domenica 15 aprile 2018

TORNO, ritornerò!


TORNO, ritornerò!



Erano ormai diversi anni che percorrendo la strada Regina che congiunge il mio paese alla città di Como, dal finestrino dell’auto guardavo  incuriosita quel tratto di Lago interno  Bellagio-Como, appartenente al triangolo lariano. 
Osservavo con meraviglia e stupore quei paesi formati da gruppuscoli di case che apparentemente senza un disegno ben definito, si adagiano armoniosamente sull’ultimo spezzone di costa ai piedi della montagna, fino  a raggiungere e in parte immergersi nelle acque del lago, dando origine a insolite vedute.
Mi ripromettevo che un giorno o l’altro dovevo fare quella percorrenza e in particolare mi dicevo che avrei dovuto visitare il comune di TORNO, dove si trova una fra le più celebri ville del Lario, ovvero La Pliniana la cui edificazione iniziò nel 1573 ed è nota anche per aver ospitato nei periodi di grande splendore, illustri personaggi quali Napoleone Bonaparte, Bellini, Foscolo, Byron, Liszt, Stendhal, Fogazzaro.
E non solo…. fu proprio durante un soggiorno a Villa Pliniana che Rossini in soli tre giorni compose la musica per l’opera lirica Tancredi.



La Villa Pliniana si trova oltre l’abitato di Torno, in un contesto incantevole. Sembra galleggiare sulle acque del lago contornata da una rigogliosa vegetazione, come conferma la potenza descrittiva del poeta inglese Shelley:

"Di fronte, fra i cipressi, del lago la sovrana/ superba di memorie, compare la Pliniana , essa deve il suo nome a una sorgente che presenta un flusso e riflusso ogni tre ore e venne descritta da Plinio il Giovane è costruita su terrazze che sorgono dal fondale del lago e, con il suo giardino, si trova ai piedi di un precipizio semicircolare, ombreggiata da folti castagneti. Dall'alto, come provenisse dalle nuvole, discende una cascata d'immani dimensioni che le rocce boscose frammentano in mille rivoli sfocianti nel lago".

Visita desiderata e rimandata per anni, ma io che con il lago di Como  ho un legame ancestrale, non potevo più limitarmi a osservare  da lontano la Villa e il suo complesso  e così qualche giorno fa ho raggiunto Torno.
Il caso non poteva farmi scegliere periodo migliore: una giornata autunnale  di fine ottobre.
Aria  ancora tiepida grazie a un pallido sole , un’avvolgente velatura che  smorza il   paesaggio  e gli regala un’atmosfera intrisa di dolce malinconia  e nel contempo  deliziosamente romantica.

Case in pietra grigia dagli  usci abbelliti, dai  poggioli e davanzali ingentiliti con cascate floreali e tendine ricamate alle finestre. Sbirciando dentro  qualche cancello si possono scoprire  cortili da cartolina arredati e tenuti con minuziosa cura.
Gli stretti viottoli di ciottoli  si addentrano fra le case addossate le une alle altre strette  in una sorta d’intimità,  s’inerpicano  verso le abitazioni più in alto e altri scendono fino a morire nelle acque del lago.
Antichi portici  che evocano il lavoro di  mani forti e operose lasciano intravedere scorci panoramici d’ineguagliabile bellezza, la piazzetta principale con il Bar Italia, la  Chiesa  Parrocchiale di Santa Tecla dai  tratti rinascimentali e internamente molto ben conservata, il  porticciolo con le piccole imbarcazioni ordinate e allineate fanno di Torno un luogo singolare tanto da essere inserito nella guida dei  borghi eccellenti Bandiera Arancione.




