UNA TERRA PROMESSA – BARACK
OBAMA
“Contenere le minacce della proliferazione di armi nucleari e del
cambiamento climatico, ridurre le disuguaglianze economiche, sostenere i
diritti umani, sanare i conflitti razziali, etnici e religiosi che molto spesso
alimentavano le guerre”
UNA TERRA PROMESSA, inizia con cenni biografici
riguardanti l’infanzia, gli studi, la
formazione, la candidatura a senatore e successivamente a presidente
degli Stati Uniti.
Eletto nel novembre
del 2008, è stato il primo afroamericano,
nero, a ricoprire la più alta carica della nazione. Nero ed afroamericano elementi
a volte ingombranti, anzi ingombranti sin dal tempo dell’università quando spesso, al contrario dei suoi amici, doveva esibire i
documenti.
La sua presidenza ha affrontato un periodo di profonde trasformazioni e sconvolgimenti: dalla guerra in Iraq, all’Afghanistan, la crisi economica con i mutui subprime, le primavere arabe, quindi la guerra alla Libia, la crisi in Grecia, i rapporti con Mosca dopo la Guerra Fredda, il conflitto Iran Palestina, etc. etc….sino a terminare con la difficilissima decisione di dover dare o meno l’autorizzazione al raid in Pakistan per la cattura di Osama Bin Laden avendo il 50% della probabilità di fallire.
( Ho citato la crisi in Grecia poiché ciò che accadeva in
Europa aveva ripercussioni negli Stati Uniti, infatti nel libro si richiama spesso l’Europa e Leader Europei).
La TERRA PROMESSA si ferma alla morte di Bin Laden, quindi la rielezione sarà oggetto di un altro libro.
800 pagine non si possono sintetizzare in poche righe, ma la narrazione è davvero molto coinvolgente ed interessante: non è una cronaca degli eventi, bensi si tratta di un libro “ straordinariamente intimo ed introspettivo”. Dietro ogni decisione c’è un gran lavorio. Una decisione implica esaminare tutte le eventualità e per ben farlo occorre una squadra preparata ed efficiente.
Ho dedicato molta attenzione alle pagine in cui OBAMA
descrive come è avvenuta la scelta dei componenti del suo team: indispensabili istruzione
di alto livello, esperienza e competenze.
Essendo lui, a detta di Joe Biden , ancora troppo giovane per quella carica, appena eletto ha insistito a volere proprio lui al suo fianco come vice presidente . E Joe Biden che pure si era candidato alla presidenza, ma poi aveva ceduto il passo a “un nero di Chicago con uno strano nome”, di buon grado ha accettato l’incarico e gli è rimasto accanto anche nel secondo mandato per evitare che cadesse in qualche trappola.
I compromessi sono inevitabili, ma ciò che deve prevalere è
il bene del paese.
Obama racconta apertamente con nome e cognome le
forze che ha avuto “contro” , sia negli Stati Uniti che nel mondo e non esita a
rivelare dubbi e delusioni.
E dedica anche qualche pagina a colui che a quei tempi, dopo aver ricevuto un diniego dalla Casa Bianca per la realizzazione di una inutile struttura da destinarsi agli eventi dentro il giardino della medesima , iniziò a spargere voce con una assidua presenza in televisione, che il presidente degli Stati Uniti era un musulmano, nato in Kenia, tanto da obbligare gli addetti alla comunicazione di Obama a ricercare e pubblicare il suo estratto di nascita. Non solo, il presidente stesso nonostante gli impegni serrati ha dovuto convocare una conferenza stampa per richiamare quei giornalisti che favorivano l’ infamante propaganda. ( L’inventore-responsabile era Donald Trump che successivamente si vantò di aver fatto pubblicare al presidente l’estratto di nascita).
Stralci
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Quando le
cose vanno male a nessuno importa del fatto che “ le cose avrebbero potuto
andare peggio”.
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Nonostante
i discorsi su come i politici dovrebbero mettersi d’accordo per il bene del
Paese, è davvero raro che gli elettori americani ricompensino l’opposizione per
aver collaborato con il partito di maggioranza.
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Poche
nazioni si sentivano in obbligo di agire secondo le motivazioni che andassero
oltre i propri ristretti interessi; e quelli che condividevano l’impegno
fondamentale degli Sati Uniti verso i principi di cui dipende un sistema
liberale fondato sul mercato- libertà personale, certezza del diritto, rigorosa
tutela dei diritti di proprietà e
arbitrato neutrale delle controversie, più una base di trasparenza e competenza
da parte del governo….
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La
menzogna è diventata non solo una categoria morale, ma un pilastro dello stato”
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La
presidenza mi stava impartendo un’altra difficile lezione: che il mio cuore ora
doveva sottostare a considerazioni strategiche e analisi tattiche e le mie
convinzioni dovevano essere subordinate ad argomenti apparentemente
contradditori; che trovandomi a occupare la carica più potente al mondo, ero
meno libero di dire quello che pensavo e di agire in base a ciò che
sentivo di quanto no fossi stato da
senatore – o da semplice cittadino disgustato dall’aver visto una giovane donna
assassinata dal suo stesso governo.
- Per governare bene erano necessarie competenze. Servivano istituzioni pubbliche con funzionari qualificati il cui compito fosse prestare attenzione alle cose importanti perché il resto dei cittadini non ci dovesse pensare.
“QUALSIASI COSA TU FACCIA NON E’ MAI ABBASTANZA. PROVACI COMUNQUE”
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