giovedì 29 marzo 2018

MADRE TERRA IO TI AMO - Monica Engelsberger


MADRE TERRA IO TI AMO
Monica Engelsberger  




Alcuni giorni fa in occasione di un “ ritrovarsi”, ho ricevuto in regalo un libro con una bella copertina dai colori degradanti dal giallo all’arancione dal titolo insolito “ MADRE TERRA, ti amo”.
Regalo molto gradito poichè io senza libri non so stare e continuo ad essere fedele  al libro tradizionale : anzichè acquistare ebook recentemente  ho preferito ampliare la libreria.

" MADRE TERRA, IO TI AMO" - Un libro alquanto insolito poiché le pagine sono scritte in colori diversi: azzurro, lilla, verde, rosso, etc. , ed  inoltre ogni capitolo  è raffigurato da immagini rappresentanti animali o quadri molto colorati.
Ovviamente l'immagine risulta poi assolutamente attinente all'argomento oggetto nel capitolo di cui trattasi.

La trama

E’ un viaggio fantasioso  i cui protagonisti sono un  LUI e una LEI: entrambi intraprendono separatamente lo stesso viaggio attraverso boschi, laghi,montagne,  etc. alla ricerca di una condizione migliore per la loro anima, ed infine si troveranno  scoprendosi completamente affini. Armoniosamente insieme.
E’ una viaggio, una favola a lieto fine,  in cui l’autrice esalta la bellezza e la potenza della natura.
La natura, se rispettata e ascoltata  è fonte di benessere per l’anima.


Non mi dilungo  e riprendo quanto scritto dall’autrice stessa:

Esprimersi è viversi e viverti è il regalo più bello che tu possa fare a te ed all’Universo.
La nostra vita è una continua ricerca di equilibrio, dove si trova la gioia più profonda. Ogni cosa è in movmento ed in questo movimento tu puoi scegliere. Sempre.
Questo è il racconto di un viaggio, di una scelta che cambia la prospettiva, prmettendo ai protagonisti di trovare una dimensione diversa dove esprimersi liberamente e da li ripartire verso nuovi orizzonti. “  

Una bella idea regalo, una lettura gradevole.


Marzo 2018 - Yvonne


mercoledì 28 marzo 2018

STORIA DELLA MIA ANSIA – DARIA BIGNARDI


STORIA DELLA MIA ANSIA – DARIA BIGNARDI


L’ho visto esposto fra le novità e l’ho acquistato poiché avevo già letto i precedenti di Daria Bignardi ( giornalista e scrittrice)  e, ad eccezione di  “Santa degli impossibili”, li avevo apprezzati.
Quest’ultimo dal titolo “ Storia della mia ansia” mi ha quasi richiamata perché l’ansia la conosco bene, forse in tutte le sue sfumature: è stata mia compagna inseparabile durante l’adolescenza di mio figlio e non solo…
Quindi mi sono detta. “ perché oltre la mia ansia non devo conoscere anche l’ansia altrui?”
Tanto per fare una comparazione.

TRAMA in sintesi e qualche stralcio

Si tratta di un romanzo molto coinvolgente.
Io l’ho percepito come un romanzo scritto con l’anima.
 E’ la storia di una donna scrittrice che porta in teatro i suoi monologhi: età quarantanove anni, sposata con un uomo a dir poco “ problematico” che affonda stati d’animo e pensieri in lunghi silenzi ( ma  davvero lunghi )  e, appare assolutamente incurante di quanto dolore quei silenzi possono procurare a chi gli vive  accanto.
La famiglia è allargata poiché  sia lei che il marito hanno un figlio da matrimoni precedenti e uno loro.
Senza dilungarmi troppo poiché il mio obbiettivo e suggerire la lettura di questo bel romanzo, aggiungo che ad un certo punto a Lea, la protagonista, viene diagnosticato un carcinoma al seno.
Da quel momento la vita cambia volto: lei entra in un altro mondo . Medici, infermieri, infermieracci, la chemioterapia con gli effetti collaterali devastanti oltre alla perdita dei capelli.
La consapevolezza della precarietà della vita che inevitabilmente porta a riesaminare abitudini e priorità.

Il buono di una malattia è che capisci cosa viene prima. Lo senti senza più incertezza, ed esci dalla ruota del criceto

-          Imparerò a prendermi cura di me e a mettere i miei desideri davanti a quelli degli altri, fare il contrario, tanto, non funziona…….E’ stata quella contro me stessa la battaglia più lunga e cruenta. Sono io il mio peggior nemico.

“...non bisogna indugiare sui progetti di felicità, perché non è garantito che avremo il tempo di realizzarli

E  ancora,  questa riflessione a pag 179 apparentemente banale, non lo è affatto perché dalle parole che seguono si può evincere quanto a volte il dolore che si vive è puro autolesionismo.
Non sono tua madre. Ognuno bada a sé. Ognuno è responsabile del suo dolore. Vuoi stare male? Accomodati. Stai male finchè vuoi, ma da sola”.

Infine stasera, suggerendone la lettura a un’amica sono venuta a conoscenza che  l’autrice ha avuto un tumore al seno e quindi la sensazione da me percepita durante la lettura,  ovvero che si tratta di un romanzo scritto con l’anima, non era solo una sensazione.
Poiché anch’io amo scrivere e leggere libri scritti da altri, ritengo di saper cogliere dalle sfumature, dai dettagli della narrazione, quando si tratta di storie inventate oppure frutto di esperienze personali.

La lettura corre veloce, 186 pagine voltate, lette  nei ritagli di tempo libero durante un paio di giorni oltre a qualche ora notturna rubata al sonno.
Marzo 2018- Yvonne

sabato 24 marzo 2018

MILANO - PARCO SEMPIONE


Il parco del CASTELLO SFORZESCO di Milano  - PARCO SEMPIONE




Milano non è il mio luogo natale. La prima volta che sono arrivata  in Stazione Centrale  avevo 19 anni e   appena fuori, l’incontro vero e proprio con la città mi ha trasmesso un senso di smarrimento, anzi paura.
Tutto era troppo grande per me che ero troppo piccola. Ma questa città dai mille volti io ben presto ho imparato ad amarla. Più mi addentravo nel suo cuore e più la paura svaniva.
Nel contempo che imparavo a percorrere le sue strade,  a riconoscere piazze, monumenti, chiese, locali   più ne rimanevo incantata.
Ora io Milano la amo.
 Possiede un fascino singolare, unico e ineguagliabile che io non ho trovato nelle molte città italiane che ho visitato.
Il DUOMO ripreso di lato - foto scattata marzo 2018
L’amo in Inverno con la spettacolarità degli allestimenti natalizi, la amo nei giorni  in cui gente di tutto il  mondo richiamate da eventi importanti  la riempie anzi, la invade.
Trovo straordinario il brusio multietnico in piazza Duomo e le code di persone in fila anche per ore per entrare a  Palazzo Reale,  sede di numerose mostre . 
Mi piacciono gli orientali  che scattano foto e foto in piazza della Scala , forse sperando di portare nei loro paesi Il Teatro alla Scala.

