mercoledì 12 marzo 2025

 

L’ENIGMA DEL SOLITARIO – JOSTEIN GAARDER 

“Cercare di capire chi sono gli essere umani e da dove vengono è un passatempo poco diffuso”

 


In un incontro con amici lettori, dopo aver esternato il mio  entusiasmo  per IL MONDO DI SOFIA di JOSTEIN GAARDER letto qualche anno fa, mi è stato suggerito di leggere anche L’ENIGMA DEL SOLITARIO del medesimo autore.

Ho accolto il suggerimento e l’ho letto ma secondo me non è al livello del primo.

Non si tratta di un romanzo dal contenuto banale, ma lo trovo adatto soprattutto a lettori molto giovani che ancora  non si sono addentrati appieno in certe problematiche e  comunque a ragazzi/e che si pongono domande e sono desiderosi di  conoscere il senso della vita, il senso delle cose.

Lo stile letterario è tipico di un professore di filosofia, quale è l’autore e ne consegue una lettura  molto piacevole anche per gli adulti ed inoltre  non mancano acutissime ed eleganti descrizioni della natura.

 

-         Il rossore dell’alba s’era posato fra cielo e terra come una sottile fusciacca

-         …la luna piena si alzò in cielo. Inondò di luce la valle scura e fece impallidire le stelle.

 

E’ singolare la trama che si disvela con  l’alternarsi della storia che vede protagonisti un padre e un figlio che partono dalla Norvegia in direzione della Grecia alla ricerca dalla moglie e madre che sette anni addietro li  aveva abbandonati per andare alla ricerca di sé stessa e,  la storia che fa da contenuto al “libro del panino” che il ragazzino porta con sé.

 

-         Il mio consiglio a chiunque desideri ritrovare sé stesso è di rimanere esattamente dov’è. Altrimenti rischia davvero di perdersi una volta per tutte.

-         NOI siamo ciò che ricordiamo

-         Non sono bravo a parlare. Probabilmente è perché faccio una certa fatica a pensare e, quando non si riesce a pensare, in fondo non vale neppure la pena di parlare.

-         La nostra vita è come il più fantastico dei racconti d’avventura. Eppure la stragrande maggioranza delle persone considera il mondo del tutto “normale” e per trovare una compensazione alla sua banalità, è costantemente a caccia di qualcosa che esca dalla norma. Questo avviene perché la gente non s’interroga mai sull’enigma che riguarda il pianeta in cui vive.

-         La differenza fra Socrate e tutti gli altri era che questi ultimi, pur non sapendone più di Socrate, erano soddisfatti di quel che sapevano. E chi si accontenta di ciò che sa non potrà mai essere un filosofo.

 

 

Non vado oltre, ma ora dopo aver scritto queste semplici impressioni, mi smentisco e suggerisco a chi ancora non l’avesse letto – poiché la prima edizione risale al 1998 – di leggerlo.

 

 

