giovedì 15 novembre 2018

Il coraggio di ESSERE LIBERI – Vito Mancuso


Il coraggio di ESSERE LIBERI – VITO MANCUSO



“Io penso che tutto alla fine sia una questione di arte. Anche la libertà è arte, è una particolare manifestazione artistica: quella dell'arte di vivere “ - V. Mancuso


Vito Mancuso, teologo e filosofo,  ha pubblicato numerosi saggi: L’anima e il suo destino – La vita autentica – Obbedienza e libertà – Io e Dio e molti altri. Io ne ho letti diversi e ritengo che i suoi saggi siano molto importanti per me e per coloro che come me si  pongono molte domande e che amano l’introspezione. Nella convinzione  che sia necessario soffermarsi ogni tanto ad osservare e analizzare la propria interiorità rappresentata dai desideri, dalle pulsioni, dai sentimenti, penso davvero che i libri di Vito Mancuso siano un valido aiuto alla maggior comprensione di sé stessi e del mondo che ci circonda e forniscano anche risposte a quelle domande che a volte non osiamo esternare.

Per presentare in breve questo saggio dal titolo molto significativo “ Il coraggio di ESSERE LIBERI” riprendo una sintesi trovata in wikipedia.

 “ Vito Mancuso  coinvolge il lettore invitandolo alla rappresentazione dell'argomento del suo saggio sulla libertà con una strategia letteraria che inizia con il "Prologo" dal titolo Sul palcoscenico e termina con il Congedo dal palcoscenico. Tutti noi infatti siamo coinvolti nella recita di ruoli indossando maschere e obbedendo a copioni che ci fanno vivere in una dimensione parzialmente libera. Lungo le pagine del saggio scopriamo cos'è la libertà e come si fa per essere realmente liberi”.

L’ho letto senza sentirmi vittima di affaticamento mentale nonostante la complessità degli argomenti  trattati . La parola LIBERTA’ se ben riflettiamo non è una parola semplice e frequentemente viene utilizzata senza la giusta cognizione.

Essere liberi infatti è un’acquisizione che si ottiene mediante un processo e che come tale richiede un coraggioso lavoro…”

Non credo di poter sintetizzare questo saggio poiché potrei cadere nella banalità, ma non esito a suggerirne la lettura poiché sono sicura che è fonte di arricchimento per ognuno di noi.
Mancuso ci spiega bene la Solitudine e  l’Isolamento, ci spiega pure che se non esiste una reale libertà personale, è assai improbabile che possa esisterne una a livello politico, dove i grandi interessi economici producono condizionamenti di ogni genere, comprando anche il pensiero di molti di coloro che si indentificano in opinionisti e intessono campagne elettorali permanenti.

 E questo passaggio a pagina 29 lo riprendo integralmente:

E poi perché uno si dichiara di destra, l’altro di sinistra, l’altro ancora né di destra né di sinistra senza che neppure lui stesso sappia bene a destra o sinistra di che? E’ per aver compiuto un libero e spassionato esame di tutte le diverse proposte politiche, oppure è per un istinto irrazionale che prima porta a schierarsi da una parte e che solo dopo consente di valutare uomini e programmi sulla base dell’avvenuto schieramento? E’ quindi realmente possibile non essere “ sudditi di nessuno” come Eschilo orgogliosamente descriveva il suo popolo?”


La solitudine che a volte è vissuta da taluni con disagio, non dovrebbe esserlo affatto perché secondo Mancuso,  la solitudine è una condizione indispensabile della libertà  ed è voluta come lo  aveva spiegato bene anche Petrarca. “ Solo e pensoso i più deserti campi/ vo mesurando a passi tardi e lenti, / e gli occhi porto per fuggire intenti/ ove vestigio uman l’arena stampi”.
Io personalmente mi sono trovata a mio agio dentro alcune descrizioni, le ho indossate appieno   poiché a volte
 “avverto il desidero  di prendere il largo, di non appartenere ai soliti giri, di non percorrere sempre le stesse vie, di non ripetere sempre le stesse parole, …..In alcuni momenti ci si sente diversi, distinti, differenti, unici. Incapacità? Disadattamento? Presunzione? Supponenza? Chissà. In ogni caso si sperimenta l’acuta sensazione, spesso non priva di sofferenza, di essere un’altra cosa rispetto al mondo che ci circonda e ai ruoli che vi rivestiamo…..”. 
Parole illuminanti.

In breve: Mancuso spiega  che la libertà ha un prezzo assai alto e solo coloro che amano la verità della vita più delle dottrine nella loro rassicurante staticità, che  non temono di ritrovarsi soli  ma hanno il coraggio di essere liberi, capiscono che non devono limitarsi a un unico punto di vista, ma praticare un pensiero mobile.
Inoltre la LIBERTA' vera matura quando s'impara a dire NO anche a  se stessi: No ai propri capricci...  In ogni caso non è davvero un processo facile.