Non molto distante dalla parrocchiale si trova la Chiesa di S.Giovanni Battista di cui non è certa l’origine anche se alcuni studiosi  presumono risalga al secolo XII: ha la  struttura architettonica su base romanico-lombarda con elementi riferibili all’epoca gotica e  al  cui interno  una musica soave  e un’  illuminazione  fioca contribuiscono a creare un ambiente  ascetico , mistico.
Sulle pareti si possono ammirare bellissimi affreschi  come una Vergine col Bambino, San Bernardino da Siena, San Cristoforo  mentre  a far da corona all’altare di sinistra ci sono dipinti che rappresentano i quindici misteri del  Santo Rosario  risalenti al XVII secolo.
Notevole , l’elegante portale marmoreo finemente intagliato e ricco di statue, fregi e bassorilievi, attribuibile ai fratelli Rodari, gli stessi che si adoperarono per la realizzazione delle porte del Duomo di Como.
Dalle informazioni assunte in loco, ho saputo che dietro l’altare maggiore, in un’arcata murata e chiusa con sette chiavi, sono custodite  le reliquie del Santo Chiodo e dei SS. Innocenti che, secondo la tradizione, furono lasciate a Torno da un arcivescovo di Germania, reduce dalla Terra Santa nel 1099, dopo la prima Crociata.
Davanti all’altare maggiore , leggermente a lato , è collocata una statua di media grandezza che  raffigura la Madonna del Pozzo,  ma non si tratta della statua originaria trafugata da ignobili ladri il 31 marzo del 1976, bensì di una scultura identica , benedetta e ricollocata nell’aprile del 1979 nella sua dimora grazie alla generosità dei parrocchiani di Torno.
La Madonna del Pozzo come mi pare quasi ovvio, ha la sua bella leggenda che io mi limito a riportare senza pormi nessuna domanda perché le leggende sono leggende e devono essere  rispettate e tramandate.
La storia racconta che Torno  fra il Trecento e il Quattrocento fu un paese molto potente , spesso in lotta con Como . Fu  quasi completamente distrutta  nel 1522 e i  tornaschi furono costretti  a  rimanere lontani per ben otto anni , dopo di che  dal 1530 gli esuli tornarono e iniziarono la ricostruzione del borgo cercando di riutilizzare quel che restava dei muri originali.
E qui subentra la leggenda. Mentre si stava procedendo alla ricostruzione delle case, alcuni tornaschi udirono provenire dalle fondamenta di una di esse, una voce gentile e delicata che recitava il Santo Rosario. Poiché il fenomeno si ripeteva ogni sera,  vennero eseguiti degli approfondimenti e in una cantina dentro una  nicchia ricavata dalle pareti di un pozzo abbandonato, fu ritrovata la statua della Madonna, denominata poi Madonna del Pozzo e traferita appunto nella Chiesa di San Giovanni Battista  che vanta anche un  imponente e svettante campanile presumibilmente databile XII secolo.
             
Dalla  Chiesa di S.Giovanni Battista  affacciata su di  una piazzetta,  è possibile  intraprendere una  stradina  laterale che  dopo un breve tratto diviene un sentiero sterrato e  conduce al parco della Villa Pliniana, ora proprietà  privata e  aperta  alle visite turistiche  una sola volta all’anno.
Il  sentiero termina  di fronte ad un cancelletto di ferro battuto assai malmesso che invoca manutenzione e   che dovrebbe rappresentare un ingresso secondario al parco della villa. Ma dell’imponente edificio della villa , da questa posizione non vi è traccia, essendo la stessa  collocata molto più in basso, a lago.

La percorrenza di questo sentiero è d’obbligo poiché si snoda su un tratto di costa che offre una straordinaria  scenografia fra castagneti secolari, alberi dalle nodose cortecce  e  arbusti
di variegate specie.
E potrebbe essere lo stesso sentiero che in una giornata di fine ottobre, ispirò a Giacomo Puccini  la musica per la  Turandot.   Sul cancello della Villa La Romantica, vi si trovano esposte dentro una bacheca protetta dal vetro due pagine del romanzo AMANTI di Raffale Calzini pubblicato nel 1941 da Mondadori in cui si racconta appunto della visita in questi luoghi del noto musicista e  del fascino che subì.




