono tutte stupide. Donne stupide. Lavorano 15 o 20 anni in Italia, per costruirsi delle villette orribili al loro paese. Di cemento, senza luce, in periferia, col giardino pieno di erbacce, l’orto, i cani che abbaiano tutta la notte…Sono donne che non hanno progetti veri, non vogliono imparare niente…. Ho studiato, sapevo l’italiano anche prima di venire…..

Rosita recupera il portamonete e poiché contiene i documenti, decide di andarlo a riconsegnare alla legittima proprietaria ed  in questa occasione incontra l’illustre anziano avvocato Ludovico Lepore, un personaggio alquanto enigmatico, sarcastico, molto sicuro di sè convinto di conoscere a fondo l’animo femminile, anzi i diversi animi femminili. 
Ludovico Lepore   può apparire antipatico, ma  poichè il suo studio è frequentato prevalentemente da coppie che si separano ,  i suoi giudizi  hanno un fondo di verità incontrastabile.
Forse un pò manipolatore, non casualmente desidera che Rosita prosegua gli studi di Medicina e per questo le offre un lavoro nel suo studio legale affinchè possa avere del tempo libero per frequentare i corsi. Rosita alquanto diffidente accetta il lavoro anche perchè lo stipendio è superiore a quello che percepisce al supermercato .
Una collaborazione che non si rivelerà facile, spesso Rosita si troverà in grandi difficoltà perchè quest’uomo sa leggere dentro di lei senza che lei si esprima.
Lepore comunque  rimane sempre nel limiti della corretteza e non pretende nulla, se non il lavoro d’ufficio…..o meglio, nulla fino alla fine del romanzo in cui  chiede  a Rosita di andare a recuperare una statuina, acquistata presso un antiquario a Volterra e a lui regalata da un amico che a sua volta gli ha affidato per un certo periodo e non ha più avuto in restituzione.  Un statuina in bronzo che rappresenta un efebo.
L’avvocato Lepore ha settantacinque anni e si è separato volontariamente dall’efebo,  "l’ombra della sera"  cinquantacinque anni prima…. 

 E’ una storia molto intricata da cui emerge che l’amore vero  è immortale. 
Nessun evento, nessuna ragione lo può annullare, lo può far morire.
Magari subisce degli strappi , delle ferite,  ma sempre si rinnova e spesso sempre più forte.
In alcuni casi occorre molto coraggio, avversità  sempre in agguato o pregiudizi latenti, obbligano ad intraprendere battaglie considerevoli, ma la vita vera credo appartenga solo ai coraggiosi.
Gli altri, si limitano a guardare le vite altrui, magari a sentenziare senza neppure conoscere.

Ludovico forse non è stato abbastanza coraggioso e ha pagato con l’infelicità di un vita, ma anche Guido ha pagato un caro prezzo.

Un romanzo che mi ha notevolmente coinvolta tanto da distogliermi da altre attività che seppure importanti,  ho rinviato, ero  troppo desiderosa  di conoscere il finale sul quale ho versato qualche lacrima.

Per me, una  gran bella lettura alquanto gratificante: comprendo appieno chi scrisse che " chi legge ha la fortuna di vivere molte vite”.

Ci tengo ad inserire alcuni stralci poiché rispecchiano situazioni diffuse.

-          La resistenza è un limite?- gli chiedo – Non è una qualità? Non è l’unico modo per superare una crisi?
-          Dipende. In certi casi. Ma solo se durante il tragitto ci facciamo qualche domanda. Altrimenti cos’è che la distingue da un’ossessione? Diventa qualcosa che va oltre l’intento di ottenere un risultato, è semplicemente il desiderio di trascinare un altro in fondo al burrone assieme a noi, per il gusto di distruggere entrambi.

-          Sono sempre le donne che pretendono di più dalla vita. Hanno il culto della felicità, della pienezza dell’esistenza…… La felicità di un uomo è proiettata su un orizzonte quotidiano, non metafisico. Una cosa fatta di piccoli punti d’appoggio, di certezze disseminate nel corso della giornata. E se oltre a questo hanno un interesse più serio, non lo delegano a una relazione. Vanno a prenderselo da soli.

-          La felicità di una donna non è mai quello che c’è. E’ sempre quello che potrebbe essere. Un tempo al futuro, un ideale a cui bisogna tendere. Ma sono d’accordo con lei, non ci sarebbe niente di male, l’ambizione non è un difetto. Il difetto è cercare le cose nel posto sbagliato. Avere desideri per sé, e pretendere che diventino il fine condiviso della relazione. Perlopiù senza chiedere il parere alla controparte. E poi si stupiscono se quella non collabora.

E ancora il pensiero dell’avvocato Lepore a proposito di una certa categoria di donne:

-          Le vergini sacrificali….. facili da controllare. Quelle che subiscono e che si fanno carico dei peccati degli altri. Assorbono passivamente il condizionamento ambientale, la famiglia, la scuola, la parrocchia, tutto quello che serve per spegnerle, a cancellare ogni libera iniziativa, ogni desiderio di sperimentare, ogni istinto a immaginarsi libere. Poi, se appena si azzardano ad alzare la testa, basta far calare dall’alto un giudizio negativo, o solo minacciare di farlo, e non riescono più a muovere un passo.


L’ANIMALE FEMMINA è un’opera prima e dai ringraziamenti in ultima pagina ho desunto che si tratta di una storia nata a Rovigo, tra le mura della scuola di scrittura Palomar, scritta e poi ripensata per sciogliere il finale. Hanno contribuito in parecchi, ma ne è scaturito un romanzo bellissimo.

Novembre 2018 - Yvonne

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