E poi : 
- A che serve il dolore?
- La felicità, la gioia, il piacere
- Il lavoro che è solo uno strumento e non lo scopo.
  
Non vado oltre: mi abbandono alla banalità e scrivo che sono innamorata del sapere di Vito Mancuso e perciò continuerò a leggere i suoi libri.
E ancora, bellissima la dedica: A chi,  se non a te?
( C'è quindi la possibilità di illudersi che Mancuso abbia scritto il libro singolarmente per ciascuno lettore)

Novembre 2018- Yvonne

martedì 6 novembre 2018

L’ ANIMALE FEMMINA- Emanuela Canepa


L’ ANIMALE FEMMINA 
Emanuela Canepa



Chi ama avvalorare il tempo, vivere intense emozioni fra le pagine di un libro e nel contempo trovare ottimi spunti di riflessione, ritengo che L’ANIMALE FEMMINA  di EMANUELA CANEPA, vincitore del Premio CALVINO 2017, sia assolutamente perfetto, imperdibile.

Una giovane donna , Rosita Mulè,  dal sud si trasferisce a Padova soprattutto per sfuggire  a una gabbia famigliare di  ipocrisia la cui artefice è pure la madre  che la vorrebbe  moglie di un tale ignobile Rocco  che  sin dai giochi  in tenera età, si è permesso di allungare troppo le mani.
A Padova si iscrive a medicina, ma le disponibilità economiche sono ristrette e si trova ad affrontare problematiche non trascurabili.
Il caso o il destino vuole che in un giorno qualsiasi mentre si sta recando al supermercato dove lavora per seicento euro al mese,  assiste ad  un evento apparentemente banale: sul bus una borseggiatrice ruba un portamonete e poi lo getta. La derubata è Larisa, un giovane ucraina, intelligente, istruita che non è venuta in Italia per accalappiare un uomo nonostante ora, per mantenersi, fa la  governante presso un avvocato.
Le badanti sono tutte stupide. Donne stupide. Lavorano 15 o 20 anni in Italia, per costruirsi delle villette orribili al loro paese. Di cemento, senza luce, in periferia, col giardino pieno di erbacce, l’orto, i cani che abbaiano tutta la notte…Sono donne che non hanno progetti veri, non vogliono imparare niente…. Ho studiato, sapevo l’italiano anche prima di venire…..

Rosita recupera il portamonete e poiché contiene i documenti, decide di andarlo a riconsegnare alla legittima proprietaria ed  in questa occasione incontra l’illustre anziano avvocato Ludovico Lepore, un personaggio alquanto enigmatico, sarcastico, molto sicuro di sè convinto di conoscere a fondo l’animo femminile, anzi i diversi animi femminili. 
Ludovico Lepore   può apparire antipatico, ma  poichè il suo studio è frequentato prevalentemente da coppie che si separano ,  i suoi giudizi  hanno un fondo di verità incontrastabile.
Forse un pò manipolatore, non casualmente desidera che Rosita prosegua gli studi di Medicina e per questo le offre un lavoro nel suo studio legale affinchè possa avere del tempo libero per frequentare i corsi. Rosita alquanto diffidente accetta il lavoro anche perchè lo stipendio è superiore a quello che percepisce al supermercato .
Una collaborazione che non si rivelerà facile, spesso Rosita si troverà in grandi difficoltà perchè quest’uomo sa leggere dentro di lei senza che lei si esprima.
Lepore comunque  rimane sempre nel limiti della corretteza e non pretende nulla, se non il lavoro d’ufficio…..o meglio, nulla fino alla fine del romanzo in cui  chiede  a Rosita di andare a recuperare una statuina, acquistata presso un antiquario a Volterra e a lui regalata da un amico che a sua volta gli ha affidato per un certo periodo e non ha più avuto in restituzione.  Un statuina in bronzo che rappresenta un efebo.
L’avvocato Lepore ha settantacinque anni e si è separato volontariamente dall’efebo,  "l’ombra della sera"  cinquantacinque anni prima…. 

 E’ una storia molto intricata da cui emerge che l’amore vero  è immortale. 
Nessun evento, nessuna ragione lo può annullare, lo può far morire.
Magari subisce degli strappi , delle ferite,  ma sempre si rinnova e spesso sempre più forte.
In alcuni casi occorre molto coraggio, avversità  sempre in agguato o pregiudizi latenti, obbligano ad intraprendere battaglie considerevoli, ma la vita vera credo appartenga solo ai coraggiosi.
Gli altri, si limitano a guardare le vite altrui, magari a sentenziare senza neppure conoscere.