Cenni storici del Complesso Villa  La Pliniana. ( da Lombardia Beni culturali)

La villa sorge su un  terreno acquistato nel 1573 dal conte Giovanni Anguissola, governatore di Como, che in 3 anni vi fece costruire l'edificio che deve il suo nome a Plinio che per primo descrisse la fonte intermittente che scaturisce nelle immediate vicinanze le cui acque precipitano nel lago dopo un salto di 80 metri. Alla repentina morte dell'Anguissola, nel 1578, la villa fu ereditata dal nipote Giulio che la vendette al conte Pirro Visconti Borromeo (1590). Costui si adoperò nel tentativo di renderla più sfarzosa e accogliente; mentre i suoi eredi, al contrario  la lasciarono in uno stato di desolante abbandono fino poi a venderla a Francesco Canarisi (1676). Con i Canarisi la villa raggiunse il massimo splendore: quasi un sacrario famigliare, venne arricchita da lapidi e steli commemorative e ritratti degli illustri avi del casato; al piano nobile, in memoria dei due Plinii, furono allestite due sale, ornate di fregi.
Fra Sette e Ottocento la Pliniana fu la dimora prediletta di artisti  come già detto.
 Fogazzaro  vi si ispirò per la composizione del celebre romanzo "Malombra" che nel 1942 fu soggetto dell'omonimo film di Mario Soldati, girato nella stessa villa con Isa Miranda e Andrea Checchi.
Ai primi dell'Ottocento, Francesco Canarisi decise di alienare tutti i beni di famiglia: la Pliniana fu venduta al Principe Emilio Barbiano di Belgioioso che l'adornò sontuosamente restituendola all'antico splendore. Il Belgioioso aveva sposato nel 1824 la principessa Cristina Trivulzio, animatrice di salotti politici e letterari; l'unione era presto fallita: Cristina, attivamente impegnata nei circoli mazziniani, aveva abbandonato l'Italia alla volta di Parigi, mentre Emilio continuò a frequentare la dimora sul lago. Qui, tra il 1843 e il 1851, egli visse il celeberrimo e travolgente amore per Anna Berthier, principessa di Wagram e moglie del duca di Plaisance. La coppia di amanti, la cui fuga da Parigi nell'aprile del 1843 destò grave scandalo, trovò rifugio fra le mura della villa che divenne uno dei luoghi simbolo della cultura romantica dell'epoca. Nella Pliniana cominciò presto a raccogliersi anche un'élite di nobili lombardi (Melzi, Sommariva, Arconti¿) e di ardenti patrioti, come Carlo Bellerio. Durante il viaggio verso il suo villino di Loveno, qui amava soffermarsi Massimo d'Azeglio del quale Emilio aveva avuto modo di condividere le preoccupazioni per il dilagare del radicalismo carbonaro e mazziniano.
Passata la tempesta rivoluzionaria del '48, gli eventi mondani della Pliniana si moltiplicarono; poco tempo dopo però l'unione tra Emilio di Belgioioso e Anna Berthier si ruppe. Rimasto solo, il nobile si dedicò con più interesse alla dimora e soprattutto al parco che in breve tempo mutò il suo carattere animandosi di variopinte aiuole.
Dopo la morte del Belgioioso la villa divenne proprietà del  marchese Lodovico Trotti-Bentivoglio, genero della defunta principessa Cristina Trivulzio, e, nel 1890, dei Valperga di Masino che nel 1983 la rivendettero agli attuali proprietari dopo aver trasferito gli arredi nelle stanze del Castello di Masino, in Piemonte, ora proprietà del F.A.I.

 Io e Torno
Le guide turistiche riportano che salendo sopra Torno percorrendo una mulattiera ombreggiata, si raggiunge il piccolo altopiano di Monte Piatto (610 m.) abitato per brevi periodi l’anno e da cui si gode una vistalago indescrivibile e inoltre è possibile ammirare un grosso blocco di roccia, più precisamente un masso erratico, a forma di fungo denominato Pietra Pendula.
Io a Montepiatto non sono andata poiché non calzavo scarpe idonee e quindi non ho visto la Pietra Pendula, ma il borgo di Torno mi ha letteralmente affascinata ed è per questo che ritornerò e  completerò la visita andando  sia a Montepiatto  che a  Piazzaga (altra località appartenente al comune di Torno).