Comunque mi fermo qui: questa era una  soltanto una semplice premessa.

Vorrei invece  descrivere un luogo che frequento abbastanza spesso e che ieri  mi ha particolarmente affascinata, ovvero '''il parco del Castello Sforzesco''' appunto nel cuore della città , a pochi centinaia di metri da piazza del Duomo.


Un ampio parco  in stile romantico  all’ inglese realizzato nel 1893, che ricopre un superficie di 386.000 metri quadrati  e dal Castello Sforzesco  si allunga fino all’Arco della Pace, passando per la piazza del Cannone : prati verdissimi, aiuole ben curate, alberi dai tronchi assimilabili a opere d’arte , vialetti, spazi ricreativi idonei  al divertimento dei bambini, chioschetti, percorsi ciclabili e altro.
Ovviamente non mancano le fontanelle “ drago verde” a cui dissetarsi.
Una zona che nulla fa immaginare di trovarsi nel cuore della metropoli milanese che spesso, erroneamente, viene  assimilata a nebbia e freddo.
In primavera, nelle giornate dal gradevole clima come ieri, il parco è molto frequentato e non è raro vedere sotto gli alberi artisti di strada che regalano concerti e capannelli di persone che  ascoltano, osservano.



La flora è davvero ricchissima e poiché per me è impossibile ricordare tutte le specie, ricopio quanto sta specificato nella descrizione ufficiale:

"Flora: Tra le specie arboree, agrifoglio (Ilex aquifolium), catalpa (Catalpa bignonioides), cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica), cedro dell’Himalaya (C. deodara) e della California (Calocedrus decurrens), faggi (Fagus sylvatica ‘Aspelinifolia’, F. ‘Pendula’, F. ‘Purpurea’), liquidambar (Liquidambar styraciflua), pini (Pinus wallichiana e P. strobus), ginkgo (Ginkgo biloba), ippocastano (Aesculus hippocastanum), noce nero (Juglans nigra), noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia), pioppo cipressino (Populus nigra‘Italica’), pioppo canadese (Populus x canadensis), leccio (Quercus ilex), magnolia (Magnolia grandiflora), ontano nero (Alnus glutinosa), paulonia (Paulownia tomentosa), sofora (Sophora japonica). Bei gruppi di querce rosse (Quercus rubra), tassi (Taxus baccata), tigli (Tilia americana e platyphyllos) e di cipressi calvi (Taxodium distichum). Un’interessante scelta di aceri (Acer negundo, A. campestre, A. pseudoplatanus, A. platanoides e A. saccharinum).
Tra le specie arbustive,collezioni di cornus (Cornus alba, C. controversa, C. florida, C. kousa, C. nuttalii e
C. sanguinea), osmanti (Osmanthus spp.), viburni (Viburnum x bodnantense, V. carlesii, V. davidii, V. opulus, V. plicatum, V. x pragense, V. x rhytidophylloides, V. tinus), ortensie (Hydrangea arborescens, H. macrophylla, H. paniculata e H. villosa), camelie, rododendri, azalee e rose antiche; esemplari di arancio trifogliato (Poncirus trifoliata) e di arbusti a fioritura invernale sarcococca (Sarcococca confusa), amamelide (Hamamelis mollis e H. virginiana), loropetalum (Loropetalum chinense), maonia (Mahonia japonica), camelia (Camellia sasanqua), calicanto (Chimonanthus praecox).
Tra le erbacee perenni, canapa acquatica (Eupatorium cannabinum), hosta (Hosta plantaginea), lysimachia (Lysimachia punctata), potentilla (Potentilla fruticosa), iris (Iris spp)".

Non sto a raccontare la storia del Castello Sforzesco in quanto chi desidera conoscerla è sufficiente che vada sul sito apposito www.milanocastello.it/    che offre anche la visita virtuale.
 
Fontana dinnanzi al Castello Sforzesco - foto scattata marzo 2018
Io vorrei semplicemente invitare tutti coloro che avendo a disposizione un pomeriggio libero di un qualsiasi giorno e lo  volessero trascorrere in un ambiente rasserenante , ad andare al Parco del Castello Sforzesco, il Parco Sempione, il cui ingresso è gratuito.
In questo periodo d’aprile  ci si trova dinnanzi a scenografie non facilmente immaginabili: il vigore della primavera è nel pieno delle forze  e la tavolozza dei colori è super variegata. Le tonalità del verde credo siano tutte presenti  e le policromie floreali creano effetti da favola. Inoltre nel parco è presente anche un bel laghetto artificiale dalle dimensioni non trascurabili dentro il quale tronchi e chiome si specchiano offrendo ingannevoli e strabilianti immagini .

In ogni caso , il parco è visitabile e frequentabile in qualsiasi  periodo dell’anno.
Per me oltre che in primavera, lo trovo straordinario anche avvolto nelle magiche  atmosfere autunnali.

Sintetizzando il parco è un grande spazio verde, un cosiddetto "polmone" nel centro di Milano,  ai cui margini oltre al Castello Sforzesco con tutti i suoi Musei,  si trovano l’Arco della Pace, l’Arena Gianni Brera , la Triennale e l’Acquario civico.

Una zona imperdibile per chi visita Milano e  anche luogo ideale per sdraiarsi in qualsiasi prato e riscoprire il profumo dell'erba  verde.
 E non solo: per chi ama la lettura ritengo che nulla può essere più gratificante di perdersi nelle pagine di un buon libro circondati da tale scenario.
E ancora: luogo ideale per scattare ottime fotografie.