Ludovico forse non è stato abbastanza coraggioso e ha pagato con l’infelicità di un vita, ma anche Guido ha pagato un caro prezzo.

Un romanzo che mi ha notevolmente coinvolta tanto da distogliermi da altre attività che seppure importanti,  ho rinviato, ero  troppo desiderosa  di conoscere il finale sul quale ho versato qualche lacrima.

Per me, una  gran bella lettura alquanto gratificante: comprendo appieno chi scrisse che " chi legge ha la fortuna di vivere molte vite”.

Ci tengo ad inserire alcuni stralci poiché rispecchiano situazioni diffuse.

-          La resistenza è un limite?- gli chiedo – Non è una qualità? Non è l’unico modo per superare una crisi?
-          Dipende. In certi casi. Ma solo se durante il tragitto ci facciamo qualche domanda. Altrimenti cos’è che la distingue da un’ossessione? Diventa qualcosa che va oltre l’intento di ottenere un risultato, è semplicemente il desiderio di trascinare un altro in fondo al burrone assieme a noi, per il gusto di distruggere entrambi.

-          Sono sempre le donne che pretendono di più dalla vita. Hanno il culto della felicità, della pienezza dell’esistenza…… La felicità di un uomo è proiettata su un orizzonte quotidiano, non metafisico. Una cosa fatta di piccoli punti d’appoggio, di certezze disseminate nel corso della giornata. E se oltre a questo hanno un interesse più serio, non lo delegano a una relazione. Vanno a prenderselo da soli.

-          La felicità di una donna non è mai quello che c’è. E’ sempre quello che potrebbe essere. Un tempo al futuro, un ideale a cui bisogna tendere. Ma sono d’accordo con lei, non ci sarebbe niente di male, l’ambizione non è un difetto. Il difetto è cercare le cose nel posto sbagliato. Avere desideri per sé, e pretendere che diventino il fine condiviso della relazione. Perlopiù senza chiedere il parere alla controparte. E poi si stupiscono se quella non collabora.

E ancora il pensiero dell’avvocato Lepore a proposito di una certa categoria di donne:

-          Le vergini sacrificali….. facili da controllare. Quelle che subiscono e che si fanno carico dei peccati degli altri. Assorbono passivamente il condizionamento ambientale, la famiglia, la scuola, la parrocchia, tutto quello che serve per spegnerle, a cancellare ogni libera iniziativa, ogni desiderio di sperimentare, ogni istinto a immaginarsi libere. Poi, se appena si azzardano ad alzare la testa, basta far calare dall’alto un giudizio negativo, o solo minacciare di farlo, e non riescono più a muovere un passo.


L’ANIMALE FEMMINA è un’opera prima e dai ringraziamenti in ultima pagina ho desunto che si tratta di una storia nata a Rovigo, tra le mura della scuola di scrittura Palomar, scritta e poi ripensata per sciogliere il finale. Hanno contribuito in parecchi, ma ne è scaturito un romanzo bellissimo.

Novembre 2018 - Yvonne

sabato 3 novembre 2018

VACANZE a CIPRO


Vacanze a CIPRO

Pafos il porto (il gatto è vivo,sta semplicemente riposando)
E’ già da qualche anno che le mie vacanze di mare le programmo ad ottobre quindi obbligatoriamente devo ricercare luoghi dove l’estate si prolunga oltre il 21 settembre.

Impresa non affatto difficile poiché nel Mediterraneo le mete calde in autunno sono diverse. L’anno scorso avevo privilegiato l’arcipelago delle Egadi  mentre quest’anno ho raggiunto CIPRO, la terza isola in ordine di grandezza del Mediterraneo . Ebbene forse  anche a causa del recente  cambiamento climatico, a ottobre ho trovato “estate piena”, con le spiagge  affollate e temperature oltre i 30 gradi.




Cipro mi attraeva da tempo, anzi m’incuriosiva assai per il fatto  che in parte fosse greca e in parte turca seppure la parte turca non è riconosciuta ufficialmente e CIPRO è appartenente alla UE. 
Raggiungibile con poche ore di volo da Bergamo, non so dire se è asiatica o se è greca.
Cipro per la sua posizione geografica, sottostante la Turchia,  potrebbe essere considerata asiatica ma forse CIPRO è da considerarsi unicamente CIPRO, una bella isola dai forti contrasti che almeno una volta nella vita merita di essere visitata.



Io e Cri abbiamo alloggiato in un resort a Pafos, una località fra le più note dell’isola e distante dall’aeroporto di Pafos una decina di chilometri, nota per i siti archeologici dedicati al culto di Afrodite .