2011- Yvonne

martedì 10 aprile 2018

IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO - SAN SIRO


Recensione di BARBARA BERTOLINI- Scrittrice, giornalista  e Amm. di CASADELLIBRO Campobasso

Ritornare a visitare il passato è sempre stato il sogno dell’uomo, un sogno che tuttavia si è potuto realizzare grazie alla scrittura. I romanzi, infatti, soprattutto quando raccontano storie che abbiamo vissuto, ci permettono di assaporare, come se fossimo ancora fermi nel tempo, i luoghi e le persone del nostro vissuto e che magari hanno fatto un pezzo di strada insieme a noi venti, trenta, cinquant’anni fa.
E’ quello che si avvera nel bel libro di Yvonne Pellizzari che ne “IL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO” riesce a cogliere l’anima del suo borgo raccontandoci un passato pieno di emozioni ma ormai sfocato nella mente di molti suoi compaesani.
La Pellizzari scrive: «Le mie origini paterne sono radicate lassù quasi in cima alla montagna, nel borgo che oggi non si può chiamare più neppure borgo perché è rimasto soltanto un gruzzolo di case inabitate, dormienti per la maggior parte dell’anno: case robuste in sasso locale avvantaggiate da una magnifica vista sul lago che si animano soltanto per qualche mese nella bella stagione quando ritornano coloro che qui ritrovano i ricordi di quel tempo che non c’è più».
Una descrizione che si potrebbe attribuire a molti paesini italiani sparsi in zone rurali difficili di accesso come le Alpi o gli Appennini e che si sono poco a poco spopolate perché non più in grado di offrire occupazione ai suoi abitanti.
Anche lei è partita in gioventù alla ricerca di un’occupazione che le ha permesso di vivere bene e che ora, assolti tutti i suoi doveri di madre e lavoratrice, ha deciso di riscoprire le sue radici che erano rimaste nel suo cuore e che aveva rimosso come facciamo noi tutti quando siamo presi dalla vita intensa e globalizzante della città. E poiché la sua penna scorre sciolta ed elegante e il suo sguardo è acuto e indagatore, il suo pese è finito nel suo romanzo, immortalato per sempre.
Un romanzo che ci racconta lo scorrere di una vita serena, ma anche la voglia di guardare con lucidità a quei bei borghi che si affacciano sul lago di Como poiché l’Autrice non solo li vuole raccontare, ma anche andarci a vivere. Ecco perché lungo il suo girovagare tra le viuzze di queste case fatte di pietra ha bisogno di sapere se il suo è rimpianto, abbaglio o vero amore.
Non c’è dubbio che ad assaporare il romanzo della Pellizzari saranno in particolare i suoi concittadini che, anche loro alla ricerca delle proprie radici, lo potranno gustare magari distesi all’ombra di un bell’albero mentre allungano lo sguardo verso un lago che ha ispirato molti poeti, compresa lei:
LAGO D’INVERNO
Cielo marmoreo grigio variegato,
montagne brulle dalle cime fumose, annebbiate,
acque immobili, tappeto di cenere,
non lasciano immaginare fecondità e vita
per alborelle, agoni e lavarelli,
borghi dalle strade deserte
sovrastati da silenzi spettrali.
Non colgo il fascino dell’inverno
In questo lago sopito
Che emana solo profumo di malinconia
Dentro la cornice di valli e cime incappellate di brume.
Torno sui miei passi,
ha sete d’altrove
E la sua casa di pietra, la sua borgata, scorre immutata lungo le righe del libro. Barbara Bertolini

Recensione di Rossella De Magistris  - scrittrice e poeta



28  Aprile 2021

Un libro per metà è scritto dall'autore e per metà dal lettore .

Chi legge , per ragioni diverse, non obbligatoriamente coglie ciò che l'autore desidera venga colto.