Da Piazza del Duomo è raggiungibile a piedi in dieci minuti.


giovedì 22 marzo 2018

La VILLA del BALBIANELLO - La perla di LENNO



La mia forte attrazione per il Lago di Como non è una rivelazione, come non è una novità che il Lago di Como è ricco di attrattive e quest'anno pare sia stato classificato come IL LAGO PIU' BELLO DEL MONDO.
Oltre alle spettacolarità paesaggistiche di alcuni angoli e borghi,  a volte penalizzati dalla strada provinciale che li ha nascosti , godono di forte richiamo turistico, le Ville, molte della quali visitabili.

In occasione della giornata del Fai ( Fondo Ambiente Italiano - apertura al pubblico di ville e musei con ingresso gratuito) la mia meta è stata la visita alla Villa del Balbianello, aperta al pubblico per l’occasione.

Contornata da una scenografia di rara bellezza su un lembo di terra simile ad una piccola penisola, la Villa del Balbianello si erge sul punto più alto del dosso di Lavedo da cui è possibile ammirare da due lati le straordinarie vedute del lago.
Appartiene al territorio del Comune di LENNO, un paese di circa 1800 abitanti situato sulla sponda occidentale del lago e distante da Como 27 chilometri.

Cenni storici
Fu costruita come dimora di villeggiatura e svago letterario alla fine del settecento per voler del cardinal Durini che acquistò la punta di Lavedo per tale scopo. 
Il luogo fino al XVI secolo ospitò un cenobio religioso di frati cappuccini, del quale rimane a testimonianza solo la stretta facciata della chiesetta con due campanili.

Nel 1797 quando avvenne la morte del cardinale Durini la Villa si presentava già costituita da due corpi comunicanti fra loro da un elegante loggiato che fungeva da tratto di unione fra la biblioteca e il salotto della musica.
 Il cardinale la lasciò in eredità al nipote e patriota Luigi Porro Lambertenghi che cambiò uso alla Villa.
La trasformò da luogo di meditazione a ritrovo per massoni.

Silvio Pellico quando andrà in carcere con grande nostalgia ricorderà i giorni trascorsi alla Villa del Balbianello. Successivamente Luigi Porro andò volontariamente in esilio in Belgio e la Villa fu venduta a Giuseppe Arconati Visconti che insieme alla moglie la trasformò in un salotto prestigioso frequentato anche da Manzoni e Berchet.

Poi, per un certo periodo la Villa fu abbandonata fino a che, nel 1919, un generale americano l’acquistò e fece importanti opere di restauro e recupero dei preziosi arredi. 
Infine alla morte del generale gli eredi la vendettero al noto imprenditore milanese Guido Monzino il quale non esitò a far effettuare importanti rimaneggiamenti ed a trasformare parte della Villa in un museo privato che raccoglie ricordi di viaggio, oggetti , cimeli delle sue numerose spedizioni e rare collezioni di arte .
Monzino era un grande viaggiatore che partecipò alla spedizione al Polo Nord nel 1971 e alla scalata dell’Everest nel 1973. Morì nel 1988 e per suo volere testamentario la Villa con il grande parco e giardino e con una dote che consente ancora oggi la manutenzione, passò in eredità al FAI.


La Villa oggi
Esternamente la villa del Balbianello è di una sobrietà elegante e raffinata, mentre le sale interne che si possono vedere, sono riccamente arredate con mobilio francese e inglese, tappeti orientali, arazzi e grandi lampadari.
E’ caratterizzata da due ambienti chiusi collegati fra loro da una grande loggia: la Biblioteca e il Cartografo ( ex- sala della Musica). Nella Biblioteca vi sono oltre 4000 volumi di pregio che trattano prevalentemente temi di viaggi e geografia appartenenti alla collezione di Monzino . 
Vi è pure una rarissima raccolta di stampe antiche del Lago di Como.
La Loggia consente la vista di un doppio panorama: da una parte la Tremezzina (centro –lago) e dall’altra il bacino che orienta verso l‘Isola Comacina ( la piccola isoletta presente sul lago che fu teatro delle grandi battaglie fra Milanesi e Comaschi).

Ciò che lascia senza fiato sono i lussureggianti giardini all’italiana che scendono gradatamente sul lago, che in questo punto fa pensare sia assai profondo. Giardini molto curati con rilevante presenza di platani secolari che già per la particolarità naturale dei tronchi maculati non passano inosservati, qui vengono potati a candelabro offrendo al visitatore uno scenario fiabesco.


Alcuni inoltre hanno attorno aiuole di glicini: non oso immaginare la bellezza nel periodo della fioritura, quindi siepi di lauro e bosso e infine a rendere perfetto l’insieme, disseminate in punti strategici numerose statue.
L’attracco per l’imbarcadero è dominato da 4 colonne sulle quali sono posizionate 4 enormi anfore ed elaborati cancelli in ferro battuto.
La Villa è raggiungibile con motoscafo in partenza dal Lido di Lenno oppure con una breve passeggiata a piedi – circa 20 minuti - percorrendo un sentiero attraverso il parco
La visita alla Villa Balbianello gratifica la vista con scorci panoramici mozzafiato e l’atmosfera rilassante e romantica infonde serenità.
Per un attimo ho desiderato nascondermi , lasciare partire i numerosi visitatori e trascorrere una notte in qualche stanza della Villa per assaporare meglio panorama e silenzio.
Guido Monzino è sepolto dentro una semplice cappella completamente in pietra, in un angolo particolarmente scosceso del giardino.
Infine un grazie al Fai per la lodevole iniziativa.

Y.P. - Marzo 2018

mercoledì 21 marzo 2018

BELLA MIA di Donatella Di Pietrantonio


“Quando leggo un libro, desidero che anche tu lo stia leggendo. Voglio sapere cosa ne pensi. Non è forse amore, questo?”  (Gabrielle Zevin)

BELLA MIA di Donatella  Di Pietrantonio


BELLA MIA, titolo che potrebbe far immaginare molteplici argomenti, in realtà è il titolo di un
emozionante canto aquilano e il romanzo  di Donatella Di Pietrantonio è incentrato sulle distruzioni del terremoto del 6 aprile e soprattutto  sulle devastazioni psicologiche di cui sono state vittime i sopravvissuti.  
Un romanzo doloroso, le cui descrizioni non lasciano spazio all’immaginazione.
Famiglie mutilate relegate a vivere in estranei moduli abitativi   in attesa di una ricostruzione che tarda a realizzarsi.
Cose accadute che non sarebbero dovute accadere , che forse non sarebbero accadute se le costruzioni fossero state realizzate tenendo in seria considerazione la morfologia  del territorio.
Tanto si è parlato e si è scritto relativamente alla dignità di questi abitanti che con rabbia silenziosa hanno visto sfilare dinnanzi a  loro i vari politici in abbigliamento sportivo accuratamente scelto e indossato per la circostanza… Muti hanno ascoltato le loro promesse dentro la consapevolezza che fra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare.
Ma forse poco si è raccontato dei traumi delle anime.... Donatella Di Pietrantonio lo ha fatto in questo romanzo " BELLA MIA".  