Un grande Resort “ CAPITAL COAST RESORT & SPA” , solitario, direttamente sul mare e  visibilmente costruito per ospitare il maggior numero di turisti. Classificato 4 stelle, la struttura  realizzata in ampiezza dispone di  grandi terrazze affacciate sul mare  dove si possono consumare  le abbondanti e variegate colazioni. Lo stile architettonico esternamente non è nulla di eccezionale e soltanto i due  ascensori panoramici a cilindro incorporati nella facciata principale richiamano l’attenzione. La grande reception è resa importante da due imponenti lampadari a gocce di vetro trasparente che scendono dall’alto soffitto. In ogni caso all’interno del Resort non manca nulla : dalla bella SPA, al bar per happy hour, ristorante, al piccolo shop che vende tutto quanto può necessitare al turista.
Questo Resort  offre gratuitamente o meglio compreso nel prezzo, il trasferimento da e per l’Aeroporto, in compenso il wifi in camera è a pagamento.




A circa due chilometri del Resort vi è uno dei siti archeologici più grandi dell’isola “ LE TOMBE DEI RE” la cui visita è assolutamente d’obbligo anche per chi non ama il genere. Patrimonio dell’UNESCO, le Tombe dei Re, molte delle quali risalgono al IV secolo a.C., sono scolpite nella roccia, e si pensa siano state i luoghi di sepoltura di aristocratici e alti funzionari fino al III secolo (il nome deriva dalla magnificenza delle tombe, non perché vi fossero sepolti dei re). Le tombe sono scavate nella roccia, spesso costruite con colonne doriche ed affreschi alle pareti. Gli scavi archeologici sono ancora in corso presso il sito.
Anche se le tombe erano conosciute ed esplorate da secoli, sono state sottoposte ad uno scavo sistematico solo negli anni 1970 e 1980 sotto la direzione del dottor Sofocle Hadjisavvas, poi direttore delle Antichità della Repubblica di Cipro



Pafos è assai  vasta ed io non l’ho visitata tutta, proprio perché il caldo eccessivo invogliava a stare sulla spiaggia. Ho trovato comunque  molto suggestiva l’area del Porto marittimo con il Castello, i ristorantini eleganti, gli artisti di strada. Trascorrervi le serata è stato molto piacevole e ho avuto anche la possibilità di visitare una mostra alquanto innovativa, ossia una serie di dipinti  molto noti aventi oggetto Venere, tramutate in installazioni luminose.
Ho letto che quest’anno i viaggiatori italiani hanno fatto impennare i dati statistici dell’isola  di  Cipro , detta anche isola di VENERE, producendo una crescita del 30% rispetto al 2017, ma a ottobre  di italiani  ce n’erano davvero pochi.  Nel Resort erano prevalentemente russi, inglesi .
Le spiagge  sono stupende, ne ho visitate e godute parecchie, la spiaggia di AFRODITE mi è rimasta nel cuore. Le acque sono cristalline, l’azzurro Mediterraneo  a momenti diviene accecante e non è un caso che  la particolarità dell’isola di Cipro  è che vanta il primato dei mari più puliti del Mediterraneo con più di 60 Bandiere blu.

Con l’obbiettivo di non dilungarmi eccessivamente, cito alcuni luoghi imperdibili senza addentrarmi in dettagli.

Con un’escursione giornaliera in bus ho avuto modo di visitare  LARNACA, importante città  costiera che ha dato i natali ai filosofi Zenone ed Apollonio e dove si trova la CHIESA DI SAN LAZZARO ( visitata),  costruita nel IX secolo e che ha conservato le spoglie del santo prima che fossero trasferite a Costantinopoli e a Marsiglia.
Intorno a LARNACA si trova anche una grande area adibita a saline.



NICOSIA con le mura veneziane  è la capitale dell’Isola e la città più popolosa. Dopo aver visto il passaggio Bizantini, Veneziani, Ottomani e Inglesi, la città è stata al centro della contesa del 1974 che vide l’isola dividersi in una regione greca e una regione turca – Repubblica di Cipro e Repubblica Turca di Cipro del Nord . Entrando nella medina per un attimo ho avuto la sensazione di trovarmi a Istanbul , ma solo per un attimo. Vi sono pure dei  grandi grattacieli moderni….Probabilmente una città dalle molteplici sfaccettature. La via centrale, ossia la via dello shopping  comunque è simile a molte altre città europee, negozi assiepati ai lati del corso  e  i medesimi articoli che si trovano a Milano, a Madrid e altrove.
grattacieli a Nicosia


Per le vie di Nicosia














L’escursione in bus prevedeva anche la sosta in un villaggio che seppure a me e Cri non ha particolarmente coinvolto , ha riscosso un grande consenso da parte di tutti gli altri turisti.