Tale premessa è legata alla recensione di M.S. , per me davvero molto gratificante e che riporto fedelmente qui di seguito.

GRAZIE a questo attento lettore per il tempo dedicato " AL MIO PAESE DENTRO UN ROMANZO".   Yvonne

                                                                                                 " Non sono mai stato a Marena. La descrizione paesaggistica ed ambientale è immedesimante, credo che se un giorno mi ci svegliassi senza sapere dove mi fossi addormentato la notte precedente sarei in grado di carpirne il luogo, saprei riconoscere certi scorci senza averli visti prima. Si sente l'autenticità dei personaggi, e il cambio di tono è intenso quando dalla descrizione si passa a contesti più profondi. Il tradimento, nel mondo animale non sociale esiste? O è la nostra "peculiarità" sociale che ricama il concetto di tradimento? Dunque, deve essere attribuito alla Natura o alla Cultura? Traspare una vena nostalgica, quasi malinconica nella dicotomia ieri-oggi, figurativamente e linguisticamente attenta nei termini " Vieni e Arrivo" nel contesto di accoglienza dell'altro in casa. Quindi sviscerata la necessità di confronto del vissuto ieri-oggi, resta l'immaginazione, ovvero il domani. Ma il domani rimarrà arbitrariamente sempre tale? Avrà mai la sua opportunità di tornare ad essere oggi?" - Aprile 2021, M.S.

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lunedì 9 aprile 2018

MENAGGIO

MENAGGIO  


Con una certa sorpresa mi sono accorta che non ho mai scritto nulla relativamente a Menaggio, l’elegante e armoniosa località turistica che  dista da casa mia  soltanto qualche passo per me che amo camminare o forse un paio di chilometri. Ma tale informazione è irrilevante.

A Menaggio ci vado spesso e  trovo davvero gratificante comprarmi un bel cono gelato in una delle tre o quattro gelaterie presenti  e gustarmelo sulla passeggiata che costeggia il lago sul tratto che dalla centrale piazza Garibaldi arriva alla zona del Lido, passando davanti al maestoso Grand  Hotel Victoria,   un lussuoso e storico Hotel la cui costruzione risale al  1890  e che recentemente rimaneggiato appare ancora più elegante.

Andando oltre solo un centinaio di metri, c'è  uno svettante monumento  in marmo  e bronzo , meritevole di ammirazione, dedicato alla Tessitrice, scolpito dall’artista Francesco Somaini e donato al comune di Menaggio dalla signora Mariola Mantero Frontini come sta scritto alla base del monumento stesso.

La passeggiata in primavera e in estate offre anche una policromia floreale di indiscutibile bellezza oltre a svettanti palme e aiuole ben curate.

Ovviamente non mancano numerose panchine su cui sedersi  per permettere alla vista di spaziare e contemplare Bellagio e Varenna che stanno proprio di fronte e si possono raggiungere con traghetti e battelli in meno di mezz’ora di navigazione. Poco distante ci sta l'attracco per battelli e traghetti con biglietteria sul piazzale. 


Posizione geografica 

Menaggio  si trova nella zona del  centro-lago sulla sponda  occidentale del Lago di Como, a circa una trentina di chilometri dalla città di Como. Appartengono a Menaggio le frazioni di Loveno, Nobbiallo e Croce e la popolazione è di circa 3500 abitanti . Adagiata su un tratto pianeggiante, in posizione che definirei incantevole è protetta alle spalle dalle montagne: le montagne delle Val Menaggio, il Monte Crocione e il Monte Crocetta. 


Cenni storici 

Menaggio -  nel  dialetto laghèe (dialetto locale) “Menas”- , ha origini  molto antiche e diverse sono le testimonianze come per esempio  la lapide  funeraria romana del notabile Minicio  Exorato  risalente all’età imperiale che si può vedere su una facciata della chiesa  di S.Maria in via Calvi, ovvero la via che parte da P.za Garibaldi, chiusa al traffico, costeggiata da negozi su ambo i lati, conduce alla chiesa parrocchiale di  S. Stefano.