TRAMA  in gocce

Io direi che il vero protagonista del romanzo è il LUTTO. Quel lutto che ha  fatto convivere dentro “un modulo abitativo” un ragazzo adolescente che “prima” viveva con la mamma Olivia separata e deceduta sotto una trave della propria casa durante il terremoto, la zia Caterina, sorella-gemella di Olivia e la nonna, mamma di Olivia e Caterina.
Ciascuno il proprio tormento:  la disperazione di Caterina per aver perso la sorella gemella con la quale aveva un fortissimo legame e  ora la  pesante responsabilità di doversi prendere cura  di Marco, suo nipote.
La mamma di Caterina  e nonna di Marco, con il dolore implacabile, quel dolore senza nome per la perdita della figlia Olivia , perdita di cui rende responsabile l’ex-marito per averla lasciata.
 ( Olivia viveva a Roma e dopo la separazione era tornata a vivere in Abruzzo)
E Marco che oltre ad aver vissuto qualche anno prima il disagio della separazione dei genitori , ora si trova a dover affrontare il lutto per la perdita della mamma.
La sua adolescenza diviene problematica facendo insorgere in lui una grande ribellione.

Nella drammaticità di queste esistenze frantumate  fa da sfondo L’AQUILA bella mia, la città delle 99 chiese in attesa della ricostruzione.

Infine un raggio di luce: forse l’inizio di una storia d’amore fra Caterina con il proprietario dello stabile dentro il quale lei  tiene un laboratorio per decorazioni delle ceramiche.

Un romanzo molto coinvolgente  le cui pagine non consentono pause.
 L’ho iniziato e terminato in un paio di giorni.
 Lo stile letterario alquanto originale è molto incisivo e materializza traumi e sentimenti.

L'autrice

Donatella di Pietrantonio vive a Penne dove esercita la proessione di dentista pediatrico. Ha esordito con il romanzo MIA MADRE E’ UN FIUME  ( Elliot 2011, Premio Tropea) . - Leggerò prossimamente.
Ha pubblicato L’ARMINUTA ( 2017 Premio Campiello 2017)  - Letto e apprezzato
Con BELLA MIA ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati e il Premio Vittoriano Esposito Città di Celano.


STRALCI

-          I ricordi mordono con denti di iena
-          Una casa abitata da tensioni invisibili
-          Già si deteriorano le C.A.S.E., le hanno tirate su in fretta e a caro prezzo per non durare. Qua si stacca un pannello, lè la vernice si scrosta, l’umidità si arrampica subdola e tenace lungo le superfici. Resiste il giallo ocra delle persiane che identificano il nostro modulo, l’azzurro di quello dopo, il verde giù in fondo. Resistono gli abitanti, tra condivisioni forzate e insofferenze.
-          …Che la mancanza si riproduce nelle generazioni successive come un vizio ereditario, una maledetta necessità.

Terminato il libro è sorto in me il desiderio di andare in Abruzzo e visitare L’Aquila allo stato attuale, pare sia ancora un cantiere all’aperto.

Marzo 2018 - Yvonne

martedì 20 marzo 2018

VENEZIA E’ UN PESCE - TIZIANO SCARPA

VENEZIA E’ UN PESCE




TIZIANO SCARPA, vincitore del Premio Strega 2009 con STABAT MATER, un romanzo che mi ha catturata sin dalle prime pagine e che a distanza di dieci anni me lo ricordo come se l’avessi letto ieri, è nato a Venezia nel 1963 ed è autore di molti libri.
Poiché recentemente sono ritornata a Venezia, durante una delle mie solite escursioni in libreria La Feltrinelli, vedendo esposto questo piccolo volume ( 126 pagine) “ VENEZIA E’ UN PESCE” Una Guida - di cui già conoscevo l’esistenza, non ho esitato ad acquistarlo e non me ne sono pentita.
E’ un volumetto prezioso che ci presenta Venezia con gli occhi e lo spirito di un veneziano sicuramente innamorato della sua città e ci permette di conoscerla un pochino più nel profondo.
Sotto il titolo ci sta la scritta “ Una guida”, ma non si tratta affatto di una guida turistica, di un elenco di monumenti o di itinerari bensì è la narrazione della quotidianità , le esperienze che in questa città si possono fare e le difficoltà anche le più banali che si possono incontrare perché vivere a Venezia significa adattarsi ad uno stile di vita particolare.
Venezia è unica, soltanto due strade si chiamano “vie”, le case sono l’una a ridosso dell’altra e non è difficile scoprire cosa avviene dentro la finestra di fronte….
Molti sono i dettagli che evidenzia l’autore, dettagli che anche il visitatore più accorto e informato non sempre riesce a cogliere.
Pag 44: - Henry James ha scritto che Venezia è come un interno, un appartamento fatto di corridoi e salotti: si cammina sempre dentro, non si è mai veramente fuori, non esiste l’esterno nemmeno per la strada. Apparentemente la passione veneziana per la maschera è nata da questo bisogno di incognito, di protezione per la propria identità.”
Una lettura deliziosa, meritevole.
Perfetta per chi ha già visitato Venezia e utilissima per chi intende andarci.
Gennaio 2018- Y.P.

domenica 18 marzo 2018

VILLAGGIO CRESPI - Emblema di armonia


Villaggio CRESPI- Emblema di armonia




Tempo addietro casualmente ho letto una descrizione di un Villaggio sorto verso la fine nel 1800 nei pressi di TREZZO d’ADDA  all’incirca nel punto in cui il fiume Brembo confluisce con il fiume ADDA.  Rimasi particolarmente colpita  poiché lessi   che Villaggio Crespi era stato realizzato ispirandosi   all’architettura inglese  e destinato ai numerosi  dipendenti di un’importante tessitura del luogo. Ne fui incuriosita e mi promisi di andarlo a visitare.
La settimana scorsa transitando in quella zona di ritorno da Bergamo, mi sono ricordata di quanto avevo letto e   ho deciso di fare una deviazione per addentrarmi nel Villaggio che chiedendo qualche informazione ho raggiunto senza particolari difficoltà.