Il villaggio di KAKOPETRIA, forse medievale. dista una cinquantina di chilometri da Nicosia e nulla ha di diverso di moltissimi villaggi italiani: case in pietra completamente restaurate con l’ausilio del legno, stradine in cemento e pietra apparentemente di rifacimento recente, come se ne possono trovare in alcuni borghi del lago di Como  o in Umbria o Toscana e  dinnanzi agli usci delle case delle bancherelle con le donne che vendevano vasetti contenenti verdure conservate  ovviamente senza nessuna etichetta e pure erbe essicate. Quasi tutti i turisti, prevalentemente russi, hanno fatto acquisti ingesti . 
Questo tour l’ho considerato meritevole poiché mi ha consentito di vedere le diversità del territorio dell’intera isola in quanto l’itinerario, assai lungo perché è durato l’intera giornata, è passato dal mare alla montagna. Alcune zone interne assai aspre, inabitate,  altre ricoperte di macchia mediterranea e altre invece ricoperte di folta vegetazione d’alto fusto. 

Una località dell’isola che mi ha particolarmente affascinata è stata senza dubbio LATCHI assai distante  da Pafos, tanto che una volta l’abbiamo raggiunto con i mezzi pubblici e un’altra volta in taxi ( i taxi   hanno tariffe ben più economiche rispetto a quelli di Milano).



Sulla parte nord-ovest di Cipro, c’è Polis una zona ricca di verde, bellezze naturali, spiagge incontaminate dove l’edificazione selvaggia non ha ancora preso piede contrariamente ad altre zone dell’isola. Vi sono molti villaggi da esplorare fra i quali appunto,   Latchi e Latchi Municipal Beach , un villaggio di pescatori, che solo in questi ultimi anni è divenuto meta turistica. Dista circa tre chilometri dalla città di Polis ed è il luogo ideale per gustare il pesce fresco locale in uno dei numerosi ristorantini dislocati dinnanzi al porto. Vi è una bella spiaggia organizzata e il prezzo per lettini e ombrellone è di euro 7,50 giorno. Dal porto partono  escursioni in motonave e in barca per la Laguna blue, la spiaggia di Afrodite e altro.
La spiaggia di Afrodite, poco frequentata è di una bellezza ineguagliabile: io l’ho raggiunta con un piccolo bus in partenza dal centro di Latchi , un paio di fermate e poi, una bella camminata  costeggiando il mare e….il pomeriggio è divenuto indimenticabile. La spiaggia è di ghiaia e sono indispensabili  le ciabatte da mare.
Muoversi a Cipro con i mezzi pubblici è possibile poiché sono molto frequenti e puntuali, soprattutto lungo la costa,  ma per esplorare l’isola all’interno è meglio noleggiare una jeep. Alcune spiagge sono raggiungibili unicamente via mare o attraverso strade sterrate.




La spiaggia di Coral Bay racchiusa dentro una baia di sabbia fine rossastra è spettacolare, unico inconveniente è che al mattino è eccessivamente affollata. In compenso le abitudini a Cipro ritengo siano assai diverse dalle nostre: infatti dalle due di pomeriggio la spiaggia piano piano si spopola  fino a rimanere deserta. Un paio di volte io e Cri siamo rimaste sole ad ammirare il sole calante. Inoltre poiché diventa buio assai presto, si cena verso le sette di sera, tenendo in considerazione che a Cipro l’orologio è avanti un’ora rispetto all’Italia e quindi alle sei per le vie e sui mezzi pubblici s’incontrano soprattutto persone già elegantemente vestite che si apprestano a trascorrere la serata nei numerosi locali di divertimento e intrattenimento.
Sugli autobus  nel tardo pomeriggio spesso ci ritrovavamo soltanto io e Cri ancora in abbigliamento da spiaggia attirando così l’attenzione dei molti.
Non mi soffermo sui tramonti di CIPRO…inenarrabili, sublimi e pure strazianti!
Molto avrei ancora da raccontare, ma credo che ogni luogo merita di essere visto  con gli occhi propri e la narrazione dipende molto dalle esperienze di viaggio di ognuno.
Potrei dire che ho visto luoghi migliori di CIPRO, ma nel contempo affermo che ci ritornerei!
Aggiungerei pure che il MARE DI CIPRO è di straordinaria bellezza e non credo di poter essere smentita.

E ancora : quanti bananeti a Cipro! I grandi caschi avvolti in sacchi o fogli di plastica blu mi hanno indotta a fare delle ricerche poiché pure a Tenerife avevo visto vasti  bananeti, ma le banane erano in libertà. Ebbene  sono venuta a conoscenza che  qui, per proteggere i frutti da influssi esterni come insetti, maltempo, vento o dall’attrito con le piante circostanti i caschi vengono avvolti nella plastica.

E per concludere,  lascio parlare le fotografie anche se non sono una fotografa eccellente!