Nella chiesetta di S.Maria  vale la pena farci una visita poiché si possono ammirare  tele preziose come una rappresentante la natività e la flegellazione,  entrambi datate 1700.

Menaggio venne distrutta nel 1523 da parte degli abitanti dei Grigioni, nel 1525  arrivarono gli spagnoli e il paese conobbe un periodo di declino che si protrasse fino al 1714. Successivamente, nel 1859 Menaggio fu il centro dell’organizzazione dell’insurrezione contro gli Austriaci e all’inizio del 1900 iniziò a divenire noto per il turismo internazionale.

Da Menaggio partiva anche la ferrovia che la collegava a Porlezza e rimase in funzione fino al 1939.

Oggi Menaggio, come tutti i paesi della sponda occidentale del lago non sono raggiungibili tramite ferrovia.

Chi volesse approfondire non deve fare altro che visitare il sito del Comune.

Perché visitare Menaggio 


Indubbiamente MENAGGIO turisticamente  è una località molto nota e   merita tale notorietà.  Infatti rientra   fra i  i Borghi Bandiera arancione del Touring Club Italiano.

Da Menaggio partono le diverse imbarcazioni  quali battelli, traghetti, aliscafi, ma vi è anche un punto da cui  partono escursioni giornaliere o di poche ore per poter ammirare  dal lago le diverse ville, ma soprattutto quegli scorci  unici e  pittoreschi che hanno affascinato artisti e personaggi  di qualsiasi epoca e impossibili da raggiungere se non “via acqua” .

Inoltre vi sono  negozi di qualsiasi genere, alcuni con prodotti  tipici di ottima qualità.


La  piazza Garibaldi e attorniata da gelaterie e bar assai eleganti: la Caffetteria del PESS ritengo sia la più antica e dispone di un dehors completamente affacciato sul lago.

Menaggio in questi ultimi anni è stata  strutturalmente  notevolmente migliorata e la chiusura al traffico della auto  di piazza  Garibaldi e di via Calvi  ha senza dubbio contribuito a fare della zona il luogo d’incontri. Infatti non  succede quasi mai di trovare e questo spazio deserto. Anche perchè  qui è ubicato l’ufficio del turismo e,  adiacente,  una piccola Galleria d'arte dove artisti, pure di conclamata notorietà, allestiscono le loro mostre d'arte. 

Da Piazza Garibaldi parte anche  Via Camozzi che merita di essere percorsa in quanto conduce nella parte “vecchia” del Paese, direi che si tratta di un angolo abbastanza suggestivo.


Durante l’estate gli eventi sono numerosi: vi è una spazio in parte coperto dove si svolgono concerti, rappresentazioni teatrali e attività ludiche di diverso tipo, inoltre al Lido dotato di un ampio parco e di un bella piscina sul lago, si tengono concerti e eventi vari.

I ristoranti sono numerosi e i prezzi variabili. 

A Menaggio sono state girate scene di  diversi  film e fra i cittadini onorari rientra anche Massimo Boldi. Inoltre  è stata la location principale della serie televisiva   “ Un ciclone in famiglia” sempre con Massimo Boldi, Barbara de Rossi, Maurizio Mattioli, etc.

Poco distante dal centro storico c'è Villa Mylius Vigoni , una villa maestosa  ubicata a Loveno, sede di un importante centro culturale italo-germanico dove si tengono eventi e meeting anche internazionali. Internamente vi sono arredi e sculture  di grande pregio, ma personalmente non ho mai avuto occasione di entrarvi anche perché vi si può accedere solo in determinati giorni e forse con visite guidate.

A Menaggio vi sono diverse chiese meritevoli di visita , l’antico castello la cui edificazione è  risalente al 934, golf e mini golf  e anche altro: io ho volutamente fornito solo un piccolo assaggio descrittivo affinché chi intende visitare il Lago di COMO non trascuri Menaggio. Sarebbe un vero peccato!


 Gennaio 2022  - Y.P.