Ritornando a GALLIO ( Lago di Como)
“La bellezza è il nome di qualcosa che non esiste,
che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno.”
(Fernando Pessoa)
che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno.”
(Fernando Pessoa)
La strada che fiancheggia Gallio |
Innamorata della bellezza che ricerco ovunque: dentro un libro, dentro un quadro, in un luogo, in un panorama, ho lasciato la casa di pietra e mi sono incamminata per le vie di San Siro, le vie della mia infanzia.
I luoghi come tutte le cose, con il trascorrere del tempo subiscono mutamenti: vengono abbattuti edifici, altri ne vengono ricostruiti, gli spazi riprogettati e altro ancora e per questo, se possibile, io torno volentieri sui miei passi.
A San Siro e alle sue frazioni ho dedicato il mio secondo libro, pubblicato in un momento critico della vita, per cui avendolo riletto in questi giorni, ho rilevato alcune disattenzioni tanto che si è insinuato in me il desiderio di revisionarlo e implementarlo. Non so se lo farò, ma trovandomi a rivivere il mio paese per una periodo assai lungo a causa della pandemia ancora in corso, ho deciso di ritornare a rivedere quegli stessi borghi descritti nel IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO.
Dopo Soriano, è stato il turno di GALLIO: la frazione situata a circa metà della montagna. Estesa in lunghezza più che in larghezza, GALLIO gode di una posizione privilegiata, molto soleggiata nonostante dentro gli stretti vicoli regni prevalentemente l’ombra.
Non vi è dubbio che un tempo rientrasse fra le frazioni più popolose poiché la presenza di fabbricati è consistente, prevalentemente “storici” realizzati in pietra grigia, la pietra tipica della zona.
Alcune di esse sono state ben recuperate e lasciano intuire che siano divenute case di vacanza, seconde case, forse di proprietà degli eredi di molti di coloro che da Gallio erano andati all’estero in cerca di lavoro e poi vi erano rimasti, ma molte, anzi troppe, versano in uno stato di desolante abbandono.
passeggiando per i vicoli |
La strada carrozzabile fiancheggia Gallio in tutta la sua lunghezza nel contempo che sale verso monte e, l’intero borgo è percorribile unicamente a piedi e con scarpe adeguate.
Mi sono incamminata lentamente soffermandomi ad osservare i giardinetti fioriti fra le case, le scale in pietra, i portoni in legno, i lavatoi e le fontane.
casa con affresco |
Fontana di Gallio |
Ho ritrovato la frazione di GALLIO molto ordinata nonostante alcuni angoli siano emblema di innegabile decadenza.
Trattenendomi dinnanzi ad alcune case ho cercato di ricordare chi le avesse abitate poichè da bambina transitavo spesso da qui, per raggiungere i Monti che si trovano molto più sopra, oltre i mille metri: Monti di Gallio, Monti della Linghera etc. , gruppetti di baite oggi divenuti luoghi di villeggiatura.
Ricordi che non ho trovato. Nei pressi della chiesetta dedicata a Santa Lucia il cui campanile sovrasta il borgo, le case sono molto ravvicinate fra loro e le stradine saliscendi inducono in errore.
Una fra le poche case con la porta d’ingresso spalancata mi ha particolarmente incuriosita: ho allungato lo sguardo all’interno ed ho intravisto un’ampia scala dai grandi pioli in pietra fissati alla parete, inequivocabilmente conforme alle sue origini. Una scala straordinariamente interessante poiché oggi di simili non se ne realizzano più. Da una breve conversazione con un cortese signore che se ne stava tranquillamente seduto sul terrazzo al primo piano, sono venuta a conoscenza che lui è il nuovo proprietario e l'ha acquistata in tempi assai recenti. Ebbene io quella casa, pur non ricordandomene, sono certa di esserci entrata poiché apparteneva al Silvio detto "Cela", un personaggio considerato dagli abitanti del luogo, “singolare” a causa di un qualche suo difetto fisico . Comunque un uomo buono.
La Chiesetta sta proprio nel centro del borgo, ma è aperta al pubblico solo in qualche rara occasione e sempre a dicembre nel giorno di Santa Lucia, la santa probabilmente designata protettrice di Gallio. Sopra il portone d’ingresso troneggia un’imponente statua lignea con didascalia in latino che evidenzia la data 1822.
"La chiesina di modeste dimensioni, era dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano, come è dimostrato dalla Visita pastorale del Vescovo Archinti nel 1599. Dal 1952 gli abitanti di Gallio hanno scelto di festeggiare, come patrona, Santa Lucia forse perché «rimaneva l’unica ricorrenza religiosa libera da festeggiamenti in periodo invernale quando la popolazione era costretta al riposo dal maltempo che ostacolava i lavori agricoli». http://web.tiscali.it/san.siro/gallio.htm
Ho poi raggiunto le ultime case del borgo, sono salita sino su, alla contrada un tempo detta degli “uloc” dove abitava fra gli altri anche lo zio Severin, che mio zio non lo era affatto, ma lo sarebbe potuto divenire.
Questa: un tempo una graziosa casetta singola dotata di un bel terrazzo da cui godere la vista del lago. Oggi , l’ho ritrovata semplicemente una casa morente.
Questa: un tempo una graziosa casetta singola dotata di un bel terrazzo da cui godere la vista del lago. Oggi , l’ho ritrovata semplicemente una casa morente.
Proseguendo sulla mulattiera fiancheggiata da frondosi alberi che accompagna fuori dal borgo, c’è ancora una lavatoio dall’uso compromesso, per il quale non ho trovato una giusta ragione per cui li fosse collocato. Distante dalle case e raggiungibile solo dalla mulattiera in salita, non era certamente funzionale per le donne che dovevano caricarsi dei mastelli con la biancheria.
Da informazioni ottenute dalla Sig. ra Rosa, che ben conosce Gallio per esservi nata, ho saputo che l'acqua di questo lavatoio , "detto in dialetto Gurno' , era ottima e la fatica di portare la roba da lavare con la gerla, era ricompensata dall'acqua fresca d'estate e tiepida d'inverno".
Ebbene qui al lavatoio mi sono intrattenuta per una decina di minuti per godermi l’incredibile pace ed assaporare un’atmosfera ben diversa da quella che respiro nella roboante Milano.
Un melodioso concerto di uccelli, inspiegabilmente, mi ha trasmesso una gioia crescente.
Sono ritornata indietro, ho percorso altri viottoli passando pure sotto antichi portici, ho intrapreso Via Piancee, ho superato la via delle Trenta Graa e ho proseguito oltre la solitaria Cappelletta della Madonnina sino ad inoltrarmi per un breve tratto in quel territorio divenuto bosco, soltanto bosco: fronde che fremono al vento, l’aria pregna del profumo della santoreggia selvatica, il canto dei grilli, il ronzio delle mosche e niente altro più se non una inenarrabile vistalago.
Abbandonarsi alla meditazione per riscoprire il sapore della quieta vita.
I borghi di SAN SIRO sono delle piccole meraviglie, molti dei quali sparpagliati sul costone della montagna ed immersi nel verde: non vantano monumenti o opere d’arte, forse soltanto segni di incisioni rupestri, ma testimoniano storie di vite laboriose poiché le fontane, i lavatoi, le piazzette e le case costruite in pietra risalenti a un tempo in cui la carrozzabile non esisteva, inducono ragionevolmente a credere che fossero quelle , tutte pietre portate in spalla e lavorate e a mano.