Ottobre 2018- Y.P.

venerdì 2 novembre 2018

SUNSET IN CYPRUS

SUNSET IN CYPRUS

Mare, cielo,
connubio perfetto
dentro lingue di fuoco avvolgenti
Bagliori potenti
trafiggono l’anima
già preda da inquietudine perenne
e il tramonto diviene dolore
e poi…emozione straziante!
Ottobre 2018- Y.P.









sabato 27 ottobre 2018

LA FORZA IMPREVEDIBILE DELLE PAROLE


LA FORZA IMPREVEDIBILE DELLE PAROLE
Clara Sanchez


Ho acquistato questo libro unicamente perché incuriosita dal successo di questa autrice, ben evidenziato dalla fascetta gialla:
 Applaudita dalla critica, amata dal pubblico, innamorata dell’Italia, una scrittrice pluripremiata che ha venduto  milioni di copie”.
 CLARA SANCHEZ un’autrice bestsellers!

Ebbene ho letto questo romanzo “ LA FORZA IMPREVEDIBILE DELLE PAROLE” quasi annoiandomi e nonostante lo scorrere lento delle pagine sono giunta alla fine.
E poi mi sono chiesta se ne era valsa la pena.

Nella convinzione assoluta che ogni libro merita di essere letto se frutto di ore di impegno, di pagine scritte e poi cestinate e di nuovo riscritte, di soddisfazione e a volte sconforto, di questo libro avrei potuto benissimo farne a meno.
La trama langue, i personaggi molto improbabili, gli intrecci non particolarmente coinvolgenti.

La parte più interessante  dell’intero libro, secondo me è rappresentata dalle ultime sette pagine  in cui l’autrice spiega le eroine dei suoi romanzi e proprio da queste pagine riporto qualche stralcio:

-          Si dice che un’immagine vale più di mille parole, ma non è vero. Le parole sono come missili che scoppiano nel cervello, le parole sono caricate dal diavolo. Una sola parola può ferirci e farci vacillare. L’insulto o la lusinga sono fatti di parole. L’amor è una parola come l’odio.

-     Le protagoniste scoprono che la verità spesso è al di là di quello che i nostri sensi ci comunicano e che bisogna imparare a comprendere la vita attraverso il coraggio e la forza che è dentro ognuno di noi.

La trama

Natalia dopo aver accompagnato le figlie all’aeroporto si sofferma a riflettere sulla propria vita assolutamente diversa da come se l’era immaginata. Per questo appena riceve un invito ad un aperitivo  da parte di n’amica accetta volentieri e in quell’occasione incontra tale Raoul Montenegro, un bel avventuriero che la conquista con le sue narrazioni.
Dopo quell’incontro Natalia inizia a ricevere strane missive apparentemente da parte di Raoul del quale lei non ha elementi per non fidarsi, quindi nel momento in cui lui propone un incontro lei accetta. All’appuntamento però lui non si presenta e trova un altro uomo che si definisce amico di Raoul il quale la informa che l’interessato è all’estero e si trova in difficoltà, per cui sarebbe bello aiutarlo con del denaro da inviagli….
Si tratta di un intrigo e Natalia ne è solo la pedina.
Mi fermo qui.
   

Lo consiglio?

Della medesima autrice avevo acquistato in precedenza IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONI e l’avevo regalato a un’amico che come me, legge molti libri . Non ne era rimasto particolarmente entusiasta anche se mi disse che l'insieme era gradevole.
Io non credo che di questa autrice acquisterò altri libri, anche perché il costo di 17,60 euro non è trascurabile e in libreria si trovano numerose pubblicazioni più interessanti.
Questione di gusti….
In ogni caso lo classificherei fra le letture "leggere".

Ottobre 2018 - Yvonne

domenica 9 settembre 2018

LA RAGAZZA CON LA LEICA - Helena Janeczek





LA RAGAZZA CON LA LEICA -  HELENA JANECZEK
( Vincitore premio Strega 2018)



La vita con impegno e coraggio la si può vivere assecondando i proprio desideri, le proprie necessità e stabilendo delle priorità.
Mi alzo, consumo una buona colazione, faccio una corsetta possibilmente in luoghi dove il verde predomina, mi dedico all’attività lavorativa, etc. etc. etc…..
Leggo il giornale, non sempre la medesima testata,  poiché ritengo necessario essere informata su ciò che avviene nel mondo, ma non mi basta….
Ho bisogno dei libri perché  i libri sono bussole in un mare di confusione.
Ovviamente non leggo unicamente saggi, libri d’inchiesta, di psicanalisi, etc...mi diletto anche a leggere romanzi.
L’ultimo terminato è  il romanzo intitolato LA RAGAZZA CON LA LEICA, vincitore del premio Strega 2018 , motivo questo che mi ha indotta ad acquistarlo. Oltre al Premio Strega ha vinto il Premio Bagutta ed è entrato nella selezione del Premio Campiello.
Io che amo leggere e  mi dedico pure alla scrittura, ho ritenuto quasi un obbligo leggerlo.