Villaggio Crespi d’Adda, sorto alle fine dell’ottocento per volere dell’industriale Cristoforo Benigno Crespi e suo figlio Silvio Benigno,  appartiene al comune di Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo e l’Unesco lo ha inserito  nella Lista del Patrimonio Mondiale poiché lo ha ritenuto “ Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai , il più completo e meglio conservato del Sud Europa”.

Colpo d’occhio su Villaggio Crespi

In effetti  per me è stata davvero una sorpresa: mi sono trovata in un contesto completamente diverso  dai vari paesi circostanti. Villaggio Crespi è una piccola cittadina realizzata con indubbio  gusto e ricercatezza e addentrandosi   per le vie interne   risulta ben evidente che il progetto è stato accuratamente  studiato affinché  oltre alla estetica fosse garantita anche la funzionalità per un buon e comodo vivere.


Graziose casette di stili diversi,  alcune riconducibili  allo stile medioevale altre al classicismo, altre ancora al  romanticismo ,  alcune davvero poco  dissimili dai  cottage  inglesi  circondate da  appezzamenti coltivati a orti e giardini. Parchi ben tenuti , la Chiesa imponente quel tanto che  basta che dalle   informazioni ricercate ho scoperto che si tratta di una copia  della chiesa di Busto Arsizio, paese natale dei Crespi,  quindi l’asilo  di un tempo,oggi   scuola materna, il cimitero assolato di stile eclettico dominato da un massiccio  mausoleo ovvero la Cappella Crespi e   il cui accesso è consentito percorrendo un lungo viale alberato dall’atmosfera molto  suggestiva denominato  la via del silenzio. Ovviamente  importante la presenza della fabbrica con alte ciminiere , un grande opificio tessile cotoniero attualmente  in disuso, ma che ha funzionato fino al 2004 e che nei periodi più fiorenti dava lavoro a più di 4000 lavoratori . Vicino alla fabbrica la  lussuosa Villa padronale ove risiedevano i Crespi assimilabile ad un castello medioevale. Qualche bar qua è la, un grande lavatoio, un edificio adibito a dopolavoro ove i dipendenti si riunivano nel tempo libero  e il tutto immerso e circondato  da rigogliosa vegetazione


Un contesto davvero gradevole che merita di essere visitato. In primavera è meta  di numerose scolaresche e annualmente sopraggiungono qui più di 20.000 visitatori.
Attualmente vi abitano per lo più i discendenti  dei lavoratori della fabbrica e alcuni edifici necessiterebbero di maggior manutenzione ma pare che la cura del patrimonio dell’Unesco sia completamente a carico del Comune di Capriate e ai giorni nostri le risorse come è noto,  scarseggiano. C’è da augurarsi che vengano davvero tempi migliori in cui  venga prestata maggior attenzione alle ricchezze architettoniche  e di vario genere   sparse per il nostro bel Paese.

Qualche cenno di storia sui fondatori del Villaggio

Cristoforo Benigno Crespi primogenito di Antonio Crespi  nasce a Busto Arsizio nel 1833 e nel 1878 fondò la Tessitura di Crespi d’Adda avvalendosi dei più  moderni metodi di  tessitura dell’epoca. Nel 1904 costruì la Centrale  idroelettrica di Trezzo
sulla Adda, ricevette il titolo di  Cavaliere del Lavoro e Commendatore della Corona d’Italia. Morì a Milano nel 1920.
Silvio Benigno, figlio di Cristoforo Benigno Crespi nacque nel 1868 e nel 1889  dopo aver terminato gli studi in Inghilterra entrò a far parte dell’azienda paterna  e in seguito  ne assunse la direzione. Uomo dotato di tenacia e talento pubblico un libro sulla sicurezza sul lavoro, divenne il primo presidente dall’Associazione dei Cotonieri  e fu pure Presidente della Banca Commerciale Italiana e dell’Automobile Club.
Fu pure deputato e senatore e morì  a Cadorago nel 1944.
Padre e figlio personaggi pregevoli di ampie vedute e  precursori dei tempi moderni in ambito imprenditoriale e non solo.

Cimitero


Effettuando ricerche su Villaggio Crespi  e i suoi fondatori si scoprono molte curiosità interessanti: per esempio pur rientrando nel territorio bergamasco, telefonicamente ha il prefisso di Milano poiché  i Crespi fecero installare una linea privata che faceva capo a Milano. Silvio Benigno  nel 1920 fu fra i primi a promuovere la costruzione delle prime autostrade etc. etc.  

Inoltre in  commercio si trovano testi molto esaustivi (  per esempio “Crespi d’Adda  di Luigi Cortesi)  che trattano l’argomento, ma  il mio obbiettivo è semplicemente quello di stuzzicare la curiosità di coloro che non ne hanno mai sentito parlare. Chi abita a Milano e dintorni sicuramente vale la pena che ci faccia un salto e ci trascorra un mezza giornata: sono certa che ne rimarrà piacevolmente impressionato.
Chi  invece decide di visitare Bergamo e dintorni, farà bene a tenere in considerazione anche Villaggio Crespi.   Garantisco che vi sono scorci spettacolari.
In questa stagione le rive del fiume Adda offrono  immagini da cartolina.

Visitando Villaggio Crespi, personalmente mi sono domandata se per caso anni dopo, Enrico Mattei che  fondò Metanopoli ( San Donato Milanese) , villaggio  architettonicamente molto  diverso, ma con il medesimo scopo (destinato ai dipendenti ENI),  non prese spunto dai Crespi. Approfondirò.

Come si raggiunge:

TRAMITE AUTOSTRADA
Autostrada Milano-Bergamo: uscite al casello di Capriate, che dista da Crespi 2,5 km. Dal casello è sufficiente seguire le indicazioni per Crespi d'Adda.
FUORI DALL'AUTOSTRADA
Seguite le indicazioni per Capriate San Gervasio, raggiungete il semaforo di Via Vittorio Veneto, quindi seguite le indicazioni per Crespi d'Adda.