12 MARZO 2025 – Y.Pelizzari

giovedì 23 gennaio 2025

IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE - FERNANDO PESSOA

Livro do desassossego por Bernardo Soares - FERNANDO PESSOA


Nei giorni difficili, anche se per taluni potrà sembrare egoistico e criticabile, io credo che ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi affinchè non si dimentichi di sé stesso/a anche perché, come già è stato scritto, nulla si puo' servire da un vassoio vuoto.
Personalmente nei momenti in cui ho bisogno di lacrime, ho nel contempo, bisogno di fughe rigenerative che a volte consistono nell'andare a vedere un cinema, visitare un museo, una mostra pittorica o fotografica e sempre in incursioni dentro i libri, in particolare uno che considero il libro dell'anima.
Un libro che l'autore ha definito “ libro progetto “: un progetto durato 20 anni e rimasto incompiuto poiché nel 1935 a soli 47 anni, probabilmente a seguito di abuso di alcol e vita sregolata è partito per l’ultimo viaggio.
Quindi il libro – progetto, “Livro do desassossego por Bernardo Soares” non è stato pubblicato dall’autore medesimo bensì pubblicato postumo e il manoscritto giace in ben 450 frammenti - pagine scritte negli archivi portoghesi.
Semplicemente potrebbe definirsi un diario esistenziale, un diario dell’anima , anche se diario non è e i 450 frammenti lasciati da Pessoa non ne costituiscono la trama. Forse potrebbe rientrare anche nelle autobiografie, nello specifico una autobiografia senza fatti.
I frammenti sono relativi a stati d'animo, impressioni e soprattutto riflessioni di colui che osserva da una finestra che ha le persiane che si aprono sia sul FUORI che sul DENTRO.
Fuori il mondo, dentro l’anima.
Non c’è un solo personaggio ma “tanta gente” perché Fernando Pessoa ha creato gli eteronomi, pare se ne possano contare 72 ma i critici asseriscono possano essere molti di più: appunto tutta la gente del mondo.
Osservare, contemplare, sognare, illudersi, scrivere o parolare, riflettere, interrogarsi, amare o non amare , cercare risposte: sprofondare dentro sé stessi.
Sinteticamente racchiude tutta la visione della vita di Pessoa.
Riflessioni così minuziose che è impossibile aggiungere qualsiasi altro minimo dettaglio.
Lo stile letterario è alquanto libero e quanto si possa individuare di discutibile non corrisponde mai all’innegabile. Vi sono pure delle descrizioni paesaggistiche di una bellezza letteraria inenarrabile: la luna, il cielo, i tetti di Lisbona, la rua dos Douradores.
Il semplice impiegato di concetto, un eteronimo di nome Bernardo Soares, a cui Pessoa ha delegato il compito di scrivere questa specie di diario, trascorre la maggior parte del tempo fra le pratiche di import-export nel suo ufficio, la cui finestra consente ampie panoramiche della città: fisicamente quasi immobile è dotato di un’anima in costante fermento, sempre viaggiante lungo il fiume inarrestabile della vita.
Il libro dell’inquietudine – “prosa d’arte che è pura poesia”- viene pubblicato postumo quasi 50 anni dopo la morte del poeta ed è una sistemazione di fogli sparsi.
“L'edizione italiana del libro, pubblicata per la prima volta nel 1986, è curata e tradotta da Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre per Feltrinelli. Nel 2005 è stata pubblicata presso la collana Newton Compton una nuova edizione curata dal professor Piero Ceccucci, sistemata e aggiornata con nuovi testi ritrovati tra le carte pessoane.”
"Nel 2013 è uscito Il secondo libro dell'inquietudine, a cura di Roberto Francavilla che completa il lavoro di Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre e gli rende omaggio (e proprio perciò contiene nel titolo l'arbitrio dell'aggettivo secondo).
Fernando Pessoa ( 13 giugno 1888 – 30 novembre 1935), nonostante in vita avesse pubblicato solo 12 racconti è considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese e per il suo valore è paragonato a Camoes.
“ Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, non c’è niente di più semplice. Ci sono solo due date- quella della mia nascita e quella della mia morte. Tutti i giorni fra l’una e l’altra sono miei” – F. Pessoa
Il libro dell'inquietudine è il mio compagno di viaggio: pagine in cui mi perdo e mi ritrovo.
“ Mi perdo se mi incontro, dubito se trovo, non possiedo se ho ottenuto.”

Qualche STRALCIO
- Vorrei, vorrei…Ma c’è sempre il sole quando brilla il sole e la notte quando arriva la notte. C’è sempre la pena quando la pena ci duole e il sogno quando il sogno ci culla. C’è sempre quello che c’è e mai quello che dovrebbe esserci, non perché è meglio o perché è peggio, ma perché è altro.
- La vita è un gomitolo che qualcuno ha aggrovigliato. Essa ha un senso se è srotolata e disposta in linea retta, o ben arrotolata. Ma, così com’è, è un problema senza nucleo, un avvolgersi senza un dove attorno a cui avvolgersi.
- Dicono che il tedio è la malattia degli oziosi, o che attacca solo coloro che non hanno nulla da fare. Eppure questo malessere dell’anima è più sottile: più che i veri oziosi attacca coloro che hanno disposizione per essa e coloro che lavorano o che fingono di lavorare ( che nella fattispecie è lo stesso).
….Il tedio non è malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia maggiore: sentire che non vale la pena di fare alcunchè.
- Ma mi libero dalla preoccupazione scrivendo, come uno che respira meglio anche se la malattia non è passata.
Quando scrivo mi visito solennemente. Ho delle sale speciali, ricordate da altri interstizi della raffigurazione, dove mi diletto ad analizzare ciò che non sento e mi esamino come un quadro nell’ombra.
- Non amiamo mai nessuno. Amiamo solo l’idea che ci facciamo di qualcuno. E’ un nostro concetto (insomma noi stessi) che amiamo.
Amare è stancarsi di essere solo.
- Narrare è creare, perché vivere è soltanto essere vissuto.
- Scrivere è dimenticare. La letteratura è il modo più piacevole di ignorare la vita. La musica culla, le arti visive animano, le arti vive ( come la danza e il teatro) intrattengono……
- Una poesia è l’espressione di idee o di sentimenti in un linguaggio che nessuna utilizza poiché nessuno parla in verso.
Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente. E quanti leggono ciò che scrive, nel dolore letto sentono proprio……
Gennaio 2025 – Y.Pelizzari