“Leggere è l’unica dipendenza che non
nuoce, ed è la miglior cura per l’anima”
Dumitru Novac
GLI
AQUILONI è l’ultimo romanzo di ROMAIN GARY. Nel 1980 lo consegna all’editore
per la stampa e il 2 dicembre dello stesso anno si suicida con un colpo di
pistola nella sua casa di rue du Bac a Parigi. Scrittore prestigioso ha scritto
diverse opere con pseudonimi vari vincendo nel 1956 il Premio Goncourt con LE RADICI DEL CIELO e nel 2005
con “LA VITA DAVANTI A SE’” di cui recentemente è stata fatta la
trasposizione cinematografica. Nel 1960
pubblicò LA PROMESSA DELL’ALBA dedicato alla mamma, un romanzo meraviglioso che
la critica considera un capolavoro.
GLI
AQUILONI è un romanzo molto delicato e
molto inteso.
Ludo,
il vero protagonista del romanzo è un ragazzino che vive a Clery, in Normandia, con lo zio
Ambroise “postino rurale” che dopo aver partecipato alla Grande Guerra diviene
pacifista e si dedica alla sua grande passione che consiste nel costruire aquiloni.
In
un giorno qualsiasi durante una passeggiata Ludo vede per la prima volta una
ragazzina assai graziosa con un cappello di paglia in testa che lo osserva con
aria severa.
Il
suo nome è Lila.
Lila
non vive abitualmente in Normandia, vi ci abita soltanto in estate e suo padre, Stanislas de Bronicki, un
finanziere che guadagna e perde fortune in Borsa, appartiene ad una delle più grandi dinastie aristocratiche
polacche.
Lila
ha anche un fratello, Tad, che così descrive la sua famiglia:
“Vivo tra una madre completamente
pazza, un padre che, se gliene capitasse l’occasione, si perderebbe al gioco la
Polonia e una sorella che considera la verità come una nemica personale”
L’incontro
con Lila, diviene per Ludo una promessa d’amore che la vita deve mantenere e la
sua convinzione non viene scalfita neppure
durante gli anni terribili dell’invasione tedesca della Polonia: un
lungo periodo in cui Lila e la sua famiglia scompaiono.
Ludo
comunque la porta con se come un’ombra e nel contempo si unisce alla Resistenza
per salvare il suo villaggio dai nazisti.
Non
mi dilungo oltre, evidenzio soltanto che sullo sfondo della storia di Ludo è
Lila ci stanno tutti gli eventi storici del periodo, quindi è alquanto
interessante.
Qualche
stralcio:
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A
volte il miglior modo per dimenticare qualcuno è rivederlo
-
A
forza di storcere tutto, si vede storto.
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La
verità è che non ci vuole né troppa ragione né troppo poca follia, ma ammetto
che né troppo né troppo poco sono forse una buona ricetta per il Clos Joli e l’amico Marcellin quando sta ai fornelli,
mentre a volte bisogna saper perdere la testa.
-
Cercavo
qualcosa da dire, perché bisogna sempre ricorrere alle parole per impedire al
silenzio di parlare troppo forte,…
-
Se
continui a dimenticarmi, sarà finita, Ludo. Finita. Più mi dimenticherai, più
io diventerò soltanto un ricordo.
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La
disperazione è sempre una sottomissione
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Anche
le idee cessano di assomigliare a loro stesse nel momento in cui prendono
corpo.
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Si
dice che la cosa più tremenda del nazismo sia il suo lato disumano. Si. Ma ci
deve arrendere all’evidenza: questo lato disumano fa parte dell’umano. Fintantochè
non si riconoscerà che la disumanità è cosa umana, si resterà in una pietosa
bugia.
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Le
lacrime trovano sempre la strada, non serve a niente cercare di trattenerle.
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E’
meglio sentirsi vittima di un’ingiustizia che sentirsi colpevoli.
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Tuttavia
quei giorni non furono privi di disgrazie – ci vogliono, in una vita, non se ne
può fare a meno…..
Terminata la lettura di GLI AQUILONI non ho potuto evitare di pormi qualche domanda poichè mi sembra
impossibile che l’autore, dopo averlo terminato si sia suicidato: la sua
disperazione forse era talmente profonda per cui decise di sottomettersi alla disperazione medesima come ha scritto nel romanzo. In tal modo è
rimasto ignaro del successo della sua ultima opera.
Dicembre
2021 – y.p.