Maggio 2011- Yvonne

sabato 17 marzo 2018

TROPICO DEL CANCRO - Vivere il presente


TROPICO DEL CANCRO -  HENRY MILLER

"Alcuni di noi  non vivono nell'attimo presente, vivono un pò più avanti oppure un pò più indietro"

(Non è solo una recensione)



Le passioni, gli hobbies,  gli interessi in genere, i libri soprattutto,  creano ponti fra le persone.
Frequentemente chi ha la passione per la lettura o anche per i viaggi  trova sempre qualche appiglio per dar inizio ad una conversazione o  per approfondire una conoscenza.
Non solo, l’esibizione semplice e discreta del “sapere acquisito” (e  “ il sapere” si acquisisce  studiando e  leggendo buoni libri oltre che viaggiando e vivendo)  a volte può incuriosire, affascinare,  attrarre….e possono quindi accadere fatti insoliti.
Ad esempio può verificarsi che si vada da un medico specialista e anziché uscire dal suo studio solo  con la prescrizione di un medicinale si esca con un consiglio di lettura.

domenica 11 marzo 2018

CASTELVECCHIO PASCOLI Sulle orme di Giovanni Pascoli



CASTELVECCHIO PASCOLI
Sulle orme di Giovanni Pascoli

 
Barga panoramica
Castelvecchio Pascoli è una località ove lo spettacolo paesaggistico è straordinario, la natura è la sovrana assoluta e le Alpi Apuane tutto intorno fanno da incastonatura a questo gioiello situato su un piccolo colle nei pressi del fiume Serchio e facente parte del Comune di Barga.
 Barga  rientra nella guida dei Borghi più belli d’Italia ed è in provincia di Lucca.
(La Guida  dei Borghi più belli d’Italia,  per chi non la conoscesse, è un volume in vendita nelle librerie  e nelle edicole ed ha l’obbiettivo di divulgare notizie ed informazioni su quel   patrimonio meno noto del nostro Bel Paese, di renderlo visibile e di proporlo a quei turisti che non cercano il paesaggio  solamente molto pittoresco, ma un insieme di tipicità vivaci ed irripetibili.  Il direttore del Club Borghi  d’Italia nella prefazione così scrive: "non proponiamo dei Paradisi in Terra, ma vogliamo che le sempre più numerose persone che ritornano a vivere nei piccoli centri storici e i visitatori che sono interessati a conoscerli possano trovare quelle atmosfere quegli odori e quei sapori che fanno diventare la tipicità un modello di vita che vale la pena di 'gustare' con tutti i sensi").
Quì a Castelvecchio, esattamente in frazione Caprona, uno fra i tanti illustri poeti italiani, fissò la sua dimora, quì trascorse gli ultimi anni della sua  vita  componendo odi, liriche , poesie e opere varie che  lasciò ai posteri e quì riposa in pace: Giovanni Pascoli ( Nato a S.Mauro di Romagna nel 1855  e morto a Bologna nel 1912).

“Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell'ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade”. ( da L’ora di Barga)


La Casa Museo del Pascoli è aperta al pubblico ed è visitata in media da 10.000 persone l’anno, l’ingresso individuale costa 3 euro ( previste riduzioni per bambini, studenti e gruppi) e lo stesso biglietto è valido anche per la visita al museo civico di Barga.
La visita alla Casa del Poeta per me è stata molto interessante: l’addetto accompagnatore  simpatico e cortese si è prodigato a mostrare ed illustrare ogni angolo  esternando con passione il proprio sapere che a visita conclusa è diventato anche “il  mio sapere”.
Giovanni Pascoli  acquistò questa villa settecentesca nel 1902 vendendo le medaglie al merito vinte ad Amsterdam ma già in precedenza quì trascorreva  lunghi  periodi.
La casa si raggiunge salendo un breve e ripido viale alberato, quindi si attraversa una piccola piazzetta, ci si trova davanti  ad un grande portone di legno, si entra e percorso  un piccolo portico ci si trova in un grande giardino, l’orto,   frondosi alberi , una grande aiuola dove è seppellito Gulì, il fedele  e amato cagnolino del Poeta.

All’interno della casa si accede tramite una scala a doppia rampa. Entrando ci si trova in un atrio spazioso: sulla sinistra la cucina  con un grande camino e gli arredi originali ( tavolo, sedie ,pentole in rame, piatti, paiolo, utensili vari, etc), mentre alla destra si trova la sala da pranzo con imponenti mobili in legno massiccio intarsiati, ben conservati ,  risalenti all’epoca e certamente di grande pregio.
Ancora una  bella scala in cemento permette di accedere al piano superiore i cui pavimenti sono in autentico cotto toscano e  dove ci sono 3 camere da letto con  letti  singoli rifatti, (una  era quella di Giovanni Pascoli, una della sorella e l’altra  contiene gli arredi provenienti da Bologna fra i quali il letto di morte,) quindi un locale tipo soggiorno, alcune stanze adibite a  biblioteca-archivio dove sono raccolti  volumi  perfettamente rilegati contenenti  articoli di giornali e riviste  riguardanti il poeta  pubblicati  a suo tempo, oltre a numerosissimi documenti  tutti catalogati .
 Ovviamente non poteva mancare lo studio: lo spazioso studio del Poeta  con 3 scrivanie  in legno intarsiato e ben conservate. Poiché lui scriveva in italiano, in latino e in greco,  ritenne necessario avere un piano di lavoro per  ogni tipo d’opera. Qui esposte e protette da  vetro si possono ammirare anche  le varie bozze  che hanno portato alla stesura definitiva della “ La cavalla storna” e alcune lettere scritte dal poeta allo zio Meo, perfettamente leggibili.
 E  chi non la ricorda ?: “ O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non tocco' mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c'hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
L'altana di Casa Pascoli

Infine la casa  dispone di un terrazzo coperto definito l’ALTANA la cui  vista è magnifica, indescrivibile, impareggiabile. 
Colline intorno  e la meraviglia delle Alpi Apuane,  sul colle  di fronte Barga con il Duomo  la cui torre grigia , imponente ed elegante  si staglia nel cielo.
E’ tutto un fremere di verde e blu.
Su questa terrazza sono installate 2 campane di media grandezza con dedica  incisa:una campana in memoria della madre e una campana in memoria del padre ucciso da una fucilata il 10 agosto mentre faceva ritorno a casa con il suo calesse. Evento tragico che lasciò un segno indelebile nell’animo del Poeta.


