martedì 9 dicembre 2025

MIGLIONICO – Il luogo dove il tempo si srotola a quarti d’ora

 



Sono tornata a MIGLIONICO, il borgo  lucano poco distante da Matera che ho già ampiamente descritto precedentemente e che ho imparato ad amare sino a sentirlo un po' anche “mio”, attraverso le narrazioni di Laura. 

Lei a Miglionico ci è nata: lì ha trascorso i suoi primi decenni di vita  e lì ha lasciato quei ricordi che con il passare del tempo si vestono di nostalgia pungente per cui ogni tanto si abbandona alla rievocazione ed io ascoltandola, ho appreso usi, costumi e anche qualche leggenda.

Oltretutto mi è sempre stato facile immedesimarmi nei suoi ricordi perché comprendo appieno i sentimenti che legano ciascuno di noi alle proprie radici. Pure io sono nata in un piccolo borgo sul Lago di Como ed anche se mi sono lasciata prendere dalla vita in città, non l’ho mai dimenticato e il desiderio di ritornarci è sempre vivo. 

L'ultima volta che ero andata a Miglionico  era nel 2019 , proprio nello stesso periodo  in cui ho soggiornato ora: periodo che definisco  “il  tempo dell’olio”  poiché  Miglionico vanta sul proprio territorio ampi uliveti e fra novembre e dicembre si raccolgono le olive e si portano al frantoio per estrarre l’olio. 

Miglionico sei anni fa,  l’avevo definito “ il borgo più bello del mondo” per la  sua  posizione strategica su di una dolce collina che consente un’ampia visuale sul paesaggio sottostante e circostante  e per l’imponente Castello del Malconsiglio attorno al quale sono posizionate numerose panchine a testimoniare la massiccia presenza di turisti e  abitanti del luogo che vi fanno ritorno, nel periodo estivo.

 


Non  mi soffermerò quindi sull’aspetto paesaggistico di MIGLIONICO,  ma mi limiterò alle impressioni avute in occasione di  questo mio ritorno.

I luoghi come tutte le cose cambiano, nulla è inalterabile e Miglionico rispetto a sei anni fa oserei dire che è sensibilmente migliorato ed infatti è entrato a far parte del circuito dei BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA.

Alcuni fabbricati sono stati rimaneggiati, le facciate di parecchie case sono state abbellite e tinteggiate di fresco e, sarebbe auspicabile che altre che versano ancora in uno stato precario,  negli anni a venire potessero riacquistare il giusto decoro.   

Il corso che dal Castello raggiunge la torre dell’Orologio è ben curato e gli edifici che lo fiancheggiano addobbati a festa con abbondanti luminarie creano un contesto di notevole impatto visivo: quasi da poter competere con le vie centrali di importanti città. 


Ma MIGLIONICO è soprattutto atmosfera: si respira profumo di autenticità, si percepisce la semplicità di quella vita che in tempo di pandemia ci si era illusi potesse essere rivalutata ma poi non è avvenuto.

Per le vie del borgo nessuno corre, la fretta forse  è una perfetta sconosciuta e gli abitanti credo si conoscano tutti, anche perché complessivamente sono all’incirca duemilatrecento.


Io, “forestiera” a Miglionico, che durante la mia permanenza  con  curiosità più volte mi sono  addentrata per i viottoli, sono stata onorata ad ogni incontro da sorrisi e  saluti cordiali.

Quasi inspiegabilmente, già il giorno successivo al mio arrivo, mi sono sentita perfettamente a mio agio, quasi come se Miglionico lo conoscessi da sempre, anche se quasi certamente parte del merito va alla mia amica che non ha mai tralasciato di presentarmi a tutti coloro che incontrava e con cui si fermava a parlare.

E lei,  a parlare  si fermava con tutti…

Non mi ha infastidita neppure colui  che  vedendomi sola con la macchina fotografica alla mano , dapprima mi ha rivolto un saluto e poi ha dato voce alla sua curiosità chiedendomi  da dove venissi e cosa stessi facendo a Miglionico. 

A MIGLIONICO il tempo scorre lento: il macellaio anche se nella bottega c’è ressa non si scompone e con calma e scrupolosità prosegue nel suo lavoro, il barista offre i suoi servizi con un sorriso, il  fruttivendolo pure,  ma trovando il tempo per uno scambio di convenevoli con i clienti.

E intanto il bell’orologio dentro la torre che svetta oltre i tetti prevalentemente in coppi  e terrazze, scandisce le ore ogni quindici minuti e così,  mentre ad Istanbul mi ero ritrovata ad attendere il richiamo del muezzin per la preghiera, a Miglionico mi sono ritrovata ad attendere il suono delle campane. 





Nella consapevolezza che nulla è come appare, all’apparenza MIGLIONICO è una splendida comunità e il rito dell’accensione dell’albero di Natale nella piazza retrostante la Chiesa Madre ne è stata una bellissima rappresentazione con musica e canti alla presenza del giovane sindaco.

Davvero apprezzabile il coro dei bambini, forse una trentina,  il futuro di Miglionico e pregevole pure il presepe all’interno della Chiesa che conserva opere d’arte e affreschi importanti.             



Non importa se questo borgo, come quasi tutti i borghi italiani, nel periodo invernale dorme: le panchine intorno al castello sono emblema di attesa e in estate mi è stato assicurato che non sono mai vuote. 


8 Dicembre 2025 – Y.Pelizzari