Inizio subito con il dire che un romanzo se mi coinvolge, mi ruba anche il sonno e generalmente in pochissimo tempo lo termino.
Ebbene LA RAGAZZA CON LA LEICA ha cambiato collocazione più volte: dal comodino al tavolino in soggiorno, alla borsa da spiaggia, al sedile dell’auto, al divano e infine questa mattina, dopo più di due settimane,  sono arrivata all’ultima pagina. ( 330 escluso i Ringraziamenti)
Mi sorge persino il dubbio di non averlo compreso appieno, ma non me la sento proprio di rileggerlo.

Sia chiaro, è indubbiamente un bel romanzo, ma forse la presenza di molti personaggi che tutto sommato non sono così importanti,  in me ha fatto scemare il coinvolgimento.

La storia è comunque alquanto interessante: la protagonista principale, Gerda Taro, morta in Spagna a soli 27 anni, la prima donna fotografa caduta su un campo di battaglia: “era una compagna, una donna, una donna coraggiosa e libera, molto bella e molto libera, diciamo libera sotto ogni aspetto”.
Lei, ebrea,  era fuggita dalla Germania nel momento in cui il nazionalsocialismo dilagava e a Parigi aveva maturato il desiderio di partire per la Spagna per documentare quella resistenza al fascismo e … a Parigi il 1 agosto 1937 un lungo corteo funebre con bandiere rosse sventolanti, l’accompagnava alla sepoltura. Era pure il giorno del suo compleanno.
In quel corteo, in prima fila c’era il fotografo ungherese Robert Capa: sul suo volto era ben visibile lo strazio, il grande dolore per quella dipartita.  A Gerda aveva insegnato l’utilizzo della macchina fotografica e con lei aveva trascorso giorni felici e delle risate. Infine insieme erano partiti per la Guerra di Spagna.
Non mi dilungo, chi volesse conoscere un po’ la storia di quegli anni in Europa, leggendo questo romanzo ne trae soddisfacimento e magari incentivazione alla ricerca. Erano gli anni trenta, la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità nei confronti degli emigrati  che in Francia colpiva prevalentemente  chi era ebreo e aveva idee politiche considerate di sinistra.

Inoltre secondo me è scritto molto bene, uno stile letterario colto che ho molto apprezzato.
Ciò che invece  non ho apprezzato: in alcuni frangenti  l’utilizzo di espressioni in lingua tedesca che non ho compreso.

Dal romanzo emerge l’importanza di uno scatto fotografico in determinati momenti della storia.
Le fotografie hanno documentato avvenimenti, tragedie, torture senza le quali non sapremmo nulla.

Qualche stralcio significativo

-          Ogni pentola ha il suo coperchio  o prova a trovarne uno che si adatta

-          Mente e memoria sono una cosa unica, l’integrità della memoria fonda l’integrità di ogni essere umano anche tra i nomadi, non è una prerogativa dell’interiorità borghese custodire i ricordi. Ciascuno ricorda ciò che gli serve, quel che lo aiuta a mantenersi in sella.

-          Non si da vita vera- o vita giusta- nella falsa

-           L’ambiente in cui era cresciuto lo aveva avvantaggiato. Gli erano state risparmiate le ansie e le smanie della doppia morale, le mele avvelenate in paradiso, questa menzogna originaria per fondare il dominio dell’uomo sulla donna e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che deve espiare con il sudore della fronte…..

-          Un mondo guarito dalla disuguaglianza avrebbe dovuto realizzare anche il diritto universale al superfluo


L’autrice
HELENA JANECZEK, nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebre-polacca, vive in Italia da oltre 30 anni. Altre sue opere: Cibo – Le rondini di Montecassino – Lezioni di  tenebra .

Settembre 2018 - Yvonne

martedì 4 settembre 2018

IL GIARDINO del MERLO: Vedute da emozione!

Dongo e Gravedona (dal Giardino del Merlo)


Sovente avviene che  meraviglie a noi vicine vengono intenzionalmente trascurate senza una ragione ben precisa. A volte se ne sente parlare e ci si promette di approfondire, ma poi si continua a rinviare, al domani aggiungi un altro domani…. E così da molto tempo  sentivo parlare dell’esistenza del  Giardino del Merlo, ma soltanto qualche giorno fa, dopo aver visto pubblicate in Facebook alcune fotografie, mi sono decisa ad andarci.
Musso



Il Giardino del Merlo si trova su ripide rocce affacciato sull’alto Lario tra i paesi di Musso e Dongo e fu realizzato a finire dell’Ottocento come giardino botanico adornato di ponticelli, grotte e gallerie. Tra i resti di un precedente complesso fortificato vi era anche la bella chiesa di Sant’Eufemia in posizione altamente panoramica sul Sasso di Musso. Dopo la Seconda guerra mondiale, il giardino divenne una cava di marmo e fu molto danneggiato. Grazie al lavoro dell’associazione “Giardino del Merlo” il sito è di nuovo accessibile sebbene poco sia rimasto dell’impianto originario. Tuttavia, la salita alla chiesa di Sant’Eufemia offre ancora atmosfere e scorci suggestivi.