Giovanni Pascoli, scapolo a vita,  visse in questa villa insieme alla sorella Mariù con la quale ebbe un rapporto quasi simbiotico  fino al 1912, anno in cui lui morì per tumore . Morto lui la sorella continuò ad abitarvi fino al 1953 e custodì con amore e dedizione tutto ciò che era appartenuto al fratello.
Nella Villa  c’è  anche  una piccola cappella ove ora riposano entrambi in urne di marmo scolpite dal noto scultore piemontese Leonardo Bistolfi ( 1859-1933).

La villa  è avvolta da un’atmosfera di pace, di quiete, si odono gli uccelli dal trillare incessante e le cicale frignire, gli occhi si riempiono della magnificenza di una sana natura .Una facciata esterna completamente ricoperta dall’edera , porta applicata una piastra in marmo con scritte del poeta inneggianti appunto la bellezza dei tralci dell’edera. Io trovo che questa  villa  è  molto diversa da altre simili che ho visitato e appartenute a personaggi famosi: la  villa museo del Pascoli è  “ lussuosamente semplice”, le stanze non emanano il freddo profumo di museo,  anzi attraversandole  ed osservando i vari oggetti  si  avverte la presenza del Poeta, sembra quasi debba ritornare.

La villa ora è proprietà del Comune di Barga ed è inserita nell’elenco dei monumenti nazionali.

Infine lasciando alle spalle la località Caprona  dopo circa un paio di chilometri, dirigendosi verso Castelnuovo di Garfagnana,  si percorre la via Provinciale e si passa da Ponte Campia dove si trova l’albergo trattoria “ IL RITROVO del PLATANO”, nota come osteria pascolana perché frequentata a suo tempo dal Poeta.


Infine  sia  a Castelvecchio  che a Barga ho visto  dei grandi manifesti che ritraggono insieme Pascoli e Puccini con la scritta “ Storia di una grande amicizia”.
Incuriosita ho chiesto  lumi e  mi è stato detto dall’ autorevole fonte di sapere  che mi ha accompagnata durata la visita della villa  che  Giacomo Puccini e Giovanni  Pascoli furono grandi amici . In occasione del fiasco di Puccini alla Scala con la rappresentazione della Madame Butterfly nel 1904, Pascoli così  scrisse sul giornale d’Italia:
“ Caro nostro e grande Maestro, la farfallina volerà.
Ha l’ali sparse di polvere, con qualche goccia qua e là, gocce di sangue, gocce di pianto…
Vola, vola farfallina, con la tua voce piccolina, col tuo stridere di sogno, soave come l’ombra, dolce come una tomba, nell’ombra dei bambù a Nagasaki e a Cefù”.

L’augurio sortì davvero “ buono” visto il successo che la Butterfly ottenne successivamente.

Non c’è altro da dire, rimane solo da inserire fra le mete turistiche irrinunciabili, Castelvecchio, Barga e la Toscana.
                                                                                             
 Luglio 2009
Ripensando e rivivendo a Castelvecchio



                                                                                             




giovedì 8 marzo 2018

STRA e VILLA PISANI - Riviera del Brenta



STRA e VILLA PISANI - Riviera del Brenta

Villa Pisani a STRA

Chi legge i miei appunti di viaggio non può non accorgersi che oltre a  qualche informazione turistica  e geografica d’obbligo  che consente  di  identificare  il luogo di cui parlo, mi aggrada raccontare   impressioni  e   sensazioni  che il luogo stesso  mi trasmette.
Io penso che ogni luogo, ogni città, ogni borgo  ha il suo volto , la sua personalità  e  una  sua propria unicità e  al turista attento  e sensibile  può succedere che  la bellezza di una strada apparentemente  banale lo possa stordire come  un piccolo  scorcio lo  possa sorprendere.

Ieri,  3 novembre, ero a Stra e  a Villa Pisani  e  come ampiamente divulgato da  giornali e televisioni, è noto che  il Veneto in questi giorni è devastato dalle alluvioni causate dalle abbandonati  piogge. Stra e Villa Pisani fortunatamente  non sono  state coinvolte pesantemente anche se   il Brenta ed il Naviglio del Brenta si presentano notevolmente ingrossati, con il livello delle acque  che  quasi rasenta gli argini . Ciò che  mi ha maggiormente turbata è stata la colorazione delle acque: enormi masse  torbide dal colore indefinibile sulle quali galleggiavano foglie e detriti vari. Acque  che   scorrevano apparentemente lente e  tranquille ma nel contempo emanavano  un “ non- so- che” di  minaccioso, inquietante. Io guardavo, osservavo, le ascoltavo e le temevo. La forza delle acque : a momenti non visibile ma di cui  ne è  facilmente intuibile  la  potenza.   Inoltre  il vedere  chiome di  alberi e arbusti   che  fuoriescono dalle acque quasi fossero privi di tronchi , non lascia indifferenti.(  Immagine conseguente all’innalzamento del livello delle acque stesse).

 Informazioni generali


STRA,  dal latino strata= come strada lastricata, si trova in Veneto,  provincia di Venezia , Riviera del Brenta.
 STRA fu  il teatro di un evento storico che noi italiani “forse” dovremmo maledire, ma nel momento in cui si verificato  la storia scrive che si è trattato di UN GRANDE EVENTO.
Era il 14 giugno 1934 e a STRA nel maestoso scenario paesaggistico, in una stanza dell’imponente Villa Pisani,  Adolf Hitler e Benito Mussolini s’incontravano per la prima volta: un incontro di circa due ore avente per oggetto l’analisi della situazione austriaca.

STRA,  circa 7300 abitanti, divenuto territorio appartenente a Venezia nel XVI secolo,  deve la sua importanza all’industria calzaturiera che esporta volumi consistenti  e alla  posizione geografica che  a suo tempo la fece collocare  ( insieme ad altri comuni sul Brenta) fra le zone  idonee per gli investimenti fondiari dei nobili della Serenissima che stavano mutando le loro abitudini di vita  ed alle fatiche dei viaggi  via mare  preferirono la sicurezza della rendita e delle delizie  della vita in villa.
Sulla Riviera del Brenta , un po’ ovunque vennero edificate sontuose  ville e palazzi : luoghi di  riposo e svago lontano dal peso delle cariche pubbliche e della vita politica.
Le giornate trascorrevano fra  il galoppo e la caccia mentre le notti venivano consumate davanti ai tavoli da gioco. (Probabilmente a quel tempo le escort non erano  facilmente reperibili).
Erano raggiungibili da Venezia  in gondola oppure con il “burchiello”, ossia una grande barca di servizio pubblico  che Goldoni descrisse  “ deliziosa e comoda come una vettura”.

