IL FIGLIO PREDILETTO
Vita dura per chi si
ribella, per chi si sente diverso
Per quanto mi riguarda tutte
le stagioni con le differenti condizioni meteorologiche sono perfette per leggere un libro, ma
ritengo che non tutti i libri siano adatti per tutte le stagioni.
Alcuni necessitano di
impegno e concentrazione quindi per favorire l’apprendimento è auspicabile
ritirarsi in angoli silenziosi magari durante giornate piovose, altri meno
impegnativi si possono leggere in riva al lago, sotto l’ombrellone e in luoghi
non necessariamente deserti.
In estate secondo il mio
punto di vista sono da privilegiare i romanzi e quelli pubblicati da NERI POZZA oserei dire che non deludono mai.
L’ultimo che ho acquistato
e letto in un baleno è IL FIGLIO PREDILETTO la cui autrice è Angela Nanetti,
nata a Budrio in provincia di Bologna, insegnante delle scuole medie e
superiori che vive a Pescara. Da 1984 ha pubblicato più di venti romanzi
ottenendo premi e riconoscimenti sia in Italia che all’Estero.
Questo indubbiamente è un
romanzo molto coinvolgente ambientato in parte in Calabria, territorio aspro in
tutti i sensi e forse proprio dall’ asprezza ha preso il nome l’Aspromonte e in
parte a Londra.
Si tratta di due storie di
ribellione e resistenza che
corrono singolarmente, ma infine si intrecciano e per un certo verso, si
rendono giustizia poiché lui è lo zio
Nunzio e lei è Annina la nipotina che lui non ha mai conosciuta.
Entrambi hanno lasciato la loro terra quasi
forzatamente per ragioni diverse, ma soprattutto perché in Calabria si vive così….le
donne dentro i silenzi perché le femmine di casa niente devono sapere, questa è
la regola e “i recchjiuni” non hanno spazio.
Nunzio Lo Cascio un ragazzo speciale:
gioca a calcio e dentro gli spogliatoi dove gli atleti si ritrovano nudi a farsi la doccia lui scopre
di sentirsi attratto da Antonio . Attrazione ricambiata. Una sera mentre si
stanno scambiando qualche tenerezza, “ sti due recchjiuni” vengono aggrediti da
tre uomini incappucciati e malmenati fino a che Antonio rimane a terra ammazzato. Nunzio Lo Cascio ne
rimane traumatizzato e alcuni giorni dopo parte per l’Inghilterra. Ufficialmente
ha ricevuto una proposta per giocare in una squadra importante, in realtà si
tratta di un’imposizione del padre . Giunto in Inghilterra comunque entra a far parte di una squadra dove dimostra
avere del talento, ma un infortunio grave lo costringe ad abbandonare i campi
di calcio per sempre.
La morte di Antonio lo ha
profondamente segnato rendendolo chiuso
e taciturno, l’infortunio ha ulteriormente aggravato il suo stato psicologico, in ogni caso per nessun motivo tornerebbe in
Calabria e quindi per mantenersi fa vari lavori fra i quali il cameriere.
Frequentando un corso d’inglese
incontra Thomas, l’insegnante, una conoscenza che si rivela molto importante a
livello intellettivo, che lo porta a visitare il cimitero dove è seppellito
Marx e gli racconta che per spiegare il mondo occorre la letteratura e la
filosofia, ma purtroppo ancora una volta la mano della violenza impone il suo
volere.
Nunzio Lo Cascio a Londra
incontra anche un artista affermato, Funny che intravede in lui la predisposizione per
divenire un grande fotografo.
-
“ Annina! E chistu Funny chi è? Nu ricchjiuni pure
lui’”
-
“Un artista, un fotografo famoso”.
-
“E a Nunzio gli voleva bene?”
-
“Vivevano insieme, in una bella casa”.
Non vado oltre con la trama…
comunque in un giorno qualsiasi in
Calabria ci sarà un funerale in pompa magna, dalla chiesa uscirà una bara
bianca ricoperta di garofani con al seguito una signora bionda ossia la moglie
del defunto…. Peccato che la bara era vuota.
Annina, nipote di Nunzio e
nipote di Nonna Carmela, ma soprattutto figlia di un’appartenente a ‘ndrina, bella e intelligente sogna di fare teatro, ma
il padre per lei ha in programma tutt’altro e la mamma, una Santa Rosalia, come
la soprannominata la suocera, se ne sta
sempre in pescheria a vendere il pesce e a casa muta, muta come devono stare le donne da quelle parti.
Annina resiste in quell’ambiente
fino al compimento del suo diciottesimo compleanno, partecipa alla grande festa
organizzata per l’occasione indossando un costoso abito rosso e fa sfoggio
della sua innegabile bellezza. Il padre gli presenta colui che dovrebbe
diventare suo marito, ma lei non ci sta…..
Fugge, prende il treno che
la porta dapprima a Milano e successivamente, dopo qualche tempo a Londra.
Si deve scontrare con
realtà difficili, con uomini che abusano di lei, della sua bellezza fino ad una
nuova decisiva ribellione.
Ancora mi fermo qui e
scrivo le parole di nonna Carmela, pronunciate da “ morta” , una donna emblema
di una realtà a dir poco assurda ma che vedeva dove altri non vedevano, una donna sorprendente:
“ Un figlio frocio e comunista e una nipote puttana”. E subito dopo la
risata, prima in sordina e poi in crescendo. Sale la risata di nonna Carmela e
s’allarga, scuote le cime dei cipressi, rovescia i vasi leggeri e strappa i fiori
secchi. Solleva le falde del mio cappotto e mi spinge avanti.
“Vai Annina”, sembra dire. “Vai.”
Perché i morti, si sa, se ne fregano dei vivi e di
ogni coerenza e bastano a se stessi. Come i matti.”
Io apprezzo molto i romanzi
che hanno basi fondate in realtà esistenti o comunque ambientati in tempi
recenti (questo è ambientato negli anni settanta) , mi appassionano le storie
delle donne-donne che indifferenti a giudizi e pregiudizi perseguono un loro sogno .
Questo dal mio punto di
vista è un romanzo drammatico poiché non
stento a credere che in alcuni paesini, magari
sperduti sulle montagne, certe realtà sono ancora esistenti.
Come mia abitudine ho letto
con la matita in mano, non ho sottolineato molte pagine, ma ciò è irrilevante perché
in alcuni libri si possono sottolineare anche soltanto cinque righe, ma spesso quelle
cinque righe servono per vivere.
Nulla è più emozionante che
leggere un libro poiché è inconfutabile che il virtuale non approfondisce.
Luglio 2018- Yvonne
Non ho ancora letto il libro, ma ho letto le recensioni, fra cui la tua sempre impeccabile. Quello che mi colpisce è come un'autrice emiliana sia riuscita ad esaltare e far vivere in maniera così coinvolgente, come tu dici, i contrasti di due realtà così estreme come la Calabria e Londra. La bravura della scrittrice sta nel sapersi calare in maniera naturale in realtà diverse da quella del suo luogo di nascita.
RispondiEliminaNon ho idea, ma leggendo si ha proprio la sensazione addentrarsi in realtà apparentemente lontane. " Conosco quella violenza, nel mio paese l'avevo vista: scritta sui muri delle case, sulle porte che la notte si mettevano a parlare, nelle auto che andavano a fuoco. Nelle pecore sgozzate negli ovili e nei muli azzoppati" -" Chi jiesti? Chi fu?"...........Niente aveva mai una risposta laggiù.
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