lunedì 9 luglio 2018

IL FIGLIO PREDILETTO- Angela Nanetti


IL FIGLIO PREDILETTO
Vita dura per chi si ribella, per chi si sente diverso



Per quanto mi riguarda tutte le stagioni con le differenti condizioni meteorologiche  sono perfette per leggere un  libro, ma  ritengo che non tutti i libri siano adatti per tutte le stagioni.
Alcuni necessitano di impegno e concentrazione quindi per favorire l’apprendimento è auspicabile ritirarsi in angoli silenziosi magari durante giornate piovose, altri meno impegnativi si possono leggere in riva al lago, sotto l’ombrellone e in luoghi non necessariamente deserti.
In estate secondo il mio punto di vista sono da privilegiare i romanzi e quelli pubblicati da  NERI POZZA oserei dire che non deludono mai.
L’ultimo che ho acquistato e letto in un baleno è IL FIGLIO PREDILETTO la cui autrice è Angela Nanetti, nata a Budrio in provincia di Bologna, insegnante delle scuole medie e superiori che vive a Pescara. Da 1984 ha pubblicato più di venti romanzi ottenendo premi e riconoscimenti sia in Italia che all’Estero.

Questo indubbiamente è un romanzo molto coinvolgente ambientato in parte in Calabria, territorio aspro in tutti i sensi e forse proprio dall’ asprezza ha preso il nome l’Aspromonte e in parte a Londra.
Si tratta di due storie di ribellione e resistenza  che  corrono singolarmente, ma infine si intrecciano e per un certo verso, si rendono giustizia poiché lui è lo zio  Nunzio e lei è Annina la nipotina che lui non ha mai conosciuta.
Entrambi  hanno lasciato la loro terra quasi forzatamente per ragioni diverse, ma soprattutto perché in Calabria si vive così….le donne dentro i silenzi perché le femmine di casa niente devono sapere, questa è la regola e  “i recchjiuni” non hanno spazio.

Nunzio Lo Cascio un ragazzo speciale: gioca a calcio e dentro gli spogliatoi dove gli atleti  si ritrovano nudi a farsi la doccia lui scopre di sentirsi attratto da Antonio . Attrazione ricambiata. Una sera mentre si stanno scambiando qualche tenerezza, “ sti due recchjiuni” vengono aggrediti da tre uomini incappucciati e malmenati fino a che Antonio  rimane a terra ammazzato. Nunzio Lo Cascio ne rimane traumatizzato e alcuni giorni dopo parte per l’Inghilterra. Ufficialmente ha ricevuto una proposta per giocare in una squadra importante, in realtà si tratta di un’imposizione del padre . Giunto in Inghilterra comunque  entra a far parte di una squadra dove dimostra avere del talento, ma un infortunio grave lo costringe ad abbandonare i campi di calcio per sempre.
La morte di Antonio lo ha profondamente segnato rendendolo  chiuso e taciturno, l’infortunio ha ulteriormente aggravato il suo stato psicologico,  in ogni caso per nessun motivo tornerebbe in Calabria e quindi per mantenersi fa vari lavori fra i quali il cameriere.
Frequentando un corso d’inglese incontra Thomas, l’insegnante, una conoscenza che si rivela molto importante a livello intellettivo, che lo porta a visitare il cimitero dove è seppellito Marx e gli racconta che per spiegare il mondo occorre la letteratura e la filosofia, ma purtroppo ancora una volta la mano della violenza impone il suo volere.
Nunzio Lo Cascio a Londra incontra anche un artista affermato, Funny  che intravede in lui la predisposizione per divenire un grande fotografo.

-          “ Annina! E chistu Funny chi è? Nu ricchjiuni pure lui’”
-          “Un artista, un fotografo famoso”.
-          “E a Nunzio gli voleva bene?”
-          “Vivevano insieme, in una bella casa”.  

Non vado oltre con la trama…  comunque in un giorno qualsiasi in Calabria ci sarà un funerale in pompa magna, dalla chiesa uscirà una bara bianca ricoperta di garofani con al seguito una signora bionda ossia la moglie del defunto….   Peccato che la bara era vuota.

Annina, nipote di Nunzio e nipote di Nonna Carmela, ma soprattutto figlia di un’appartenente a ‘ndrina,  bella e intelligente sogna di fare teatro, ma il padre per lei ha in programma tutt’altro e la mamma, una Santa Rosalia, come la soprannominata la suocera,  se ne sta sempre in pescheria a vendere il pesce e a casa muta, muta  come devono stare le donne da quelle parti.
Annina resiste in quell’ambiente fino al compimento del suo diciottesimo compleanno, partecipa alla grande festa organizzata per l’occasione indossando un costoso abito rosso e fa sfoggio della sua innegabile bellezza. Il padre gli presenta colui che dovrebbe diventare suo marito, ma lei non ci sta…..
Fugge, prende il treno che la porta dapprima a Milano e successivamente, dopo qualche tempo a Londra.
Si deve scontrare con realtà difficili, con uomini che abusano di lei, della sua bellezza fino ad una nuova decisiva ribellione.
Ancora mi fermo qui e scrivo le parole di nonna Carmela, pronunciate da “ morta” , una donna emblema di una realtà a dir poco assurda ma che vedeva dove altri non vedevano,  una donna sorprendente:

Un figlio frocio e comunista e una nipote puttana”. E subito dopo la risata, prima in sordina e poi in crescendo. Sale la risata di nonna Carmela e s’allarga, scuote le cime dei cipressi, rovescia i vasi leggeri e strappa i fiori secchi. Solleva le falde del mio cappotto e mi spinge avanti.
“Vai Annina”, sembra dire. “Vai.”
Perché i morti, si sa, se ne fregano dei vivi e di ogni coerenza e bastano a se stessi. Come i matti.”

Io apprezzo molto i romanzi che hanno basi fondate in realtà esistenti o comunque ambientati in tempi recenti (questo è ambientato negli anni settanta) , mi appassionano le storie delle donne-donne che indifferenti a  giudizi e pregiudizi perseguono un loro sogno .

Questo dal mio punto di vista è un romanzo drammatico poiché  non stento a credere che in alcuni paesini,  magari sperduti sulle montagne, certe realtà sono ancora esistenti.

Come mia abitudine ho letto con la matita in mano, non ho sottolineato molte pagine, ma ciò è irrilevante perché in alcuni libri si possono sottolineare anche soltanto cinque righe, ma spesso quelle cinque righe servono per vivere.

Nulla è più emozionante che leggere un libro poiché è inconfutabile che il virtuale non approfondisce.

Luglio 2018- Yvonne



2 commenti:

  1. Non ho ancora letto il libro, ma ho letto le recensioni, fra cui la tua sempre impeccabile. Quello che mi colpisce è come un'autrice emiliana sia riuscita ad esaltare e far vivere in maniera così coinvolgente, come tu dici, i contrasti di due realtà così estreme come la Calabria e Londra. La bravura della scrittrice sta nel sapersi calare in maniera naturale in realtà diverse da quella del suo luogo di nascita.

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  2. Non ho idea, ma leggendo si ha proprio la sensazione addentrarsi in realtà apparentemente lontane. " Conosco quella violenza, nel mio paese l'avevo vista: scritta sui muri delle case, sulle porte che la notte si mettevano a parlare, nelle auto che andavano a fuoco. Nelle pecore sgozzate negli ovili e nei muli azzoppati" -" Chi jiesti? Chi fu?"...........Niente aveva mai una risposta laggiù.

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