Con il tramonto della Serenissima e il conseguente impoverimento dei proprietari  lentamente molte di queste ville  vennero abbandonate, alcune furono destinate ad uso agricolo, altre ancora furono demolite in conseguenza alla tassa sugli immobili di lusso introdotta dai Savoia nel 1866.
Molte  altre sono rimaste, alcune  restaurate e destinate ad usi diversi, altre versano  in stato di declino  proiettando  su chi le osserva  la disperazione muta della solitudine e il rimpianto degli antichi sfarzi.  Almeno io ho colto tale sensazione.
 
VILLA PISANI
parco Villa Pisani
 A STRA  la residenza più nota  e rappresentativa  dell’epoca è quella che fu edificata  per la famiglia del Doge Alvise Pisani, appunto VILLA PISANI. Circoscritta da un parco di  11 ettari , la facciata principale rivolta verso il canale, assimilabile ad un reggia , è stata completata all’incirca verso il 1740 ma successivamente, nel 1807, gli eredi gravati dai debiti  si videro costretti a venderla a Napoleone Bonaparte il quale la regalò  a Eugenio Beauharnais , figlio di primo letto di sua moglie Giuseppina e Vicerè d’Italia . Questi commissionò importanti ammodernamenti che modificarono sensibilmente alcune stanze della villa e il parco, già di grande pregio e vanto per le specialità botaniche  rarissime.  In seguito alla sconfitta di Napoleone a Waterloo la Villa passò  proprietà degli Asburgo. Infine al demanio: oggi  è un importante MUSEO NAZIONALE  visitabile.


 Esperienza personale

 Villa Pisani  con  il parco i cui viali  in questo periodo sono  assimilabili a  lunghe stuoie di foglie dai caldi  colori autunnali  frammentate  da  pozzanghere dalle forme irregolari, mi ha  affascinata.  Realizzato richiamando i modelli francesi, nel 2008 si è aggiudicato il premio quale miglior parco d’Italia.
Non immaginavo che il complesso fosse di così ampie  dimensioni.
Scenografici gruppi scultorei e  statue  varie, alcune delle quali gigantee, sono collocati un po’ ovunque.
Io trovandomi dentro la Villa,  percorrendo lunghi corridoi, attraversando sale con arredi, dipinti e quanto altro  ben lontano dalla nostra realtà  mi è  stato  inevitabile  pormi  qualche  domande : ma quanta servitù occorreva per mantenere tutto quanto? E quanto erano ricchi  i “ricchi”?
 E chi lo può dire? Quì   si può solo riscontrare che il potere  da sempre è sinonimo di ricchezza esagerata: i  nobili veneziani costruivano lussuose ville sul Brenta dove  il superfluo era indispensabile, i “potenti” dei nostri giorni evadono il fisco,  dell’arricchimento illecito ne fanno un vanto, si circondano di quanto più è immorale sbandierando la moralità e  con la presunzione di fare  apparire il tutto  normale.  Quindi,  nulla è cambiato se non la forma.
 A parte le divagazioni personali : ma come sono le stanze della monumentale Villa Pisani?  
Non tutte sono aperte al pubblico e quelle visitabili sono  ambienti ricchi, spaziosi, finestre dalle vedute spettacolari . Alcune in stile impero sono affacciate sul Brenta.  Mobilio d’epoca intarsiato, laccato veneziano, tappezzerie pregiate dalle lavorazioni finissime, poltrone, sedie imbottite, vi è persino la sala dei tavolini con tavoli di diverse  dimensioni e cassettini a scomparsa impensabili,   tendaggi dalle stoffe preziose, quadri, dipinti, caminiere a specchio, lampadari e  ceramiche artistiche. Inoltre imponenti ed elegantissimi  letti che sono dei veri e propri ambienti dentro l’ambiente: da favola , grandioso il letto di Napoleone  con baldacchino e recante incisa la sua iniziale!
(Non ho visto stanze destinate alla servitù).
Da rilevare che le guide turistiche  scrivono che molto è andato perduto, per esempio dei saloni alla turca, alla cinese, alla persiana non resta quasi nulla e  anche il parco è stato molto alterato e impoverito.
La villa che si annovera fra le più importanti regge europee, si presenta con un corpo centrale  di ispirazione palladiana: una serie di cariatidi sostiene la balconata e semicolonne corinzie reggono cornicione, timpano e statue.
Internamente al parco, vi sono le scuderie , un percorso di siepi  definito  Labirinto,  una lunga vasca fiancheggiata da statue, un’ ideazione spaziale  di  Gerolamo Frigimelica, l’architetto che progetto l’intero complesso.   E poi  la collinetta archeologica , l’esedra,  la ghiacciaia, la limonaia, etc. etc.  Bellissime anche  le maestose cancellate  in ferro battuto che racchiudono il parco.
 
affresco di G.B. TIEPOLO
Ma in tanta grandiosità e magnificenza ciò che ha impregnato piacevolmente la mia anima scatenando  la maggior emozione  è  stato l’affresco che decora il soffitto a  volta del salone del ballo:Gloria di casa Pisani di G.B. Tiepolo , un vero gioiello di notevoli dimensioni dipinto fra il 1760-62. Per realizzarlo Tiepolo  dovette lavorare  sorretto da  un’impalcatura per 76 giornate. L’apoteosi della famiglia Pisani. Ho carpito l’azzurro, l’ho fissato nel cuore : dentro di me  l’azzurro dipinto dal Tiepolo.
Questo affresco è l’ultima opera italiana del grande pittore e costituisce  “ la ricapitolazione dell’arte tiepolesca , stupenda per la qualità degli  scorci, per la capacità di dare un senso unitario all’eterogeneo campionario di allegorie e di persone “vere”, per il rigoroso equilibrio della composizione e per la magnifica sinfonia di luce e di squillanti colori”.

Conclusione: Stra e Villa Pisani  sono assolutamente meritevoli di  una visita senza predilezione per la stagione.

Come si raggiunge:
da Padova: Statale n° 11 direzione Venezia
(subito dopo il centro di Stra);
da Venezia: Statale n° 11 direzione Padova
(subito dopo il centro di Fiesso d’ Artico);
dall’ Autostrada A4: uscita Padova Est, direzione Ponte di Brenta.
Uscita Dolo, direzione Padova
 
Sala dove avvenne incontro fra Hitler e Mussolini

4 Novembre 2010- Yvonne