La descrizione di cui sopra, è ripresa totalmente dal sito del luogo, ma non rende appieno giustizia alla sua naturale spettacolarità.
Un angolo di lago in cui il panorama diviene emozione.
Inoltre dentro il giardino vi sono resti di costruzioni in pietra molto interessanti che da quanto ho letto, durante la seconda guerra mondiale si rivelarono ottimi nascondigli per i partigiani.
Sono ben visibili alcune porte totalmente rivestite di pietre che chiuse parrebbero dei semplici muri.  
Porta rivestita di pietre



La chiesetta di Santa Eufemia, dentro il Giardino del Merlo,  si raggiunge a piedi seguendo un  sentiero  abbastanza ripido antistante la galleria che da Musso porta a Dongo.


L’ingresso non è del tutto ben visibile , in ogni caso ci si arriva: c’è un cancello che ha la parvenza d’essere l’ingresso di una proprietà privata .  Occorre spingere e aprire il cancello sul cui lato un cartello riporta la scritta “ giardino del Merlo”. Non vi sono custodi e l’ingresso è libero.
Più esattamente i camminamenti-sentieri che consentono la visita del giardino e portano alla Chiesetta di Sant’EUFEMIA sono diversi e occorre dotarsi di scarpe idonee. Tempo necessario: quarantina di minuti.


“Fu ideato nel 1858 da Giovanni Manzi membro della celebre Famiglia Manzi che fece costruire l’omonimo Palazzo nella piazza principale di Dongo di cui è sede del Municipio . L’opera di Giovanni Manzi venne proseguita poi dalla nipote Giuseppina la quale si occupò ed arricchì la bellezza del Giardino del Merlo e continuò nel mantenerlo sempre aperto ai frequentissimi turisti italiani e stranieri. Alla sua morte, nel 1945, il Giardino rimase purtroppo per lungo tempo incustodito poi venne venduto alla SA Scalini ed in seguito ad una famiglia locale. Nel 2013 fortunatamente la Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio iniziò un restauro del complesso per consentire la ripresa della sua completa fruibilità.” ( fonte http://www.danielarampoldi.it/wordpress/it/giardino-del-merlo)
Chiesetta di Sant'Eufemia

Aggiornamento Aprile 2019 
" Ci fu un tempo quando sul versante di costa fra Musso e Dongo regnava Gian Giacomo Medici, il “Medeghino”, che da qui dominava incontrastato dal suo castello sututto l'alto Lario. Era il 1522.

Tre secoli dopo, fra il 1853 e il 1883, attorno al maniero ormai in rovina, lungo il pendio scosceso, Giovanni Manzi, nobile di Dongo, volle realizzare il suo speciale orto botanico: prendendo spunto dai giardini della riviera ligure, sfruttando quindi la conformazione del terreno, con un versante esposto a sud e uno a nord, creò un luogo ricco di contrasti, dalla natura lussureggiante, con specie botaniche provenienti da ogni dove, piante tipiche dell’area mediterranea accanto a varietà proprie dell’ambiente alpino e persino specie esotiche (si racconta che erano presenti più di 120 specie arboree differenti!). E trovarono spazio anche passerelle, punti panoramici, ponticelli, grotte, gole e cascate. Già all'epoca questa “oasi” era aperta a turisti e villeggianti, e Giuseppina, nipote del Manzi, negli anni continuò a curarla e abbellirla, fino alla sua morte. Era il 1945. L’area fu lasciata all'incuria, danneggiata in alcuni casi, e al suo interno venne addirittura aperta una cava di marmo.
Nel 2013 si è deciso di riportare il giardino al suo splendore originale e di riaprirlo al pubblico per restaurare e mettere in sicurezza passerelle, scalette e tutte le strutture create a suo tempo per valorizzare le piante cresciute rigogliose, ma senza un ordine, nel corso degli anni. L’impianto è stato mantenuto come quello voluto dal suo ideatore, con una parte centrale di stampo botanico e due sezioni laterali legate più all'ambiente boschivo.
Questa è la storia del Giardino del Merlo, riaperto al pubblico nel settembre del 2018, un luogo magico e insolito con una vista mozzafiato sull'Alto Lago che dovete assolutamente visitare!(foto danielarampoldi.it, diegopessina.wordpress.com, Lakeaddicted - Blog personale sul Lago di Como)"